lunedì, ottobre 15, 2007

LA SOLITA DISPARITA' DI GIUDIZIO

"Il caso Totti ci fa rabbia"
Il caso di Totti è stato gestito con la riservatezza mancata invece per i casi del ciclismo

Il presidente della Federciclismo Di Rocco: «I corridori vengono sospesi al minimo sospetto, mentre i calciatori invece vengono rispettati».
GIORGIO VIBERTI
Totti viene convocato da Ettore Torri, capo della Procura antidoping del Coni, e i massimi dirigenti del Comitato Olimpico Nazionale non ne sanno nulla. Il capitano giallorosso si presenta al Foro Italico per un interrogatorio in pieno agosto e la notizia viene comunicata soltanto a metà ottobre. Il capitano della Roma è dunque nel mirino della giustizia sportiva dopo essersi presentato in ritardo a un controllo antidoping lo scorso 13 maggio e aver esternato le proprie opinioni in modo non del tutto urbano, eppure la vicenda non trapela prima di 5 mesi. Ma non sono tanto le accuse nei confronti di Totti a far discutere (nessuna ipotesi di doping, tanto che la Federcalcio ha accolto la richiesta di archiviazione fatta da Torri), quanto il clima carbonaro e misterioso che ha avvolto la vicenda, sulla quale - fatto grave - il Coni era completamente all’oscuro. Viene spontaneo pensare a comportamenti ben diversi, su fatti più o meno simili, nei confronti di atleti di altri sport, primo fra tutti il ciclisti.

«Dispiace dirlo, ma c’è difformità di trattamento - sottolinea Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo -. Non voglio creare fratture tra Fci e Coni, ma con i corridori le cose vanno ben diversamente. C’è sempre grande pubblicità anche se si tratta solo di sospetti, tutti sanno tutto e addirittura, vedi il recente caso Di Luca, vengono di fatto sospesi degli atleti senza che sia stata nemmeno emessa una sentenza». Perché questa disparità di trattamento? «Non lo so - aggiunge Di Rocco -. Pare esserci un assunto storico, da Coppi in poi, per il quale lo sport della bicicletta è legato al doping. A me basterebbe che giocassimo con le stesse regole e sullo stesso campo, ma forse è comodo puntare il mirino sempre sul ciclismo. Pochi anni fa nel calcio vennero fuori alcuni casi di doping, poi più nulla. Possibile che tutti i calciatori abbiamo improvvisamente messo la testa a posto? Eppure i controlli si fanno». Il dubbio è legittimo: se non si fosse rivelato una bolla di sapone, questo segretissimo caso Totti sarebbe venuto ugualmente alla luce? «Non so dare una risposta, dico solo che il ciclismo è in assoluto lo sport che fa più controlli di tutti e dunque scopre spesso chi bara. Ma questo, anziché un merito, si è dimostrato quasi un boomerang per il nostro ambiente. Forse la colpa è nostra, sbagliamo nelle comunicazioni. Altri sport sono molto più abili».

Eloquente è anche il commento del ct azzurro Franco Ballerini: «Il caso Totti? È stato trattato come dovrebbe succedere per tutti gli sport: nessuna pubblicità fino a quando una vicenda non è conclusa. Questa volta hanno rispettato l’atleta. Nel ciclismo invece...».

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