martedì, giugno 19, 2012

IL DOSSIER DI MORATTI

Moratti, Tavaroli e i «Ladroni»
Quel dossier prima di Calciopoli

L’ex capo della security di Telecom e Pirelli conferma di aver spiato Moggi e De Santis
per conto dell’Inter. Punto per punto il verbale che fa nuova luce sullo scandalo del 2006

di GIGI MONCALVO (Libero 16-06-2012)

E adesso, Massimo Moratti, nel suo consueto briefing stradale coi giornalisti
a Milano sotto gli uffici della Saras, in via San Pietro all’Orto, come
risponderà? La solita scrollatina di capo, una battuta senza nessuno che osi
replicare, il consueto «ora basta, mi aspettano in ufficio» ? Certo non oserà
replicare a Giuliano Tavaroli, figuriamoci se si abbassa “al suo livello”.
Forse aspetterà di ricevere la linea da Ruggiero Palombo e Maurizio Galdi che,
sulla Ġazzetta dello Sport, da qualche giorno stranamente non hanno nulla
da dire? L’uno-due di Tavaroli, assestato non in una TV privata o al bar-sport,
ma nell’aula della Corte d’Assise di Milano nel processo per i dossier illegali,
nel corso delle sue ultime deposizioni (6 e 13 giugno) ha portato nuovi, importanti
elementi di verità, ma soprattutto di conferma in una sede ufficiale e probante.
Egli ha dimostrato, sotto giuramento, che l’Inter non poteva non sapere: era la
mandante, i presunti onesti non erano tali, santi e beati non ce n’erano: anzi,
facevano pedinare, spiare, intercettare. I verbali parlano chiaro, finalmente non
sono stampati su carta rosa ma sugli atti di un Tribunale.
C’è di più. I carabinieri di Milano sequestrarono a Tavaroli il personal
computer. Pochi giorni dopo quel prezioso pc è andato poi a finire a Roma
nella seconda sezione del Nucleo Operativo dei carabinieri di Roma, guarda
caso, proprio quella di via In Selci dove il maggiore Auricchio coordinava le
indagini su Farsopoli. Un avvocato ha scoperto nel fascicolo un decreto di
ispezione relativo a questo pc, che fu sequestrato a Milano il 3 maggio 2005 e
che si decise di inviare a Roma per farlo ispezionare. Il decreto in questione
fu firmato il 9 maggio 2005, il pc venne portato a Roma urgentemente quello
stesso giorno e alle 14 iniziò l’ispezione. La successione delle date è
intrigante e suggestiva, visto che quello fu il periodo in cui si stavano
concludendo le indagini su Farsopoli. In sostanza, per tenere in piedi
l’inchiesta che era stata gonfiata dal punto di vista mediatico per colpire
Moggi e la Juventus, ci si dovette basare in extremis sul “Dossier Ladroni”
preparato da Tavaroli tre anni prima e concentrato su pedinamenti e
intercettazioni contro Moggi. Dunque due nuove fonti di prova per la difesa
dell’ex dirigente juventino.

Incontro a tre
Cerchiamo di riepilogare i fatti, ricordando che a parlare è un
testimone-imputato per un reato connesso a ciò su cui si sta dibattendo
nel processo.
Sulla base di queste inconfutabili dichiarazioni messe a verbale davanti ai
giudici, proviamo a elencare fatti e circostanze.

1) L’incarico di spiare fu affidato a Tavaroli a fine 2002 «in un incontro a
tre con Massimo Moratti e Giacinto Facchetti» nella sede della Saras,
la società del presidente dell’Inter. Tavaroli fu convocato dalla segreteria
del Presidente Tronchetti Provera.

2) «Fui contattato da Moratti», «L’input arrivava da Moratti».

3) «Presi contatto con Facchetti per i termini organizzativi dell’operazione».

4) «Il dossier era per l’Inter».

5) «Il report (il famoso “Dossier Ladroni”, ndr) era teso a confermare le
rivelazioni di un arbitro (Nucini, ndr) in merito a possibili frodi sportive
del 2002». Venne realizzato ad inizio 2003 (da notare che i fatti di
“farsopoli” fanno riferimento a fatti al periodo successivo al 2003).

Tiger Team
6) «Le attività vennero poi condotte dall'agenzia Polis d'Istinto» di
Firenze che faceva capo a Cipriani. Si trattava del famoso “Tiger Team”.

7) Su Moggi «non svolsi le indagini io personalmente, ma credo che fu il
dottor Bove (l’ex manager Telecom trovato morto a Napoli nel 2006, ndr)»
a fare «l’analisi del traffico telefonico»

8) Il controllo è stato compiuto «sicuramente sul traffico telefonico di
Luciano Moggi, oltre che su quello di Massimo De Santis. Non ricordo se
anche su quello di Antonio Giraudo».

9) «Consegnai integralmente il rapporto a Facchetti, allora vicepresidente
dell’Inter. Poi ne discutemmo assieme, ma non so se poi riferì a Moratti e lo
mise al corrente dell’esito delle indagini».

10) «Quello non fu il primo incarico per cui l’Inter si rivolse a Tronchetti
Provera e quindi a me per un supporto professionale»: in precedenza
infatti Tavaroli era stato incaricato di controllare i calciatori Vieri e Jugovic.
Ricordiamo che quando il club nerazzurro si rivolge alla security della
società di Tronchetti Provera, quest’ultimo faceva, così come fa, parte
del CdA nerazzurro.

11) A pagare per quel primo dossier «fu l’Inter».

12) «Per il dossier Ladroni pagò Pirelli per un errore amministrativo».
Infatti non ha senso pensare che a Pirelli interessassero i fatti di Moggi o
dell’arbitro De Santis, non hanno nulla a che vedere con gli pneumatici,
mentre all'Inter ovviamente queste “investigazioni” interessavano assai.

13) L'Inter scarica l'eventuale responsabilità su Pirelli, ma occorre
rilevare che la società di Tronchetti Provera, azionista all'epoca dell'Inter
(ne deteneva il 19,485% delle azioni, in seguito vendute), è sponsor
nerazzurro ormai da anni.

14) Sulla fatturazione a Pirelli, anziché a Telecom, Cipriani ha detto che
Tavaroli gli riferì che era opportuno che l'Inter non apparisse direttamente.

Strane nomine
15) 3 maggio 2005: a Milano viene sequestrato dai Carabinieri il personal
computer di Tavaroli.

16) 9 maggio: i Carabinieri di Roma si presentano a Milano con un decreto
di ispezione del Nucleo Operativo e portano nella Capitale il prezioso pc,
contenente il “Dossier Ladroni” preparato su incarico dell’Inter tre anni
prima. Ricordiamo che Telecom aveva ai suoi vertici Tronchetti Provera e
Buora (dirigenti anche dell’Inter), il commissario della Federcalcio era il
prof. Guido Rossi (dirigente dell’Inter) e l’investigatore principale dell’ufficio
diretto da Francesco Saverio Borrelli era il tenente colonnello Federico
Maurizio D'Andrea, comandante della Guardia di Finanza di Bergamo. Pochi
mesi dopo quel suo incarico all’Ufficio Inchieste viene assunto come altissimo
dirigente proprio da Telecom, come capo della security e dell’intelligence
interna ed esterna. Il governo Berlusconi nell’agosto 2011, senza obbligarlo
a lasciare Telecom, lo ha nominato presidente della Sogei, la società di
informatica (già di proprietà Telecom e ora interamente controllata dal Tesoro)
che gestisce l'anagrafe tributaria dello Stato italiano.

17) I periti dei pm Robledo e Piacente, in un’altra inchiesta sullo spionaggio
e il dossieraggio illecito di Telecom, hanno scritto che fino al 2005 «il
sistema complessivo della rete Telecom era potenzialmente in grado
di raccogliere e analizzare i dati sensibili relativi alle comunicazioni
intercettate», mentre il sistema Radar poteva «segnalare l'esistenza
di traffico tra utenti che si volesse monitorare».

18) Il 31 agosto 2006 a Sabelli Fioretti (in un’intervista su Corriere della
Sera Magazine
) Moratti, alla domanda sull’ex arbitro Nucini «Tempo fa venne
da voi e vi raccontò tutto il marcio che c’era nel calcio», risponde: «Lo
mandammo dai giudici ma non confermò il suo racconto. Ebbe paura delle
conseguenze». Domanda: poteva denunciare la cosa lei. Risposta di Moratti:
«Temevo che fosse una trappola per farci fare brutta figura. Però nacque la
voglia di capire che cosa ci fosse di vero». Domanda: metteste sotto
sorveglianza l’arbitro De Santis. Risposta di Moratti: «Una persona si offrì
di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché
lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla».

Interviste e amnesie
19) Il 22 settembre 2006 Roberto Beccantini intervista Moratti per La Stampa:
gli chiede se è preoccupato che possa essere tirata in ballo l’Inter a seguito
degli sviluppi delle indagini. Moratti risponde: «No, nella maniera più
categorica». Eppure faceste pedinare l'arbitro De Santis. Moratti risponde: «È
ormai un episodio di dominio pubblico. Le rispondo come risposi a Claudio
Sabelli Fioretti: un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del
ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci delle
informazioni. Risultato: zero su tutta la linea. E comunque, c'è un'inchiesta
in corso. Meglio attendere gli esiti».

20) Dopo queste dichiarazioni qualcuno ancora dubita che Moratti fosse a
conoscenza del pedinamento illegale ai danni di De Santis? E Moratti era
all'epoca amministratore dotato di tutte le deleghe necessarie a rappresentare
l'Inter ed a sottoscrivere contratti vincolanti, non come Facchetti. Però
stranamente nel documento dei difensori dell’Inter di questi mesi a Milano
viene evidenziata solo la mancanza di deleghe di Facchetti ma nulla si dice
delle dichiarazioni di Moratti.

21) Massimo Moratti, nel 2007 – cioè un anno dopo lo scoppio di “Farsopoli” -
dichiarò davanti a Palazzi di non sapere nulla del “Dossier Ladroni”.

Contraddizioni
22) Palazzi, sulla base di questa dichiarazione, pronunciò - secondo la
Ġazzetta dello Sport - un’“assoluzione sportiva” (?) di Moratti per
il “Dossier Ladroni”, Mentre solo Tuttosport aveva osato far notare lo strano,
inquietante e vero «non doversi procedere» sentenziato da Palazzi. Quindi,
mentre la Ġazzetta celebrava l'assoluzione, Tuttosport non poteva esimersi
dal chiamare in causa Facchetti.

23) Per la Ġazzetta, l'Inter non rischia nulla perché per la giustizia
sportiva i fatti sono prescritti; su Tuttosport, invece, Alvaro Moretti
richiama l'archiviazione a suo tempo disposta da Palazzi, facendo notare
che la stessa era stata motivata, per il “Dossier Ladroni”, non per prescrizione
ma per improcedibilità. Adesso tale improcedibilità non avrebbe più ragion
d'essere, e dunque il relativo processo dovrebbe essere oggetto di una qualche
revisione.

24) «L'Inter ha appreso del “Dossier Ladroni” solo da notizie di stampa»:
questo si dice nel documento difensivo (a pag. 8) degli avvocati del club
nerazzurro depositato presso il tribunale di Milano nella causa civile
intentata da De Santis per risarcimento danni (21 milioni) per lo spionaggio
cui era stato illecitamente sottoposto.

25) C’è un altro fatto giudiziario rilevante. Nell'udienza preliminare del
processo sul dossieraggio Telecom, il Giudice dell’Udienza Preliminare
dott.ssa Panasiti era chiamata a decidere sul rinvio a giudizio del Tiger Team
per appropriazione indebita, come sostenuto da Pirelli, da Telecom ed anche
dagli stessi pm (bacchettati poi dalla stessa Panasiti). La Panasiti ha
stabilito (con pronuncia del 28 maggio 2010, depositata il 14 giugno) che
il Tiger Team operava nell'interesse e su input dei vertici Telecom e Pirelli, e
che anche il “Dossier Ladroni” venne realizzato nell'interesse del gruppo
Pirelli. E che l'Inter era considerata una “società del gruppo Pirelli” come
ebbe a testimoniare Ghioni.

26) Sulla base delle ultime deposizioni di Tavaroli in Tribunale e sotto
giuramento, Massimo Moratti avrebbe dichiarato il falso a Palazzi circa
il “Dossier Ladroni” affermando che non ne sapeva nulla. Su questo
fatto possibile che non ci siano risvolti in tema di giustizia sportiva?

27) E che cosa dire, alla luce di quanto sta emergendo su tre punti: la revoca
dello scudetto all'Inter, la ri-assegnazione alla Juventus, una dura sanzione
(Moggi ha chiesto la serie B) per il comportamento dell’Inter contro dei
tesserati, per condotta sleale e antisportiva.

lunedì, giugno 18, 2012

NIENTE MULINO BIANCO

Dunque nessun biscotto tra Spagna e Croazia, con i biancorossi che tornano a casa. Chi dubitava della buona fede degli spagnoli è perchè non li conosce; per loro dar ragione agli italiani sarebbe stato peggio che uscire dall'Europeo.

Veniamo alla partita. Bene, bravo Prandelli. Il mio pragmatismo mi impone di non criticare chi vince, come il prof. Capello insegna. Ma...
Ma tutti sappiamo che per far rendere Pirlo servono due interditori che corrono per lui. Perchè non provare Nocerino al fianco di Marchisio? Uno a turno tra Marchisio, De Rossi e lo stesso Nocerino possono sganciarsi a seguire l'azione d'attacco. E poi, perchè Diamanti? Che serve uno che, pur disputando una prestazione onorevole, non è ne un velocista, ne un giocatore di contenimento. E metti sto Giovinco, o al limite un Borini col compito di dare costante pressione ai difensori irlandesi.

Ora, che sia Fracia o che sia Inghilterra, sarà molto dura

SVEGLIAR IL BLOG CHE DORME

Farsopoli  non è finita, anche se i bianconeri sono tornati. Abbiamo fatto tanto per restituire la verità agli sportivi italiani, abbiamo combattuto contro i media, abbiamo atteso il ritorno della Juventus.

Ora, torna il nostro turno.

Risvegliamo il blog che dorme, nella speranza che torni ad avere il seguito che merita.

La formula cambierà sensibilmente: si narrerà sempre del marcio nel calcio e della disinformazione dei media, ma il menù prevederà anche tanto calcio in generale. Are we ready?


juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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