venerdì, agosto 31, 2007

MISTERI DEL CAMPIONATO PRIMAVERA

Roberto suggerisce per mail questa riflessione riguardo i perdenti nel campionato primavera:

Ciao. Ti segnalo questi due video, che dimostrano come Moratti non si sia limitato a rubacchiare due scudetti per la prima squadra... Vedi se puoi pubblicarli sul tuo blog.

Maggio 2007. Finale del Campionato Primavera tra Inter e Sampdoria. Al minuto 89 della partita, sullo 0-0, l'arbitro Cafari di Cassino concede ai nerazzurri
questo rigore, che Balotelli trasformerà. Ma il bello arriva tre minuti più tardi, in pieno recupero

A prestoRoberto

giovedì, agosto 30, 2007

VOTIAMO IL NOSTRO CAPITANO PER IL GOLDEN FOOT 2007

Ultime ore per votare il Golden Foot 2007: Roberto Carlos, Del Piero o Maldini? 16:55 del 30 agosto

Lotta serrata per la conquista del GOLDEN FOOT 2007. A giocarsi la prima posizione sono Roberto Carlos e Del Piero, con Maldini leggermente più staccato. Il totale dei voti ricevuti finora supera quota 132.000. Le visite al sito web
www.goldenfoot.com dall'inizio della votazione (15 maggio scorso) ad oggi sono state più di 500.000, oltre 2.500.000 le pagine viste. I paesi da cui provengono più visite sono Cina, Italia, Usa, Turchia, Argentina, Portogallo e Brasile nell'ordine. Gli utenti registrati hanno un età media di 28 anni e sono per più del 50% studenti.
Il candidato al GOLDEN FOOT 2007 Roberto Carlos ha gentilmente donato la sua maglia numero 3, autografata, del Fenerbahçe SK in favore della "Champions For Children", la fondazione no profit creata da Clarence Seedorf, a cui quest'anno sono destinati i fondi della tradizionale asta di maglie autografate del GOLDEN FOOT. Grazie al gentile interessamento del presidente del club turco Aziz Yildirim, Roberto Carlos ha voluto così contribuire alla raccolta fondi per la Fondazione del suo ex compagno di squadra al Real Madrid, Seedorf appunto, con cui ha vinto anche la Champions League nel 1998.
Il GOLDEN FOOT è un premio internazionale alla carriera riservato ai giocatori di almeno 29 anni che si siano distinti per risultati sportivi, di squadra e individuali, fair-play, personalità, fama e apprezzamento del pubblico e degli addetti ai lavori. Il vincitore viene scelto tra una rosa di dieci candidati, scelti dalla giuria del premio e formata dai rappresentati dei Media Partner del Golden Foot, dagli appassionati di tutto il mondo che vorranno indicare la loro preferenza sul sito ufficiale
www.goldenfoot.com. La particolarità del premio è che il vincitore andrà a mettere le impronte dei piedi nella "The Champions Promenade", la "Walk of Fame" del calcio mondiale situata sul lungomare del Principato di Monaco. Il Golden Foot è giunto nel 2006 alla sua quarta edizione, nel 2003 il primo vincitore è stato Roberto Baggio, nel 2004 Pavel Nedved, 2005 Andriy Shevchenko e nel 2006 Ronaldo. I promotori dell'evento sono la World Champions Club e l'Ufficio del Turismo del Principato di Monaco. Il premio Golden Foot 2007 è quest'anno realizzato da Ciaudano Gioiellieri.


fonte articolo: calciomercato.com



DEL PIERO HA SEMPRE REGALATO TANTE EMOZIONI AI SUOI TIFOSI. RINGRAZIAMOLO PER QUESTO E AIUTAMOLO A VINCERE QUESTO PREMIO.. RICAMBIAMO LE SODDISFAZIONI CHE CI DA.. FORZA ALEX NON TI ARRENDERE MAI..

SE NON ESISTESSE BISOGNEREBBE INVENTARLA...

Parlo, ovviamente, dell'Inter.

Ieri ne ha presi 5 dal Barcellona, che fanno allegramente seguito ai 6 presi nell'andata della finale di Coppa Italia dalla Roma la scorsa stagione.

Queste sono le immagini del match (non sbavate troppo...)



Sapete? Gli interisti stanno tornando ad essermi simpatici... Generalmente stanno antipatici solo i superiori ed i vincenti, e questo non è il caso dell'Inter.

Due appunti tecnici sulla partita: Chivu è inguardabile e Adriano non è più un calciatore. Nel Barca ho visto due giocatori favolosi: Giovanni Dos Santos e Toure. Mi duole dirlo, ma sono gli azulgrana la squadra migliore del mondo... Quest'anno hanno sistemato alcune lacune (terzino sinistro, centrale di difesa e mediano) e vinceranno tutto. Alla faccia dei soliti piangina merdazzurri!

MOGGI, DIO ED IL SOLITO MODO DI FARE GIORNALISMO SPORCO IN ITALIA

Vorrei iniziare l'invettiva di oggi (ah quanto mi sono mancate quest'estate...) con un articolo comparso su Libero a firma Renato Farina e trovato su Dagospia.com



IL CORRIERE INTERCETTA PURE LA TELEFONATA TRA MOGGI E DIO

Renato Farina per “Libero”

Aldo Grasso è il critico televisivo del Corriere della Sera. Giudica gli spettacoli. Dice se sono belli o brutti. Ieri ha inaugurato una nuova attività: entra nei cuori delle persone che vanno a messa, che si fanno pellegrini nei santuari, e dà il voto. Evviva il Corriere, non dà più un punteggio solo alle rovesciate o ai colpi di testa, lascia questa pratica volgare alla Gazzetta dello Sport, adesso sale vicino al trono di Dio e dà i voti come fosse la Madonna. Tra un po' li darà anche alla Vergine Maria: Aldo Grasso, per ora, umilmente ne fa le veci. Fantastico. Dev'essere l'esito della riforma dell'insegnamento accademico. Un lavoro che un tempo spettava a Dio adesso è invece appannaggio di un docente universitario. Infatti Grasso è professore, insegna ai ragazzi il linguaggio dei mass media. Siccome l'ateneo è intitolato al Sacro Cuore di Gesù - è la Cattolica - questo deve avergli conferito una certa parentela con l'Altissimo e la patente di arbitro internazionale dei peccatori.

DAL VERBALE AL ROSARIO
Una volta il Corriere era famoso per procurarsi prima degli altri i verbali della Procura di Milano, adesso si fa dare gli interrogatori addirittura da più in alto. È accaduto che Luciano Moggi, ben noto ai lettori di Libero, e anche nel vasto mondo, si sia recato a Lourdes, alla grotta di Massabielle, dove la "Immacolata Concezione" è apparsa a Bernadette Soubirous. Grasso, informato della vicenda, pretende di leggere il cuore di un uomo, lo giudica nei suoi moti intimi come se possedesse le chiavi della coscienza. Moggi era stato intercettato mentre telefonava ad arbitri e calciatori, ma non si aspettava di essere indagato anche nelle sue comunicazioni spirituali. Chissà che apparecchio usano questi Grandi Inquisitori delle anime, moralisti capaci di fare le pulci al signor Moggi mentre se ne sta in ginocchio. Di lui si può dir tutto. Ridicolizzarne il senso religioso.

Con molto senso della prudenza cristiana pubblicarono in passato, con magnificato stupore, le meditazioni bibliche del loro banchiere editore. Tanto per fare un nome: le stupende esercitazioni profetiche di Giovanni Bazoli che spiegava a Dio la Bibbia. Tutti zitti. Figuriamoci. Leggiamo Grasso: immagina Moggi «penitente davanti alla statua della Madonna nell'atto di chiedere una grazia. Quale grazia? Quella di vedere restituiti alla Juventus gli scudetti tolti?». Saranno cazzi suoi o no? Che spirito di patata. Uno riduce l'animo della gente alle misure dello spettacolino di cui è tenutario. Un attimo prima era stato capace di criticare Lucignolo di Italia 1 perché mostra le chiappe delle spogliarelliste dicendo che è indegno. Ma tu, poco caro Aldo Grasso, che smutandi le anime e in più ti atteggi a moralista e a custode della privacy, in quale abisso dovresti sprofondarti?

Il critico del Corriere non si ferma lì, e si trasforma in Arcangelo che sguaina la spada infuocata per proteggere l'Eden dall'Infedele: «Il solo miracolo che chiediamo a Moggi è di non montarsi la testa e voler ficcare il naso in un settore che francamente appare superiore alle sue forze: le regole del Paradiso non sono quelle del calciomercato». A questo punto vorremmo sapere: quali sono le regole del Paradiso? Chiediamo al Corriere di fornire il vademecum del perfetto pellegrino. Quali cose, secondo Aldo Grasso, vanno domandate a Dio e quali alla Madonna, per fare una marcia figura e prendersi un bel 9 sul pagellino delle loro cronache sacramentali. Inoltre esigiamo brevi appunti sulle modalità per accedere al Paradiso, da dove i meravigliosi giudici di Via Solferino ci guardano con sussiegosa severità.

MIRACOLI POSSIBILI
Intanto, uno così bravo come te, Grasso, a fare l'esame del Dna alle budella mistiche di Moggi, perché prima magari non correggi gli errori sesquipedali del tuo autorevolissimo quotidiano? Il Corriere della Sera licenzierebbe, e giustamente, qualunque cronista che scrivesse di calcio e confondesse un rigore con un corner. Ma quando si scrive di Madonna e Chiesa, tutto fa brodo. Così accanto a Grasso, troviamo una cronaca molto accurata. Virginia Piccolillo scrive che «nella cittadina dei Pirenei la Madonna - secondo la Chiesa - apparve a tre pastorelli». Quella è Fatima, signorina, che peraltro non sta sui Pirenei ma in Portogallo. Tanto è uguale: pur di sputtanare chi sta antipatico e di rendere ridicolo l'atto più personale e intimo del mondo come quello di pregare, va bene l'incoltura professionale di questi maestrini dalla penna storta. Consigliamo un viaggio a Lourdes sia a Grasso sia alla vasta truppa del Corsera: che la Vergine rimedi alla vostra ignoranza. Un miracolo complesso, ma possibile.



E DIRE CHE GRASSO MI CHIESE E OTTENNE UNA GRAZIA

Luciano Moggi per “Libero”

Il perfettino della televisione, che giudica tutti dal suo alto cadreghino posizionato come fosse Giove sull'Olimpo, mi chiama in causa per un fatto assolutamente privato, colorandolo con scenari da fiction televisive, che forse gli sono connaturati nel suo Dna di critico impiccione, ma che violano e violentano pesantemente la privacy cui ciascuno di noi ha diritto. Ma figuriamoci se il principe dei critici, quale lui ritiene di essere, e il "Corrierone" che lo ospita, pensano a salvaguardare quel bene che tutti dovrebbero invece garantire.

Su una mia partecipazione ad un pellegrinaggio a Lourdes, da me fatta in chiave assolutamente personale, ma senza minimamente nasconderla (e perché avrei dovuto?), divulgata da un cronista che mi aveva incrociato, il Grasso tenta una costruzione sull'ironico e quasi sullo sberleffo, al solo scopo di provare a screditarmi, confondendo paragoni improponibili (il cattivo maestro che sarebbe diventato guida spirituale) e mixando a suo piacimento il sacro e il profano.

PARAGONI SBAGLIATI
Noto che l'illustre critico conosce poco di me, e che nulla ha fatto per documentarsi. Forse ne sa di più su Crudelia. Se l'avesse fatto, se avesse cercato di me oltre la vecchia vetrina del calcio, avrebbe saputo che il sottoscritto ha avuto da sempre rispetto, rapporti e frequentazioni religiose, in tutti i luoghi dove il sacro è rispettato e non quasi deriso come fa Grasso nel suo intervento. Ciascuno di noi ha un suo rapporto personale con la fede e la religione. Io l'ho sempre avuto, anche quando, per tanti anni, di tempo ne avevo poco per i miei impegni di lavoro. Sulla fede non si scherza, ha tuonato il grande critico in tono imperativo, a me rivolto. Ma è a lui, invece, che dico di non scherzare con questi concetti, che forse non gli sono familiari, visto che li pone a confronto con «la buona fede degli arbitri e del calcio nel suo insieme» (ma cosa c'entrano? E il "Corrierone" consente raffronti così mal posti?).

Ma poichè il re della critica televisiva vuole tanto interessarsi a me gli propongo di mandare un osservatore a vedere la cordialità, il piacere, anche la festa con cui vengo accolto dovunque, le foto, le firme, le dediche, e non voglio dire di più. Si è tentato da tante parti di distruggermi quasi fisicamente ma io sono ancora qui a condurre la mia battaglia. E l'affetto che vedo e sento in giro nei miei riguardi mi fa comprendere che la gente ha capito e che quei tentativi di cancellarmi hanno prodotto un risultato esattamente opposto a quello che critici precostituiti e anche interessati cercavano di ottenere.

A Grasso dovrei anche ricordare che io ho subìto una sanzione dalla giustizia sportiva, che non mi poteva essere data perché mi ero dimesso dall'ordinamento e dunque non ero più giudicabile. Questa elementare verità che allora in tempo di Calciopoli, ovvero di Forcopoli, non mi fu riconosciuta, mi è stata attestata ora dallo stesso prof. Sandulli, estensore delle due decisioni contraddittorie. A me sembra, però, che su quelle vicende il Grasso qualcosa ha capito, al di là dell'ufficialità, e lo scopro quando fa riferimento ai «personaggi che grazie alla mia decapitazione sono riusciti a farla franca per l'ennesima volta». Quei personaggi, caro Grasso, sono quelli che il potere l'avevano e ce l'hanno ancora.

PAROLA DI PLATONE
All'illustre critico, sul quale il mio giudizio resta comunque assai severo, debbo ora ricordare che ebbe già modo anni fa di occuparsi di me, e mal gliene incolse. Reagii con una querela e con una cospicua richiesta di risarcimento danni. La pratica andò avanti e il principe dei critici si preoccupò. Bussò a molte porte anche di giornalisti per indurmi a ritirare la querela. Alla fine mi feci convincere. Io sono un uomo buono e quell'impetrazione a tante porte mi sembrava quasi una richiesta di "grazia". Io la concessi. Pensavo di non incontrarlo più sulla mia strada. Mi sbagliavo. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Platone disse cinque secoli prima di Cristo: «Se nasce un uomo giusto finirà sul patibolo». Io ci sono finito... Grasso non ci finirà mai.

Fonte: http://www.dagospia.com/




Per onor di cronaca, ricordiamo che Grasso è un granata sfegatato, ed in quanto burino odia Moggi, la Juve e gli juventini. Queste cose è bene tenerle sempre ben presenti. Mi direte che la regola fondamentale di un giornalista è l'imparzialità... Vero, ma NON IN ITALIA!!! Il problema grave è che questo non vale solo per futili motivi quali il calcio, ma anche per cose ben più serie.

Come ripeto da sempre, i giornalisti hanno in mano il "vero potere", creano la notizia invece che raccontarla e possono disporre "della vita e della morte" di una persona (avete capito il senso..).

Detto questo, proseguiamo con il mio j'accuse odierno con questo chiaro esempio di manipolazione giornalistica alle povere menti della popolazione. Si tratta dell'ormai celeberrima Sampdoria-Juventus del 2004, in un analisi fatta da Mario Incadenza sul modo di fare giornalismo da parte di certi giornalAI.




Vi posto anche l'intero articolo, dato che lo trovo molto interessante:



Sampdoria-Juventus del 22 settembre 2004: Tecniche di calunnia giornalistica

di Mario Incandenza

Grazie a un brillante spunto dell'utente amorejuve di juveforum, da lui proposto anche su j1897, vi presentiamo un piccolo grande esempio di tecnica della calunnia giornalistica applicata alla Juventus ai tempi di Farsopoli.

Sampdoria - Juve del 22-9-04 era finita sotto la lente della procura di Torino che aveva analizzato, tra le altre, l'intercettazione di una telefonata avvenuta il giorno successivo tra il designatore Pairetto e l'arbitro di quella partita, Dondarini. Il 19 luglio 2005 il procuratore Maddalena, nel dispositivo di archiviazione dell'indagine sulla Juve, esprimeva questa valutazione:

"E, dal dialogo, emerge in modo nitido che DONDARINI ha concesso il rigore alla Juventus in buona fede, convinto cioè che il rigore c'era, e non per volutamente alterare il risultato a favore della Juventus".

Ma l'anno dopo, a inizio maggio, come tutti sappiamo, comincia la campagna di stampa contro la Juve moggiana. In attesa di un secondo filone di intercettazioni che si preannuncia più sostanzioso in arrivo da Napoli, vengono pubblicati "stralci" delle intercettazioni torinesi, tra cui la Pairetto-Dondarini.

Il 5 maggio se ne occupa Repubblica, con un pezzo a firma di nientemeno che di Marco Travaglio, dall'inequivocabile titolo "Tutti agli ordini di Moggi".

Un aspetto curioso della faccenda: lo stesso giorno in cui esce l'articolo di Travaglio, Repubblica pubblica sul suo stesso sito web l'intero dispositivo di archiviazione della procura di Torino. In pratica, si può dire che la testata ha pubblicato insieme un articolo e la sua smentita, dal momento che, poco avanti al brano sopraccitato su Samp-Juve, il procuratore Maddalena si spinge ad affermare: "sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode, ma da esse non solo non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì piuttosto elementi di prova di segno contrario".

Non solo, sempre tramite la lettura del documento della procura torinese, abbiamo la possibilità di leggere l'intercettazione tra Pairetto e Dondarini nella sua versione integrale, versione che smaschera la natura subdola dell'operazione di Travaglio.

Infatti, nel suo pezzo, che comprende anche stralci di altre intercettazioni, così il giornalista descrive la partita e riduce la telefonata:

L'ARBITRO CON 50 OCCHI
[…]
La Juve vince 3-0, a mani basse. Il primo gol è su rigore, generosamente concesso dal Donda fra le proteste. All'ultimo minuto il guardalinee segnala un rigore anche per la Samp: fallo in area su Pagano. Il Donda indica il dischetto, ma poi, quando Flachi sta per calciare, cambia idea e trasforma il penalty in corner. Finisce in rissa. L'indomani il malcapitato telefona a Pairetto: "Bella battaglia, hai visto? Questi della Samp erano fuori di testa, se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano, non so come finiva la partita... Ho dovuto dare un rigore (alla Juve), che era di un netto, Gigi... Emerson mi guarda subito come a dire "oh, ma questo è rigore", e io tranquillamente fischio e indico il rigore, solo che sai lì nessuno ha capito niente... il pubblico... Poi per fortuna mi dicono che c'è l'inquadratura dietro la porta che fa vedere che è nettissimo... Non puoi dare un rigore perché è una grossa squadra?". Quanto al rigore dato e poi tolto alla Samp, è tutta colpa del guardalinee: "Mi ha detto: "Donda, scusami, ho fatto una gran cazzata, non dare il rigore, è solo angolo". Allora, sul 3-0, gli ho detto: "Ma ormai diamo il rigore". Ma lui fa: "No, assolutamente non darlo, perché facciamo una figura di me**a". Alla fine l'episodio non è stato bello, ma è meglio non averlo dato... Alla fine credo di averla portata via limitando i danni...".

Questa riduzione è subdola perché seleziona accuratamente solo determinate frasi in modo che messe in fila diano l'impressione di una intenzione "accondiscendente" da parte dell'arbitro. Ad esempio, leggendo questa versione, si ha l'impressione che sia Emerson a ordinare il rigore all'arbitro. Ma basta andare a leggere la versione completa fornitaci dalla procura di TO, e chissà perché si ha un'impressione ben diversa:

D: e non basta poi cosa succede che Emerson non si butta Emerson cerca di andare via allora praticamente il difensore che lo trattiene cade e cadendo se lo trascina giù abbracciandolo di nuovo cioè non lo ha nemmeno mollato mentre cade ed infatti lo tira giù praticamente facendo andare Emerson all'indietro Emerson mi guarda subito come per dire "oh ma questo è rigore" io tranquillamente fischio e indico il rigore. Solo che sai li non ha capito niente quasi nessuno sul momento soprattutto il pubblico quindi la tensione è stata quella ovviamente di polemizzare con l'intervento ma è un rigore cioè per fortuna che mi hanno detto che c'è l'inquadratura di dietro la porta che fa vedere che è nettissimo.

Il 9 maggio è la volta del Corriere, che così spezzetta la telefonata:
23/09/2004 (conversazione tra Pairetto e Dondarini il giorno dopo la partita finita 3-0 per la Juve con un rigore contestato)
Dondarini: "Eh, bella battaglia hai visto?"
Pairetto: "Minchia"
Dondarini: "Ma questi della Sampdoria erano da fuori di testa (...) Guarda ti giuro se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano io non so come finiva (...). Poi sai ho dovuto dare quel rigore lì, guarda che è di un netto Gigi"
Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...)
Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"

Qui la riduzione è addirittura banditesca. Praticamente abbiamo l'accostamento scriteriato di 5 frasi, di cui le prime 3 ("minchia" compreso) pronunciate all'inizio della conversazione, mentre la quarta e la quinta, e cioè queste:

Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...) Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"

sono estratte a capocchia dal resto della lunga conversazione.
Queste due frasi, in realtà, nella trascrizione integrale appartengono a momenti ben diversi della conversazione.

Appare palese la malafede nella scelta di infilare l'ultima frase di Dondarini, quel "ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine", in un dialogo incentrato sul rigore alla Juve, creando così la fasulla impressione di un'intenzione fraudolenta da parte dell'arbitro.
In realtà questa frase è stata estrapolata da un altro passaggio, in cui Pairetto e Dondarini parlano delle difficoltà dei direttori di gara quando s'incontrano una piccola squadra e una grande, in cui si crea un clima fatto di continue ed esasperate recriminazioni da parte della piccola.

D: si ho dovuto, ho cercato di non infierire perché questi erano... cerca di... non erano sereni dall'inizio per cui...
P: si si ma vanno sempre in campo mai sereni contro le grandi squadre si sentono sempre vittima di tutto guarda sono incredibili
D: si veramente ma è una cosa vergognosa quella a questo punto cosa fai? Non puoi dare rigore perché è una grossa squadra ...(si accavallano voci)
P: ma vedrai anche in futuro quando avrai modo di farne ancora vedrai sarà sempre cosi ti devi già preparare psicologicamente
D: si si ma io me lo aspettavo poi eh perché ci mancherebbe
P: ma poi tu hai visto domenica hai espulso due sacrosanti no?
D: mamma mia
P: sacrosanti no?si piangevano addosso e dicevano che era stato fatto perché la partita dopo era contro una grande squadra no?
D: no no infatti infatti
P: ma tu pensa due due espulsioni di Airoldi ma non chiare strasolari
D: certo, ma io ti dico io ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine
P: poi combinazione non conterà un c**** ma quella alla fine quell'episodio

Il dialogo è tutt'altro che lineare, pare chiaro che qui si parlava del clima teso fomentato dal vittimismo dei doriani e della condotta dell'arbitro a riguardo, improntata sulla moderazione nei provvedimenti disciplinari da prendere, per rasserenare gli animi.

Ovviamente, sia Corriere che Repubblica si guardano bene dal citare correttamente i passaggi che testimoniano dell'assoluta buonafede dei due interlocutori. Come questo, in cui Dondarini parla del rigore non concesso alla Samp:

D: io ho fischiato... Ambrosino
P: ha indicato rigore?
D: lui mi ha dato rigore ed io ho fischiato rigore dopo di che mi ha richiamato mi ha detto "Donda scusami ho fatto una grande cazzata non dare rigore perché facciamo una troiata mai vista"
P: era calcio d'angolo infatti
D: e infatti fa "guarda che ha preso la palla scusami istintivamente ti ho indicato rigore ma guarda è angolo" allora sul 3 a 0 gli ho detto "Marcello ma oramai diamo rigore" fa "no no guarda assolutamente non darlo perché non è rigore facciamo una figura di me**a" a quel punto l'ho visto talmente convinto.

Qui Dondarini dice chiaramente che sarebbe stato disposto ad assegnare alla Sampdoria un rigore che in realtà non c'era pur di non sconfessare il suo assistente, e che ha cambiato idea solo su sollecitazione di questi che temeva di venire sconfessato dalla moviola.

In definitiva, leggendo la trascrizione completa non è difficile capire, come ha fatto Maddalena, che arbitro e designatore, rispetto a quella partita, hanno operato in perfetta buonafede.

Anzi, a essere pignoli, vi si ravvisano due casi in cui l'arbitro ha semmai ammesso di aver avuto un atteggiamento di favore per i doriani.
E cioè:

1) Non sanzionando fino in fondo il comportamento facinoroso dei padroni di casa per non surriscaldare ulteriormente gli animi.
2) Per la sua disponibilità a concedere loro un rigore inesistente (benché ormai influente).

Come spesso accade quando si approfondiscono i fatti di Farsopoli, la realtà si dimostra l'opposto di quella che i media ci hanno raccontato.



Come sempre, ripetiamo in coro: VIVA L'ITALIA!!!!!

PARMA-JUVENTUS 1-3

Buona anche la seconda.

Forse è troppo presto per dirlo, ma questa Juve vince e, udite udite, ha un gioco. Era anni che dalle parti di Torino non si vedeva giocare decentemente al calcio (non parliamo poi della sponda granata...), ma questo sembra avvenire oggi grazie a Claudio Ranieri ed una serie di calciatori giovani e vogliosi di mettersi in mostra.

Ieri sera si è vista una Juve così così per un tempo, che poi ha meritato il successo nella ripresa. Ottimo Chiellini, sempre più prezioso per questa squadra, fa clamore l'esclusione di Boumsong a favore di Legrottaglie. Il francese, a questo punto, è l'ultimo dei difensori e non mi soprenderebbe si decidesse a cambiare aria accettando le offerte delle comunque buone squadre che lo cercano, Lione su tutte.

Questi i miei personali voti e, di seguito, i gol del match di ieri (ovviamente in francese, dato che NESSUNA TV ITALIANA SI E? DEGNATA DI TRASMETTERE LA DIRETTA!!!).

Buffon 6,5
Zebina 5
Andrade 6
Legrottaglie 6,5
Chiellini 7
Nocerino 5,5
Almiron 6,5
Tiango 5,5
Salihamidzic 6,5
Trezeguet 6
Iaquinta 6


Boumsong 6
Molinaro 7
Palladino (s.v.)

All. Ranieri 7

Voto generale alla prestazione della Juve: 6,5. Contro non c'era il Barcellona, ma vincere aiuta a vincere e fa morale. Primo tempo così così, ripresa caparbia e passaggio del turno meritato (prossimo avversario l'Empoli). Ottimo Ranieri, che cambia la partita con le sostituzioni. Da rivedere Zebina, Tiago e Nocerino.


mercoledì, agosto 29, 2007

PARMA-JUVE DI COPPA ITALIA

Stasera allo Stadio Tardini di Parma andrà in scena il 3° turno eliminatorio della Coppa Italia, con i bianconeri opposti ai ducali padroni di casa.

La formazione emiliana, come quella juventina, sono entrate nella competizione da questo turno, evitando quindi i primi 2. Il Parma viene dal pareggio casalingo col Catania (in cui abbiamo assistito divertiti ed un pò perplessi al calcio nel culo rifilato dall'allenatore etneo Baldini a quello parmense Di Carlo, che è costato all'ex tecnico di Palermo ed Empoli una squalifica fino al 30 settembre p.v.) e cercherà in tutti i modi di infastidire la corazzata bianconera, che dal canto suo non può trascurare la Coppa Nazionale.

Ranieri per la trasferta in terra emiliana non ha risparmiato sorprese, alcune persino clamorose, lasciando a casa Del Piero e Nedved, oltre agli squalificati Camoranesi e Zanetti. Questa è la lista dei convocati:

1 Buffon, 3 Chiellini, 4 Almiron, 5 Zebina, 7 Salihamidzic, 9 Iaquinta, 12 Belardi, 14 Andrade, 17 Trezeguet, 18 Boumsong, 20 Palladino, 22 Vanstrattan, 23 Nocerino, 28 Molinaro, 30 Tiago, 33 Legrottaglie, 35 Esposito, 36 Castiglia, 37 Duravia.

Probabile, quindi, che Ranieri mandi in cmapo la miglior formazione possibile, quindi:

Buffon
Zebina
Andrade
Boumsong
Chiellini
Nocerino
Almiron
Tiago
Salihamidzic
Iaquinta
Trezeguet

Con ogni probabilità, quindi, potremo ammirare l'esordio da titolare in una partita ufficiale di Tiago, l'acquisto più caro del mercato ed il giocatore che finora ha meno convinto.

Come dicevo in precedenza, è assolutamente fondamentale non snobbare questa coppa, dato che oltre al campionato è l'unica competizione che disputeremo in questa stagione. Arrivare a vincerla significherebbe aggiudicarsela per la 10° volta (l'ultima volta nel 1995 proprio contro i ducali, a cui hanno fatto seguito 3 finali perse), avere la certezza di disputare ALMENO la Coppa Uefa nella prossima stagione e poter disputare anche la Supercoppa Italiana.

Passare il turno oggi per incontrare negli ottavi l'Empoli e nei quarti, con ogni probabilità, l'Inter. Per visualizzare il tabellone completo della Coppa Italia clicca qui (come al solito serve Acrobat Reader)


Apparentemente, secondo quanto riferito dai giornalisti di Telenova, la partita di domani è stata acquistata dalla TV del circuito Sanpaolo. Per chi ha il satellite questa televisione è accessibile free to air su Telenova (frequenza: hotbird 13° 10971 H 27500 3/4); per chi ha Sky, il canale è il 892 e in chiaro (grazie a Rokital per l'informazione). In altre regioni la partita dovrebbe essere trasmessa nel rispettivo canale dove vanno in onda gli sproloqui di Enzo Gambaro e Franco Rossi (se non avete mai sentito parlare i due soggetti in questione, né Visnadi né la parola Novastadio, allora temo che la vostra regione non trasmetterà nulla)...

Ripeto: la partita verrà trasmessa al 99,9% in TV e in Lombardia. Non dico al 100% perché non c'è nessuna comunicazione ufficiale su Internet in alcun sito. Quindi fa fede ciò che ho sentito di sfuggita io e ciò che ha riferito Rokital in data odierna; per quanto riguarda le altre regioni, dovrebbe andare in onda nelle tv del circuito Sanpaolo/Telenova, non ho alcuna conferma a parte il fatto che queste tv si connettono con la redazione sportiva di telenova (Telesubalpina per il Piemonte).



Il mio pronostico è molto incerto. Direi una vittoria risicata della Juve (1 a 0) con gol di Iaquinta.

Stasera voglio vedervi così!!!

martedì, agosto 28, 2007

ANTONIO NON CE L'HA FATTA

Il giocatore del Siviglia e della nazionale spagnola Antonio Puerta, ricoverato in condizioni molto gravi da venerdì sera dopo avere subito un arresto cardio-respiratorio nella partita con il Getafe, è morto oggi nell'ospedale Virgen del Rojo di Siviglia: lo ha affermato la Tv Cnn spagnola. Non aveva neanche 23 anni.

Alla sua famiglia ed alla squadra andalusa vanno le più sincere condoglianze da parte dello staff di AntiinformazioneJuve.

La UEFA ha deciso di sospendere la gara tra Aek Atene e Siviglia valevole per il ritorno del 3° turno preliminare di Champions League, in programma questa sera e potrebbe rinviare anche la Supercoppa Europea di venerdì 31, nella quale la squadra spagnola sarà avversaria del Milan.

In un momento non certo positivo per il calcio mondiale, in cui organismi, società e televisioni sanno guardare solo al proprio interesse a scapito dei più elementari valori umani, come il rispetto del dolore altrui, la decisione di rimandare la partita di questa sera è sicuramente un bel segnale.

Addio Antonio, la tua incredibile storia resterà a lungo nelle nostre menti.

Antonio Puerta

ANTIINFORMAZIONEJUVE.COM CAMBIA LOOK

Come avrete notato, da qualche giorno a questa parte il blog ha completamente cambiato look. Il merito è totalmente di una ragazzo, Michelangelo, che si è proposto di aiutarmi nella parte grafica al fine di rendere più gradevole la visione del blog.

Michelangelo, come potete ben notare, è davvero molto bravo e col suo lavoro sta migliorando giorno dopo giorno il sito e le mail di complimenti che mi giugono giornalmente lo testimoniano.

Colgo quindi l'occasione per ringraziarlo pubblicamente ed accoglierlo formalmente nello staff di Antiinformazionejuve.com

CALCIOPOLI O FARSOPOLI? DA JU29RO.COM

Calciopoli o Farsopoli? Una ricostruzione


Questa è una ricostruzione della vicenda che, anziché attingere dalla versione propinata in tutte le salse dagli organi di informazione di regime (capitanati dalla Gazzetta dello Sport), prende forma da quello che è il materiale che ho selezionato insieme ad appassionati amici negli ultimi mesi. Un materiale che non necessariamente è cartaceo ma che spesso è frutto di confidenze, sfoghi, rivelazioni riservate di personaggi vicini a dirigenti attuali e del passato; ma anche degli umori della gente, dei tifosi più veri, quelli che hanno pagato con la moneta più pesante, e cioè la loro passione.
Una continua ricerca di indizi, conferme, segnali, che ha caratterizzato a volte anche in maniera ossessionante gli ultimi mesi della vita del nostro staff.
Forse quella che abbiamo ricostruito non sarà la verità perfetta, ma gli si avvicina. E’ certamente più attendibile della menzogna con la quale hanno esiliato la Juventus in serie B. Abbiamo provato a ricostruire la vicenda perché ci siamo accorti che molti, moltissimi tifosi della Vecchia Signora, che per vari motivi non hanno potuto accedere a tali informazioni, hanno formato la loro opinione solo sulla base di un giornalismo becero ed antijuventino.
PROLOGO
C’era una volta la FIAT….. o meglio c’è la FIAT. Nel senso che attualmente la nostra gloriosa industria automobilistica sta vivendo nuovamente un periodo brillante, frutto di una decisa sterzata in termini di politica commerciale e di management.
Questa rinascita sa quasi di miracolo perché fino a pochi mesi fa la FIAT era una azienda talmente in crisi che si parlava chiaramente nella migliore delle ipotesi di vendita se non addirittura di portare i libri in tribunale.
Le Banche, spinte dal governo Berlusconi, erano state costrette a sostenere ancora una volta i conti del Lingotto con una operazione di finanziamento particolare chiamata prestito convertendo; in pratica, giunto alla scadenza nell’autunno del 2005 , questo prestito avrebbe, di fatto, consegnato la FIAT nelle mani delle banche, estromettendo gli Agnelli, capitanati da John Elkann e riducendoli a soci di minoranza.
Le stesse banche avrebbero poi provveduto a liquidare le attività rivenienti attraverso un bello spezzatino. Nello spezzatino, si noti bene, era compresa anche la Juventus. Non direttamente, in quanto controllata da IFIL, ma coinvolta comunque, in quanto, successivamente ad una ipotetica uscita di scena degli Agnelli dalla Fiat, sarebbero stati messi a dura prova i delicati equilibri che ancora oggi uniscono i vari rami della discendenza per il controllo dell’Impero Fiat.
In vista di questa possibilità si paventava l’ipotesi che Giraudo, su preciso input di Andrea Agnelli stesse organizzando una cordata per rilevare la Juventus, acquistando le quote di proprietà IFIL con la collaborazione di alcuni importanti partner sia sportivi che finanziari. Ovviamente Andrea sarebbe stato il Presidente, Moggi il Direttore Generale.
Allo studio c’era un faraonico piano industriale che probabilmente avrebbe fatto della Juventus la squadra numero uno al mondo per molti anni.
Lo stesso scenario viene ampiamente descritto da Antonio Giraudo in una illuminante intervista concessa a Repubblica il primo aprile 2006, circa un mese prima dello scoppio di Calciopoli, e che riportiamo qui di seguito per far capire fino in fondo il progetto che aveva in mente quest’uomo per la Juventus.
TORINO - Giraudo parla, e intanto scrive. E mentre scrive disegna. Traccia mappe, sviluppa diagrammi, incrocia segni e parole su un grande bloc-notes quadrettato. Più che altro cerchia e sottolinea. Il futuro, forse.
Dottor Giraudo, lei resterà davvero alla Juventus?
«È il mio sogno. Vogliamo farla diventare il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale e sportivo che non ha eguali nel calcio. Solo in Formula uno esiste qualcosa di simile, alla Ferrari».
Il suo contratto scadrà il 30 ottobre: a parole, la famiglia Agnelli l'ha già confermata. Però i matrimoni si fanno in due.
«Vorrei chiarire una cosa importante. In questi mesi si è scritto, letto e detto di tutto, per esempio che vorrei fare dei mestieri diversi. È chiaro che quando esistono scadenze contrattuali, dall'esterno c'è sempre chi può offrire grandi opportunità, è una legge di mercato. Ma il mio sogno è restare ancora molti anni alla Juventus, sulla base dei ragionamenti iniziati dodici anni fa con l'avvocato Agnelli e col dottor Umberto»
Cosa prevedevano quei ragionamenti?
«Che la Juventus diventasse la prima società-azienda del mondo. Cominciammo a parlarne durante le vacanze di Natale del 1993. Dall'Avvocato e dal dottor Umberto traspariva sempre una grande passione per il calcio e per la Juventus, di cui erano tifosissimi»
Ritiene che i vari passaggi siano stati compiuti?
«Due su tre. Ora manca l'ultimo, il più importante, su cui vorrei continuare a lavorare»
Parliamo dei primi due
«All'inizio cominciammo con l'intervento su costi e conti, di pari passo con l'obiettivo sportivo. Poi ci siamo mossi per consolidare la societàJuventus, attraverso operazioni che ci hanno portato alla quotazione in Borsa e allo stadio di proprietà oltre alla realizzazione di un centro sportivo d’avanguardia che inaugureremo presto. I lavori per lo stadio-gioiello cominceranno alla fine del campionato. Queste sono iniziative che resteranno, in grado di produrre anche ricavi diversi da quelli tipici delle squadre di calcio»
Arriviamo alla terza fase: quella, pare di capire, dalla quale dipende anche la sua permanenza alla Juventus
«Bisogna prepararla velocemente. Io lo chiamo il “modello Ferrari”, perché è quello cui ci ispiriamo. Ovvero una grande industria che produce utili per una parte sportiva di assoluta eccellenza. La stessa cosa dovrebbe accadere alla Juventus. Era, lo ripeto, il pensiero di Giovanni e Umberto Agnelli»
La Juventus, oggi, rispetto a quel modello cos’è?
«Esiste solo la seconda parte, quella sportiva. Manca la prima, industriale. Cioè la componente che porterebbe ricavi aggiuntivi attraverso investimenti mirati»
Se abbiamo capito bene, una Juventus che agisce e produce anche fuori dal calcio?
«Una Juventus che possa operare in settori come l'intrattenimento, oppure l'alberghiero mediante l'acquisto di una catena di hotel. O magari nel campo immobiliare, o in quello dei media attraverso un gruppo editoriale. Qualcosa di simile al gruppo "L'Espresso", visto che ne sto parlando con "la Repubblica". Perché no?»
Cosa chiede l'amministratore delegato agli azionisti?
«Chiedo di investire risorse importanti per creare una società più forte, strutturalmente solida a livello patrimoniale ed economico»
Dopo l'ultimo Consiglio d'amministrazione, il dottor Gabetti che è presidente dell'Ifil, cioè la finanziaria della famiglia Agnelli che controlla la Juventus, ha annunciato che il piano industriale sarà ambizioso ma non faraonico. Non le pare già una risposta parzialmente negativa alle sue richieste?
«Penso che la portata del piano e degli investimenti sia conseguente al risultato che si vuole ottenere. Non chiediamo soldi per coprire perdite o per acquistare qualche altro giocatore, ma per creare un modello formidabile che nel calcio non esiste, e che ci permetterebbe di colmare il gap attuale tra una società come la nostra e altre grandi realtà europee, come ad esempio il Chelsea e il Real Madrid»
Quali le ricadute dal punto di vista sportivo?
«Vogliamo creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale»
Ritiene che questo sarebbe sufficiente per essere i più competitivi al mondo, e com'è ovvio in Italia?
«No, penso che non basterebbe. Perché quando si è risolto il problema patrimoniale ed economico, occorre acquisire più peso politico a livello di media. Per la Juventus, oggi non è così. Alcuni tra i nostri avversari dispongono di emittenti televisive e gruppi editoriali, e questo conta molto»
Crede che i proprietari di questi gruppi editoriali diano indicazioni precise ai loro dipendenti per favorire le loro squadre?
«Non penso che si arrivi a tanto. Ma non escludo che alcuni servi sciocchi si spingano oltre, più realisti del re. Può succedere, anzi succede»
Dottor Giraudo, e se fossero altri dirigenti a concludere il suo progetto, o comunque a godere i frutti del lavoro già svolto?
«L'interesse della Juventus e dei suoi tifosi viene prima di tutto. Certo, il nostro sogno non può che essere quello di vedere realizzate le cose che abbiamo progettato, e gestirle in prima persona. Mi spiacerebbe molto non proseguire la terza fase del programma»
Crede che i giovani della famiglia Agnelli abbiano la stessa passione dell'Avvocato e del dottor Umberto? Convinceranno la famiglia a investire nuove risorse nella Juventus?
«Me lo auguro, anzi ne sono sicuro. Spero che ci sia in loro lo stesso amore. La presenza fisica dell'ingegner John Elkann e di Andrea Agnelli all'ultimo Consiglio di amministrazione è stata significativa, così come quella del dottor Gabetti. Allo stesso modo è da interpretare la cooptazione in Consiglio del dottor Sant'Albano, nuovo amministratore delegato Ifil: un segnale importante»
Ma il tifo dei giovani Agnelli?
«Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto»
Quando e come preparerete questo famoso progetto industriale?
«Dovremo vederci a scadenza almeno settimanale. Sottolineo che si tratta di un piano da far nascere insieme, Ifil e management bianconero, condiviso dalla famiglia Agnelli, per identificare le tipologie di investimenti da condividere»
La proprietà della Juventus non mette in dubbio che lei, Moggi e Bettega possiate restare al comando. Ottimismo eccessivo?
«La fiducia fa molto piacere. Voglio esprimere gratitudine per le tante opportunità che mi sono state offerte in questi anni, il resto lo vedremo»
Davvero Silvio Berlusconi le ha offerto un incarico importante?
«Con il dottor Berlusconi ho da sempre ottimi rapporti, e lui non ha mai mancato di mostrare apprezzamenti verso il nostro lavoro. Fu estremamente sportivo quando ci prestò Abbiati. Anche se lui ha sempre pensato che avrei continuato a lavorare per la Juventus, ha voluto incontrarmi e dirmi, in sostanza: “La stimo, sono sicuro che resterà a Torino ma qualora cambiassero le condizioni, sappia che noi possiamo far nascere insieme delle opportunità”»
E lei cos'ha risposto?
«Beh, in questi casi si ringrazia e si vede quel che succede»
Esiste la concreta possibilità che lei si occupi dei nuovi stadi per l'Europeo 2012?
«Il mio sogno è continuare a lavorare a tempo pieno per la Juventus»
Lo stadio rifatto porterà finalmente i torinesi alla partita?
«Senz'altro sì. Non mi sento di incolpare i tifosi per le gradinate semivuote: oltre metà del pubblico arriva da fuori, per lo più dalla Lombardia, e la Torino-Milano è impraticabile; le nuove norme per la sicurezza hanno creato restrizioni che possono scoraggiare; molte gare della Juve si disputano in notturna, ed è un sacrificio se la mattina dopo si va a lavorare. Inoltre, le statistiche dimostrano che gli italiani spendono il 5,5% in meno per spettacoli e divertimenti. Noi abbiamo cercato di premiare gli abbonati: mi spiace che si sia tanto parlato delle curve a 50 euro contro Inter e Milan, e pochissimo degli abbonamenti a un euro per le donne e i bambini»
C'è il rischio che la Juve perda Capello?
«Non esiste. Il progetto è che rimanga con noi fino al 2009
Campionato quasi vinto, Coppa quasi persa
«Al tempo. A Londra abbiamo creato i presupposti per una grande impresa a Torino. Voglio elogiare questo gruppo, probabilmente il migliore dei nostri dodici anni: grandi campioni e ragazzi di carattere. Hanno fatto non bene ma benissimo, sono in testa da settanta partite, questo spiega chi è il più forte»
La Coppa, invece, continua a essere una sofferenza: perché?
«Si tratta di un torneo dove i rischi sono maggiori. L'anno scorso ha vinto il Liverpool, quest'anno va forte l'Arsenal che in campionato ha 28 punti in meno del Chelsea già eliminato»
A quanto ammontano i mancati ricavi per chi esce nei quarti?
«Se vinci la Coppa, incassi circa 15 milioni di euro che diventano 10 per il secondo posto. La semifinale vale circa 5 milioni di euro»
Nel prossimo mercato venderete qualche pezzo pregiato?
«Non esistono esigenze di bilancio in tal senso. Ogni scelta servirà solo a rafforzare la Juventus. La proprietà ci ha dato indicazione di muoverci come se il progetto industriale esistesse già, ed è pronto un primo intervento finanziario. Le mosse iniziali sono state gli ingaggi di Marchionni e Cristiano Zanetti»
Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere
«Per altri dodici anni, come ha detto il dottor Gabetti. La Triade e Capello per la Juve più forte del mondo. Speriamo»
Cosa chiedete al nuovo governo?
«La priorità sono gli stadi, oggi totalmente inadeguati. Servono mutui agevolati per le ristrutturazioni, non necessariamente private, com'è accaduto in Inghilterra, in Portogallo per gli Europei 2004 e in Germania per i mondiali 2006. L'Europeo 2012. È l'occasione giusta per creare tanti posti di lavoro, una grande opera di economia diretta e indiretta»
Uno juventino di ieri, Michel Platini, se l'è presa con il G 14 di cui fate parte sulla questione degli indennizzi per i nazionali. Ha qualcosa da rispondere?
«Intanto, oggi la convocazione in nazionale conviene solo al giocatore e non al club. In caso di infortuni, le assicurazioni non coprono il pagamento degli stipendi, tuttavia non bisogna fare muro contro muro, non bisogna essere troppo rigidi. Da parte dei club serve forse più intelligenza, ma all'amico Michel suggerisco di essere meno demagogico e meno populista»
Questo era lo scenario. Ma ecco il colpo di scena. Gli Elkann sempre a quanto riportato dai giornali dell’epoca, riescono a neutralizzare il golpe orchestrato dalle banche attraverso una ardita operazione finanziaria, chiamata Equity swap, che di fatto consentirà loro di mantenere il controllo della FIAT. A questo punto partono i regolamenti di conti tra cui anche quello sulla Juventus.
Ma non doveva finire così. I patti non erano questi. Quando alla fine del 1993 l’avv.Gianni Agnelli accettò l’aiuto di Mediobanca e di Cuccia per risollevare le sorti della FIAT, piombata in una delle crisi più gravi della sua storia, dovette accettare un compromesso che pochi conoscono. Per far fronte alla pesante situazione finanziaria dell’Azienda fu varato un maxi aumento di capitale e fu imposto l’ingresso nel capitale di nuovi soci “importanti” tra cui Deutsche Bank e Generali. Ma non solo. Il vero prezzo che l’Avvocato dovette pagare fu la promessa di non lasciare la Presidenza del gruppo al fratello Umberto, e quindi di rimanere in sella insieme a Romiti. Questo passaggio di consegne era già stato stabilito all’interno della famiglia, ma il veto imposto da Cuccia, che non era mai stato in buoni rapporti con Umberto, costrinsero L’Avvocato ed il Dottore a un compromesso che prevedeva per quest’ultimo “solamente” il ponte di comando della IFIL, la società che di fatto è la cassaforte dell’Impero FIAT.
A margine di questo accordo, che segnò una “svolta epocale” nei rapporti tra i due fratelli, l’Avvocato accettò, come parziale risarcimento per Umberto, che quest’ultimo prendesse anche le redini della Juventus, che a quel tempo viveva il crepuscolo della gestione bonipertiana. Di fatto i due fratelli stabilirono che tutte le decisioni inerenti la gestione del giocattolo di famiglia fossero prese in maniera indipendente dal dottor Umberto.
Erano altri tempi. I due fratelli avevano una stoffa diversa dagli avventurieri della finanza moderna. Bastava la parola per definire un’intesa. E così fu. Il primo passo del Dottore, come tutti sappiamo, fu quello di trasformare la squadra che viveva ancora nel romanticismo post-Platiniano, in una Azienda modello, dove ogni cosa fosse pianificata ed organizzata per grandi obiettivi. Arrivano così Giraudo per l’area amministrativa, Moggi per quella sportiva e Bettega alla vicepresidenza. Per 12 anni questa struttura rimane immutata e costituisce probabilmente il team di dirigenti più preparati del calcio moderno.
Nelle migliori famiglie, è risaputo, ci possono essere però diversità di vedute e disaccordi. Anche Gianni e Umberto pur rispettandosi, come fratellanza impone, ogni tanto erano in disaccordo. Gianni era affezionato al business dell’auto, Umberto invece preferiva la diversificazione in altri settori. Morti i due patriarchi le fazioni si sarebbero schierate nel modo seguente: da un lato i fratelli Elkann, Montezemolo e i tutori Gabetti e Grande Stevens; dall’altra gli Umbertiani con a capo Allegra ,vedova di Umberto con il figlio Andrea Agnelli e ovviamente Giraudo che era uno dei manager più vicini ad Umberto.
In questo scenario verrà più volte segnalata dalle nostre fonti l’assoluta antipatia di Montezemolo per Giraudo il quale, pur con tutti i suoi difetti caratteriali e il classico musone da piemontese, era ed è un manager con i fiocchi, uno dei migliori della scuderia Agnelli. Anche Lapo Elkann più volte aveva rivolto giudizi abbastanza pepati sulla Triade, accusandola di sorridere poco e inaugurando di fatto l’era della “simpatia” che avrà poi in Cobolli Gigli il più accanito sostenitore ed interprete.
LA GENESI DI CALCIOPOLI
Nonostante lo sventato golpe delle Banche, il piano di Andrea Agnelli e Giraudo va avanti lo stesso. Il titolo Juventus in Borsa comincia a salire senza motivazioni. Qualcuno rastrella le azioni sul mercato. La transazione, in gergo finanziario definita Management Buyout, si dovrebbe a questo punto fare lo stesso ma con abiti ovviamente un po’ più ostili. Essa consiste in un passaggio delle quote di controllo dagli azionisti di maggioranza ai manager stessi dell’azienda. Ovviamente sulla base di un corrispettivo economico tale da invogliare i vecchi azionisti a cedere le proprie quote. Siamo a inizio 2006, la squadra è in testa al campionato e senza rivali.
Nel corso di un Consiglio di Amministrazione quantomeno anomalo, Moggi e Giraudo vengono confermati, ma solo a parole. Giraudo presenta il suo mega piano industriale che prevede ingenti investimenti e di cui si parla nell’intervista sopra esposta. Gabetti lo stoppa subito negando che ci saranno grossi investimenti da parte dell’azionista di riferimento. È il segnale che qualcosa si è rotto e che il pentolone bolle. Nessuno si immagina però cosa sta per succedere.
I due dirigenti non possono essere allontanati così facilmente per due motivi. Primo: sarebbe difficile da giustificare alla piazza e ai tifosi. Secondo: i due andrebbero altrove a remare contro e per come sono bravi e furbi sarebbe deleterio. Occorre qualcosa di traumatico in grado di eliminarli definitivamente dalla scena, senza peraltro creare rimpianti nei tifosi e allo stesso tempo giustificare la ridefinizione del famoso patto tra Gianni ed Umberto per la gestione della Juventus, che, come ricordiamo, era di pertinenza degli Umbertiani..
L’eliminazione dalla scena di Moggi e Giraudo però è da tempo l’obiettivo anche di qualcun altro e non a Torino. A Milano infatti i dirigenti dell’Inter sono da tempo convinti che le loro continue delusioni sportive non siano solo frutto di errori di gestione, ma anche di probabili illeciti dei dirigenti della Juventus.
Ne sono talmente convinti che arrivano addirittura a sbandierare in tv il fatto che stanno preparando un dossier circostanziato sull’argomento. Si scoprirà poi che Moratti, approfittando del rapporto privilegiato con i vertici Telecom e Pirelli, da sempre sponsor e munifici azionisti della squadra, ha incaricato alcuni personaggi che frequentano la sottile zona d’ombra tra le due aziende e i servizi segreti di effettuare indagini illegali sul mondo del calcio, arrivando persino a fatturare regolarmente le parcelle a queste agenzie investigative.
Ad ogni buon conto che qualcosa a Milano sapessero lo si era capito in realtà già a Marzo del 2006 quando in diretta tv Mancini “rivelò” a Moggi che presto avrebbe dovuto rispondere a qualcun altro in un aula di Tribunale. Alcuni addirittura riferiscono di dichiarazioni simili fatte nello spogliatoio della Pinetina, dove agli stralunati giocatori il tecnico e Facchetti avrebbero detto di stare tranquilli perché lo scudetto lo avrebbero vinto loro e che qualcosa stava per accadere.
In questo torbido scenario la Procura di Torino, nell’ambito del fantomatico processo per abuso di farmaci aveva commissionato e successivamente archiviato una serie di intercettazioni telefoniche a carico dei dirigenti della Juventus che contenevano alcune conversazioni con personaggi della Federcalcio che vennero ritenute non significative per la giustizia ordinaria e addirittura scagionanti per quella sportiva.
Qualche nemico però, la Juventus lo aveva anche a Roma, nelle segrete stanze del potere capitolino, lo stesso potere che aveva consentito nel 1999 l’accordo tra le famose sette sorelle (Juventus, Inter, Milan, Roma, Lazio, Parma, Fiorentina) le quali, tutte con ambizioni da scudetto decisero, nel corso di una cena estiva a casa di Carraro, di costituire un cartello e di nominare il famoso doppio designatore arbitrale, nelle persone di Bergamo e Pairetto. L’accordo in questione fu favorito anche dall’approvazione della famosa legge per la contrattazione individuale dei diritti televisivi, ad opera del governo di centrosinistra, il quale avallò senza battere ciglio un sistema che lo stesso governo, otto anni dopo, sta cercando in tutti i modi di cancellare, riportando nel calcio la contrattazione collettiva. L’equilibrio che scaturì da quegli eventi, favoriti da chi in quel momento governava Coni e Federcalcio e dai loro referenti politici e finanziari, è stato mantenuto fino al maggio del 2006 quando, come si vede, una triplice convergenza di interessi (Famiglia Elkann/Montezemolo – Inter/Moratti – Settori politicizzati della FIGC) ha determinato l’uscita di scena da veri capri espiatori di Luciano Moggi ed Antonio Giraudo, che a quel sistema si erano per così dire adeguati, ma al quale anche le altre sei sorelle costantemente si “abbeveravano”.
Il primo segnale che qualcosa stava alterando gli equilibri raggiunti nel 1999 fu una misteriosa interpellanza parlamentare effettuata dal senatore Gigi Malabarba, membro del Comitato di Controllo Parlamentare sui Servizi Segreti (Co.Pa.Co) in data 7 marzo 2006 atto 4-10255 seduta nr. 964 della XV Legislatura. Il senatore in questione chiede spiegazioni in Parlamento circa l’origine di alcuni bonifici di poche migliaia di euro che vengono rintracciati sui conti di alcuni impiegati della FIGC.
L’indagine della Magistratura sul mondo del calcio tuttavia aveva preso il via già da qualche mese e non solo dalla Procura di Torino, ma da varie Procure in tutta Italia. In particolare quella di Napoli imbeccata da Franco Dal Cin, vecchio dirigente dell’Udinese, il quale aveva raccontato ai pm dell’esistenza di una combriccola romana della quale avrebbero fatto parte parecchi arbitri, tra cui Massimo De Santis.
In seguito a queste indagini e a queste (presunte) rivelazioni vengono disposte centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche a carico di vari personaggi del mondo del calcio, tra cui Moggi e Giraudo. Le intercettazioni, come noto, vengono eseguite utilizzando strutture e tecnologie della Telecom. A questo punto interviene qualcuno o qualcosa.
L’attività di intercettazione probabilmente non dà i frutti sperati; pur tuttavia c’è l’esigenza di portare a termine un “lavoretto” per alcuni amici che hanno chiesto di incastrare alcune persone……. Entrano in scena due personaggi particolari, Giovanni Arcangioli ed Attilio Auricchio, due vecchie conoscenze dei servizi segreti, attualmente ufficiali dei Carabinieri addetti alle intercettazioni, ma già in passato accusati di aver manipolato alcune telefonate.
I due fanno un piccolo capolavoro. Confezionano due informative per la procura di Napoli dove, insieme alla trascrizione di 40 telefonate (su 100.000 intercettazioni) degli accusati, costruiscono un castello di deduzioni e teoremi che sembrano discorsi da bar sport. Difficile non immaginare nella impaginazione di quelle informative la sapiente mano di qualche giornalista sportivo o di qualche dirigente di squadra di calcio.
Alcune dichiarazioni di persone accusate e di altre non coinvolte nel procedimento fanno addirittura pensare che siano state filtrate solo le telefonate “adatte allo scopo da raggiungere”. Altre indiscrezioni parlano di mancati incroci tra telefonate fatte e ricevute dalle singole utenze. Insomma qualcosa di anomalo sta accadendo. Parallelamente una manina fa arrivare i testi di queste intercettazioni alla Gazzetta dello Sport.
EPILOGO
Siamo ormai a maggio del 2006. La Juve vince il suo ventinovesimo scudetto sul campo mentre sui giornali scoppia la bufera. Juventus, Milan, Lazio, Fiorentina ed altre squadre minori vengono accusate di aver creato un sistema di condizionamento del sistema arbitrale mentre addirittura alcuni protagonisti, specialmente Moggi e Giraudo, vengono accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”.
I magistrati si fidano ciecamente di quanto trascritto dai carabinieri di Roma nelle loro informative ed emettono pesanti accuse. Più tardi gli stessi magistrati, leggendo con attenzione la documentazione si accorgono probabilmente di essere stati strumentalizzati per un disegno ben preciso. Si accorgono che quelle informative cosi come sono state confezionate sono assolutamente insufficienti per sostenere le accuse che avevano già colpevolmente emesso nei confronti delle persone coinvolte. Saranno costretti a chiudersi nel più stretto riserbo ed avviare un processo interminabile di riascolto di tutte le telefonate intercettate che, si scoprirà in seguito, contengono molte sorprese.
Ma torniamo alla fine del campionato, maggio 2006. Il prode John Elkann rilascia una dichiarazione che per noi tifosi rimbomba ancora sinistra: «Siamo vicini alla squadra e all’allenatore. Sono state fatte cose riprovevoli. Ripartiremo dai giovani». Moggi a questo punto si dimette e con lui è costretto a fare lo stesso anche Giraudo, insieme a tutto il cda. È curioso far notare che i giornali che più di tutti si accaniscono contro la Juventus e i suoi dirigenti sono proprio quelli della scuderia Rcs in cui gli Agnelli sono soci, ovvero La Gazzetta dello Sport e Il Corriere della Sera e, ovviamente, La Stampa di cui sono addirittura proprietari.
In questo modo inizia il processo mediatico, svolto in maggior parte sui giornali. Un processo che parte non dall’accusa ma dalla sentenza: Juve colpevole. In verità, leggendo le intercettazioni pubblicate non si ricava la benché minima prova di eventuali illeciti. Si percepisce piuttosto un mondo sicuramente malato dove ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, spesso senza riuscirci, e soprattutto una generale atmosfera di goliardie e millanterie che lascia trasparire un’inopportuna confidenza tra settori della Federcalcio, dirigenti di squadre di calcio e alcuni arbitri. Ma nessun illecito.
È il via all’estate più incredibile che si potesse immaginare. I tempi purtroppo sono strettissimi: c’è di mezzo il Mondiale e bisogna fare presto. A capo della Figc, ovviamente commissariata, viene chiamato un personaggio che pochi conoscono ma che gli addetti ai lavori ricordano come ex-consigliere di Amministrazione dell’Inter, Guido Rossi.
La sua chiamata a Commissario straordinario della Federcalcio avviene attraverso un atto che non verrà mai reso pubblico poiché le modalità con cui viene eletto probabilmente non gli consentirebbero alcune delle decisioni da lui prese successivamente, rendendole illegittime, come ad esempio la riduzione dei gradi di giudizio, la sostituzione dei giudici ed altre norme stabilite ad hoc per la farsa che si va organizzando.
Il personaggio è ingombrante, presuntuoso ed odia quanto basta la Juventus per avallare fin da subito le sentenze emesse dai giornali. Innanzitutto si circonda di suoi fedelissimi collaboratori tra cui Nicoletti, già braccio destro di Moratti alla Saras e, successivamente, riduce i gradi di giudizio del processo sportivo da tre a due. Di fatto sostituisce la gran parte del Collegio giudicante mettendo a capo dello stesso un vecchio giudice in pensione di nome Ruperto. Infine “istruisce” i giudici affinché venga fatta giustizia in maniera dura, esemplare e spietata
“Dimentica” però di sostituire i giudici che pronunceranno le sentenze di secondo grado che come vedremo saranno completamente capovolte, tranne che per la Juventus. In realtà non si dimentica affatto ma gli viene impedito dal primo rigurgito di quel sistema che stava cercando di spazzare via. Negli stessi giorni, frattanto, Oriali e l’Inter patteggiavano vergognosamente la condanna penale per la vicenda dei passaporti falsi, accompagnati dal silenzio complice dei mass-media.
In questa tempesta, la Juventus e la sua proprietà sembrano immobili. Qualcuno ipotizza che nei primi giorni dello scandalo i vertici juventini siano stati rassicurati circa la permanenza della squadra in serie A, circostanza che, come si vedrà, sarà completamente disattesa dagli atti compiuti dal Commissario Guido Rossi. Dopo lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione la reggenza viene affidata a Carlo Sant’Albano, amministratore delegato di Ifil. La dirigenza di fatto non esiste più. In questo scenario viene nominato, in qualità di legale difensore. l’avv. Cesare Zaccone.
Arrivati a questo punto, però, la fuga di notizie e l’attacco frontale effettuato dai mass-media hanno reso la situazione di fatto irrecuperabile. Tutta l’Italia calcistica, fomentata dal suddetto attacco mediatico, ha ormai a furor di popolo condannato le persone che, ad onor del vero, erano ancora solamente indagate, sia per la giustizia sportiva che per quella ordinaria. La Juventus in serie B, il sogno proibito di milioni di tifosi, si materializzava come per incanto. Finalmente anni ed anni di frustrazioni venivano ripagate con una gogna fino a poche settimane prima inimmaginabile.
Fonti attendibili riportano in questa fase di un patto tra Grande Stevens e Guido Rossi, durante il quale quest’ultimo viene rassicurato sul fatto che la Juventus avrebbe accettato la serie B, a condizione che anche le altre imputate avessero avuto la stessa pena.
Questa circostanza è avvalorata dal fatto che alcuni dei campioni in forza ai bianconeri erano già stati venduti prima delle sentenze sportive. Comunque sia, Guido Rossi accetta l’accordo (o finge di accettarlo?). Ma, come vedremo, le cose vanno diversamente da come erano state apparecchiate. A fine giugno viene insediato il nuovo Cda, capitanato da tale Giovanni Cobolli Gigli, un manager ricordato soprattutto per le sue imprese da liquidatore di altri asset di casa Agnelli. In quei giorni serviva qualcuno che mettesse la faccia come Presidente del periodo più brutto della storia della Juventus. E, da informazioni assunte al riguardo, pare che nessuno abbia voluto gravarsi dell’ingrato compito, costringendo la proprietà ad accontentarsi di una soluzione di estremo ripiego. Nei prossimi anni Cobolli Gigli sarà ricordato soprattutto per le sue memorabili dichiarazioni che inducono l’interlocutore a sospettare che sappia veramente poco di calcio e che sia capitato per caso sulla scena del delitto.
Invece il processo, istruito da Francesco Saverio Borrelli, ex magistrato di Mani Pulite, sarà ricordato nei secoli come una farsa senza eguali, grazie al suo surreale e brevissimo svolgimento dove si è riuscito a calpestare le più elementari regole di garanzia per gli imputati, a cominciare dal diritto alla difesa.
Per accelerare la farsa e renderla “credibile” Guido Rossi manda Borrelli a Napoli dove, previa una telefonata di Nicoletti con cui viene fatta illecita pressione sui Pm della procura, riesce a farsi consegnare le informative dei Carabinieri, che in questa fase dovrebbero essere materiale altamente riservato ma che invece appaiono in stralci su giornali e mass-media. Molti magistrati e giudici avranno successivamente modo di dichiarare che si è trattato di un vero e proprio “aborto giuridico”. Il Procuratore federale Palazzi, imbeccato da Borrelli, chiede pene durissime per tutti, ed in particolare per la Juventus, per la quale si parla di retrocessione in C1.
Zaccone, nel corso del brevissimo e farsesco dibattimento, incalzato da Ruperto, dichiara maldestramente che la pena congrua consisterebbe nella B con penalizzazione, cosa che prontamente viene fatta mettere a verbale. La dichiarazione di Zaccone, che suscita stupore e indignazione nei tifosi, figlia diretta degli accordi Rossi-Grande Stevens e viene pronunciata proprio per cercare di rimanere ancorato al carro delle altre imputate per le quali era stata chiesta la B con penalizzazione.
La molle difesa di Zaccone viene strumentalizzata dai giornali di regime che, con titoli a tutta pagina,, la fanno passare per un’ ammissione di colpevolezza. La sentenza di primo grado che giunge di lì a poco è delirante nelle motivazioni, riuscendo a trasformare in illeciti conclamati e reiterati (art.6) una somma di episodi di slealtà (art.1) e inventando di sana pianta il reato di “illecito strutturale”. Addirittura devastante la pena comminata che consiste in una serie B con trenta punti di penalizzazione, la revoca di due scudetti ed altre sanzioni accessorie. Cobolli Gigli appare indignato. Nell’ombra probabilmente qualcuno invece è soddisfatto della piega presa dagli eventi.
Intanto, in Germania la nostra nazionale diventa Campione del Mondo in una finale con la Francia addirittura surreale. In campo ci sono otto giocatori che militano nella Juventus più altri cinque che vi hanno militato recentemente. In panchina e nello staff tecnico figurano altri quattro juventini di lungo corso tra cui Marcello Lippi. In totale 17 protagonisti dal Dna juventino.
La Juventus di Moggi trova così la sua apoteosi nella vittoria del Mondiale, con uno dei principali artefici del successo ormai fuori dal Calcio. In breve tempo la fortissima Juventus allestita da Luciano Moggi viene rapidamente smembrata dal liquidatore Cobolli, il quale ha l’incarico di procedere alla riduzione dei costi a prescindere dal campionato in cui si giocherà, assecondando i desiderio di John Elkann di puntare sui giovani.
Ecco quindi che ben otto giocatori vengono venduti in un crescendo rossiniano di menzogne e inganni culminati con la cessione all’Inter di due giocatori del valore di Ibrahimovic e Vieira.
La sentenza di secondo grado, emessa da un tribunale espressione diretta dell’ex presidente Carraro, e quindi organico al vecchio sistema, ribalta la sentenza di primo istanza, attenuando notevolmente le pene di Milan, Fiorentina e Lazio, alle quali viene restituita la serie A con penalizzazione. Incredibilmente i rossoneri ritrovano anche la partecipazione alla Champions League. La Juventus, invece, rimane relegata in serie B con 17 punti di penalizzazione.
Leggendo il delirante dispositivo di sentenza si apprende stranamente che “è concettualmente ammissibile l’ottenimento di un vantaggio in classifica pur prescindendo dall’alterazione di una singola gara”. Che cosa e’ successo? Semplicemente è accaduto che la Juventus è stata punita nuovamente dal Tribunale di secondo grado, espressione diretta di Carraro e Berlusconi, proprio per aver fin da subito effettuato la scelta collaborazionista con il nuovo sistema guidato dall’Inter e dalla Roma. Insomma, come si suol dire “cornuti e mazziati”. È chiaro ormai che l’accordo Grande Stevens – Rossi è definitivamente saltato.
Nel frattempo gli “onesti” di Moratti, grazie alla compiacenza dell’ultrà Guido Rossi, si vedono assegnare uno scudetto, quello 2005-2006, che non è mai stato oggetto di indagine e che la Juventus ha vinto sul campo con il siderale distacco di 15 punti. Gli Elkann capiscono di essere stati raggirati. In giro l’umore dei tifosi e soprattutto degli azionisti di minoranza, riunitisi nel frattempo in diversi Comitati, è assolutamente nero e con insistenza questi ultimi premono sulla proprietà affinché reagisca a questo scempio.
John Elkann, mosso dall’orgoglio, ordina a Cobolli di fare la voce grossa nel corso della Conciliazione al Coni, non ottenendo ovviamente esito positivo. Successivamente, decide di preparare un ricorso al Tar del Lazio che, carte alla mano, definire un “capolavoro giuridico” è riduttivo. Preciso, circostanziato, e soprattutto nelle cifre, spietato. Tutto sembra deciso, si va al Tar.
Qualcuno a Roma comincia a spaventarsi e a credere che davvero i due fratellini possano andare fino in fondo. Sarebbe una circostanza senza precedenti per il calcio italiano: in caso di accoglimento del ricorso, molto probabile a giudicare dalle dichiarazioni di illustri avvocati amministrativisti, i campionati devono essere sospesi e i processi rifatti. Il governo ed il primo ministro in persona si muovono direttamente con Montezemolo e lo pregano di mettere un freno alla situazione. Non si vuole il caos, il ritardo dei calendari, il malumore delle piazze coinvolte, la delusione della stragrande maggioranza degli italiani convinti che tutto il male sia la Juventus. Ed il primo ministro ha buon gioco nel convincerlo. Sa che lui non può mettersi contro l’establishment perché lui, e ciò che rappresenta, sono parti importanti dello stesso.
Siamo a fine agosto. A Torino si svolge un vertice tra Montezemolo, J, Elkann e Gabetti. I due anziani convincono il giovane di famiglia a deporre le armi. Questo ciò che gli viene detto: “Sappiamo che siamo stati sottoposti ad un giudizio di piazza senza garanzie, però ormai la gente si è formata un opinione e noi non la possiamo cambiare. Pensa a cosa avrebbe fatto tuo nonno in questo caso, non si sarebbe mai mischiato coni vari Gaucci e Preziosi ma avrebbe bevuto fino in fondo l’amaro calice, in osservanza alla sua storia, alla fedeltà all’ordine costituito e a tutto ciò che la Fiat è stata, ha rappresentato e vuole ancora rappresentare. Anche da un punto di vista economico, dopo le cessioni, la riduzione del monte ingaggi, la conferma degli sponsor, la rinuncia alla Champions League non c’è grande differenza tra i due scenari. Perciò, per le responsabilità che abbiamo e per le aziende che rappresentiamo dobbiamo ingoiare il boccone e scendere a patti con le autorità sportive”. Il giorno stesso viene istruito di conseguenza il povero Cobolli Gigli.
È il 31 agosto 2006. La Juventus, la sua centenaria storia di successi e la passione dei suoi tifosi vengono calpestati senza pietà, in cambio della riduzione di qualche punto di penalizzazione in serie B (sancito nel successivo Arbitrato) e, probabilmente, di un provvedimento sulla rottamazione auto nella Finanziaria 2006.
Gli stessi giocatori e l’allenatore Deschamps rimangono sbigottiti dal comportamento del Cda che, in un Consiglio dalla durata biblica, stabilisce la definitiva rinuncia al Tar. È un dato di fatto, questo, che fa ritenere attendibile la circostanza che i giocatori e il tecnico fossero stati rassicurati sul fatto che sarebbero state percorse, purtroppo tardivamente, tutte le strade per cercare di riottenere la serie A.
Lo strappo del 31 agosto tra squadra e società è una ferita che ancora oggi nelle dichiarazioni dei giocatori si percepisce quanto sia stata dolorosa, soprattutto per quelli che avevano accettato di rimanere a Torino. A questo punto non è più possibile tornare indietro. La squadra è costretta a subire la gogna dei campi della serie B e i tifosi invece sono costretti a subire le farneticanti dichiarazioni di Cobolli Gigli sulla sica della cosiddetta operazione simpatia.
È tutto finito? Quanti e quali capitoli potranno essere ancora scritti su questa dolorosa vicenda? La sensazione che si percepisce tra le stesse fonti che ci hanno permesso di elaborare questa ricostruzione è che qualcosa bolle ancora in pentola. Qualcuno, nel frattempo, aspetta sulla sponda del fiume…


FONTE WWW.JU29RO.COM

FANTALADRI - 1° GIORNATA

Gli errori arbitrali che la stampa ci nasconde
Inizia il campionato di A e non può mancare il campionato degli errori arbitrali che i media ci nascondono. Da questa stagione in lizza ci sono la favoritissima Inter, la Roma ed il Milan, ma potrebbe entrare in lizza anche qualche altra compagine qualora usufruisse di un buon numero di aiuti arbitrali.

In questa prima giornata dobbiamo registrare innanzitutto l'errore di San Siro, dove l'arbitro non ha espulso Cordoba per un fallo mostruoso su Floro Flores. Il colombiano, infatti, è entrato col piede a martello sulla caviglia dell'avversario, che miracolosamente non si è rotto. Incredibile come arbitro e guardalinee non abbiano visto questo incredibile gesto del difensore interista, che ha così scampato l'espulsione sull' 1 a 1 che poteva costare ai perdenti la sconfitta.

La Caf elargisce il primo mezzo punto in classifica ai detentori del titolo di campioni di fantaladri, ma non se la sente di attaccare l'arbitro di San Sairo: è già molto che non ha annullato l'autogol di Cordoba su volere di Guido Rossi.

Inoltre anche a Marassi abbiamo notato un grasso errore arbitrale a favore del Milan, ma abbastanza ininfluente ai fini del risultato finale. Sto parlando, infatti, dell'inesistente rigore fischiato al simulatore per eccellenza Gilardino (i tifosi del Celtic ne sanno qualcosa). Il portiere genoano Rubinho, infatti, prende nettamente il pallone. Grave, questo si, l'errore dell'arbitro in quanto era ben piazzato e doveva valutare diversamente.

Secondo il regolamento un errore di questo genere dovrebbe portare 1 punto in classifica, ma dato che la partita era già decisa, la Caf assegna anche al Mialn 0,5 punti in classifica.

Quindi dopo la prima giornata la graduatoria è la seguente:

INTER 0,5
MILAN 0,5
ROMA 0

Vorrei dire sue parole in generale sugli arbitri e la solita malafede dei media (gazzetta in particolare). Ho notato che il giornalaccio rosa ha dato la sufficienza a 9 dei 10 arbitri di A, ma gli errori (anche gravi) non sono mancati su praticamente ogni campo. Non è che i media, dopo averlo eletto a miglior arbitro di tutti i tempi, vogliano far sembrare questo un campionato senza errori arbitrali solo perchè come designatore c'è il buon Collina?

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende... Magari l'ex fischietto ne parlarà stasera a cena con Galliani, nel solito ristorante di Meani.... E' giusto non interrompere le buone tradizioni, in particolar modo quelle che il popolo (ma soprattutto il giornalista italiano) dimentica in fretta...!

MITICO PAVEL!!!

Voglio proporvi questa favolosa intervista a Pavel Nedved apparsa su Libero. Per visualizzarla cliccate qui (occorre Acrobat Reader)

domenica, agosto 26, 2007

JUVENTUS-LIVORNO 5-1

Adesso non esaltiamoci.

Come non avevo criticato la squadra nel difficile precampionato, ora non mi sento già campione d'Italia. E' bene mettere sul piatto della bilancia la nullità degli avverarsari (senza Lucarelli faranno fatica a salvarsi e Orsi non mi sembra l'uomo adatto a questa impresa) e la buona dose di fortuna avuta, in particolar modo nel gol che ha chiuso la partita (il 3-0 di Iaquinta).

Ieri sera ho visto una buona Juve, in particolarm modo nel primo tempo, a parte i 10 minuti iniziali in cui il Livorno è sembrato una squadra competitiva. Infatti dopo pochi istanti dal fischio dell'arbitro Gava, un'amnesia di Andrade aveva aperto la via del gol al Livorno, ma nessuno degli amaranto ne aveva approfittato. SI è poi svegliata la compagine bianconera con Nedved e soprattutto David Trezeguet sugli scudi: è suo il primo gol della Vecchia signora grazie ad un colpo di testa da distanza ravvicinata su perfetto suggerimento di capitan Del Piero dalla sinistra. Si andava al riposo su questo risultato e nella ripresa Iaquinta rilevava Alex. Detto, fatto, e Gava fischia un rigore (generoso...) e Vincenzo lo trasforma per il raddoppio bianconero (curosità: è l'unico calciatore in attività ad avere il 100€ di realizzazioni nei tiri dal dischetto... se non è un record poco ci manca!). Poi una ventina di minuti di noia totale e tra la pochezza del Livorno e l'incitamento costante del favoloso pubblico juventino, Iaquinta mette le chiappe su una coclusione di Nedved e spiazza Amelia. Palla al centro e nel giro di 3 minuti altre due reti, entrambi di Monsier Gol, in arte David Trezeguet: la prima dal limite dell'area su imboccata del Vincenzone nazionale, la seconda con un colpo di tacco a seguito di un clamoroso errore del portiere amaranto.

Prestazione ovviamente positiva e piuttosto convincente della Juve, ma ripeto di non esaltarci troppo e facilmente: già domenica a Cagliari si dovrà lottare per portare a casa i 3 punti.

Ecco i miei personalissimi voti:

Buffon 6
Salihamidzic 6
Andrade 6
Criscito 6,5
Chiellini 7
Nocerino 6,5
Zanetti 7,5
Almiron 6,5
Nedved 7
Del Piero 6
Trezeguet 8

Iaquinta 7,5
Zebina s.v.
Tiago s.v.

Ranieri 6,5


Voto generale alla prestazione della Juve: 7.

In questa settimana urge la cessione di Legrottaglie e l'acquisto di un centrale, anche come valida riserva. Non siamo ancora da scudetto, ma possiamo dire la nostra contro chiunque. E chissà che non si compia il miracolo....

Di sotto i gol di questa prima vittoria stagionale:

sabato, agosto 25, 2007

INTERVALLO DI JUVE-LIVORNO

Al 45' Juve e Livorno sono sull'1 a 0, autore del gol David Trezeguet di testa, su superbo invito di Del Piero dalla sinistra.

Una buona Juve cresciuta alla distanza, che ha interpretato bene la prima frazione di gioco dopo un avvio stentato. Buffon quasi mai impegato, non male le prestazioni di Andrade, Nocerino, Nedved e Alex, buona prestazione collettiva. Se non si cala nella ripresa i 3 punti sono pressochè assicurati.

Forza Juve sempre e... buon secondo tempo!

SI INIZIA!!!!!!!!!!

E così sta per iniziare il campionato più appassionante e juventinamente parlando più importante della storia recente e antiinformazionejuve seguirà ogni singola partita dei bianconeri.

Come al solito sono assolutamente graditi i vostri commenti in ogni post sulla partita di volta in volta disputata e come per la scorsa stagione partirà anche in questa il Fantaladri, ovvero la classifica degli errori arbitrali alle squadre che lottano contro la Juve e che la stampa, come sempre ha fatto, tenderà a nasconderci esaltando solo quelli pro-Juve.

Nella scorsa stagione (quella che ha visto il 47% delle partite falsate da errori arbitrali, ma per stampa e plebaglia in buona fede dato che ad usufruirne non era la Juve bensì i perdenti) a trionfare fu l'Inter. Ua vittoria molto più schiacciante rispetto quella ottenuta nel campionato aziendale: ben 10 punti di vantaggio sulla Roma e 13 sui cugini. Staccatissima la Fiorentina, che tenderò a nopn considerare in questa stagione (a meno che non emergano netti favoritismi a favore dei viola o di qualche altra compagine).

Si inizia quindi oggi pomeriggio con la Lazio che riceve i nostri cugini sfigati in piena emergenza. Io vedo un pareggio, ma ci può stare anche un successo granata. ALle 20.30 sarà il turno dei bianconeri, contro un Livorno piuttosto rinnovato rispetto l'ultima stagione. Tra i nostri assenti Grygera e Marchionni, Ranieri ha convocato i seguenti giocatori:

1 Buffon
3 Chiellini
4 Almiron
5 Zebina
6 Zanetti
7 Salihamidzic
8 Camoranesi
9 Iaquinta
10 Del Piero
11 Nedved
12 Belardi
14 Andrade
17 Trezeguet
18 Boumsong
19 Criscito
20 Palladino
23 Nocerino
24 Olivera
28 Molinaro
30 Tiago
33 Legrottaglie

In campo dall'inizio dovrebbero andare Buffon, Zebina, Andrade, Criscito e Chiellini, Salihamidzic, Nocerino, Almiron e Nedved, Del Piero, Trezeguet. Difficile che il tecnino bianconero proponga dall'inizio Camoranesi, qualche possibilità invece per Zanetti in luogo di Nocerino.

I toscani dovrebbero rispondere con Amelia in porta, Grandoni, Knezevic, Galante e Pasquale in difesa, A centrocampo Pulzatti e Loviso (inisponibilità dell'ultima ora di Giannichedda) centrali con i gemelli Filippini sugli esterni, Tristan e Tavano in attacco. Sembra tosto il reparto offebsivo, ma bisogna verificare la condizione di Tristan. Terrei un occhio vigile sulla punta di riserva Diamanti, ex Prato ed utore di un ottimo precampionato.

CHRISTIAN ROCCA E' TORNATO

Emerson al Milan. Peccato sia andato al Milan. Lo volevano tanto tanto anche i nerazzurri di Roberto Mancini. Non ci crederete, ma avevano pensato di prendere Emerson. Non contenti di essere diventati una squadra grazie a due campioni come Ibrahimovic e Vieira, gli indossatori di scudetti altrui si erano agitati un bel po’ per arruolare l’altro perno del centrocampo della Juventus capelliana, cioè di quella medesima squadra a cui è stato scippato (non senza complicità della proprietà juventina) lo scudetto di due anni fa. Per migliorarsi, dunque, gli indossatori milanesi si sarebbero volentieri affidati ai due centrali della squadra che, a detta loro, senza le schede sim di Luciano Moggi le avrebbe senz’altro prese da Farinos ed Emre. Non solo. Il centrocampo, di solito, è composto di quattro giocatori. In quella Juve defraudata, due erano, appunto, Vieira ed Emerson. Gli altri due, Camoranesi e Nedved, sono stati anche loro obiettivi di mercato dello squadrone morattiano.
La Juve rubava, ma per rafforzarsi gli indossatori di scudetti altrui hanno acquistato, pensato di comprare o tentato di tesserare, magari con telefonate spezzacuore del loro allenatore sciarpato, esattamente i quattro facitori di gioco di quella Juventus ladra e assassina. Più l’attaccante migliore, cioè Ibra. E pare che abbiano pensato, almeno così hanno scritto i giornali, anche all’altro attaccante, Trezeguet, per completare l’attacco e poter finalmente risistemare Recoba in giardino e Adriano al Billionaire. Buffon? Ovvio, hanno fatto la corte anche a Buffon, cioè al miglior portiere del mondo. E anche a Zambrotta.
Se solo le circostanze del mercato lo avessero permesso, e la grande distribuzione di Giovanni Cobolli Gigli fosse continuata agli stessi impetuosi ritmi degli inizi, gli indossatori di scudetti altrui e aziendali si sarebbero presentati al via del torneo che comincia oggi con otto undicesimi della squadra che secondo alcuni fini pensatori della Gazzetta dello Sport rubava i campionati via sms e non, come hanno spiegato in latino antico Camoranesi e Ibrahimovic, perché gli avversari, soprattutto se di nerazzurro vestiti, al loro cospetto se la facevano addosso.
Senza dimenticare, poi, i contatti (o i contratti) per prendere Luciano Moggi. La scommessa, ora, è individuare l’oggetto del prossimo desiderio nerazzurro. In cambio di un bel quadriennale a 24 milioni di euro, e di una parcella per i miei servigi di mediatore pari a quella riconosciuta ai manager di Chivu, sono abbastanza certo di riuscire a convincere anche il mio amico Giampiero Mughini a trasferirsi ad Appiano Gentile, se ce ne fosse bisogno.
Questo complesso di inferiorità e di invidia dei nerazzurri nei confronti della Juventus non è cosa nuova. Già in uno dei cicli vincenti precedenti (vincenti, naturalmente, per la Juventus), Massimo Moratti aveva scelto a) l’allenatore bianconero Marcello Lippi, b) il portiere Angelo Peruzzi, c e d) i due geni di quel centrocampo, Paulo Sousa e Vladimir Jugovic, per provare a non arrivare come al solito terzo. Andò a finire, come era giusto finisse, credo al quarto posto, visto che a completare la rosa c’erano Colonnese, Dalmat, Coco e una trentina di argentini di cui la metà terzini sinistri.
E’ normale, solo un tantino paradossale, che gli indossatori di scudetti altrui comprino o vogliano comprare soltanto i giocatori di quella Juventus che vinceva rubando. E così anche il Real Madrid e, ora, anche il Milan. Ciò che è più imbarazzante è che non ci sia un opinionista sportivo che lo faccia notare. Certo, dopo la sbornia manettara di calciopoli, ora sono stati parecchio impegnati a stracciarsi le vesti per lo “scandalo” della sentenza della Formula 1. Una vergogna, hanno scritto. Non si possono spiare gli avversari, hanno detto. E’ un comportamento sleale e chi lo fa merita la retrocessione, hanno commentato. Lo stesso sdegno, chissà perché, non ha trovato sfogo in occasione di altri spionaggi e neanche dei pedinamenti di calciatori, di arbitri, di guardalinee e di dirigenti del campionato di Serie A. Nemmeno una lacrima quando le cronache giudiziarie hanno raccontato di fatture pagate a società di investigazione impelagate in vicende non limpidissime. Non un frigno per gli intrecci societari e personali e professionali con chi oggi è in carcere per le intercettazioni illecite dell’anno scorso. Niente di niente. Alzano grida di dolore per la sentenza assolutoria della McLaren, ma nessuna curiosità sul perché la giustizia sportiva non si stia occupando della falsificazione dei bilanci calcistici già individuata dai magistrati di Milano.
Il silenzio dei giornalisti moralisti-a-metà potrebbe essere addebitato alla fede calcistica, ma forse è un pensiero piccino. Ricordare i ben visibili incroci azionari tra proprietà calcistiche ed editoriali è certamente un pensiero più consistente, ma finalmente oggi si gioca.
Christian Rocca

venerdì, agosto 24, 2007

SONO SBIGOTTITO... LEGGETE QUI!

Questo è un post molto interessante di j1897.com. Leggetelo perchè merita:



Ho scoperto in rete una versione diversa di una importantissima
intercettazione che è sembra sia stata pubblicata con dei tagli col risultato
di far apparire le cose diverse, molto diverse da quanto in realtà
fosse nel contenuto.

E' una delle poche intercettazioni in cui si parla di gioco.



confrontatele e traete le conclusioni


Questo è la versione che tutti conoscono.

Clicca qui


Pairetto a Dondarini prima di Samp-Juve:
«Devi vedere anche quello che non c'è» (5 maggio 2006)


una considerazione. Un imperativo, un ordine categorico.
E per di più un virgolettato, quindi citazione fedele sembrerebbe

invece...

Nelle le intercettazioni, "devi vedere" non c'è!

C'è invece la frase:

"Eh, bravo per vedere anche quello che non c'è, a volte"
completamente diversa!

Una constatazione, non un ordine tra chi parla al telefono
e chi ascolta.




VEDI PURE QUELLO CHE NON C'È


Di nuovo un'altro falso, mai detto, giocato sempre sull'equivoco
constatazione-ordine!


21/09/2004 (conversazione tra Pairetto e Dondarini che arbitrerà Sampdoria-Juventus.
La stessa sera è accertato che Pairetto andrà a cena a casa di Giraudo,
presente Moggi)

Parentesi. Che Pairetto abbia delle normali preoccupazioni
circa la fresca designazione di Dondarini a europeo
non interessa a nessuno...
Dondarini era appena stato designato arbitro
internazionale!

Infatti leggete cosa dice il pm Maddalena, che aveva archiviato
queste telefonata:

Clicca qui

Scrive il pm: “Per tre di queste partite non sono state registrate
conversazioni utili tra gli indagati, nel senso che gli arbitraggi di tali gare
non sono stati oggetto di particolari commenti e valutazioni”.
Si è parlato, invece, di Samp-Juve, finita 0-3. E qui c’è una delle più
incredibili mistificazioni giornalistiche degli ultimi anni. I giornali legano
a quella partita una telefonata a Pairetto da parte dell’arbitro Dondarini
(quella dei “cinquanta occhi che guardano”). La richiesta di archiviazione
invece dice chiaramente ed esplicitamente l’opposto: i due non parlavano
di Juventus, ma dell’inserimento di Dondarini nella lista degli arbitri
internazionali nelle liste Uefa. L’arbitro sarebbe stato sotto i riflettori
dell’Uefa, non di Moggi. Leggete che cosa ha scritto il magistrato:
“E quindi si tratta di conversazione assolutamente… innocua
(anche nell’ottica della peggior cultura del sospetto) perché di Samp-Juve
non si parla proprio e, men che meno, si parla o si accenna a un
arbitraggio di favore per la Juventus”.

Chiusa parentesi.



Pairetto: «Pronto»

Dondarini: «Gigi (Pairetto), sono Donda»

Pairetto: «Ciao Donda, come stai? (...) Mi raccomando domenica
che non ci salti tutto»

Dondarini: «Mercoledì, domani»

Pairetto: «Sì mercoledì ecco fai una bella partita, tu sai che lì...
sai che son sempre...»

Dondarini: «Eh, son particolari (...). Con cinquanta occhi bene aperti»

Pairetto: «Eh, bravo per vedere anche quello che non c'è, a volte (...)
non facciamo subito che si dica "Ah, bene, complimenti per le scelte»
(Dondarini è appena stato designato arbitro internazionale, ndr).

Dondarini: «Vedrai che non vi deludo»


IL RIGORE C'ERA

23/09/2004 (conversazione tra Pairetto e Dondarini il giorno dopo
la partita finita 3-0 per la Juve con un rigore contestato)

Dondarini: «Eh, bella battaglia hai visto?»

Pairetto: «Minchia»

Dondarini: «Ma questi della Sampdoria erano da fuori di testa (...)
Guarda ti giuro se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano
io non so come finiva (...). Poi sai ho dovuto dare quel rigore lì,
guarda che è di un netto Gigi»

Pairetto: «Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione» (...)

Dondarini: «Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma,
che la partita andasse a quella fine»



Da notare questa frase:
Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma,
che la partita andasse a quella fine»

ma vedrete cosa emergerà dal confronto proprio su questa frase....


ADESSO LEGGETE QUESTA DIVERSA VERSIONE!

L'ho trovata in un sito sampdoriano nel quale ovviamente interpretano
il contenuto a sfavore dello loro squadra, in realtà non si rendono conto
nemmeno loro del senso corretto di quelle frasi e il fatto che lo abbiamo pubblicato
loro dimostra che il contenuto non è taroccato certo a favore della Juve.

Da notare cmq che il sito sampdoriano l'abbia pubblicata malamente
perchè evidentemente non avevano interesse a capire... così io ho fatto
degli a capo. ma daltronde loro non si accorgono nemmeno di cosa
stanno realmente parlando i due, tanto profonda e radicata è la malafede...

I commenti tra le frasi sono quelli di originali sulla pagina web.

Clicca qui per leggere



Pairetto: "Mi raccomando, Donda... Fai una bella partita, che sai
che lsono sempre...

". Dondarini: "... particolari...

"Pairetto: "Infatti, quindi con cinquanta occhi bene aperti...
per vedere anche quello che non c'è, a volte...
So che arbitrerai benissimo".



La Juve vince 3-0. Il primo gol è su rigore concesso da Dondarini
fra le proteste. (Ovviamente le proteste fanno testo...)


Il giorno dopo al telefono Dondarini a Pairetto:

Dondarini: "Bella battaglia, hai visto? Questi della Samp
erano fuori di testa, se non c'erano i giocatori della Juve che
mi aiutavano, non so come finiva la partita... Ho dovuto dare
un rigore (alla Juve), che era di un netto, Gigi..."
"Emerson mi guarda subito come a dire "oh, ma questo è rigore",
e io tranquillamente fischio e indico il rigore, solo che sai lì nessuno
ha capito niente... il pubblico...
Poi per fortuna mi dicono che c'è l'inquadratura dietro la porta
che fa vedere che è nettissimo... Non puoi dare un rigore perché
è una grossa squadra?".


All'ultimo minuto il guardalinee segnala un rigore anche per
la Samp: fallo in area su Pagano. Dondarini indica il dischetto,
ma poi cambia idea e trasforma il penalty in corner. E' rissa.


Dondarini:"Mi ha detto (il guardialinee): "Donda, scusami, ho fatto
una gran cazzata, non dare il rigore, è solo angolo".

Allora, sul 3-0, gli ho detto: "Ma ormai diamo il rigore".
E lui mi fa: "No, assolutamente non darlo, perché facciamo
una figura di me**a". Alla fine l'episodio non è stato bello,
ma è meglio non averlo dato... Alla fine credo di averla portata
via limitando i danni...".

(da notare: si legge che l'arbitro avrebbe voluto darlo
ai doriani anche se non c'era!!!!!!!)

Ma il guardialinee è stato irremovibile.

ma veniamo alla cosa più importante

Avete visto come la versione sul Corriere riporta frasi diverse
che sembrano tagliate rispetto alla 2° versione:

«Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma,
che la partita andasse a quella fine»
che non è mai stato detto!!!!

Invece dice:

Alla fine credo di averla portata
via limitando i danni...".



Perchè esistono queste due versioni?

Non è la prova di una velina coordinata tra tutti media?

Se c'era materiale vero, perchè inventare e mistificare?

Mi pare una cosa estremamente grave e spero di aver fatto
una cosa utile nel presentarvela in maniera che quanti più juventini
possibile ne venissero a conoscenza.

Troppo ancora hanno dei dubbi purtroppo.

giovedì, agosto 23, 2007

INIZIA IL COUNT DOWN VERSO IL CAMPIONATO

Sabato sera, tra due giorni esatti, inizierà la stagione bianconera. Con le cessioni in comproprietà di Blasi e Zalayeta al Napoli il mercato dovrebbe essere concluso, anche se un ultimo colpo in entrata (difensore) lo farei.

Ieri è avvenuta la presentazione della maglia e vi dovevo le immagini ufficiali. Eccole:

Le maglie ufficiali 2007\2008

Un'altra immagine delle maglie


Corro il rischio di diventare impopolare, ma a me la prima maglia piace molto, nonostante i numeri rossi mi evochino ricordi piuttosto infausti. La seconda invece porta con se bei ricordi (la Champions del 1996), ma non mi fa impazzire, se non altro per quelle due insensate strisce orrizzontali gialle. Non siamo micca il Boca Juniors!

mercoledì, agosto 22, 2007

OGGI PRESENTAZIONE MAGLIA

Oggi verrà presentata la magliua ufficiale 2007\2008 durante l'amichevole con la Biellese (in diretta su LA 7 dalle ore 17.30), ma ormai anche i muri hanno capito quale sarà la divisa (ricordate lo scoop dallo JUVE STORE di Bari?).

In ogni caso, ecco a voi altre due immagini che toglieranno gli ultimi dubbi anche a coloro che ancora ne avessero.







juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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