venerdì, luglio 20, 2007

PAROLE SANTE!!!

Moratti, uno di noi. No, direttore, non saltare sulla sedia. Aspetta, fammi spiegare e raccontare chi può finalmente dire così e quanto vasta sia la famiglia, anzi la platea che può salutare il ritorno del figliol prodigo che forse non si era mai davvero allontanato. Un passo indietro, piccolo ma sincero. Quanto basta per vedere. E misurare. Senza lagnare. Comunque vada a finire la storia di Chivu, è evidente, anzi dichiarato dagli attori della vicenda e pure logico visti i comportamenti di tutte le parti in causa, che l’Inter aveva trattato, trovato e definito nei particolari un accordo e un contratto con il giocatore e con i suoi procuratori. Un contratto forse non scritto su carta, forse. Ma dettagliato e impegnativo, infatti viene rispettato come fosse proprio scritto nero su bianco.
Tutto questo è stato fatto quando non si poteva, anzi diciamo la verità: quando non si potrebbe fare. Ma si fa.
E’ possibile ancora, anche se ovviamente tutti lo negano, sarebbe tra l’altro evasione fiscale, che ai procuratori del giocatore sia stata versata dall’Inter una caparra. Soldoni, in nero. Comunque, anche fossero stati soldi regolarmente denunciati, quel pagamento non si poteva fare, era contro le regole del mercato calciatori. Soldi o non soldi, nel caso Chivu come in quello Suazo, l’Inter fa il suo mercato sopra, fuori e sotto le regole. E allora? Allora la lagna petulante delle indagini della giustizia sportiva? Ma siamo seri: quel che fa l’Inter di Moratti lo fanno, quando possono e quando capita, tutti, proprio tutti. Appunto. Indovinerà pure i congiuntivi, il che in questo nostro paese ne fa quasi uno statista, avrà pure un tratto signorile, ma Moratti, almeno nel calcio e da presidente di calcio, è proprio uno come tutti.
Ha più soldi ma, almeno nel calcio, ha la stessa disinvolta imprenditorialità di Zamparini. Non ha la pesantezza di linguaggio e di pensiero di Matarrese, ma ne condivide l’idea e la pratica di un diritto approssimativo, separato e arrangiato. Sicuramente telefona meno di Galliani, ma altrettanto apprezza collaboratori dal metodo, diciamo così, furbo. Quindi tutti i presidenti e dirigenti che abbelliscono bilanci, lavorano di plusvalenze, arrangiano e trafficano possono dire: Moratti, uno di noi. E altrettanto possono fare procuratori e procacciatori di affari che fanno sparire e ricomparire contratti, milioni, giocatori e stipendi. E lo stesso riconoscimento possono conferire a Moratti i tifosi di ogni colore per cui è malandrina solo la mano che si infila nella propria tasca, altrimenti, se la tasca è quella degli altri e il manager è quello di casa, allora si tratta di presidente abile e scaltro. Per capirci e per contare quanti di questi siano eventualmente tra noi domandarsi: e se la Sensi avesse trattato fuori dalle regole Ibrahimovic o Quagliarella, quanti avrebbero detto: "Embè?!". Alzare la mano e contarsi.
Dunque, che fai, che faccio, il moralista? Chiedo a Moratti di fare la parte della guardia in un gioco a guardie e ladri in cui guardie e ladri giocano nella stessa squadra? Non ci penso nemmeno. Però chiederei a questo punto a Moratti di farla finita con la storia dell’altro stile nerazzurro, di smetterla con l’aria svagata di chi non si occupa di miserie e tratta gli untuosi affari del calcio con i guanti. Per Moratti non voglio processi, né sportivi e neanche popolari. Non ho le prove documentali e neanche l’autorità morale per condannarlo e in fondo neanche per criticarlo più di tanto. Vive e opera nella giungla e si comporta di conseguenza. Però scenda dal pulpito e la faccia finita di dare dello "scimmione" a tutti coloro che in fondo sono attaccati alla liana come lui. Il mercato calciatori in Italia e forse anche altrove non è il luogo della regolata concorrenza ma quello di chi ha il bastone più grosso e mena di più. E’ un ring dove si colpisce anche prima e dopo il suono del gong e dove, se colpisci sotto la cintura, non c’è arbitro che ti fermi e c’è invece pubblico che applaude. Moratti presidente di calcio si è perfettamente adattato all’ambiente. Di questa sua "evoluzione" ne goda i vantaggi ma non si chieda, con aria stupita, perché dopo la Juve e il Milan, anche la sua Inter comincia ad essere sinonimo di prepotenza. Non perché vince, ma perché troppo lesta di mano. Confermo e concludo: anche se mi toglie Chivu alle sue condizioni e con i suoi metodi, Moratti non è peggiore degli altri. Ma ha scelto e mostrato di non esser migliore. E’ uguale. Moratti, uno di noi: in fondo lo potrebbe dire anche Moggi.

Editoriale di Mino Fuccillo

Nessun commento:



juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

Example