giovedì, marzo 01, 2007

ADDIO GRANDE GIORGIO



Si è spento l'opinionista che per anni sul Corriere della Sera e in Rai ha raccontato il calcio agli italiani

ROMA - Giorgio Tosatti, ex direttore del Corriere dello sport-Stadio ed ex presidente dell'Ussi (Unione stampa sportiva italiana), è morto a Pavia. Per anni è stato il commentatore di calcio del Corriere della Sera e della Rai: con le sue opinioni e i suoi commenti, era diventato uno dei simboli del giornalismo sportivo italiano. Il fratello Marco, che gli è stato vicino in questi giorni, così come la moglie Ivana, il figlio Bruno ha detto che si trattata di «una crisi improvvisa a stroncarlo»,
MORTO A PAVIA - Tosatti è morto a Pavia, dove era stato sottoposto a un trapianto di cuore lo scorso ottobre, al Policlinico San Matteo, dall'equipe diretta dal professor Mario Viganò. Nell'ultimo mese però delle complicazioni lo avevano costretto a rientrare in ospedale.

LA CARRIERA - Nato a Genova il 18 dicembre 1937 Tosatti ha iniziato la sua carriera di giornalista sportivo a Tuttosport. In seguito ha lavorato per il Corriere dello Sport, Il Giornale, Fininvest e Rai. Ha anche ricoperto la direzione del Corriere dello Sport, e negli ultimi anni è stato editorialista del Corriere della Sera. L’ultima apparizione in Rai alla Domenica Sportiva risale alla stagione 2005-2006. Giorgio Tosatti era figlio di un altro giornalista, Renato, che morì nella tragedia di Superga, il disastro aereo che il 4 maggio 1949 costò la vita ai giocatori del Grande Torino.

LIBRI E RICONOSCIMENTI - Per la sua competenzaè stato nominato, unico tra i giornalisti, Direttore tecnico ad honorem dal Centro tecnico di Coverciano e dall'Associazione allenatori. Nel 1999, con Gian Paolo Ormezzano e Francesco Campanella, è stato autore del libro "Il grande Torino". Nel 2005 ha dato alle stampe "Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Uomini e sfide in 40 anni di sport". È del dicembre 2006, infine, "Ritorno al colosseo".
MESSAGGIO DI NAPOLITANO - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio di solidarietà alla famiglia di Giorgio Tosatti. «Partecipo con sentimenti di sincera commozione al cordoglio per la scomparsa di Giorgio Tosatti, giornalista acuto e commentatore sportivo equilibrato e autorevole. Il mondo dello sport perde con Tosatti un protagonista di grande qualità e moralità».
RIVERA: «HA DATO SEMPRE IL MEGLIO» - Messaggi di cordoglio sono arrivati da molte autorità politiche e sportive. «C'è tanta amarezza - ha detto Gianni Rivera - nell'apprendere che Giorgio Tosatti, un grande giornalista, ci ha lasciati. Un personaggio che ho conosciuto a fondo, apprezzato per la sua equilibrata "penna", sia quando ancora calcavo i campi di calcio, ma anche quando avevamo occasione di confrontarci in Tv. Ha sempre dato il meglio della sua professionalità.
«Ed ora vien da chiedersi come faremo senza di lui. Eravamo amici, ma anche di più - ha detto il presidente del Coni Gianni Petrucci -. Con lui lo sport italiano ha perso un grande amico oltre che un impareggiabile cantore».

ERA IL PALLONE D'ORO - «Per noi azzurri era il Pallone d'oro dei giornalisti»: con queste parole il Pallone d'oro dei calciatori e capitano della nazionale italiana campione del mondo, Fabio Cannavaro, ricorda Tosatti. «Il più bravo - aggiunge Cannavaro - e certamente il più autorevole. Sentire i suoi commenti era un piacere ed anche un dovere. Nella sua competenza trovavi sempre un'idea, un'osservazione giusta anche per noi che il calcio lo viviamo dal di dentro. Si vedeva che lui capiva perfettamente sul piano tecnico quanto succedeva, per questo non aveva bisogno di ricorrere spesso alla polemica»
01 marzo 2007


Addio a Tosatti, lo sport perde un grande maestro

Scomparso a 69 anni, editorialista del Corriere della Sera e Rai, ex direttore di un Corriere dello Sport-Stadio di grande successo.

Giorgio non era una persona facile. Era duro, immediato, sempre sicuro di sé. Quando avevo vent'anni e lui era il mio caporedattore ne avevo un terrore fisico. Avevamo un grande direttore al Corriere dello Sport, ma, Ghirelli mi scuserà, io ascoltavo solo Giorgio. Era suo il parere che contava, suoi gli ordini che mi portavano un po' più avanti. Non aveva mai dubbi, era di una sincerità imbarazzante per dei subalterni, si rigirava il mestiere fra le mani e lo restituiva semplice. Quando si sentiva rimbombare la sua voce per i corridoi, si sapeva che qualcuno stava per soffrire. Amava essere spettacolare nei rimproveri, gridava forte ma puniva piano. Intorno a lui eravamo tutti un piccolo branco di giovani lupi pronti a sbranarci per farci notare. Ci sembrava che non potesse esserci altro giornalismo che il suo, altro modo di scrivere che quella sua asciuttezza libera e dura, e forse era così. Diceva, un giornale deve avere un sentimento. Può essere la melassa che mettono gli altri, o la forza che mettiamo noi. Ma non lasciate mai un giornale senza sentimenti. È stata la cosa più importante che ho imparato.
A volte, quando eravamo soltanto amici, mi diceva che da lassù avrebbe letto con grande attenzione quello che avrei scritto il giorno della sua morte. «Conterò gli aggettivi e ti manderò al diavolo». Diceva che ne usavo sempre troppi, che chi sa scrivere non deve preoccuparsi di dimostrarlo a ogni riga. «Scrivi la prima frase sincera», diceva. Sì, ma cosa vuoi che dica? «Scrivi che sono stato un uomo libero».
È vero, Giorgio è stato un uomo libero e tempestoso, sempre avvinghiato alle proprie convinzioni, sempre disposto a rompere amicizie per difenderle. Era un vecchio socialista deluso dalla sinistra. Pretendeva molto da chi lo frequentava, non era facile stargli accanto. Era ingombrante, Giorgio, ma amarlo non era un problema. Era molto più quello che ti dava, quello che insegnava a ogni incontro. Sapeva essere scortese e tenero, un capo sempre, anche quando teneva i suoi figli in braccio. Era profondo e scomodo, era difficile tenere la sua rotta, la forza del suo vento. Ma sentivi che accanto a lui crescevi.

Ha sempre lavorato come un matto, per fame, diceva. Restò orfano quando aveva dodici anni. Un giorno andò a prendere suo padre al giornale e gli dissero che non c'era, era morto poche ore prima. «Avrei voluto fare il chimico», raccontava sorridendo con gli occhi dispersi fra il fumo del sigaro pregustando la sorpresa che regalava, «ma non c'erano soldi». Meno male. Perché Tosatti ha fatto molto più di quel che dicono adesso le agenzie. Non è vero che continua la tradizione del grande giornalismo italiano, da Roghi a Brera fino a lui. Ho portato la valigia di Gianni Brera per quindici anni, gli ultimi della sua vita, e non aveva niente in comune con Tosatti. Brera era sarcastico, amaro, rotondo, coltissimo, inimitabile, solo. Giorgio era un maestro spigoloso, Giorgio ha fondato una scuola, ha insegnato giornalismo con le parole e con i gesti. Amava costruire professionisti, migliorarli pezzo dopo pezzo, a volte umiliandoli, a volte con una tenerezza disperata.

Ha fatto per quasi vent'anni il grande opinionista televisivo. Questo gli ha dato una popolarità che gli piaceva. La gente lo fermava per strada e lo trattava come fosse un attore. Ricordo che nelle passeggiate nel centro di Roma teneva benignamente sempre la manina alzata perché la folla «ossequiosa» aumentava ad ogni passo. Teneva moltissimo al suo ruolo in televisione, ma io giurerei che fino all'ultimo il suo piacere è stato scrivere. Amava guidare lo sport dalle colonne dei suoi giornali, amava non la forza del potere, ma il piacere di averlo. Voleva sapere tutto, metteva bocca su tutto. Ma amava il sentimento della scrittura, lo studio della tecnica, dell'effetto. E forse, più di tutto, era un fantastico costruttore di giornali, un organizzatore, uno scopritore di notizie. Un grande direttore. I suoi pezzi, le sue idee, le sue battaglie, le sue vendite facevano andare noi giovani in giro per il mondo con l'arroganza di chi pensa di portare un messaggio. Ma era il suo messaggio.

Non ho pietà di Giorgio adesso, non vorrebbe mai. Non trovare una scusa per mettere un altro aggettivo, mi direbbe. Quando morì suo padre lui non pianse mai anche se era un bambino. Detestava le debolezze. Però, Giorgio, se chiudo dicendo che ti voglio bene e che stasera mi sento solo e un po' scemo riuscirai a non rimproverarmi almeno stavolta?

Mario Sconcerti
01 marzo 2007

Fonte: Corriere.it


Vorrei anch'io esprimere il mio cordoglio alla famiglia Tosatti per il gravissimo lutto che l'ha colpita e che ha privato il giornalismo italiano di un onesto e competente professionista, un fuoriclasse della carta stampata.

Il senso di questo post, oltre che per onorare la morte di Tosatti, è, come al solito polemico: oggi sono stato in alcuni forum (Juve, Milan ed Inter) per vedere come è stata appresa la notizia.

Ovviamente, e non avevo dubbi, nei forum dei tifosi bianconeri si possono ben vedere centinaia di messaggi di cordoglio, di gratitudine all'uomo nonchè al professionista; il quello del Milan la situazione è abbastanza simile (con qualche stupido a dar prova di ignoranza), ma quello che mi ha lasciato di stucco, e non avevo dubbi, è il forum dei tifosi merdazzurri (interfans.org).

Io voglio fare un'operazione di cronaca e di denucia, ricopiando ogni post denigratorio verso il grande Giorgio, al fine di far capire fin dove ammonta l'ignoranza di certi italiani (per fortuna solo di una piccola parte) e a che livello infimo possa arrivare la decadenza umana (interista in particolare).

Prima di iniziare vorrei dire alcune cose:

1) Ogni cosa che posterò è presa in toto da quel forum, senza citarne l'autore (non per rispetto o privacy, ma perchè mi farebbe schifo);

2) L'AUTORE DEL BLOG SI DISSOCIA DA OGNI COSA QUI SOTTO RIPORTATA E RITIENE SIA OFFENSIVO NON SOLO VERSO L'UOMO E LA SUA FAMIGLIA, MA ANCHE VERSO QUALSIVOGLIA PERSONA ABBIA UN MINIMO DI DIGNITA' E SENSO UMANO;

3) Ricordiamo, infine, che quando morì il Sig. Facchetti Giacinto, tutto l'universo juventino (ad eccezione di alcuni imbecilli in curva) ha avuto verso l'ex dirigente nerazzurro parole di ripetto e cordoglio, un sincero senso di dispiacere non ancora rinnegato. Come si dice in gergo: signori si nasce, animali si resta!

4) Prego a chiunque non se la senta di leggere certe cose o si sentisse in qualsiasi modo offeso dalle parole che qui seguiranno, di non leggere o eventualmente di spedire critiche al forum sopra citato.


Questi sono alcuni dei messaggi deliranti dei poveri interisti.


Grandissimo giornalista...un paio di palle!

In tutta sincerità non me ne può fregare di meno. Era un servo di juve e milan, altro che gran giornalista.

La sua scomparsa e' solo un bene per il giornalismo sportivo italiano.

E' sconveniente dire che il giornalismo ci guadagna se un servo del potere smette di sparlare? Uno stronzo colluso resta tale, da vivo e da morto..... La sua scomparsa non cambia l'opinione che ci siamo fatti di lui ai tempi delle intercettazioni (e in molti, anche prima).

Un morto stronzo è sempre un morto, uno stronzo morto è sempre uno stronzo!

E perchè dovrei rispettarlo?

Grande uomo di calcio un *****. non me ne frega niente di Tosatti!!

la verità è che da una posizione privilegiata il signor tosatti ha spalato merda per anni sull'inter, senza possibilità di replica.
e come uomo si è comportato in maniera disonesta, ci sono le prove delle sue mosse meschine ed eticamente discutibili.

Ma siccome c'è la tendenza a indultare la vita dei delinquenti, una volta morti, adesso si sprecano le lodi a questo farabutto.

Perchè non c'è niente di peggio di un giornalista che dice il falso e serve un padrone facendo i suoi interessi. Tosatti era tutto questo. Uno dei tanti che oggi proliferano in italia, un paese che in quanto a libertà di stampa sta nel mezzo del terzo mondo..... (commento mio: detto da un'interista... Con che coraggio!!!

Le persone care piangeranno, i nemici no e sinceramente spero sia cosi...rispetto la morte, di sicuro non tosatti.



E mi fermo qui... Alcuni ho preferito non scriverli in quanto ho riportato solo quelli molto gravi, ma di altre frasi offensive verso Tosatti ce n'era a bizzeffe in quel forum.

Voglio con una riflessione sul livello di civiltà che hanno raggiunto i tifosi di calcio. Leggete bene le frasi dei bastardi perdenti qui sopra e rispondete a questa semplice domanda:

COME SI PUO' PRETENDERE CHE CAMBI IL CALCIO QUANDO E' COMPOSTO DA QUESTA FECCIA UMANA?

Vorrei sperare che queste persone (persone?) rappresntino l'eccezione al pensiero degli italiani, ma ho paura di sbagliare. Come dissi in occasione della morte di Facchetti, in certe circostanze, davanti ad avvenimenti così gravi, non devono esistere rivalità (specialmente sportive). E attenzaione: questa non è ipocrisia! Io non mi ritengo ipocrita per aver tessuto le lodi di Giaconto alla sua morte, sebbene non sia stato tenero con lui in vita. Non sono ipocrita, ma non rinnego nemmeno quello che scrissi di lui: nemico sul campo, ma degno di rispetto, in particolar modo nel giorno della sua dipartita.

La civiltà è una qualità che non tutti hanno, purtroppo. In Italia si personano genitori che uccidono bambini, figli che ammazzano mamma e papa; pedofili e stupratori; ladri e delinquenti di vario genere (soprattutto quelli da Stadio). Ma non gli avversari calcistici, almeno in molti casi.

Forse qualcuno mi criticherà per queste parole, per questa piccola generalizzazione, ma io la vedo una cosa gravissima, il solito malcustume sportivo italiano, che conseguentemente non può che riflettersi sulla vita di tutti i giorni, crando i vergognosi scemi cui ogni giorno ci narrano i TG.

Vergogna ancora una volta a voi, alla vostra mentalità cruenta e primitiva. Possiate annegare nel fango da voi stesso creato e pagare severamente per il male che fate. Si il male, perchè non posso che pensare sia una bestia una persona che da dello stronzo ad un morto!

P.S.: Cari interisti che attaccate Tosatti a prescindere, non crediati che fosse juventino. Come tutti sanno tifava Torino, ma era un professionista ed elogiava e criticava chiunque a suo avviso ne fosse meritevole, senza condizionamenti. E, badate bene, l'essere amico di Moggi non porta alla dannazione e, soprattutto, non vale tutti gli insulti che gli avete rivolto.

Addio Giorgio. Da lassù aiuta far ritrovare credibilità al giornalismo italiano....

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