giovedì, settembre 28, 2006

LA PRATICA JUVE....

Una testimone rivela: così Telecom faceva spiare il mondo del calcio
«Pratica Como», anzi Juve

Intercettati i telefoni del club bianconero, della Figc e di Alessandro Moggi
Tutta la Gea nel mirino secondo lo scoop di «Repubblica»: controllate le figlie di Geronzi. Il nome del fascicolo riporta alla mente le vicende del crac del club lariano e le previsioni di Mancini sui guai di Moggi. Ufficio indagini da oggi al lavoro anche sui rapporti Moratti-Nucini

ALBERTO PASTORELLA

MILANO. Pratica Como: perché le intercettazioni richieste su utenze intestate alla Figc, alla Ju­ventus, alla Gea avevano, nel co­dice utilizzato in Telecom, questo nome? E’ questo uno degli aspetti sui quali stanno indagando gli in­quirenti per capire fino in fondo che cosa ci sia dietro la situazione scoperchiata da una impiegata Te­lecom, e rivelata ieri dal quotidia­no La Repubblica, che a metà giu­gno ha svelato ai magistrati i rap­porti sempre più contorti tra i co­siddetti “spioni” e il mondo del cal­cio. E di come l’azienda di Tron­chetti Provera, negli anni scorsi, avesse approntato anche sul “pal­lone” un vero e proprio dossier.

Perché, questa è l’ultima novità emersa dalle indagini sulle inter­cettazioni, c’erano anche i telefoni della Juventus ad essere intercet­tati nel 2003 su indicazione di Adamo Bove prima e poi di Fabio Ghioni, entrambi uomini Tele­com a stretto contatto con Giulia­no Tavaroli, ex numero uno della Security Telecom. E quelli di Car­raro, attraverso le utenze Figc, e di Alessandro Moggi, con la Gea. Il teste chiave del nuovo filone del­l’inchiesta, a suo tempo, si era sempre più insospettita delle ri­chieste che le pervenivano da par­te di Bove. Anche perché le utenze da intercettare riguardavano sem­pre più uomini del mondo dello sport, dello spettacolo, persino del­la Banca di Roma. E proprio que­st’ultima circostanza ha fatto ca­pire che tra gli intercettati ci fos­sero anche le due figlie di Geron­zi, Chiara, giornalista del tg5 ed ex socia della Gea, e Benedetta, che lavora in Federcalcio all’uffi­cio marketing.

L’impiegata Tele­com, quando ha capito che qualco­sa non tornava e che spiegazioni non ne venivano date, ha scelto di passare al contrattacco. Ha copia­to file e tabulati, che adesso sono nelle mani della magistratura.

Pratica Como: perché? Perché, forse, l’idea di effettuare intercet­tazioni alla Telecom potrebbe es­sere partita proprio dalle notizie relative ai fondi neri del Como, un’inchiesta nella quale erano coinvolti l’allora presidente Enrico Preziosi e anche l’ex direttore ge­nerale della Juventus, Luciano Moggi. Una circostanza, l’inchie­sta di Como, che era stata tirata in ballo anche da Roberto Mancini in una delle tante “accuse a di­stanza”. Ma a prescindere da quel­lo che può essere stato l’elemento scatenante (non va dimenticato il famoso colloquio-denuncia dell’ex arbitro Nucini con i dirigenti ne­razzurri), resta il fatto che le ulti­me notizie aprono squarci inquie­tanti.

I documenti che due mesi fa l’impiegata ha consegnato ai ma­gistrati sono circostanziati: cata­logati con numeri progressivi, so­no suddivisi per intercettazioni. Quelle della Juventus, ad esempio, effettuate su Luciano Moggi, sono quelle che vanno dal 112 al 119, mentre quelle dal 128 al 135 ri­guardavano le utenze della Banca di Roma. Tra gli intercettati anche Enrico Ceniccola, guardalinee assai vicino all’arbitro De Santis, che ieri ha reagito così alla noti­zia: «E’ ovvio che fosse un mezzo per controllare Massimo, anche perché c’erano utenze a me inte­state che erano in uso a De San­tis ».

L’articolo de La Repubblica non è passato inosservato ai magistra­ti romani che indagano da mesi sulla Gea. I pm Luca Palamara e Maria Cristina Palaia già ieri mattina hanno avuto colloqui con il colleghi milanesi in riferimento all’esistenza di intercettazioni che avrebbero riguardato personaggi coinvolti nell’inchiesta sulla Gea. Al vaglio dei Pm romani ci sono eventuali iniziative da intrapren­dere (acquisizione di documenti) alla luce del recente decreto legge che impone la distruzione di ver­bali di intercettazioni illegali.
Ma la questione quanto prima riguarderà anche l’Ufficio Indagi­ni di Francesco Saverio Borrelli.

Senza il materiale della magistra­ture, gli atti a disposizione sareb­bero davvero pochi, anche se è già cominciata la raccolta di tutti i do­cumenti, articoli di giornali e in­terviste sull’argomento. L’obbligo di trasmettere gli atti alla giusti­zia sportiva esiste solo per il reato di frode sportiva (attraverso i suoi due filoni: scommesse e illeciti). Al momento, non siamo in presenza di queste circostanze, ma i rap­porti tra Borrelli e la Procura di Milano sono tali per cui, se si potrà arrivare ad una collaborazione, non ci saranno certamente ostaco­li. L’Ufficio Indagini sa bene che uno degli elementi chiave sarebbe l’ex arbitro Nucini. Ma non sarà facile convincerlo a testimoniare: non lo ha fatto davanti alla Boc­cassini, a suo tempo; non lo ha fatto quest’estate nel primo filone di Calciopoli. Perché dovrebbe cambiare idea proprio adesso?

Moratti, intanto, ostenta tran­quillità e commenta così la vicen­da nella quale la sua società ri­schia di essere pesantemente coin­volta: «Se mi deve chiamare l’Uffi­cio Indagini, fa bene a chiamarmi. Che ci sia Borrelli mi fa molto pia­cere, perché è una persona molto per bene, ma chiunque altro ci fos­se stato, sarebbe stata una perso­na all’altezza».


Ho come l'impressione che presto spariranno quei ghigni da certi facce... Voi che ne dite?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

spariscono, spariscono, leggi le previsioni che ho fatto già alcuni giorni fa sul mio blog: il post si intitola previsioni.
Grande Mirko come sempre!

Mirko ha detto...

Ho letto, molto interessante. Sa si dovesse avverare tutto contattami che ti offro una cena...

Grande anche a te...!



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NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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