lunedì, ottobre 02, 2006

VERDELLI, CANNAVO'..... CI SIETE? FATEMI CAPIRE....

Andiamo con la consueta carrellata di articoli...

MILANO, 1 ottobre 2006 - L'ex responsabile della sicurezza di Telecom, Giuliano Tavaroli, nel suo interrogatorio di venerdì con i giudici milanesi che indagano sull'acquisizione illegale di informazioni riservate, avrebbe parlato di un'attività di spionaggio nei confronti dell'arbitro Massimo De Santis commissionata, almeno in parte, dall'Inter (contraddicendo quanto dichiarato dal patron nerazzurro Massimo Moratti nei giorni scorsi).

A rivelarlo è il suo legale, l'avvocato Massimo Dinoia: "L'attività - dice - è stata commissionata dall'Inter, dalla sua dirigenza, ed è stata svolta in parte da Tavaroli, in parte da Cipriani dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto". Gli accertamenti avrebbero riguardato soprattutto controlli sul patrimonio dell'ex fischietto internazionale e si sarebbero svolti "tra la fine del 2002 e gli inizi del 2003". Tavaroli è stato sentito nel carcere di Voghera, dove è rinchiuso dopo l'ordinanza di arresto nei suoi confronti emessa dal Gip Paola Belsito il 20 settembre scorso. L'ex manager di Telecom, che sarà risentito dai magistrati tra qualche giorno, avrebbe poi escluso l'esistenza di conti irregolari all'estero a disposizione dei vertici della società.Dal canto suo, Emanuele Cipriani, nell'interrogatorio di garanzia sostenuto davanti al gip di Milano, Paola Belsito, dopo il suo arresto, ha spiegato che il suo rapporto di lavoro con il gruppo Pirelli-Telecom cominciò inizialmente solo con Pirelli, "quando c'era il dottor Sola", ma l'exploit, in termini di quantità di incarichi, si verificò con l'avvento di Giuliano Tavaroli in Telecom. Da quel momento in poi, "c'è stato un momento in Pirelli - ha raccontato - in cui erano più di una squadra di calcio in ufficio". L'investigatore privato ha anche detto di non escludere che "su alcune pratiche" ci potessero essere informazioni "non legali", prima dell'arrivo di Tavaroli, il quale, quando Cipriani cominciò il suo rapporto con Pirelli, "era all'Italtel, lontanissimo da Telecom". Intanto si è appreso che domani pomeriggio il capo Ufficio indagini della Figc Francesco Saverio Borrelli vedrà De Santis, mentre martedì si svolgerà l'atteso incontro tra Borrelli e Moratti.


Ultime da Calciopoli: si è dimesso Ruperto, al quale Guido Rossi aveva affidato la Caf. Strano. Aria di restaurazione o missione compiuta? Per fortuna, Borrelli ha deciso di resistere. Lo attendono il dossier De Santis e la patata Inter-Telecom. Nello spot dei legionari, il telefono allungava la vita. Nel calcio, allunga i mandati. Tavaroli ha pizzicato Moratti. Immagino la curiosità del capo dell’ufficio inchieste. E del neo-commissario Pancalli.

Roberto Beccantini

Fonte: LaStampa.it

Moratti e De Santis: brutta storia

Il caso Inter-De Santis, così come emerge dal calderone dello scandalo Telecom, è eticamente molto grave. In un’intervista rilasciatami il 22 settembre, Massimo Moratti ha dichiarato di non temere nulla. Urge un supplemento di chiarezza: come andarono esattamente le cose? Nelle carte in possesso degli inquirenti figura anche il nome di Christian Vieri, un altro della tribù dei pedinati. Ignoro quali possano essere gli effetti pratici e immediati su Calciopoli. Mi auguro che Francesco Saverio Borrelli receda dal proposito di dimettersi da capo dell’Ufficio indagini ed entri in azione al più presto. Un deferimento per violazione dell’articolo 1 (doveri e obblighi di lealtà) mi sembra il minimo.

Di solito, sono i mariti che piazzano un detective alle costole delle mogli. O viceversa. L’arbitro è «cornuto» a prescindere. Nel caso specifico, stagione 2002-2003, non c’era bisogno di far pedinare De Santis per scoprire come arbitrava. Un barboncino al guinzaglio dei potenti fino a quando, nel 2005 o giù di lì, i designatori gli hanno fatto balenare la possibilità di rappresentarci ai Mondiali, e allora ha cambiato leggermente metro. Restano i danni procurati, soprattutto all’immagine della Juventus ma non solo, con fischi smaccatamente partigiani. Certo, nella penultima finale di Supercoppa vinta dall’Inter al Delle Alpi, annullò un gol valido a Trezeguet. Era stato uno degli assistenti a suggerirglielo, Copelli: lo stesso che, a Reggio Calabria, non aveva colto la plateale bracciata di Balestri.

Per la cronaca, e per la storia, De Santis si dice «schifato» dalle morbose attenzioni del patron interista, ma intanto si è beccato quattro anni di squalifica dalla giustizia sportiva. Come dire, carriera finita. Proprio «acqua e sapone» non doveva essere. Nulla di personale, sia chiaro. Era il suo modo di arbitrare che mi mandava in bestia. Un maggiordomo. Non l’unico. Il più plateale. Ciò non toglie che Moratti, facendolo pedinare, sia sceso al suo livello. Ripeto: non ce n’era assolutamente bisogno.

Altra cosa. Non bisogna confondere le intercettazioni illegali del caso Telecom con i nastri di Calciopoli, autorizzati dalle procure di Napoli e Torino. Senza cimici, il più grande scandalo del calcio italiano non sarebbe venuto a galla. Nello stesso tempo, non dobbiamo mescolare una legittima iniziativa della magistratura con una sentenza, quella della Corte federale, che ha creato una forbice vergognosamente larga: troppo alla Juventus, troppo poco alle altre.

Il popolo bianconero si sente accerchiato dall’Inter: Moratti, Tronchetti Provera, Guido Rossi, Telecom. Il grande complotto. La grande vendetta. L’Inter non è vergine, prova ne sia il pasticcio Recoba, archiviato a suo tempo con repellente buonismo. Inoltre: nel 2004, la Procura di Napoli si rivolse al Cnag, il centro nazionale autorizzazioni giudiziare della Telecom, per comunicare le intercettazioni delle utenze di Moggi, Bergamo e Pairetto. Quando si dice il destino (o qualcos’altro): al Cnag, lavorava il Giuliano Tavaroli che oggi è sulla bocca di tutti. La fantasia galoppa: non poteva non venire a conoscenza dell'indagine che i magistrati Beatrice e Narducci stavano conducendo proprio sul trio. Una banale coincidenza, per carità. Che però, alla luce degli sviluppi più recenti, diventa inquietante. Sempre che sia confermata. Tavaroli ha detto ai pm che il suo referente era Carlo Buora, amministratore delegato di Telecom e vice presidente dell'Inter. Clamoroso al Cibali.

Domanda: Moratti sapeva? Altra domanda: se sì, cosa e fino a che punto? Ciò premesso, se dalle registrazioni non fosse affiorato il Moggi para-designatore, alla Juventus non sarebbe successo nulla. Ripeto: nulla. Non appartengo al partito del «mal comune mezzo gaudio». In base al teorema, tutto da dimostrare, l’Inter, avrebbe goduto di indubbi vantaggi: dalla conoscenza, in anteprima, degli intrallazzi altrui al tono soft da tanere nelle telefonate con B & P. Hai capito i chierichetti?

Viviamo in un Paese che strizza l’occhio ai gaglioffi, ai malandrini: li preferisce ai grigi ricercatori di un briciolo di lealtà, chiamati, con disprezzo, moralisti. Trascrivo un brano di un articolo di Piero Ostellino, che sulla Juventus in B non la pensa assolutamente come me, pubblicato sul «Corriere della Sera» del 22 settembre: «Si dice che l’indignazione sia l’anticamera dell’azione politica. Ma nessuno più sembra indignarsi nelle nostre società secolarizzate. Pare prevalere una sorta di “liberalismo senz’anima”...».

Preciso subito che non si riferiva a Calciopoli, ma a uno scenario più universale e terribile, lo scontro Papa-Islam. Sperando di non mancare di rispetto a Ostellino, trovo che la frase calzi a pennello anche per il mondo dello sport super-professionistico e le sue deviazioni. Mi viene in mente l’alba di Calciopoli: un’indignazione condivisa e spalmata su tutto lo stivale. Poi, di fronte ai verdetti, ci siamo spaccati. Non più indignati, ma tifosi. Ribadisco che San Dulli ha partorito un mostro. E che, per tornare al caso del giorno, le indagini ad personam non sono il Massimo dell’eleganza. Chiudo con una battuta di un tifoso juventino che, evidentemente, non ha perso il buon umore. Se aveva dei sospetti, Moratti avrebbe dovuto rivolgersi alle autorità competenti. Cioè a Moggi. Come Paparesta dopo il sequestro di Reggio Calabria.

Roberto Beccantini


Moratti e il dossier sull'arbitro De Santis
Borrelli vuole sapere chi l'ha pagato

Massimo Moratti in tre puntate. Agosto 2006, intervista a Claudio Sabelli Fioretti (Sette del Corriere della Sera): "Tempo fa - chiede l'intervistatore - l'ex arbitro Nucini venne da voi e vi raccontò tutto il marcio che c'era nel calcio". Risposta di Moratti: "Lo mandammo dai giudici ma non confermò il suo racconto. Ebbe paura delle conseguenze".

"Poteva denunciare la cosa lei". Risposta del patron nerazzurro: "Temevo che fosse una trappola per farci fare brutta figura. Però nacque la voglia di capire che cosa ci fosse di vero".

Metteste sotto sorveglianza l'arbitro De Santis.

"Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla".

Moratti fase due: le stesse cose le ha ripetute, poco tempo fa, a Roberto Beccantini della Stampa. "Potevano offrirci delle informazioni su De Santis...".

Moratti 3: in questi giorni il patron nerazzurro ha smentito di aver fatto pedinare l'arbitro romano. In ambienti interisti si sostiene che la ricevuta di pagamento alla società di Cipriani, scoperta a Londra, si riferiva a un dossier fatto commissionare dall'Inter su Bobo Vieri: anche questo comunque è proibito.

Sepp Blatter, numero 1 della Fifa, è stato molto severo: "E' antisportivo fare pedinare un arbitro. L'Inter avrebbe dovuto rivolgersi alla Figc". Perché non lo ha fatto, Moratti è pronto a spiegarlo all'Ufficio Indagini, quando lo chiameranno.

Il dossier su De Santis chi l'ha commissionato? Chi lo ha pagato? Chi lo ha visto? La prima parte di "Operazione Ladroni" è nota ormai: ma la seconda? Ci sono i tabulati con le telefonate? Probabile, quasi certo. Non ci dovrebbero essere intercettazioni ma dal traffico telefonico si possono scoprire molte cose. Tanti comunque sono ancora i punti oscuri. Il club di Milano non dovrebbe avere grossi problemi a livello di giustizia sportiva, anche se il caso è del tutto inedito. Moratti invece rischia una squalifica a tempo. Anche se è convinto, e lo sta dicendo in questo giorni, di non aver fatto nulla di male. Le precedenti dichiarazioni, però, lasciano qualche ombra. La vicenda Telecom comunque è molto complessa: sarà un lavorone per Francesco Saverio Borrelli, che come previsto ha ritirato le dimissioni. Come rivelato oggi da Repubblica, le spie Telecom controllavano anche Juventus e Gea. Luciano Moggi è da mesi che lo diceva...

Fonte: Repubblica.it


Ah giusto, a chi non fosse chiaro, L'INTER NON RISCHIA NULLA PERCHE' IL REATO E' PRESCRITTO!!!

Ora io mi chiedo: perchè far scoppiare Farsopoli nel 2006? Forse perchè i 4 anni per la prescrizione scadevano proprio quest'anno (le intercettazioni illegali sono del 2002).

Voglio fare i miei complimenti a tutta la societa F.C. Inter (da oggi verrà chiamata INTERcettatori) per l'ottima strategia messa in atto e per i fantastici interpreti (Rossi, Riperto, Sandrulli, Borrelli, Moratti, Provera) di questa disgustosa vicenda!

Qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che sia stato tutto in complotto per affondare i nemici (il Milan si è salvato per la "forza politica") e vincere in tribunale ciò che non conseguivano sul campo da quasi 2 decenni (infatti negli ultimi 2 anni in Italia hanno vinto solo gli INTERcettatori) ?

So bene che il reato è prescritto, ma PRETENDO la revoca dello scudetto agli spioni e che tutte le tifoserie avversarie si coalizzino contro questi BASTARDI che si sono sempre spacciati per onesti, quando sono i più schifosi nel mondo del calcio!

E, per inciso, non voglio nulla a favore della Juve: vinceremo sul campo e torneremo in A con le nostre forze, la potenza indistruttibile di una squadra più forte di tutto!

Conculdo con questa bella notizia, che nessuno sa perchè nessun media l'ha pubblicata (strano, no?)

Milano Finanza insiste: «Sensi deve vendere la Roma»


Nonostante la smentita della società,«472 milioni di debiti».

Sensi deve vendere. A scriverlo è il quotidiano "Milano Finanza" che in un articolo pubblicato ieri ha sottolineato come il gruppo Italpetroli del presidente giallorosso debba dar vita a cessioni o quantomeno pensare a un intervento di ricapitalizzazione per rimanere in vita. Il quotidiano non fa altro che ribadire il messaggio contenuto nella certificazione della «Pricewaterhouse», dove emerge l’indebitamento della famiglia Sensi. La situazione patrimoniale richiede un piano risanatorio efficace e tempestivo: «La situzione patrimoniale del gruppo al 31 dicembre 2005 - si legge nell’articolo - evidenzia un patrimonio netto negativo di 81,1 milioni, compresa la perdita di 30 milioni registrata proprio nell’ultimo esercizio. L’indebitamento complessivo, ricapitolano i revisori nella relazione, risulta pari a 472 milioni di cui 412 milioni nei confronti delle banche».

Il tutto nonostante le dismissioni che negli ultimi mesi hanno dato linfa vitale al gruppo petrolifero. Milano-Finanza spiega poi come anche il futuro della Roma sia in bilico: «Per la cessione della società ci sono progetti interni di coinvolgimento della famiglia Toti (anche se sono state smentite trattative e contatti)». Il quotidiano illustra anche l’accordo con la Banca di Roma: «A garanzia del processo di risanamento due anni fa la Banca di Roma è entrata nel capitale dell’Italpetroli con una partecipazione di carattere finanziario pari al 49%. Successivamente è stato definito un nuovo patto pluriennale (2006-2015) che attraverso significative dismissioni e altre azioni di risanamento, dovrebbe confermare la capacità del gruppo di ridurre il debito e conseguire un’adeguata redditività». Infine un’ultima previsione: «Sono in molti ormai a scommettere sulla cessione della Roma»

Fonte: Milano Finanza.

Andiamo avanti così, come sempre: bilanci in rosso e pedinamenti, i quali, ci scommetto, resteranno impuniti. Ragionate, però, sul fatto che i bilanci in rosso sono un danno per l'intera economia e i pedinamenti (qualora fossero veri, ma personalmente non ho dubbi) darebbero vita ad un caso triste quanto tragico.

Io sono fiero di essere Juventino, oggi più che mai. Interisti, levatevi il prosciutto dagli occhi e comprenderete lo schifo che c'è nella vostra società! Vergognatevi e chiedete scusa a tutti, restituite lo scudetto e potreste anche essere perdonati (non da noi, ma dagli altri tifosi).

La situazione però è quella che tutti sappiamo, gli unici a pagare sono stati i bianconeri e gli altri ci hanno solo guadagnato, malgrado pedinamenti e bilianci truccati. Quindi.....


IN CULO A TUTTI!!!!!

Nessun commento:



juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

Example