domenica, luglio 06, 2008

QUALCOSA SI MUOVE?

Bertini: ''Denuncio Gussoni e la Federcalcio''
News - 06/07/2008 10.37.13


UNA FURIA. Eh sì, l’ex arbitro internazionale di Arezzo Paolo Bertini spara a zero: «Sono stato dismesso dall’Aia, da Gussoni, per normale avvicendamento. Ma vi rendete conto? Vogliono far passare per cosa seria una motivazione che è una barzelletta. Un arbitro può essere dismesso per motivi tecnici. Ebbene, prima che venisse fuori l’intera vicenda il mio comportamento e il mio rendimento erano esemplari. Per cui l’Associazione Italiana Arbitri poteva punirmi per motivi disciplinari ma soltanto al termine del processo in corso, se dovessi risultare colpevole. Così è una carognata bella e buona. Per cui, d’accordo con il mio avvocato, ho deciso di denunciare Gussoni e l’Aia che si sono comportati molto peggio della giustizia sportiva. Ce l’ho con loro, ce l’ho con la Federazione, ce l’ho con chi mi vuole cucire addosso reati che non mai commesso».
A PROPOSITO di giustizia sportiva Paolo Bertini ricorda che è stato assolto dall’accusa di frode mentre c’è un giudizio in corso per quanto riguarda le schede svizzere. Già, le schede svizzere sono, forse, il peso più grosso che grava sulla testa dell’ex arbitro di Arezzo, nonché di Paparesta e Pieri. E qui Bertini parte di nuovo all’attacco: «Secondo gli inquirenti Luciano Moggi avrebbe posseduto un centinaio di queste schede da cui risulta qualche telefonata con Arezzo. Telefonata che è stata associata al mio nome. Punto primo: io non ho mai posseduto quelle schede e di conseguenza non ho mai parlato con Moggi. Punto secondo: nessun giudice, finora, è stato in grado di dimostrare il contrario. Fra l’altro se avessi parlato con Moggi dovevano accusarmi di illecito sportivo, invece sono stato incriminato per violazione dell’articolo 1, ovvero per comportamento scorretto. Un’accusa che mi fa cadere le braccia dal momento che agli arbitri non era vietato parlare con i dirigenti. Tanto è vero che Collina, intercettato in colloqui con Galliani e Meani del Milan, non solo non è stato rinviato a giudizio ma è stato nominato designatore arbitrale. La giustizia è uguale per tutti? Macchè, è vero l’esatto contrario».
Però anche la procura di Napoli contesta a Bertini il reato di associazione a delinquere finalizzato alla frode sportiva, nell’ambito dell’inchiesta penale su Calciopoli.
E qui l’ex arbitro aretino sputa tutto il veleno che è stato costretto a ingoiare in questi due anni: «Io mi domando: ci sono in Calciopoli partite comprate e vendute? No, assolutamente. E ancora: cosa c’entro io con le schede svizzere? Nulla. E infine: c’è una sola intercettazione telefonica in cui io pronuncio qualche frase compromettente? Neanche per sogno. Per esempio con i designatori Bergamo e Pairetto parlavo spessissimo e non c’è una parola che non sia corretta. Posso avere commesso, questo sì, errori tecnici. Un errore clamoroso, ad esempio, lo feci in Perugia-Inter danneggiando pesantemente la squadra nerazzurra. Faccio presente che la partita fu giocata a gennaio e da quel momento a fine stagione arbitrai solo due volte. Siccome ero diventato da poco arbitro internazionale non credevo che fosse applicata nei miei confronti una censura tecnica così pesante. Ciò sta a dimostrare, appunto, che non ero un privilegiato».
PAOLO BERTINI è un uomo che si sente travolto da un mare di ingiustizie: «C’è stato in questi giorni un patteggiamento fra Paparesta padre e figlio e la Juventus. Ebbene, io e il mio avvocato, assaliti da dubbi legittimi, abbiamo chiesto di vedere quegli atti e non ce li hanno fatti vedere. Le sembra giusto, le sembra corretto? Vede, mi vogliono distruggere ma io che al calcio ho dato tanto nel calcio voglio restare. Magari come dirigente di una squadra oppure in seno all’Aia. Ovviamente quando l’Aia si sarà liberata di personaggi come Gussoni e compagni. Sa perché vorrei restare dentro il calcio? Anche e soprattutto per avere un peso decisionale ed evitare che certe atroci ingiustizie non abbiano a ripetersi. Tutti finora hanno parlato, scritto, sentenziato. Adesso tocca a me. E non avrò riguardo per nessuno, proprio come hanno fatto gli altri con il sottoscritto».

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel blog, peccato che lo aggiorni poco.

Gigi

Mirko ha detto...

Ciao Gigi,

putroppo da un pò di tempo a quasta parte ho molto meno tempo a disposizione per aggiornare il blog causa problemi personali. Ma conto di tornare a pieno regime il prima possibile. Anche per questo da tempo cerco qualcuno che mi dia una mano...

Anonimo ha detto...

Tra i tanti protagonisti volontari ed involontari di Calciopoli, colpevoli ed innocenti, ce n’è uno che sta zitto, non protesta, non accusa: aspetta. Aspetta che la giustizia faccia il suo corso e lo riabiliti del tutto. Prima che il destino lo faccia fuori del tutto.

Pasquale Rodomonti da Teramo, già arbitro internazionale, vive infatti con un tumore, Linfoma di Hodgkin, che combatte con grande volontà e serenità anche se lo ritiene frutto di quella maledetta stagione dello scandalo. «Abbassamento del sistema immunitario», diceva la diagnosi. «Un maresciallo aveva trascritto male le intercettazioni, sostituendo il mio nome a un altro... - ha dichiarato Rodomonti al Direttore editoriale dell’Italpress Italo Cucci, in un’intervista che sarà pubblicata integralmente domani sul quotidiano "Il Roma"-. No, adesso non lo dico, lo dirò se sarà necessario...Sta di fatto che mi stanno ammazzando.... Io con lo scandalo di Calciopoli non c’entro niente, e glielo dico -ha dichiarato a Cucci- solo perchè ci tengo alla sua opinione su di me. In questo momento mi sento male da morire: mi hanno massacrato e mi sono ammalato gravemente».

È sereno Rodomonti. «Perchè non ho fatto niente di cui pentirmi, solo qualche gol annullato a volte per errore mio, altre con la collaborazione del guardalinee come in quell’Udinese-Juventus 2-1 del febbraio 2005...Non chiamavo nessuno, io, nè avevo tessere telefoniche esotiche...Mi son sempre fatto i fatti miei e anche oggi non ho nessuno da attaccare...Neanche i marescialli del copia/incolla che mi hanno distrutto la vita...Ah, sì, una telefonata l’ho fatta, a Meani, l’addetto agli arbitri del Milan, una vecchia conoscenza, ma non per chiedere favori...Si parlava di una mia decisione nella partita col Brescia, giudicata esatta dagli esperti. E si è fatto dell’umorismo perchè lui mi ha visto un pò stempiato e mi consigliava l’esperto di trapianti di capelli di Berlusconi...Bè, adesso non c’s trapianto che tenga...». (La Stampa)



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