martedì, luglio 08, 2008

INTERVISTA A PIERO OSTELLINO

Risponde Piero Ostellino - Parte prima


Piero Ostellino, editorialista di punta del Corriere della Sera e penna tra le più apprezzate del panorama giornalistico odierno, è stato direttore del celebre quotidiano milanese tra il 1984 e il 1987.
Scrive per il Corriere da ormai 41 anni: corrispondente da Mosca e Pechino, durante gli anni della Guerra Fredda, è un profondo conoscitore dei sistemi politici comunisti.
Di orientamento liberale, ha fondato nel 1963 il Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino, di cui è ora presidente onorario. Ha diretto dal 1990 al 1995 l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) di Milano. Autore di numerose pubblicazioni, è stato insignito del premio Campione d'Italia e del premio Saint-Vincent.


1. Cosa significa per lei la Juve?
Diciamo che è il primo amore, perché sono diventato Juventino quando avevo sei o sette anni, quando nella Juventus giocavano ancora Vycpalek, Depetrini, Rava, Korostolev, il primo Boniperti, Parola, insomma, diciamo così, la vecchia Juventus.
Quindi, è stato per me il primo amore, prima ancora di avere, come dire, un amore di natura affettiva e sentimentale.

2. Ricorda perché è diventato Juventino e può rievocare il primo ricordo bianconero?
Io credo che Juventini si nasca, credo che lo dicano persino San Tommaso o Sant'Agostino, dicendo che l'uomo è toccato dalla grazia divina: ha la fede se è toccato dalla grazia divina. Io sono Juventino, perché sono stato toccato dalla grazia divina.

3. Qual è la gioia più grande che le ha regalato la Juve e quale la maggiore tristezza?
La gioia più grande: tutti gli scudetti, uno dopo l'altro.
La più grande tristezza è l'ingiustizia perpetrata da una giuria creata ad hoc, che ha emesso una sentenza che interpretava un diffuso sentimento popolare, cioè una sentenza fatta al bar sport invece che in un tribunale. Una cosa che può succedere solo in questo paese.

4. Lei che ha conosciuto da vicino l'Avvocato e suo fratello, cosa ci può raccontare della loro passione per la Juventus? Era veramente così profonda ed esclusiva come appariva a noi tifosi?
Era una passione vera, profonda, forte, esattamente come la mia, con la sola differenza che loro ci mettevano i soldi ed io soltanto il tifo.
Ma era una passione vera e profonda: l'Avvocato Agnelli era un autentico tifoso, ma non solo un tifoso, e così il Dottor Umberto. Dei grandi conoscitori del calcio, amavano il calcio, e per questo erano tifosi della Juventus.

5. Qual è, invece, il grado di Juventinità di John Elkann, l'erede designato dall'avvocato, al quale vanno l'onore e l'onere di gestire anche la squadra più amata dagli italiani?
Beh, io ho simpatia per questo ragazzo, perché nei suoi confronti tendo ad adottare, almeno per quello che riguarda la Juventus, quel famoso detto napoletano, "a fessa in man’ a 'e creature" ... Io ho l'impressione che la Juventus sia una cosa troppo grande, nella sua storia, nelle sue dimensioni popolari, nella sua forza, per essere gestita da un ragazzo intelligente, per bene, ma sicuramente "una creatura", come direbbero i napoletani.

6. Quando ha letto e ascoltato le intercettazioni di Luciano Moggi, cosa ha provato? In quei nastri c'era solo quello che c'era da aspettarsi intercettando un alto dirigente di una squadra di serie A, o altro?
Moggi faceva quello che io ho poi scritto anche sul Corriere della Sera, era un uomo di relazioni.
Lei crede che il capo delle relazioni esterne della Fiat, della Vodafone, o di qualche altro grande gruppo internazionale, non si comporti allo stesso modo?
Cioè, crea una rete di relazioni. Questa rete di relazioni, e questo modo di fare relazioni, è persino studiato nelle università americane. Io Moggi l'avrei fatto presidente della FIGC: così, al successo dei Campionati del Mondo di due anni fa, Blatter sarebbe venuto a premiare gli italiani, invece di non venire.

7. Allo scoppio di Calciopoli, poche voci di Juventini autorevoli, tra cui la sua, si levarono a difesa della Juventus. Per contro, nessun non-Juventino ha avvertito l'esigenza morale di dissociarsi dal clima di linciaggio di quei giorni. Qual è il motivo?
Perché siamo un popolo di conformisti, perché ci adagiamo sul conformismo, sul politicamente corretto (si diceva questo) e, siccome il moralismo prevale sulle regole del gioco, tutti hanno aderito ad una formula moralistica, in funzione anti-Juventina, per odio viscerale nei confronti della Juventus o anche soltanto per imbecillità.

8. Più in generale, cosa pensa dell'atteggiamento della stampa italiana nel trattare l'argomento calciopoli, sia quella "amica", legata alla famiglia Agnelli, che quella legata ad altri gruppi editoriali? Perché tutti si son trovati d'accordo nel bersagliare la Juve?
Si sono trovati d'accordo a bersagliare la Juve, perché la stampa italiana, almeno sotto questo profilo, ma troppo spesso (purtroppo) non solo sotto questo profilo, è semplicemente oscena, cioè non fa il suo mestiere, non va a cercare le cose, ma reagisce emotivamente e sul piano di un moralismo d'accatto che non ha nessun senso.
Lo vediamo quotidianamente sul piano della politica, l'abbiamo visto in occasione di calciopoli nei confronti della Juventus ... la stampa italiana, comportandosi come si è comportata, ha semplicemente confermato che noi siamo un popolo di cialtroni.

9. Le intercettazioni non vengono mai divulgate per caso. Si è mai chiesto quale interesse, se sportivo o altro, ha mosso la mano che ha passato, violando il segreto istruttorio, quelle di Calciopoli ai media?
Io non saprei chi e perché abbia mosso la mano, però vedo i risultati: vedo il risultato di una sentenza ridicola, vedo il risultato di un processo altrettanto ridicolo, vedo che è stato regalato all'Inter un campionato che non è stato nemmeno indagato: gli è stato semplicemente regalato un campionato, regalato (guarda caso) non da un avvocato di diritto sportivo, ma un avvocato di diritto societario ... beh, tutte queste coincidenze sollevano molti sospetti.

10. Immediatamente dopo l'uscita delle prime intercettazioni, fu fatto il nome di Gianni Letta come commissario straordinario della FIGC. Perché naufragò quella candidatura?
Io ho il sospetto, e forse più di un sospetto, che quella candidatura non sia passata perché erano gli stessi proprietari, gli stessi azionisti della Juventus, che volevano Guido Rossi.
Guido Rossi è un mio amico, è un uomo di straordinaria intelligenza, di grande cultura politica, e anche di grande cultura giuridica. Però è un uomo di potere, cioè è l'uomo del potere consolidato nel nostro Paese.
E come tale, e anche come giurista di diritto societario, nei processi ai quali ha partecipato, ha sempre ragionato in questi termini: è stato ed è il grande tutore dell'establishment italiano.
Quindi, non mi stupirei affatto se altri due grandi esempi di establishment consolidato, che tra l'altro sono i tutori dei successori dell'Avvocato Agnelli, e cioè Gabetti e Franzo Grande Stevens, … non mi stupirei affatto se fossero stati loro, ad aver interpellato Guido Rossi e ad aver fatto in modo che arrivasse alla FIGC.

11. Nel processo sportivo si è giudicato Moggi come il "sequestratore" di Paparesta, una leggenda metropolitana difficile da sradicare. Quanto l'ha sorpresa scoprire un anno dopo, dall'abbinamento (da dimostrare) schede straniere/arbitri, che Paparesta, secondo i CC ed i PM, faceva parte della "cupola"? Come è giustificabile un Paparesta presentato prima come vittima e poi tra i "cattivi"?
Basta vedere come funzionano i processi italiani, anche di diritto penale ... si massacra una persona per 15 anni, e poi, dopo 15 anni, dopo che la si è massacrata e che le si è rovinata la vita, si scopre magari che era innocente.
Una giustizia del genere è una giustizia orrenda, è una giustizia che non fa giustizia, ma semplicemente che massacra il suo prossimo. Questa è l'Italia, uno stato non del diritto ma del rovescio.

12. Quale spiegazione si è dato del fatto che le indagini, stranamente interrotte nel 2005, riprendono con un'altra lunga ondata di intercettazioni tra la fine del 2006 ed il 2007?
Quando la Juventus dimostra di avere forza sufficiente per riprendersi, va in serie B e vince il campionato di serie B, torna, … c'è il rischio che ritorni di nuovo alla ribalta, che torni di nuovo forte, e via di questo passo. Chi nel frattempo ha stabilito il proprio potere all'interno della FIGC, nei gangli della giustizia sportiva, insomma chi oggi detiene il potere, in qualche modo fa tutto il possibile perché questo non accada.

13. Nelle intercettazioni, sono in molti a non vederci nulla di penalmente rilevante. I giustizialisti ripiegano, allora, sulla tesi che la prova è nelle telefonate non intercettate, quelle delle Sim svizzere. Si è mai chiesto perché, conosciuto un numero svizzero di Moggi fin da febbraio 2005, non l'abbiano intercettato, pur potendolo fare, come confermano varie sentenze della Cassazione Penale?
Non hanno mai intercettato perché in realtà le intercettazioni non servono a individuare dei comportamenti penalmente rilevanti, ma servono soltanto a trovare delle giustificazioni per sputtanare il prossimo. Questa è la funzione delle intercettazioni in Italia.
Se lei fa caso e legge le intercettazioni che sono pubblicate sui giornali, servono soltanto a rovinare la reputazione di Tizio, Caio e Sempronio, ma non hanno nulla di penalmente rilevante: questa è la funzione, è una funzione politica, non giuridica.

14. Una associazione con i tratti della mafia e della P2 si spende per guadagnare potere personale o per fare gli interessi di un avversario (Carraro, Galliani, ...) favorendone l'elezione? Punta ai grandi mezzi di informazione, o si accontenta di "istruire" il Processo di Biscardi che arrivava al 4% di share?
No, semplicemente, questi magistrati sono convinti di “essere in missione per conto di Dio”.

15. Il clamore mediatico, per non parlare di gogna, con cui è stata trattata calciopoli, e gli ingenti danni sportivi ed economici già comminati alla Juve, possono influenzare il GUP di Napoli? La Procura di Napoli saprà garantire un giusto processo agli imputati?
Beh, io mi auguro di si. Mi auguro che in Italia ci sia ancora “un giudice a Berlino”, come si suol dire, che in qualche modo sia in grado di ripristinare un minimo di giustizia. Staremo a vedere. Devo dire, in verità, che in queste circostanze ho sempre timore che prevalga il moralismo sul diritto: cioè, in altri termini, che questi magistrati siano soltanto degli ex sessantottini che non riescono a capacitarsi di essere diventati sessantottenni.

16. Si dice che tra i fratelli Agnelli ci fosse un patto, dopo che Umberto dovette rinunciare alla presidenza della Fiat a causa del veto di Cuccia, che attribuiva al solo Umberto la gestione e la responsabilità della Juve. Quel patto è stato tradito nell'estate 2006?
Si dice anche che esista una clausola, nel testamento dell'Avvocato, che impedisce la cessione della Juventus a terzi. Secondo lei, queste voci hanno un fondamento?
Mah, io non sono in grado di dire se siano voci o ci sia un fondamento, però, a giudicare dal comportamento sia dell'Avvocato Agnelli che del Dottor Umberto, direi che hanno un forte fondamento. Che mi deriva anche da un'altra constatazione: l'unico che porta ancora il nome di Agnelli, cioè Andrea, figlio di Umberto, oggi si dedica al golf e non mette più piede allo stadio. Forse sarebbe il caso di chiedersi, e di chiedergli, il perché.

17. C'è stata una grande differenza di impostazione rispetto alla tradizionale difesa da parte del Gruppo Fiat e della Famiglia Agnelli di tutti i propri dirigenti coinvolti in inchieste giudiziarie (da Romiti a Mattioli, da Grande Stevens a Gabetti): la Triade è stata immediatamente scaricata. Lei ha avuto la percezione che il gruppo intendesse disfarsene in fretta? Perché? È stata una decisione saggia, dal punto di vista processuale?
Io credo che tutto quello che è successo sia il riflesso di una faida familiare, tra gli eredi designati dell'Avvocato, cioè gli Elkann, e l'erede di Umberto, cioè Andrea.
Faida familiare, nella quale si sono trovati coinvolti Moggi e Giraudo, che stavano dalla parte di Umberto, che erano gli uomini di fiducia di Umberto. Dalla faida familiare, è nata calciopoli: calciopoli è figlia di questa faida familiare.

18. Non crede che Montezemolo, Gabetti, Grande Stevens e Elkann fossero abbastanza influenti da evitarci questa vergogna, e che avrebbero dovuto seguire la strategia del Milan e di Berlusconi, soprattutto considerando che di prove di illeciti non ce n'erano?
Faccio solo una considerazione: negli Stati Uniti, l'azionista di una grande società, che non difenda la società da un'accusa impropria, è responsabile dei danni che subisce la società e finisce puntualmente in galera.
Un azionista di riferimento, un grande azionista, ha il dovere (oltre che il diritto) di difendere la propria società, perché, se non la difende, fa un danno agli altri azionisti. Questo è il diritto societario in un paese civile. Da noi, non succede nulla di tutto questo. Perché?

Continua...

Fonte: www.ju29ro.com

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