venerdì, maggio 11, 2007

MORATTI A RISCHIO

LO SCUDETTO NON PORTA SERENITA'

Moratti è a rischio .per il caso De Santis. Borrelli ha chiuso l'inchiesta: possibile una squalifica

di GUGLIELMO BUCCHERI


Attenuare. Offuscare. Ridurre. La strategia dell’Inter, da quando ha vinto lo scudetto, è di rendere piccoli i successi degli altri: Mancini ha detto che se il Milan vincerà la Champions non varrà quanto il trionfo dei nerazzurri in campionato e se la Roma si avvicina alla conquista della Coppa Italia, per Massimo Moratti è soltanto «argent de poche», monetine per ordinare un caffè. Questione di punti di vista. Il 6-2 dell’Olimpico non è indolore come si vuole far credere. «Nei giocatori c’erano poche motivazioni - ha detto il presidente interista -, del resto non le ho provate neppure io. Non parliamo di alti e bassi perchè questo è stato l’unico momento basso durante tutto l’anno».

L’eliminazione con il Valencia evidentemente non lo è stata abbastanza. Certo, è comprensibile che l’Inter non voglia cedere al disfattismo per una sera nata male: ne ha tutte le ragioni, nella stagione in cui è tornata a vincere lo scudetto dopo 18 anni e lo ha fatto battendo molti record. Ma il rumore della sconfitta con la Roma ha disturbato molti cuori. La faccia di Mancini, ai due gol di Panucci, era esemplare, e pure il suo atteggiamento disincantato nel finale. Così come era palpabile negli spogliatoi l’irritazione di Moratti rivivendo sensazioni che pensava lontane per sempre. «Per il ritorno dobbiamo comunque crederci, è difficile ma nel calcio possono succedere i miracoli», ha insistito nel commento.

La realtà è che l’enorme gioia provata a Siena per lo scudetto si è un po’ stemperata. Era impossibile mantenere la tensione alta tra i calciatori che puntano alle vacanze e a rimettersi dagli infortuni: l’Inter è praticamente in ferie da due settimane. In più si sono creati piccoli e antipatici intoppi. Ne è un esempio la festa annullata per la concomitanza con la finale milanista di Champions League e per le proteste di chi riteneva ingiusto che si chiedesse un obolo consistente a chi voleva parteciparvi. La festa, molto più ristretta, si terrà martedì 15 nella villa di Moratti a Imbersago, in Brianza, una splendida dimora con annesso il campo di calcio dove il presidente scende in campo per le partitelle con gli amici, o almeno lo faceva quando era in vita Facchetti. Sarà un happening strettamente privato, al quale sono stati invitati i giocatori con le famiglie. Una cena per tenersi allegri e festeggiare i 62 anni che Moratti compirà mercoledì, anche se la ritirata suonerà presto, perchè giovedì c’è il ritorno di Coppa Italia, quello in cui «tentare il miracolo».

Per il presidente sono ore fastidiose. Non bastasse la batosta sul campo, ieri si è saputo che il capo degli inquirenti federali, Borrelli, ha chiuso l’inchiesta sulle informazioni che sarebbero state raccolte illegalmente sull’arbitro De Santis e che emergerebbero dalla vicenda più complessa dello spionaggio Telecom. Un dossier che era catalogato sotto il nome «Operazione ladroni» e che sarebbe nato dopo una conversazione in cui l’ex arbitro Nucini avrebbe avvertito Giacinto Facchetti di fare attenzione alla piovra arbitrale e ai maneggi per danneggiare l’Inter messi in pratica con la regia di Moggi. Borrelli passerà le conclusioni al procuratore Palazzi che potrà archiviare tutto ma si sussurra che gli 007 federali avrebbero trovato riscontri sufficienti a far pensare che l’Inter si sia davvero mossa e abbia indagato sui conti privati e su altri aspetti della vita dell’ex arbitro di Tivoli, indicato come il «leader» della presunta Cupola delle giacchette nere. De Santis starebbe preparandosi a chiedere i danni al club nerazzurro.

Se Palazzi deciderà di procedere è possibile che si arrivi ad una imputazione per Moratti sulla base del fatto che il presidente non poteva essere all’oscuro di tutto. La pena in ogni caso sarebbe minima: una squalifica di qualche mese per violazione dell’articolo 1 sulla lealtà sportiva. Ma il provvedimento sporcherebbe l’immagine di un dirigente che ha sempre esibito il rispetto delle regole e la trasparenza come suoi punti di forza.

Fonte: Stampa.it (Leggi l'articolo)


Una penalizzazione? La galera sarebbe il minimo se ci fosse giustizia. Ma siamo alle solite, o mano leggera o prescrizione quando di mezzo ci sono squadre non bianconere di Torino. Brutta l'invidia, eh?

P.S. Dopo la notizia del pentito di stamattina (tutta da verificare, ma strana nella tempistica), mi sorgono alcune considerazioni:


1) Si diceva: non c'è neanche una telefonata in cui moggi parlava con arbitri e/o guardalinee, mentre altri lo facevano. Dopo un po' salta fuori la faccenda delle schede svizzere date anche ad arbitri.
2) Si diceva: le schede si riferiscono al campionato 2004/05 per cui la Juve è già stata giudicata. Il giorno dopo si pala di schede anche nel 2005/06.
3) Si diceva: ma è possibile che non ci sia un giro di soldi? Ora si tira fuori anche la presenza di regali.
4) Si diceva: possibile che non c'è un pentito? Ora salta fuori il pentito che, tra l'altro, era un personaggio facilmente rintracciabile anche un anno fa, visto i suoi contenziosi con la società di cui qualsiasi giornalista in cerca di me**a da tirare addosso alla Juve poteva venirne a conoscenza.

E' come se, in base ai tentativi di difesa, qualcuno vada di volta in volta a cercare le prove per smontarli... Ed il tutto lo si sbatta sui giornali, in barba alla privacy ed alle legittime tutele!

Ma poi, di che parlamo? Sappiamo tutti, come Mario Serio, giudice della corte di appello federale, abbia commentato la sentenza che ha sbattuto in B la Juve: "Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comume e ci siamo messi sulla stessa lunghezza d'onda".

Senza parole....

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juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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