martedì, agosto 08, 2006

LA "POVERA VITTIMA" DI MOGGI: L' INTER....!


Questo articolo è un lavoro (ottimo) svolto da Papace Simone, un nuovo membro di antiinformazionejuve. Presentando il suo scritto, colgo l'occasione per ringraziarlo pubblicamente.

FORZA JUVE SEMPRE!!!!!!!!!!!


Nessuno della nostra mirabile stampa pone l'accento sul fatto che una settimana fa Sandulli aveva dichiarato il campionato 2004/2005 regolare, mentre una settimana dopo, come per magia, il campionato (pag.78 delle ultimesentenze, punto 1) viene dichiarato ritirato "per l'accertata alterazione ad opera della società e dei suoi dirigenti..."

Quando l'Inter rischiò la serie B
INTERVISTA A PAOLO ZILIANI

Un libro di Paolo Ziliani ricostruisce la storia di una «combine» mancata col Genoa nel 1983. C'era di mezzo il totonero ma la Federazione e la stampa preferirono insabbiare tutto.

Ziliani, allora cronista de «Il Giorno», denunciò l'accordo e fu duramente attaccato da Gianni Brera. «Scrisse che eravamo inattendibili perché non eravamo lombardi e odiavamo Milano. Quando scoppia uno scandalo, il giornalismo sportivo fa sempre scattare dei meccanismi difensivi: Pantani e il processo alla Juve lo dimostrano»

Il 27 marzo 1983, venticinquesima giornata di serie A, l'Inter vince 3-2 a Marassi contro il Genoa. Il gol decisivo, a cinque minuti dalla fine, lo realizza Salvatore Bagni. Però non esulta nessuno. Anzi, i compagni sembrano arrabbiati. Negli spogliatoi si scatena una rissa. Giorgio Vitali, ds del Genoa, dice a fine gara: «I dirigenti dell'Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul piano umano». La sensazione di tutti è che la partita doveva finire 2-2, e qualcuno si è dimenticato di avvertire Bagni.

Due giovani cronisti de Il Giorno, Paolo Ziliani e Claudio Pea, decidono di indagare. Scoprono che in tanti avevano scommesso su quella partita, giocatori compresi. L'inchiesta tiene banco per cento giorni e sfocia in due inchieste, una federale e una penale (totonero). Entrambe insabbiate. Genoa e Inter vengono prosciolte per «insufficienza di prove», formula al tempo neanche contemplata.

Ventidue anni dopo, Ziliani ha raccontato quell'inchiesta in un bel libro: "Non si fanno queste cose a 5 minuti dalla fine!" (Limina, pp 147, Euro 13.50).


LE VERITA' NASCOSTE
tratta da www.disinformazione.it/inter.htm"
E' l'ennesimo mistero dell'italica pedata.
Insomma, nel caso dello Spezia siamo davanti a una catena di controllo che termina con una fiduciaria. Con il "velo" posto da quest'ultima si aggira il divieto imposto all'articolo 16 bis delle Noif, ossia «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale».
La norma è molto restrittiva, al punto da chiarire che «un soggetto ha una posizione di controllo di una società o associazione sportiva quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti di organi decisionali; ovvero un'influenza dominante in ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari vincoli contrattuali».
In altre parole, se per pura ipotesi dietro alla Fiduciaria Emiliana, posta a capo della catena di controllo dello Spezia, si nascondesse Massimo Moratti, socio di riferimento dell'Inter che ha venduto il pacchetto di controllo del club ligure, ciò sarebbe vietato dalle Noif.
Analogo caso sarebbe se dietro alla fiduciaria si nascondesse la Fininvest di Berlusconi, che possiede la quasi totalità del Milan.
Il regime del Codice di giustizia sportiva contempla sanzioni a carico delle società (previsto all'art. 13) e dei loro dirigenti e soci. Per i club si va dalla minima "pena" dell'ammonizione, sino all'esclusione dal campionato di competenza, con conseguente retrocessione alla serie inferiore: nel caso della conquista del titolo di campione d'Italia, può essere revocato. Il Codice prevede anche per i club «la non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni». Per i dirigenti e gli azionisti, l'articolo 14 del Codice prevede la sanzione lieve dell'ammonizione, sino ad arrivare all'inibizione temporanea o la squalifica a tempo determinato sino a un massimo di cinque anni. Nei casi più gravi è stata prevista «nei confronti del dirigente, socio di associazione otesserato, la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria dellaFigc...»
MAI STATI IN B? SI, E' VERO...PERO'...
L'Inter sfiorò la retrocessione nel campionato 1921/1922 salvandosi grazie ad uno spareggio NON PREVISTO INIZIALMENTE DAI REGOLAMENTI.
Quella stagione calcistica fu caratterizzata dalla presenza di due federazioni distinte, il CCI (Confederazione Calcistica Italiana) e la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) che organizzarono due distinti campionati.
L'Inter prese parte al campionato CCI, classificandosi ultima nel girone B della lega nord. Il campionato si concluse il 30 Marzo del ’22. Per quell’anno e per quel campionato, così come nei precedenti, non erano previsti spareggi ma la retroccessione diretta per le ultime due classificate. Ma la soluzione dei due campionati non era gradita, tanto che, dopo aspre polemiche, si decise la nuova composizione dei gironi per l'anno1922/'23, il giorno 26 giugno 1922.
Infatti 3 mesi dopo la fine del campionato, a Brusnengo si riunirono i dirigenti della FIGC e della CCI sotto l'arbitrato del comm. Emilio Colombo, allora direttore della Gazzetta dello Sport (pro-inter già allora). Fu proprio lui a mettere d'accordo le due rivali.
La CCI venne assorbita dalla Federazione Italiana Gioco Calcio. Nella stessa sede venne quindi decisa la composizione del nuovo campionato decidendo quindi di effettuare degli spareggi per decidere quali squadre dovessero partecipare al campionato seguente.
Gli spareggi si giocarono dopo la riunificazione delle due federazioni: l'Inter si trovò a disputare andata e ritorno contro la Libertas di Firenze. L'andata si giocò a Milanoil 9/7/22. L'Inter vinse 3-0 con due gol di Aliatis e uno di Aebi, detto "signorina" per la mascolinità delle sue movenze... Il ritorno si giocò a Firenzeil 16/7/22, e finì 1-1. L’Inter quindi evitò la retrocessione sul filo di lana...
DOPING: UN PO' MEDICINALE, UN PO' AMMINISTRATIVO...LE CONFESSIONI DI FERRUCCIO MAZZOLA: "LA GRANDE INTER VINCEVA COL DOPING".
Ferruccio Mazzola, ex Inter negli anni Sessanta, racconta di doping e della Grande Inter. Pillole nel caffè che Helenio Herrera avrebbe dato ai giocatori, molti dei quali sono scomparsi.
Fratello minore di Sandro, chiama a testimoniare in un'aula del tribunale di Roma i campioni che hanno fatto la storia del calcio. Ricorda tutto, lo scrive e lo dice:«All'Inter ci dopavano come bestie».' 'L'allenatore dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve, io ero spesso tra quelle, e poi le dava anche ai titolari. Un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno il caffè di Herrera divenne una prassi. Una volta, dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano incredibilmente''.
Con la biografia 'Il terzo incomodo', Ferruccio ha rotto con il fratello Sandro e si è guadagnato la querela per diffamazione di Facchetti, ma è comunque strano che nessuno dei personaggi tirati in mezzo abbia parlato del libro, fosse anche per smentire quello che c'è scritto senza entrare nel rapporto personale Sandro-Ferruccio, più materia da psicanalisi che da addetti ai lavori-livori calcistici. Perchè al di là del merito della questione, la base di tutto è l'omertà che esiste in ogni ambiente professional-corporativo, dai professori universitari ai giornalisti. Chi vuole rimanere nel giro del calcio non può parlare né esprimere opinioni sue, nemmeno se ha visto morire prematuramente buona parte dei compagni di squadra. E non erano tutte riserve...
Chiamato a testimoniare dal tribunale di Roma, il fratello minore di Sandro ha richiesto a sua volta le testimonianze degli ex compagni nerazzurri Corso, Suarez, Facchetti, Burgnich, Bedin, Domenghini, Guarneri. «Non l’ho fatto partire io questo processo, mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso devono parlare tutti, deve venire fuori tutto»..
LA DENUNCIA DI GEORGATOS: "DOPING ANCHE ALL'INTER".
"In squadra c'era chi prendeva pillole". La pratica del doping non è quindi legata solo all'epoca del picchia comunisti papà Angelo, ma anche nello squadrone del figlio Massimo.
Grigoris Georgatos in contropiede è andato poche volte almeno nei due anni passati ad Appiano Gentile. Terzino offensivo o attaccante aggiunto, della sua brave tappa milanese si ricordano in pochi, una parentesi a riflettori spenti. Oggi, il quasi trentaquattrenne greco alle dipendenze del tecnico norvegese Trond Sollied all'Olympiakos scuote però l'ambiente nerazzurro dalle colonne del quotidiano Ethno Sport.
E' una lunga confessione quella di Georgatos, un'intervista che suona come un atto di accusa all'indirizzo di qualche compagno d'avventura di allora.
«... io non ho mai fatto uso di anabolizzanti nella mia carriera, ma ho visto alcune cose ed ho capito cosa stava accadendo...», e ancora: «... c'erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori...».
Affondi pesanti, passaggi che vogliono, nelle intenzioni del centrocampista greco, svelare certe pratiche di spogliatoio senza che la società ne fosse a conoscenza. L'Inter non avrebbe alcuna responsabilità, ci tiene a precisare più volte Georgatos. Nessun dirigente nerazzurro poteva essere al corrente di «... pillole o punture...» sospette.
L'atto di accusa continua e, senza svelare i nomi dei giocatori, il terzino greco disegna comunque un identikit, seppur sbiadito, dei suoi accusati. «... chi gioca per tanti anni ad alti livelli non ha bisogno di ricorrere agli anabolizzanti... chi gioca pochi anni adaltissimi livelli e poi sparisce invece...
Certo, il greco cerca di discolpare la dirigenza dell'Inter, dimenticando che i giocatori, prima che all'antidoping "ufficiale" sono soggetti a quello cautelativo di club, che in caso di positività deve comunicare alla procura antidoping la positività del giocatore, oltre che una dettagliata nemesi dei farmaci dati loro dal club stesso... quindi, se anche fosse vero che all'Inter non fosse una pratica societaria, quelli del reparto medico nn potevano non sapere!
E se ci facciamo venire in mente certi noti vizietti notturni di Ronaldo, Galante, Kallon (in realtà Kallon fu proprio scoperto, ma fu messo tutto a tacere...) Adriano etc. etc...
In soccorso a questa tesi, accorre la notizia di oggi circa il ricoveroin ospedale di ANDY VAN DER MEYDE (altro immenso campione che se non fosse stato per Moggi & co non avrebbe potuto che far trionfare con la sua estrema classe - la terza elementare credo - lo squadrone nerazzurro...) in seguito ad una notte brava a base di alcool e droga.
Certo, domani la gazzetta si affretterà a dire che ha cominciato a sniffare da quando è all'Everton, magari spinto dalla depressione di uno scarso utilizzo da parte del suo tecnico (chissà come mai!)...
SCANDALO PASSAPORTI. ORIALI E RECOBA PATTEGGIANO.
Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi, ha accolto la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano dell'Inter, Alvaro Recoba, e di Gabriele Oriali, responsabile dell'area tecnica della società nerazzurra, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno (sostituita con una multa di 21.420euro) per i reati di concorso in falso e ricettazione.
I patteggiamenti sono stati definiti nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che invece, nella realtà, non avevano antenati in Europa. Nell'inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone, fra le quali 12 calciatori.
Oltre al concorso in falso per l'assenza di antenati in Europa, a Recoba e Oriali l'accusa contesta il reato di ricettazione relativo alla patente italiana ottenuta dal calciatore uruguayano, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina. E la giustizia sportiva intanto latita.
"FACCHETTI FIRMO' FALSE FIDEJUSSIONI PER LA REGGINA".
L'ex DG della Juve Luciano Moggi fa riferimento a "fideiussioni false" sottoscritte da Facchetti in favore della Reggina.
Lucianone attacca: "Fatemi capire, il passaporto falso di Recoba per cui l'Inter ha patteggiato, che cos'è? Qual è la sola società di serie A che ha cointeressenze con una di B? Non è l'Inter con lo Spezia? Fatemi capire, c'è differenza se Moggi va a cena da Bergamo con lo scudetto già in tasca e Giacinto Facchetti si attovaglia, con Bergamo, mentre l'Inter ancora lotta per un posto in Champions? Le fidejussioni false firmate da Giacinto Facchetti per la Reggina, non sono forse illeciti pieni? E allora perché la presunzione dell'illecito- cioè non il peccato, ma il solo pensiero del peccato - è sufficiente alla giustizia sportiva per condannare? Lo chiedo, badate, non per me, ma per un club come la Juventus condannato con quella penalizzazione in serie B. Io ho molti tifosi che mi chiamano e mi informano. Nel mondo dei tifosi cen'è di tutti i tipi. C'è chi arriva a fatica a fine mese e, nonostante ciò, compra un biglietto di curva e chi invece bazzica il mondo della finanza e degli affari".
FACCHETTI E LE CENE CON BERGAMO:
"Andavo a cena con Facchetti e con lui parlavo anche di griglie arbitrali".
Paolo Bergamo, ex designatore arbitrale ammette i suoi frequenti incontri con Facchetti durante la trasmissione televisiva "Matrix": "A casa mia venivano molti dirigenti, non solo Moggi. Ad esempio veniva spesso anche Giacinto Facchetti, mio amico da trent'anni. Non ci vedo nulla di male. E con il presidentedell'Inter potevo parlare di griglie tranquillamente".
E Moggi giustamente ha sbottato: "Fatemi capire, c'è differenza se Moggi va a cena da Bergamo con lo scudetto già in tasca e Giacinto Facchetti si attovaglia, con Bergamo, mentrel'Inter ancora lotta per un posto in Champions?
CLAMOROSO: NICOLETTI, SUBCOMMISSARIO FICG, E’ "SOCIO" DI MORATTI.
Scudetto 2005-2006 ai nerazzurri? «Sarebbe uno scandalo visto che il vicecommissario della Figc lavora per la famiglia Moratti».
Ad addensare ombre sull’«operazione-pulizia» della Federazione è un’interrogazione rivolta al ministro dello Sport Giovanna Melandri dalla senatrice Maria Burani Procaccini. A Palazzo Madama, quindi, Forza Italia avanza pesanti dubbi sul processo a Calciopoli e punta l’indice sul subcommissario della Figc, Paolo Nicoletti, «figlio dell’avvocato Francesco Nicoletti, originario di Dipignano, in provincia di Cosenza, trasferitosi negli Anni Sessanta a Milano per divenire stretto collaboratore e legale di fiducia di Angelo Moratti».
Nicoletti, dunque, è «legato da rapporti professionali con la Saras della famiglia Moratti». Un inaccettabile conflitto d’interessi, secondo la Burani Procaccini, che manda in frantumi la terzietà degli organismi federali, «soprattutto se lo scudetto 2005-2006 fosse assegnato all’Inter».
Il pericolo infatti è che al duopolio Juventus-Milan che «ha gestito il calcio per tanti anni» si sostituisca un monopolio che veda «l’Inter con uomini di sua fiducia piazzati in Federazione».
Queste come immagino che non le abbiate mai sentite, vero? ome al solito, un grande applauso per la stampa italiana. Per citare Lotito: "Siete i mistificatori della realtà!"
Articolo di: Papace Simone

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NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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