sabato, marzo 29, 2008

ZACCHERONI SUL 5 MAGGIO

La confessione di Zaccheroni: "Il 5 maggio alcuni mi dissero: io non gioco" (Il Giornale)
L'ex tecnico della Lazio e dell'Inter non crede però che stasera si possa rivedere una storia simile.

Scusi, Zaccheroni, c’è Lazio-Inter: sente odore di 5 maggio? «No, quella fu un’altra storia, oltre che un’altra partita. Prima differenza: il martedì precedente la società annunciò ufficialmente l’arrivo del nuovo allenatore, Roberto Mancini. Seconda differenza: avevamo mancato la corsa alla Champions arrivando a meno 2 dal Milan, perdendo la sfida decisiva di Bologna».

Ci fu altro? «Presto cominciarono le pressioni della piazza laziale, il tam tam delle radio, seguirono le minacce, in qualche caso suggerimenti tipo “tirate sui tabelloni pubblicitari”. Di fatto dovetti registrare molte defezioni. Puntai su quelli che non si tirarono indietro, gente come Stam, per esempio, Giannichedda, Stankovic».

Come maturò il famoso ribaltone? «Decisivi furono due fattori: 1) l’impreparazione psicologica dell’Inter a gestire una difficoltà. Erano convinti d’aver già vinto, i tifosi avevano passato il pomeriggio a cucire le rispettive sciarpe. 2) I fischi del tifo laziale contro Poborski che veniva considerato un elemento a rischio in quanto connazionale e perciò amico di Nedved. Il ragazzo, nel sottopassaggio, appena sentì i fischi, se la prese così tanto da risultare poi uno dei più motivati. E infatti, firmati i due gol, andò sotto la curva laziale a gridare “bastardi”».

Delio Rossi ha dichiarato: io vedo lo scudetto all’Inter... «Deve rispondere così, i tifosi della Lazio sono fatti in un certo modo. Piuttosto che assistere alle feste per lo scudetto della Roma, passerebbero sopra la sconfitta della loro squadra contro l’Inter. Il 5 maggio sognavano di costringere la Roma a disputare il turno preliminare di Champions e invece fu l’Inter ad arrivare terza».

C’è qualche analogia tra l’Inter di allora e quella attuale? «Allora ci fu un problema di testa, erano convinti d’avere lo scudetto in tasca e alle prime difficoltà andarono nel pallone. Questa volta mi pare che ai problemi di testa si siano aggiunti quelli fisici. Dopo il Liverpool è avvenuto un cortocircuito».

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