venerdì, maggio 19, 2006

MEDITATE GENTE, MEDITATE....!!!!


Questa è una lettera trovata in un blog. Leggetela perchè è davvero interessante!

Cominciamo da qui: sono juventino, costante spettatore e regolarmente pagante un abbonamento televisivo. Ne consegue che sull'argomento sono fazioso, come su tanti altri. Meglio dichiararlo apertamente perchè preferisco l'accusa di essere "di parte" al risolino che, sotto ai baffi, si riserva al ridicolo. A Travaglio, ad esempio, che ieri sera ha candidamente confessato che le sue simpatie per i bianconeri sono cessate nel 1994, all'indomani dell'ingresso di Big Luciano in Società: al contrario suo, io posso permettermi di non erigere barricate a difesa della mia personale castità morale e, di conseguenza, mi concedo il lusso di camminare in società con qualche macchia di sugo sulla camicia che continuo a preferire a quelle sulla coscienza. Ma torniamo a Moggi. Il suo caso, come sottolineano giustamente i terribili gemelli, meriterebbe di essere descritto in un documento multilingue e distribuito all'estero perchè spiega molto del nostro Paese e permetterebbe ai parrucconi delle grandi testate straniere di avere in mano la chiave di lettura autentica per decrittare l'italo pensiero. La versione in lingua italiana potrebbe essere questa: 1. Moggi è il caso o un caso? La risposta buona è la seconda. Moggi rappresenta la sublimazione del "contratto sociale" che vincola i paesani dello stivale. Un mix di consociativismo e di piccola (o grande) mafia fatta di relazioni interpersonali autentiche e millantate dove le regole del gioco sono in costante fase di definizione. E' il nostro modo di intendere la competizione, cioè un'arena nella quale si decide di entrare soltanto con la certezza che l'avversario sia stanco e ferito. Tutti sanno che è così, pubblico compreso, ma fino a quando lo spettacolo regge nessuno protesta. Anzi, si applaude convinti perchè l'applauso giustifica le proprie magagne apre le porte ad un domani in cui, magari, potremmo essere richiesti, o desiderare, di entrare nella "famigghia". E' il modo "normale" in cui si decidono carriere, promozioni, appalti e incarichi pubblici. L'importante è che tutto avvenga senza troppa pubblicità per garantirsi il sonno della coscienza (a patto di averne una). L'Italia è un Paese che applica la regola della "pari collateralità" al posto della "pari opportunità" e, di conseguenza, ragiona prevalentemente in termini di clan. 2. E l'indignazione popolare? Anche questa è perfettamente organica alla terza via italiana perchè finisce per costituire una specie di rito di purificazione collettiva. In tutte le società tribali come la nostra, il sacrificio simbolico serve a dare una ripulita alla morale dei singoli. Da noi, va detto per essere sinceri, si tratta di pratiche vissute con notevole intensità, ma incruente. Il soggetto viene messo per un certo periodo alla gogna, sbeffeggiato, deriso, bersagliato di ortaggi e poi rilasciato dopo il predicozzo. Nel frattempo, tutti hanno avuto la loro parte di gloria e consumato la catarsi personale e sociale. Finita la funzione, ognuno torna a casa con l'imene ricucito che, qui, significa essere vergini a tutti gli effetti. Chissà perchè un certo tipo di schema che prevede la relazione: siamo tutti peccatori, i peccatori confessano segretamente le malefatte per evitare la punizione severa, dopo l'ammissione segreta se la cavano tutti con un'Ave e un Pater e ottengono una nuova licenza per peccare abbia riscosso un successo così ampio e duraturo. Ovviamente, arricchito dallo sdegno per chi pecca. 3. Esistono gli innocenti? Dipende dal punto dal quale si osservi la situazione e dall'ambito in cui la si voglia relegare. Nel caso specifico, gli innocenti "truffati" sono molti. Le altre società, quelle apparentemente escluse dal sistema, anche se per alcune il sospetto di estraneità fa a cazzotti con le decine di milioni investite nel settore. Il Milan, per esempio, deve aver dormito per 12 anni sebbene abbia vinto in Italia quasi come la Juventus. Gentile omaggio di Lucianone? Galliani, di solito, di cosa si occupa? E' un ingenuo? L'unico al di sopra di ogni sospetto è Moratti, per evidenti incapacità personali. Ma sono innocenti anche i tifosi, quelli che gridano alla truffa e, alla domenica, si prendono a mazzate fuori dagli stadi, accompagnano con i "booo" i calciatori di colore, cantano "Devi morire!" al calciatore rimasto a terra, ma sono sensibili quando si parla di corruzione. Sono innocenti anche i giornalisti, quelli che danno i voti buoni ai calciatori disponibili a rilasciare interviste, a quelli famosi o solo semplicemente simpatici, ma pronti a massacrare chi sta fuori dal coro o non fa audience: Totti prende 9 anche quando sta in panchina mentre Suazo, che ha segnato 22 reti giocando a Cagliari, quando ne fa due in una partita prende 6,5. Sono innocenti i magistrati che indagano, tipo Guariniello, che è passato dalla polvere degli archivi alla ribalta delle prime pagine per aver tenacemente condotto inchieste mirate durate anni che hanno portato esclusivamente assoluzioni piene. E' innocente la politica, che si dà un gran da fare per impiantarsi sulle poltrone delle federazioni sportive e poi dice di essere all'oscuro di tutto, si indigna, costituisce commissioni di indagine e commissaria se stessa per la doverosa assoluzione. Alla fine, qualcuno deve salire sull'altare e pagare per tutti: fortunatamente per lui, il prezzo non è mai fuori portata. Basta cambiare ambito, e si può constatare quanto la vicenda sia simile a troppe altre (qualcuno ricorda Fiorani, Consorte, Tanzi, Cragnotti?). 4. Come si esce da questo tunnel? Certo, non grazie all'organo giudiziario. La magistratura italiana fa parte della combriccola e agisce da sacerdote officiante. Intercettano, pubblicano, scatenano la piazza badando bene a non scontentare mai i propri referenti. Raccolgono indizi, elaborano il teorema e poi cercano di farci entrare la realtà: dei fatti e della verità non importa nulla a nessuno, specie in certi casi e per certi ambienti. Altrettanto certamente, non grazie alla politica, ambiente dove il clan si esprime al meglio. Ancora più certamente non motu proprio delle varie dirigenze, perchè quasi tutti i vertici sono lì grazie al sistema: distruggerlo significherebbe autodistruggersi. Basterebbe che si cominciasse con l'individuale presa d'atto che questo sistema non conviene. Una partita giocata correttamente non presuppone regali costosi, bollette telefoniche astronomiche, arbitri incapaci che per fare carriera servono i potenti (anche senza sollecitazioni esterne), giocatori scadenti che non fanno divertire nessuno, spot continui che ti ricordano che c'è la partita in televisione, guadagni dei calciatori commisurati agli effettivi meriti, meno costi per le società, biglietti e abbonamenti TV meno cari e via di seguito. Sarebbe tutto più divertente e più a buon mercato per tutti. Uscendo dal caso Moggi, ci si può immaginare cosa possa significare avere dirigenze imprenditoriali all'altezza, docenti all'altezza, politici all'altezza? E, facendo un ulteriore sforzo, qualcuno ha mai fatto il conto di quanto costi a questo Paese il privilegio, anche quello minimo, e quanto effettivamente renda? Spendendo la metà di quello che costa la logica della corporazione, vivremmo tutti un molto meglio e anche - perchè no? - un pochino più liberi

Mirko

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