giovedì, giugno 22, 2006

IN ATTESA DEI DEFERIMENTI.....

ABBIAMO VISTO E LETTO TUTTO, MA MANCA LA PROVA DELL’ILLECITO SPORTIVO”

dalle scommesse a Borrelli

“il Foglio” – 22 giugno 2006, pag. 1

Firenze. È una notte di cattivi pensieri: “mi aspetto quello che è stato promesso. La mano pesante. Bedo male quelle quattro squadre: Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio, dico”. Nella sua casa di Firenze, Corrado de Biase non si diverte a pensare allatto di accusa al mondo del calcio. Ha letto i giornali in tutti questi giorni. A 83 anni, ha indagato due volte sul pallone marcio: la prima volta fu nel 1980, il calcioscommesse, quello di Paolo Rossi, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Ricky Albertosi. Quello del Milan retrocesso in serie B. De biase era il capo dell’Ufficio indagini della Federazione italiana giuoco calcio, lo stesso ruolo che ha oggi Francesco Saverio Borrelli. De Biase ha letto le anticipazioni della relazione spedita dall’ex capo del pool Mani pulite al procuratore federale della FIGC, Stefano Palazzi. Non gli è piaciuta: “Si parla di illecito strutturato. Ma che cos’è? Non esiste. Si vuol far capire che c’è qualcosa di diverso, di anomalo. Ma illecito strutturato proprio no. Esiste l’illecito sportivo. Non si può parlare di cose che non esistono nell’ordinamento giudiziario sportivo. Comunque finalmente stiamo er vedere che cosa c’è in quelle carte…”.

Il procuratore federale Palazzi dice di non aver ancora finito di leggerle. È un depistaggio. Sa perfettamente che cosa ha scritto Borrelli nell 193 pagine, ma s’è capito che aspetterà la chiusura delle Borse e la fine di Italia- Repubblica Ceca per fare la sua mossa. I deferimenti arriveranno in serata. La notte dei cattivi pensieri riguarda quelle quattro squadre più due, poi una quarantina di persone tra dirigenti, ex dirigenti e arbitri. De Biase aspetta. Ma il clima non gli piace: “io devo dire una cosa. Abbiamo visto e letto di tutto, ma manca un elemento. La dimostrazione dell’illecito sportivo io ancora non l’ho vista. Si parla di partite, tante partite che sarebbero state truccate. Ma nessuno ci ha detto come. Io almeno non l’ho visto. Tutto questo io credo ci sarà nella relazione del capo Ufficio indagini e nei deferimenti del procuratore federale. Fino a oggi quello che vedo io è la vioklazione dell’art. 1 del codice i giustizia sportiva, che impone ai tesserati di comportarsi secondo i principi di correttezza, lealtà e probità. Questo c’è di sicuro, così come c’è una condotta irresponsabile: le telefonate ai designatori ne sono un esempio.

La differenza non è di forma. Ventisei anni fa, questa certezza c’era. Allora non si dica a De Biase che questo scandalo è peggio di quello d’allora: “nel 1980 i calciatori si mettevanop d’accordo per giocare a perdere le partite delle loro squadre sulle quali avevano scommesso. Per l’ordinamento sportivo questo è illecito. Allora noi indagammo molti giocatori e il presidente del Milan, che era un tale Colombo. Alla fine chiedemmo squalifiche pesanti per chi aveva commesso l’illecito sportivo grave. E chiedemmo la retrocessione di alcune squadre. Chi era chiamato a giudicare rittenne che le condanne chieste fossero giuste. Anche allora non ci furono pentiti. Oggi Borrelli si lamenta del fatto che durante i suoi interrogatori nessuno ha confessato. Beh, dico che è normale. Noi nel 1980 andammo a interrogare a lungo ognuno dei giocatori implicati. Mi ricordo che un giorno andai a Milanello, passeggiai con Albertosi per ore, chiedendogli tutto. Non mi disse niente. Negò. Così ome fecero tutti gli altri. Poi ci fu l’azione spettacolare del Giudice di Roma che ordinò gli arresti negli stadi. Mise in carcere i calciatori e Colombo. E incarcere la gente confessa. Ma questo con lo sport non c’entra nulla, tant’è vero che nel processo penale furono assolti tutti gli imputati”.

Il magistrato che fece squalificare Paolo Rossi, Bruno Giordano e Ricky Albertosi non ha smesso di credere nel calcio. Lui è uno di quelli per cui la palla resta sempre rotonda. Tifa Fiorentina. La sua squadra è una di quelle che rischiano. Secondo Diego della Valle, era una vittima della Cupola. Secondo le indiscrezioni sulla relazione i Borrelli, avrebbe fatto parte del sistema, ma diversamente. Non cme la uve, insomma. Il problema non è questo. Il problema, dice De Biase, è il processo già scritto. “mi ha fatto impressione sentire tutte quelle dichiarazioni sulla mano pesante. Pubblicare tutte le intercettazioni ha creato i presupposti. L’opinione pubblica è troppo scossa. È una manovra: ora non resta che colpire”.
W L'ITALIA DEI VERGINELLI

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