giovedì, gennaio 15, 2009

INTERVISTA A CHRISTIAN ROCCA

Christian Rocca, 41 anni, di Alcamo, è inviato speciale de "Il Foglio" e collabora con diverse testate italiane. Negli ultimi anni ha raccontato da New York la cultura americana e la risposta di Washington agli attacchi dell'11settembre. Nel 2003 ha scritto "Esportare l'America. La rivoluzione democratica dei neoconservatori"; nel 2005 ha pubblicato "Contro l'Onu. Il fallimento delle Nazioni Unite e la formidabile idea di un'alleanza tra le democrazie" (vincitore del Premio Capalbio 2005); nel 2006 è stata la volta di "Cambiare Regime", edito da Einaudi.
La sua attività di blogger (http://www.camilloblog.it/) è volta a denunciare quelle che ritiene essere le distorsioni e le falsità della visione degli Stati Uniti proposta sistematicamente da giornali e media vari. Dalle colonne del suo blog non ha lesinato commenti su calciopoli, sulla Juve ed ha coniato, per gli interisti, il titolo di "indossatori di scudetti altrui".

Fin dal primo giorno Christian Rocca è stato uno dei pochi giornalisti che ha cercato di spiegare le incongruenze e gli "strani" comportamenti dei mass media nei confronti di Moggi e della Juventus durante l'estate del 2006.
Abbiamo percorso un cammino parallelo con lui, spesso condividendo ogni virgola di quello che usciva dalla sua penna allo stesso tempo pungente e dissacrante. Leggere il suo Blog ci ha aiutato a superare momenti difficili e a trovare le motivazioni per continuare a combattere.
E' giunto il momento di ospitarlo sul nostro sito per una intervista senza peli sulla lingua. Un'intervista da Juventinovero.
Buongiorno Dr. Rocca, ci descrive in breve cosa rappresenta per Lei la Juventus?
Una squadra di calcio.

In questi giorni molte persone, addette ai lavori ma anche semplici tifosi, stanno sorprendentemente cambiando atteggiamento nei confronti di Farsopoli e degli accadimenti dell’estate 2006. Come giudica questo cambiamento?
Mi spiace, non ci credo. Il bar dello sport non chiuderà mai.

Condivide il pensiero di Enzo Biagi che forse lo scandalo Calciopoli è servito per dare in pasto un mostro al popolo e per distrarre il popolino dal più grande scandalo degli ultimi anni, ovvero lo scandalo Telecom?
No, non lo condivido. Questo è complottismo e io non credo mai ai complotti. Altra cosa è, invece, l’innegabile intreccio societario tra la proprietà di una squadra di calcio di Milano e gli ex azionisti e dirigenti di Telecom. I nomi di Massimo Moratti, Tronchetti Provera, Carlo Buora e Guido Rossi sono o sono stati nella proprietà o nel consiglio di amministrazione di entrambe le società. E Rossi ha gestito la Federcalcio nei pochi mesi in cui la Juventus è stata punita e scippata di due scudetti vinti sul campo con merito. Si sa, inoltre, che la società di calcio ha chiesto a un alto dirigente di Telecom, accusato di essere a capo della struttura che conduceva indagini illegali e per questo in galera, di pedinare e quant’altro Moggi, un arbitro di Serie A, calciatori della stessa squadra e probabilmente anche altri dirigenti e tesserati federali. I fatti sono questi, ma non credo ai complotti.

Lei conosce molto bene gli Stati Uniti e la loro cultura, politica e non. Secondo Lei, un caso simile a Farsopoli sarebbe stato possibile negli USA? Cosa c'è di diverso rispetto all'Italia, soprattutto per quanto riguarda il mondo dei media e quello sportivo?
Nel 2007 la migliore squadra del torneo di football americano NFL, i New England Patriots, ha spiato illecitamente le tattiche d’attacco degli avversari. Un illecito sportivo. La NFL ha condannato l’allenatore a mezzo milione di dollari e i Patriots a 250 mila dollari di multa e alla rinuncia di una prima scelta universitaria l’anno successivo. Nessuno si è sognato però di contestare i risultati ottenuti sul campo. Anzi, ancora oggi, si ricorda il prodigioso record conquistato quell’anno dai Patriots di 18 vittorie su 18. I Patriots hanno perso solo in finale, al Superbowl, contro i Giants di New York, all’ultimo secondo.

Ogni ordine professionale ha un suo codice etico e chi non lo rispetta subisce, giustamente, pesanti sanzioni; come è possibile che la quasi totalità dei giornalisti continui a dare un'informazione distorta senza che nessuno di essi subisca il benchè minimo provvedimento? Come è possibile che a tutt'oggi ci siano giornalisti che vanno in televisione, ad esempio, a riproporre la favola di Paparesta chiuso nello spogliatoio? Nessun giornalista si sente in dovere di difendere la professionalità della propria categoria?
Sono contrario agli ordini professionali e in particolare a quello dei giornalisti. L’Italia è l’unico paese occidentale che ha un ordine dei giornalisti, un lascito del fascismo. Nel resto del mondo sanno che non ha alcun senso, perché a nessuno può essere negato il diritto di scrivere su un giornale. Anni fa ho anche raccolto le firme per un referendum, purtroppo la gente non è andata a votare. Ed è la stessa gente che o si lamenta o continua a comprare quei giornali, invece di altri.

Ritiene come noi "macabramente comica" una sentenza, nel paese dei mille morti sul lavoro all'anno e del lavoro nero, dove un uomo è stato condannato per aver "minacciato di sbattere in tribuna" un calciatore miliardario che non accettava il cambio di società (con relativo aumento di stipendio)?
Comica, sì. Naturalmente è passata l’idea che Moggi sia stato condannato a una pena leggera, malgrado fosse il capo della cupola.

E' credibile che un ex ferroviere avesse più potere, nel calcio, di chi ha grandi gruppi di potere alle spalle, di chi maneggia il petrolio, le centrali Telecom, le televisioni con annessi diritti tv?
Moggi aveva il grande potere del nome Juventus alle spalle e certamente si sapeva muovere sul mercato, la sua arma a disposizione contro i soldi a palate e i bilanci un po’ così degli avversari. Quando la proprietà della Juventus l’ha scaricato, e non si è mai capito bene perché, i giornali amici si sono scatenati. I più duri sono stati la Gazzetta, il Corriere della Sera e la Stampa, nei cui consigli di amministrazione c’è almeno un rappresentante della famiglia Agnelli.

Non ritiene che oltre ad una modifica della legge sulle intercettazioni sia ancora più necessaria una miglior specificazione da parte del legislatore del reato di "associazione a delinquere", visto che in realtà, la grande lezione del processo GEA è che i magistrati utilizzano questa fattispecie di reato in casi in cui non vi è neanche il fumus dell'associazione, con l'unico intento di ottenere da parte del Gip l'autorizzazione ad intercettare?
Le leggi sono buone o comunque perfettibili, ma è tutto inutile se non si cambia radicalmente la struttura della magistratura. In Italia i magistrati non rispondono a nessuno, né al popolo come in America, né al governo o al Parlamento come in Francia o in Inghilterra e per i reati federali anche negli Stati Uniti. Da dieci anni in Italia governano i magistrati, dalla politica alle banche, dalle vallette televisive al calcio. Fanno e disfano governi nazionali e giunte locali, interferiscono sull’esercizio del potere legislativo e sovvertono le decisioni sovrane degli elettori. A Napoli, poi, si occupano dell’associazione a delinquere di Moggi. All’immondizia e alla camorra ci deve pensare il cinema, con Gomorra.

Il presidente Cossiga ha espresso il timore che si facciano comunque delle intercettazioni e solo successivamente viene regolarizzata la loro richiesta; quasi la magistratura dicesse "intercettiamo tutti, vediamo chi resta nella rete". Se questo fosse provato cosa direbbe uno spirito "libertario" come Lei?
Non è provata la falsificazione della richiesta, ma è provato che un’indagine parte da un’ipotesi di reato e poi per effetto delle intercettazioni si continua a procedere su altro. Vi siete mai chiesti come mai ci sono piccole procure di provincia che improvvisamente indagano sull’ex famiglia reale in Svizzera o sul vescovo di una città spagnola o anche solo sui dirigenti RAI? Ripeto, va riformata la magistratura in modo radicale.

Ritiene utile la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante? Se si, anche Lei, come noi, per caso ha avuto l'impressione, che il magistrato giudicante ha avuto paura di assolvere Moggi per timore di screditare il proprio presidente della ANM, che era il PM del processo?
La ritengo utile, ma insufficiente. Non basta. I magistrati inquirenti devono rispondere a qualcuno, non possono essere irresponsabili per le loro azioni.

Abbiamo visto spesso i magistrati ricorrere alla formula "Non poteva non sapere" per incriminare altri potenti. Tronchetti, secondo Lei, poteva ignorare cosa facevano i Tavaroli-boys in Telecom? Perchè in questo caso non sono ricorsi a quella formulazione?
Il principio del "non poteva non sapere", sul piano penale, secondo me è incostituzionale, perché la responsabilità penale è strettamente personale. Nel diritto societario è diverso, ma non conosco gli atti di quel processo, quindi non posso esprimermi. Sennò farei come quelli che parlano della Juventus senza aver letto la sentenza di condanna che dice chiaramente che non c’è stata alcuna partita truccata e che la Juventus non ha commesso alcun illecito sportivo ex articolo 6 del codice FIGC.

Lei è sempre molto critico, come noi del resto, con il presidente Cobolli. Se questi dirigenti trovassero il coraggio di chiedere la revisione dei processi sportivi cambierebbe giudizio?
No. Mi piacerebbe che lo facessero e glielo riconoscerei, ma questo non cancella che cosa hanno fatto in quella primavera-estate. Senza dimenticare la cessione di Ibrahimovic agli indossatori di scudetti altrui, senza la quale a Milano sarebbero rimasti soltanto con lo scudetto a tavolino o a tavaroli.

Secondo Lei uno scudetto non difeso ed indirizzato, insieme ad Ibrahimovic, all'Inter sono il prezzo di qualcosa? Di un patto tra la proprietà della Juve e Moratti-Tronchetti?
Di nuovo, non credo ai complotti. Di certo c’è che in quei mesi gli unici a sostenere Guido Rossi, oltre alla seconda squadra di Milano, è stata la prima squadra di Torino.

Come reputa le dichiarazioni di Cobolli Gigli subito dopo la sentenza Gea?
Quando leggo dichiarazioni di Cobolli passo oltre, anche perché so che da un momento all’altro potrebbe sostenere il contrario.

Come reputa le dichiarazioni di Abete riguardo l'ipotesi di restituzione degli scudetti alla Juve?
Mi spiace, non le conosco.

Come reputa le dichiarazioni di Massimo Moratti in seguito alla sentenza Gea ed alla ventilata ipotesi di restituzione dello scudetto di cartone alla Juve?
Moratti ha parlato? Non so, ho visto sul Corriere che ha scattato fotografie poetiche agli immigrati che spalavano la neve di Milano. Quello che ha fatto lui per gli extracomunitari, non l’ha fatto nessuno. Basta vedere Recoba.

Proprietà Juve, proprietà Inter, ambienti della politica romana vicina a Confindustria e di fede giallorossa. Secondo Lei chi avrebbe avuto più interesse a eliminare Moggi e Giraudo?
La Juve, probabilmente. Moggi e Giraudo ormai agivano da proprietari di fatto, dopo la morte di Umberto Agnelli. Gli indossatori di scudetti altrui non credo, visto che hanno cercato di assumere Moggi.

Secondo Lei quale è stato il motivo per cui illustri avvocati, giuristi e magistrati come Guido Rossi, Ruperto, Borrelli, si sono prestati a gestire processi palesemente irregolari come quelli dell’estate del 2006?
Guido Rossi è come Wolf, il personaggio di Pulp Fiction, uno che risolve problemi. E’ un grande professionista, sa fare il suo mestiere come nessuno. Borrelli era in pensione, gli mancavano le luci della ribalta dei bei tempi di Mani Pulite e del “rito ambrosiano”.

Il mantra degli inquisitori di Calciopoli: "La Giustizia Sportiva è diversa dalla Giustizia Ordinaria". Alla fine, siamo sicuri, rimarrà loro solo questo argomento. O forse neanche quello?
Sono due cose diverse, è vero. Ma, insisto, le sentenze della giustizia sportiva dimostrano che Moggi non ha alterato alcuna partita. Ci sono stati comportamenti sportivamente sleali, ex articolo 1 del codice, che certamente facevano anche gli altri, ma che era giusto punire. Ma per nessuno di questi comportamenti era prevista la retrocessione e la revoca degli scudetti. L’ha detto allora anche Piero Sandulli, l’autore della sentenza di condanna: “Non ci sono illeciti, il campionato non è stato falsato, era tutto regolare, l’unico dubbio riguarda la partita Lecce-Parma”. E qualche giorno fa ha ribadito il concetto, specificando che l’illecito per cui è stata condannata la Juventus “non esisteva, era una falla del sistema giuridico, è stato da noi introdotto”. I giudici non devono introdurre niente, devono valutare i fatti e applicare le leggi. Non è stato così.

Nel caso in cui anche a Napoli cadano le accuse di associazione a delinquere cosa dovrebbe fare la Juventus che è anche una S.p.A quotata in borsa?
Dovrebbe fare quello che non ha fatto quando sono state lanciate le accuse: difendersi.

Quelle dimissioni da tifoso Juventino (date in "C'era una volta la Juventus" del 15 agosto 2006), le hai poi ritirate?
Guardo sempre le partite, ovviamente. Ma con lo spirito di un tifoso della Fiorentina o della Lazio. Mi diverto, ma non mi illudo, perché so che non siamo i più forti. In questo senso dico che “la Juventus non c’è più”.

Ipotesi: La Juventus tra 4 mesi vince la Champions League. Sarebbe sufficiente secondo Lei a questa proprietà e a questa dirigenza per mondarsi definitivamente dal peccato originale dell’agosto 2006?

No. E non credo che accadrà: Ibra è più forte. Però non sarebbe affatto male se i vecchietti e i ragazzini della vecchia squadra distrutta da calciopoli portassero a casa la Champions, dopo il Mondiale del 2006.

Probabilmente, qualche volta Le sarà capitato di leggere il sito ju29ro.com o il blog collegato: cosa ne pensa del nostro lavoro? L'ha trovato utile?
Ci trovo molte notizie e spunti. Bravi, continuate così. E spero che il prossimo anno possiate cambiare nome.

Fonte: www.ju29ro.com

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