Roma, 23 apr (Velino) - Dal 3 maggio sarà in libreria il volume Juventus il processo farsa / Inchiesta verità su Calciopoli (Guerini e Associati, pagg. 144, 12,50 euro) di Mario Pasta e Mario Sironi. Pasta, laureato in giurisprudenza, lavora per una azienda di credito. Sironi, laurea in economia, si occupa di finanza e private banking. I due autori si definiscono "non addetti ai lavori" ma semplicemente juventini. Il loro amore per la "vecchia signora" li ha spinti a scavare tra le carte del processo per capire perché la Juventus è stata retrocessa in serie B e privata di due scudetti dalla giustizia sportiva. Gli autori hanno lavorato "pressoché esclusivamente sui documenti ufficiali del processo alla Juventus" e sostengono che "la vicenda Juve passa attraverso tre momenti cruciali, dalla cultura del sospetto, al processo mediatico, al processo in aula". "Pasta e Sironi - scrivono Piero Ostellino e Christian Rocca nell'introduzione - si sono letti la sentenza sportiva che ha condannato la Juventus alla serie B e hanno scoperto che al Bar dello Sport non avrebbero saputo fare di meglio. Il risultato della loro lettura è clamoroso, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche da quello giuridico e civile: la Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, per non aver comprato né aggiustato né taroccato nessuna partita di campionato".
"I giudici - scrivono ancora i due autorevoli giornalisti - hanno scritto che nel calcio italiano non c'era nessuna cupola, che il sistema Moggi era un'invenzione, che i sorteggi non erano truccati, che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla. (...) Pasta e Sironi, leggendo la sentenza, hanno spiegato che l'illecito sportivo contestato alla Juventus non esisteva nei codici, ma che è stato creato ad hoc, trasformando geneticamente in illeciti sportivi tre comportamenti 'di per sé', come dice il dispositivo, non configuranti l'illecito". "La tesi colpevolista della sentenza - spiegano i due giornalisti nell'introduzione al libro - è questa: i rapporti stretti tra i dirigenti della Juventus e i designatori arbitrali hanno creato 'un'atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A' per cui sono state lese la terzietà, l'autonomia e l'indipendenza del settore arbitrale. (...) Il problema è che questo reato nel codice sportivo non esiste".
"Nessuno conosce il contenuto, accertato in un processo che ha saltato a pie' pari il dibattimento, oltre che un grado di giudizio, e che è cominciato direttamente con la formulazione delle richieste da parte del procuratore, come neanche in Unione Sovietica". L'ultimo interrogativo venuto ai due giornalisti e agli autori del volume: perché la proprietà della Juventus non s'è difesa? "C'è il sospetto concreto che il ruolo della Juventus in Calciopoli sia stato più dalla parte delle guardie che tra i ladri, che la proprietà volesse disfarsi di due dirigenti troppo intraprendenti che lavoravano a diluire il peso specifico di parte della famiglia Agnelli".
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