Tre vecchi amici, ciascuno con un obiettivo: i soldi per l'investigatore privato Emanuele Cipriani, il potere per il manager della Telecom, Giuliano Tavaroli, la carriera per lo 007, Marco Mancini. Tutti per uno e uno per tutti, stretti da un patto d'affetto e interesse, aiutati da forze dell'ordine al loro servizio e anche da "un funzionario infedele del Sisde", per quella che "e' una compenetrazione di intenti organica e univoca - scrive il gip Giuseppe Gennari nell'ordinanza di arresto - in cui ognuno dei tre sembra mettere le proprie abilita' a disposizione di un obiettivo che vede come termine ultimo il dominio dell'informazione". Piegare l'informazione ai propri interessi era l'ossessione e la strada scelta dai tre per centrare la meta tanto che, osserva il giudice, "Cipriani e Tavaroli avevano messo assieme una banca dati da far invidia ai servizi segreti", senonche', aggiunge con un velo d'ironia, "l'organizzazione criminale non aveva niente da invidiare a un vero servizio segreto per la semplice ragione che disponeva dei servizi di un vero servizio segreto". Grazie a Marco Mancini, l'ex capo del controspionaggio italiano, l'uomo attraverso il quale Cipriani e Tavaroli fanno compiere al loro progetto "il decisivo salto di qualita'". Fino a cullare un sogno, uno spaventoso 'Grande Fratello', cosi' lo paventa il gip, quello della 'One Security': "una mega agenzia di sicurezza - racconta un testimone - che si occupasse sia della vigilanza che del portierato. A tale societa' avrebbe dovuto partecipare il gruppo Pirelli e il gruppo Ivri. Un progetto che - aggiunge il teste, Mario Jannone - era noto i vertici dell'azienda". Un sogno realizzabile, secondo il gip, perche' "viste le tipologie di dati che Mancini poteva apportare al consorzio e' altrettanto facile immaginare che una struttura di questo genere avrebbe potuto essere una formidabile macchina attraverso la quale esercitare indebite pressioni ricattatorie e promuovere manovre occulte".
Concludiamo con questa simpatica "chicca", ovvero una lettera di Claudio Gentile all'indirizzo dei candido Cannavò, che probabilmente contribuirà alla sua proverbiale domanda:"fatemi capire..."
Lettera aperta a Candido Cannavò di Claudio Gentile
Caro Direttore, approfitto delle pagine liberali de L’opinione, che ogni tanto ospitano anche i miei scritti, per recapitare a Candido Cannavò ex direttore della Gazzetta dello Sport e tuttora titolare sulla medesima di una rubrica in stile inquisitorio che si intitola “Fatemi Capire”, la presente lettera che sul giornale testè indicato non troverebbe sicuramente spazio. Del mio pensiero il grande giornalista sportivo ritengo abbia una considerazione pari a zero, dal momento che pur titolare di un nome e cognome famosi nell’ambito calcistico, il sottoscritto non è il Claudio Gentile che martirizzò con la sua marcatura ad uomo Maradona e Zico ai mondiali del 1982. Sono un tifoso questo sì, Juventino questo sì, ma anche uomo attento alle questioni che attengono il Diritto, e sopratutto i diritti dei singoli cittadini. Questo lungo preambolo vuole introdurre un paio di domande che vorrei rivolgere al signor Cannavò sulla sua idea di Stato di diritto. Dal momento che il nostro ha scritto che l’eventuale pedinamento ed intercettazione dei colloqui telefonici del signor De Santis non può costituire fatto grave quanto l'essere un arbitro dimostrabilmente corrotto, e che l’Inter e il suo Presidente Moratti avevano tutto il diritto di difendersi come potevano dallo strapotere di Moggi e compagnia.
Esimio Cannavò, le è noto che le indagini su chicchessia deve essere la magistratura inquirente a commissionarle alla polizia giudiziaria e non un iniziativa propria di una azienda peraltro concorrente di quella di cui Moggi era dipendente. Le pare normale che l’Inter abbia inoltre fatto spiare uno dei suoi più noti dipendenti per conoscere le abitudini extralavorative dello stesso? Le pare normale che in uno Stato di diritto si siano viste pubblicate sul suo e su altri giornali i resoconti delle intercettazioni, queste sì legali, disposte dalla procura di Napoli? Che ne direbbe di organizzare su questo tema una bella tavola rotonda invitando l'ex presidente di Telecom, l’ex vicepresidente dell’Inter, e il principale azionista del giornale che paga i suoi articoli? Non farebbe neanche una gran fatica ad organizzare tale simposio dal momento che le persone da invitare sono ridotte ad una, il cui nome e cognome dovrebbero esserle molto familiari. E com’è che i fatti riguardanti l’Inter che hanno rilevanza penale, vedi il passaporto del signor Alvaro Recoba, per Lei sono sempre meno gravi di fatti che invece sono ristretti all'ambito sportivo? La cosa più buffa è che per stessa ammissione del signor Massimo Moratti, dall'indagine commissionata sull'arbitro De Santis non emerse nulla, cioè non lo scoprirono essere l’arbitro che favoriva i successi sportivi dell’odiata Juventus. In ultimo debbo dirle che la cosa peggiore dei suoi scritti sull'argomento sta nel tono vagamente Torquemadese con cui esprime i suoi convincimenti, convincimenti che come tifoso posso respingere ma che come individuo che pensa con la propria testa mi provocano semplicemente l’orticaria. Convincimenti dai quali si desume una sola ed unica cosa: i campionati sono regolari se li vince l’Inter.
Claudio Gentile: idolo era e idolo rimane. E' stato cacciato ignobilmente dalla guida della Nazionale Under 21 dal duo Guido Rossi-Albertini e molto garbatamente ha accettato l'assurda decisione. Un Signore con la S maiuscola, delle cui parole condividio il 120%.
Claudio Gentile: un gobbo fiero di esserlo!
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