Una testimone rivela: così Telecom faceva spiare il mondo del calcio
«Pratica Como», anzi Juve
«Pratica Como», anzi Juve
Intercettati i telefoni del club bianconero, della Figc e di Alessandro Moggi
Tutta la Gea nel mirino secondo lo scoop di «Repubblica»: controllate le figlie di Geronzi. Il nome del fascicolo riporta alla mente le vicende del crac del club lariano e le previsioni di Mancini sui guai di Moggi. Ufficio indagini da oggi al lavoro anche sui rapporti Moratti-Nucini
ALBERTO PASTORELLA
MILANO. Pratica Como: perché le intercettazioni richieste su utenze intestate alla Figc, alla Juventus, alla Gea avevano, nel codice utilizzato in Telecom, questo nome? E’ questo uno degli aspetti sui quali stanno indagando gli inquirenti per capire fino in fondo che cosa ci sia dietro la situazione scoperchiata da una impiegata Telecom, e rivelata ieri dal quotidiano La Repubblica, che a metà giugno ha svelato ai magistrati i rapporti sempre più contorti tra i cosiddetti “spioni” e il mondo del calcio. E di come l’azienda di Tronchetti Provera, negli anni scorsi, avesse approntato anche sul “pallone” un vero e proprio dossier.
Perché, questa è l’ultima novità emersa dalle indagini sulle intercettazioni, c’erano anche i telefoni della Juventus ad essere intercettati nel 2003 su indicazione di Adamo Bove prima e poi di Fabio Ghioni, entrambi uomini Telecom a stretto contatto con Giuliano Tavaroli, ex numero uno della Security Telecom. E quelli di Carraro, attraverso le utenze Figc, e di Alessandro Moggi, con la Gea. Il teste chiave del nuovo filone dell’inchiesta, a suo tempo, si era sempre più insospettita delle richieste che le pervenivano da parte di Bove. Anche perché le utenze da intercettare riguardavano sempre più uomini del mondo dello sport, dello spettacolo, persino della Banca di Roma. E proprio quest’ultima circostanza ha fatto capire che tra gli intercettati ci fossero anche le due figlie di Geronzi, Chiara, giornalista del tg5 ed ex socia della Gea, e Benedetta, che lavora in Federcalcio all’ufficio marketing.
L’impiegata Telecom, quando ha capito che qualcosa non tornava e che spiegazioni non ne venivano date, ha scelto di passare al contrattacco. Ha copiato file e tabulati, che adesso sono nelle mani della magistratura.
Pratica Como: perché? Perché, forse, l’idea di effettuare intercettazioni alla Telecom potrebbe essere partita proprio dalle notizie relative ai fondi neri del Como, un’inchiesta nella quale erano coinvolti l’allora presidente Enrico Preziosi e anche l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi. Una circostanza, l’inchiesta di Como, che era stata tirata in ballo anche da Roberto Mancini in una delle tante “accuse a distanza”. Ma a prescindere da quello che può essere stato l’elemento scatenante (non va dimenticato il famoso colloquio-denuncia dell’ex arbitro Nucini con i dirigenti nerazzurri), resta il fatto che le ultime notizie aprono squarci inquietanti.
I documenti che due mesi fa l’impiegata ha consegnato ai magistrati sono circostanziati: catalogati con numeri progressivi, sono suddivisi per intercettazioni. Quelle della Juventus, ad esempio, effettuate su Luciano Moggi, sono quelle che vanno dal 112 al 119, mentre quelle dal 128 al 135 riguardavano le utenze della Banca di Roma. Tra gli intercettati anche Enrico Ceniccola, guardalinee assai vicino all’arbitro De Santis, che ieri ha reagito così alla notizia: «E’ ovvio che fosse un mezzo per controllare Massimo, anche perché c’erano utenze a me intestate che erano in uso a De Santis ».
L’articolo de La Repubblica non è passato inosservato ai magistrati romani che indagano da mesi sulla Gea. I pm Luca Palamara e Maria Cristina Palaia già ieri mattina hanno avuto colloqui con il colleghi milanesi in riferimento all’esistenza di intercettazioni che avrebbero riguardato personaggi coinvolti nell’inchiesta sulla Gea. Al vaglio dei Pm romani ci sono eventuali iniziative da intraprendere (acquisizione di documenti) alla luce del recente decreto legge che impone la distruzione di verbali di intercettazioni illegali.
Ma la questione quanto prima riguarderà anche l’Ufficio Indagini di Francesco Saverio Borrelli.
Senza il materiale della magistrature, gli atti a disposizione sarebbero davvero pochi, anche se è già cominciata la raccolta di tutti i documenti, articoli di giornali e interviste sull’argomento. L’obbligo di trasmettere gli atti alla giustizia sportiva esiste solo per il reato di frode sportiva (attraverso i suoi due filoni: scommesse e illeciti). Al momento, non siamo in presenza di queste circostanze, ma i rapporti tra Borrelli e la Procura di Milano sono tali per cui, se si potrà arrivare ad una collaborazione, non ci saranno certamente ostacoli. L’Ufficio Indagini sa bene che uno degli elementi chiave sarebbe l’ex arbitro Nucini. Ma non sarà facile convincerlo a testimoniare: non lo ha fatto davanti alla Boccassini, a suo tempo; non lo ha fatto quest’estate nel primo filone di Calciopoli. Perché dovrebbe cambiare idea proprio adesso?
Moratti, intanto, ostenta tranquillità e commenta così la vicenda nella quale la sua società rischia di essere pesantemente coinvolta: «Se mi deve chiamare l’Ufficio Indagini, fa bene a chiamarmi. Che ci sia Borrelli mi fa molto piacere, perché è una persona molto per bene, ma chiunque altro ci fosse stato, sarebbe stata una persona all’altezza».
Ho come l'impressione che presto spariranno quei ghigni da certi facce... Voi che ne dite?
2 commenti:
spariscono, spariscono, leggi le previsioni che ho fatto già alcuni giorni fa sul mio blog: il post si intitola previsioni.
Grande Mirko come sempre!
Ho letto, molto interessante. Sa si dovesse avverare tutto contattami che ti offro una cena...
Grande anche a te...!
Posta un commento