Io consiglio a tutti di leggerlo, per farsi un'idea a 360° su alcune cose che capitano regolarmente, ma che pochi sanno e che nessuno ci spiega (o ci può spiegare).
Nelle pagine indicate con la dicitura “Libera Informazione” vengono pubblicati articoli non necessariamente inerenti ad argomenti strettamente legati al trading sui mercati azionari. L’intento è quello di divulgare notizie e trattare argomenti che non arrivano al grande pubblico a causa dei meccanismi di censura (o servilismo) dei grandi media.
Mani sporche di petrolio. Come la lobby dei petrolieri italiani intasca 30.000 milioni di euro di finanziamenti pubblici facendo credere di utilizzarli per fonti di “energia pulita”.
La nascita del concetto di “sviluppo sostenibile”
Con la definizione di “sviluppo sostenibile” intendiamo ogni forma di sviluppo (economico, sociale, scientifico, demografico, urbanistico ecc.) che non compromette le possibilità delle future generazioni di continuare a svilupparsi senza esaurire quelle risorse che la scienza moderna indica come esauribili, cioè le risorse naturali. Facciamo un passo indietro e vediamo quando il concetto di “sviluppo sostenibile” ha fatto la sua prima comparsa:
nel 1981 la Dott.ssa Gro Harlem Brundtland viene eletta Primo Ministro della Norvegia. La Bruntdtland è la prima donna, e nel contempo la persona più giovane, ad aver mai ricoperto tale carica nel suo paese. Nata ad Oslo nel 1939, laureata in Medicina, e politicamente impegnata per uno sviluppo economico che preservi le risorse naturali e rispetti l’ambiente. L’anno successivo un convinto assertore della politica finalizzata ad aiutare i paesi del Terzo Mondo viene eletto Segretario delle Nazioni Unite. Si tratta di un diplomatico peruviano laureato in Giurisprudenza e ambasciatore dal 1962: Javier Perez de Cuellar de la Guerra . Darà prova delle sue spiccate doti diplomatiche quando nel 1988 otterrà con la sua mediazione il cessate il fuoco tra Iran e Iraq. Nel 1983 nomina G.H. Brundtland presidente della Commissione Mondiale dell’Ambiente e dello Sviluppo. La Brundtland quattro anni dopo redige un rapporto dal titolo “Our Common Future” (il nostro futuro comune) nel quale per la prima volta viene definito il concetto di “sviluppo sostenibile”:
«lo Sviluppo sostenibile e uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilita che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”»(World Commission on Environment and Development, WCED)
Tale definizione viene adottata e ripresa dall’ONU come sintesi della cosiddetta “regola delle tre E”: Ecology, Equity and Economy (ecologia, equita, economia).
Mi permetto una breve divagazione: ritengo che il concetto di “sviluppo sostenibile” sia troppo legato ad una concezione eccessivamente antropocentrica del mondo. Leggendo la definizione salta subito agli occhi come ad essere posto al centro dell’attenzione non sia il benessere di tutte le specie viventi, bensì quello delle sole generazioni umane. Mi sembra il prodotto di un atteggiamento mentale perlomeno ingenuo, forse addirittura contraddittorio. Ritengo che se fossimo consapevoli della necessità di scrollarsi di dosso tutti quei condizionamenti antropocentrici radicati nelle nostra cultura (e nella nostra psiche) dalle tre grandi religioni monoteistiche (il cristianesimo, l’ebraismo e l’Islam), potremmo ambire a definire in maniera molto più efficace e concreta i concetti fondamentali per la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie, compresa la nostra.
In ogni caso la definizione adottata dall’ONU potrebbe rappresentare un primo passo importante verso uno sviluppo basato su fonti di energia non esauribili, uno sviluppo che coincida con il rispetto dell’ambiente e delle generazioni future, uno sviluppo, appunto, “sostenibile”.
Una nuova opportunità per truffare gli italiani
Nel nostro Paese sicuramente al momento non ci siamo accorti di nulla, e soprattutto non se ne sono accorti i vari governi succedutosi dal 1987 ad oggi, perche troppo presi a salvaguardare i soliti interessi clientelari dei grandi magnati del petrolio che hanno in mano la produzione e la distribuzione dell’energia. Cercherò di dimostrare tali affermazioni spiegando come i nostrani signori del petrolio hanno trovato il modo di utilizzare la definizione di “sviluppo sostenibile” per guadagnare ancor di più, continuando a muoversi nella direzione esattamente opposta a quella indicata da tale definizione. Come ? Con i finanziamenti per le “energie rinnovabili”. Una truffa della quale ogni cittadino italiano è vittima. Vediamo in che modo:
per “energie rinnovabili” s’intendono quelle fonti di energia che permettono forme di “sviluppo sostenibile” per l’uomo, senza che si danneggi la natura. Fonti che sono “rinnovabili” perchè non dipendono da materiali le cui riserve sono destinate a finire. Sono comunemente raggruppate sotto la definizione di “energia pulita”, le principali sono:
- Energia solare (sfruttabile con metodo sia fotovoltaico che termico)
- Energia eolica
- Energia idroelettrica
- Energia geotermica
- Biomasse
Onde evitare fraintendimenti dovuti all’ambiguo modo di esprimersi di alcuni nostri politici favorevoli all’energia nucleare, chiariamo subito che tale energia non è annoverata dalla scienza tra le “energie rinnovabili”. Il suo utilizzo infatti dipende da riserve limitate di materiali che non si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate (per non parlare dei problemi relativi allo smaltimento delle scorie di scarto).
L’Italia dichiara di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili grazie a finanziamenti provenienti da contributi pubblici, la forme più diffuse di tali contributi sono due: il “CIP 6” e i “Certificati Verdi”. Con questi due metodi si raccolgono dal 1992 migliaia di milioni di euro all’anno dalle nostre tasche. Vengono davvero spesi per incentivare le “energie rinnovabili” ? No. No perchè i nostri politici sono abili a giocare con le parole. E le parole, se scritte sui testi di legge, diventano pesanti come macigni.
Nel 1992 il Governo redige una legge che apparentemente obbliga l’ENEL ad acquistare elettricità da produttori di energia da fonti rinnovabili. Fissa il prezzo di acquisto ad un triplo di quello corrente. L’ENEL trasferisce l’aumento di costo sulle bollette dei consumatori. Da allora gli italiani pagano oltre il 10% in più sulla bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Con tale operazione si raccolgono in 15 anni piu di 30000 milioni di euro, pari a 60000 miliardi di lire. Nel testo del decreto viene posto in aggiunta a “rinnovabili” un secondo termine: “assimilabili”. Non viene specificato alcun criterio per definire quali siano le fonti “assimilabili”. In tal modo si includono tra le fonti alle quali sono destinati i finanziamenti, anche quelle che di fatto non sono per nulla “rinnovabili”, cioè i residui del petrolio e i rifiuti urbani.
Grazie a questo semplice gioco di forma quei produttori che nulla c’entrano con le fonti di energia “rinnovabili”, e che anzi si muovono in contesti del tutto estranei al concetto di “energia pulita”, possono ricevere i finanziamenti.
Vediamo chi si spartisce la torta:
- Edison ………………………….. 41,2 %
- Enron*…………………………… 10,8 %
- Erg……………………………….10,2 %
- Acea………………………………6,3 %
- Foster Werler………………….….5,1 %
- Eni……………………………….. 4,3 %
- Api…………………………….….3,4 %
- Elettra Lucchini…………………..3,0 %
(* dati del 2003 - La Enron attualmente è fallita )
Nel 1997 Edoardo Ronchi, in veste di Ministro dell’Ambiente nominato da Romano Prodi, firma un decreto con il quale vengono incluse tra le aziende che possono ricevere i finanziamenti pubblici destinati all’energia pulita, anche quelle aziende che si occupano dell’incenerimento dei rifiuti urbani (art. 33, comma 9, Decreto Ronchi del 1997).
Al Decreto Ronchi del 1997 fa seguito il 16 marzo del 1999 un altro decreto nel quale il Governo definisce:
“Fonti energetiche sono il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici” (art. 2, comma 15).
Nel 2004 vengono dati 200 milioni di euro ad aziende che usano inceneritori. Cioè impianti che disperdono nell’aria nanoparticelle le quali, è scientificamente provato, causano patologie gravissime persino nelle generazioni future. Le nanoparticelle infatti possono addirittura penetrare nelle cellule e nel liquido spermatico, causando malattie potenzialmente mortali e malformazioni nei nascituri.
Il bavaglio ai ricercatori: l’incredibile caso della dott.ssa Antonietta Gatti e del dott. Stefano Montanari
In tal senso sono illuminanti gli studi del dott. Stefano Montanari e di sua moglie la dott.ssa Antonietta Gatti. Due scienziati modenesi di fama mondiale, docenti all’Universita di Modena, considerati tra i massimi esperti al mondo in materia di nanoparticelle. All’indirizzo internet http://www.biomat.unimo.it si possono visionare le loro ricerche. Nel 2001 hanno fondato il laboratorio di ricerca “Nanodiagnostic” (http://www.nanodiagnostics.it). Da loro vanno tuttora migliaia di soldati americani reduci della querra in Iraq che presentano patologie dovute alle sostanze disperse nell’aria durante il conflitto mediorientale. Sempre nel 2001, subito dopo l’attentato all World Trade Center di New York, il dott. Montanari e la dott.ssa Gatti avvisarono il Governo americano del pericolo di gravissime patologie causate dalle nanoparticelle disperse nell’ambiente in seguito al crollo delle Twin Towers. Gli americani non diedero loro retta, ma nel 2003 si accorsero di avere 170.000 malati tra i newyorkesi che avevano inalato le sostanze, nel 2005 il numero dei malati è salito a 400.000. Il Governo USA si rese conto che si stava avverando tutto ciò che i due ricercatori modenesi avevano previsto, allora li chiamò per affidare a loro le ricerche che tuttora sono in atto. Questi due scienziati fanno conferenze in tutto il mondo, pubblicano ricerche sulle piu autorevoli riviste scientifiche, la Gran Bretagna li ha addirittura invitati ad intervenire alla Camera dei Lords per illustrate i gravi danni causati dalle nanoparticelle disperse nell’aria tramite gli inceneritori. E in Italia ?
Nel 2001 il pubblico ministero del tribunale di Rovigo iniziò un’indagine sulle centrali ad olio combustibile dell’ENEL, situate a Rovigo. Nella zona si registrano centinaia e centinaia di casi di tumori, da anni medici locali e comitati cercavano invano di dimostrare che tali patologie sono causate dalla centrale. L’ENEL rigettò tutte le accuse e impostò una linea difensiva volta a far ricadere la colpa sui pescatori locali, costruendo una tesi finalizzata a dimostrare che le patologie erano causate dalle barche che solcano le vicine acque del Po e dell’Adige. Ma grazie alle ricerche dei due scienziati modenesi, si è dimostrato in maniera inequivocabile che l’ENEL è responsabile delle patologie riscontrate nella zona. Il tribunale di Rovigo, grazie ai nuovi dati emersi, ha condannato l’ENEL ed ha aperto una nuova inchiesta nei confronti della stessa azienda per omicidio plurimo colposo. Le condanne:
Franco Tatò, ex-amministratore delegato: condannato a mesi 7
Paolo Scaroni, dirigente: condannato a mesi 1
Paolo Zanatta, ex direttore della centrale: condannato a mesi 2
(sentenza dell’aprile 2006, Tribunale di Rovigo, sezione distaccata di Adria)
In qualità di risarcimento ambientale l’ENEL dovra pagare 2,5 milioni di euro. Sembra una vittoria di Pirro, in ogni caso il precedente giuridico si è creato. I due ricercatori modenesi nel frattempo sono diventati scomodi e nel 2005 il CNR decide di privarli dello strumento indispensabile per le loro ricerche, un microscopio elettronico a scansione ambientale. Il CNR motiva tale scelta adducendo la non precisata necessità di trasferire lo strumento altrove.
Intanto in Italia Montanari e Gatti non hanno nessun spazio sui media, nessuna istituzione pubblica presta loro ascolto. Solo il flusso d’informazioni tramite internet permette di accedere a numeroso materiale informativo sulla vicenda. Fortunatamente e nata una raccolta di fondi per riuscire a comprare un altro microscopio (che costa circa 350.000 euro) tramite l’Associazione Carlo Bortolani Onlus che ha aperto un conto apposito presso la Banca Etica di Padova. Solo se si riuscira ad acquistare tale strumento la ricerca del centro “Nanodiagnostic” potra continuare.
Il gioco delle parole che ci fa riversare 30.000 milioni di euro nelle tasche dei Moratti, dei Garrone, dei Brachetti Peretti (e della Francia)
Abbiamo visto come è bastato scrivere due parole: “assimilabili” e “inorganici”, per stravolgere il senso originario di quella che si vuol far passare come una legge finalizzata ad incentivare le fonti di energia pulita. Bastano quelle due semplici parole e si trova il modo di prelevare dalle tasche degli italiani 30000 milioni di euro in 15 anni (facendogli credere che lo si faccia per produrre energia pulita), per trasferirli nelle tasche dei nostrani signori del petrolio che li usano per produrre energia con metodi altamente inquinanti e tossici, energia che rivendono poi agli stessi contribuenti. Il cerchio si chiude: diamo soldi per produrre energia che inquina l’ambiente e ci intossica, poi ne diamo altri per comprarcela.
Abbiamo gia visto quali sono i marchi che si spartiscono l’enorme torta dei finanziamenti per l’energia pulita. Ora vediamo nello specifico chi sono questi imprenditori italiani, come operano e come ricevono i capitali pubblici.
Prime fra tutte campeggiano tre famiglie: i Moratti (Gruppo Saras), i Garrone (Gruppo Erg-Tamoil) e i Conti Brachetti Peretti (Gruppo Api).
Sarroch è una cittadina sul mare in provincia di Cagliari. Qui sorge la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: tratta 15 milioni di tonnellate l’anno di petrolio grezzo (che per la maggior parte viene dalla Libia e dal mare del Nord). I clienti principali sono Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil. Questa raffineria fu fondata nel 1963 da Angelo Moratti, ed è tuttora di proprietà della famiglia Moratti . E’ lo stabilimento principale del Gruppo Saras il cui consiglio di amministrazione è presieduto da Gianmarco Moratti (Presidente) e Massimo Moratti (Amministratore Delegato).
Il punto di forza dell’impianto sta nell’angolo sudorientale: la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società di proprietà della stessa Saras. La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti che la Saras produce raffinando il petrolio. Questi scarti vengono definiti “tar”, o “olio combustibile pesante”, una sorta di liquame semi solido che per essere bruciato deve essere prima gassificato e poi irrorato di ossigeno. Si tratta di una sostanza combustibile tossica e altamente inquinante. La centrale brucia 150 tonnellate di “tar” all’ora, disperdendo ogni anno nell’ambiente 1400 tonnellate di sostanze tossiche quali scarti di zolfo, vanadio, nichel, oltre a ossidi di azoto ed emissioni varie tra le quali il CO2.
La Sarlux incassa milioni di euro all’anno di finanziamenti pubblici per l’energia pulita, in quanto per la legge italiana l’impianto Sarlux è un impianto “assimilabile” alle fonti “rinnovabili”. I soldi li riceve da un ente pubblico, il GRTN (Gestore del sistema elettrico) che compra tutta l’energia prodotta in questa maniera, il 100 % della produzione, e la paga un prezzo doppio rispetto a quello di mercato. E’ la legge stessa ad imporglielo, perchè gli impianti come Sarlux vanno incentivati in quanto “assimilabili”… In pratica la Sarlux viene pagata come se fosse una centrale ad energia solare od eolica.
L’80 % dei finanziamenti per l’energia pulita è spartito tra un numero ristrettissimo di impianti di questo tipo. Non è facile risalire all’intera lista in quanto l’elenco non è pubblico. Ma sappiamo per certo che esistono almeno altre due centrali elettriche di questo tipo che vengono incentivate come fossero fonti di energia pulita.
La prima è a Priolo Gargallo (Siracusa), appartiene alla Isab Energy, di proprietà della controllante Erg della famiglia genovese Garrone . L’impianto è tecnicamente del tutto simile a quello della Sarlux, e nel 2005 la Isab Energy ha aumentato il fatturato portandolo a 522 milioni di euro, almeno 300 dei quali derivanti dagli incentivi CIP6. In pratica trattasi di 94 milioni di euro che entrano nelle tasche dei Garrone per produrre energia in questo modo. Sul sito della ERG è pubblicato un documento dal titolo “Salute, sicurezza e ambiente” , scritto da Alessandro Garrone, Amministratore Delegato della Erg. Alcuni stralci:
“ERG continua nella tradizione, ormai consolidata nel corso degli anni, di informare i nostri piu interessati interlocutori sui risultati conseguiti e sulle proprie iniziative in tema di tutela ambientale e difesa della salute e della sicurezza delle persone […] […] si evince che sono stati conseguiti costanti e sostanziali miglioramenti, frutto non solo di cospicui investimenti per migliorare l’affidabilità delle strutture impiantistiche, ma soprattutto di una sempre maggiore diffusione e condivisione tra tutto il personale di una cultura incentrata su una “gestione responsabile” dell’impresa. […][…] Gli elementi che vi ho riportato credo riescano a mettere bene a fuoco che cosa intendiamo per “gestione responsabile”. Un concetto che mira a conciliare la gestione dei rischi con l’impegno sociale, lo sviluppo economico con il coinvolgimento dei nostri interlocutori”
Alessandro Garrone, Amministratore Delegato ERG
La famiglia Garrone ha deciso di quotare in borsa il gruppo ERG nel 1997, il medesimo anno nel quale il Decreto Ronchi dava il via ai finanziamenti agli inceneritori.
A Falconara Marittima (Ancona) c’è un altro impianto, appartiene al Gruppo Api della famiglia dei conti Brachetti Peretti. Si tratta di una raffineria che produce 2,9 milioni di tonnellate l’anno di petrolio. Ma a loro arrivano “solo” 150 milioni di euro in sovvenzioni CIP6. Una grossissima fetta dei finanziamenti invece la diamo all’estero, alla Francia. Infatti più del 40 % dei contributi pubblici finisce all’EDISON, che è di proprieta della francese Edf (vedi tabella sopra).
La beffa finale
Ma non è finita qui. La vera ciliegia sulla torta dei finanziamenti per le “energie pulite” è il paradosso-beffa dovuto alle quotazioni del petrolio: la legge prevede che più il prezzo del petrolio sale, più aumenteranno gli incentivi per l’energia “rinnovabile” o “assimilabile”. Quindi con la recente vertiginosa e costante salita del prezzo del petrolio, le aziende citate da una parte stanno vedendo crescere i loro guadagni sul greggio, dall’altra quelli sulla produzione di energia elettrica, grazie agli incentivi per un’energia pulita che non esiste. Quello che si definisce un piano di management perfetto…
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Andiamo davvero bene.... Ci sarebbe da parlare anche su Telecom, ma preferisco aspettare finchè non c'è qualcosa di più chiaro.
Io sono sempre seduto ad aspettare.... Non ho fretta..... La vendetta è un piatto che va gustato freddo...!
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