giovedì, febbraio 15, 2007

UN BUCO DA SCUDETTO

UN POTENZIALE conflitto d’interessi , un macigno debitorio di 424
milioni, un buon rapporto d’affari con Mediaset e un’operazione di
cessione del marchio per ridurre l’indebitamento bancario che giace
sotto la spada di Damocle della nullità. E’ questo in sintesi ciò che
emerge dal bilancio 2005-06 della Fc. Internazionale, Inter per i suoi
fans, che per la prima volta nella sua storia ha composto anche il
bilancio consolidato, comprendente le sue società interamente
possedute Inter Futura e Inter Brand. Come si legge nel testo del
documento, reperibile in Camera di commercio, la scelta della
redazione del consolidato è stata fatta per «fornire una adeguata
informativa sull’andamento economico e patrimoniale del gruppo». E la
differenza del risultato finale di esercizio è molto marcata: la
capogruppo Inter spa ha chiuso con un rosso di appena 31,1 milioni di
euro, contro i 181,4 milioni del consolidato. La diversità di cifre è
stata causata dall’operazione di “maquillage finanziario” della
cessione dei marchi, contabilizzata in Inter spa, alla controllata al
100% Inter Brand, che ha apportato alla capogruppo una plusvalenza
straordinaria di 158 milioni. Invece, nel consolidamento sono state
eliminate tutte le transazioni con le società controllate. La nota
integrativa della società nerazzurra sottolinea che grazie alla
cessione dei marchi i debiti bancari di Inter spa sono diminuiti del
34,15%. La maggior parte dell’indebitamento totale del gruppo è nella
capogruppo, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del
54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004-05. Assieme al contratto di
cessione «è stata redatta la relativa scrittura di licenza d’uso dei
marchi del valore complessivo di 160 milioni» di durata decennale. Ma
l’operazione potrebbe esse sub judice. «La vendita dei marchi
dall’Inter alla controllata Inter Brand – spiega l’avvocato Domenico
Latino, specializzato in diritto civile e sportivo – configura
l’ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla».
In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra a
quella sinistra. «Inoltre, l’Inter al termine del contratto di licenza
d’uso - aggiunge Latino – perderà il marchio. La società avrà tre
alternative per evitarlo: può incorporare la Inter Brand, rinnovare
l’accordo o riacquistare il marchio» .

INTER BANCA 2 A 0 - Potrebbe essere uno gioco di parole messo ad arte
dal destino e forse lo è. Le strade di Interbanca, banca d’affari del
gruppo Abn Amro Antonveneta, e l’Inter, si sono incrociate proprio a
causa dell’operazione di cessione del marchio effettuata nel dicembre
2005. Infatti, stando alla nota integrativa del bilancio della
capogruppo, l’operazione «ha consentito di ottenere da un primario
istituto di c redito un finanziamento a medio-lungo termine per 120
milioni». Alcuni paragrafi dopo l’Inter rivela il nome della banca,
specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il «pegno, a
favore di Banca Antonveneta, sul 100% delle quote sociali di Inter
Brand». C’è però da evidenziare che l’azionista di riferimento e
presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche
consigliere esecutivo di Interbanca, banca d’affari di Abn Amro
Antonveneta: stando alle visure camerali, infatti, è stato «nominato
con atto del 21 aprile 2004» per una «durata in carica di tre
esercizi» . Quindi, eccoci davanti ad un bel conflitto d’interessi per
il generoso presidente nerazzurro, che riveste il contemporaneo doppio
ruolo di banchiere e cliente. Un considerevole punto di forza rispetto
alle società concorrenti della serie A.

GRAZIE SILVIO - Un altro punto di forza della società nerazzurra, i
“risconti passivi”, ossia l’anticipo di ricavi futuri, è risultato in
calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il decremento delle
anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti
relativi a diritti televisivi». L’Inter ha però sopperito in buona
parte a ciò con l’aumento del 15% dei ricavi del conto economico,
grazie soprattutto alla crescita della voce “sponsorizzazione e
proventi vari” (da 134,11 a 163 milioni). In quest’ultima sono
presenti per la prima volta i «diritti di prelazione e prima
negoziazione» per 21 milioni stipulati con R t i per la stagione
televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del gruppo Mediaset
di sedersi per prima al tavolo delle trattative per stipulare il nuovo
contratto della trasmissione criptata sul digitale terrestre. Per lo
stesso motivo la società del gruppo Fi ninvest aveva versato 20
milioni alla Juventus nel giugno 2004. La relazione sulla gestione
sottolinea ancora di più l’ottimo rapporto d’affari tra l’Inter di
Moratti e la Mediset di Silvio Berlusconi. Nel testo si legge infatti
che «l’incremento notevole sul valore della produzione è stato
determinato da un aumento di 25 milioni sul controvalore della
cessione dei diritti televisivi determinato dalla dinamica crescente
dei corrispettivi previsti dai contratti in essere e dal rinnovo dei
contratti per le stagioni 2007-2010 con R t i». Proprio il 28 giugno
scorso, l’Antitrust ha censurato la clausola di prima negoziazione.
Del resto, sempre ottimi sono stati i rapporti tra le due famiglie,
basti pensare alla lunga e sempre verde militanza berlusconiana del
sindaco di Milano Letizia Moratti. Senza tralasciare i proficui
rapporti d’affari tra il numero due dell’Inter, Marco Tronchetti
Provera, e il Cavaliere, come documentato - per fare un solo esempio -
dal passaggio di Edilnord, la corazzata mattonara, da sua Emittenza a
mister Telecom.

IL TRUCCO C’É - Nonostante la dichiarata rivalità calcistica, gli
stretti legami tra Moratti e Berlusconi sono anche evidenti per la
vicenda delle plusvalenze incrociate fittizie di calciatori
sconosciuti tra Inter e Milan. La vicenda, strombazzata solo ora dalla
stampa nazionale a causa delle indagini per falso in bilancio condotte
dal Pm di Milano Carlo Nocerino, era stata evidenziata nel 2003 sul
quotidiano Il Manifesto e ai primi del 2004 nel libro “Il pallone nel
burrone” e ripetuto il 27 aprile 2004 davanti alla VII Commissione
Cultura della Camera dagli autori del volume. Oltre agli ormai celebri
Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano, Ronny Toma,
Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi ci
sono stati anche altri scambi di carneadi tra nerazzurri e rossoneri.
Tra la stagioni 1999-2000 e 2001-2002 Inter e Milan si sono passati
Paolo Ginestra e Matteo Bogani, Fabio Di Sauro e Davide Cordone,
Andrea Polizzano e Marco Bonura. Ogni operazione ha fruttato una
plusvalenza reciproca variabile tra i 7 e i 10 miliardi di vecchie
lire: valutazioni completamente fuori mercato per l’epoca. Ma ci sono
stati anche scambi di giocatori celebri, come Francesco Coco e
Clarence Seedorf: sia l’Inter che il Milan hanno incassato la stessa
cifra di 29 milioni. E proprio qui sta il trucco. La cifra della
vendita è identica e quindi l’operazione non movimenta denaro, ma ha
solo un risvolto contabile. Le due società hanno segnato
nell’esercizio di competenza la plusvalenza incassata, ripartendo
invece su cinque anni la cifra della cessione. Quest’ultima è però una
passività che pesa sugli anni futuri: ed ecco spiegato il perché Milan
e Inter hanno proseguito ad effettuare altri scambi a prezzi ben
superiori rispetto ad ogni logica di mercato.

di Marco Liguori



mercoledì, febbraio 14, 2007

ZAMPARINI:"IL VERO CAMPIONATO SARA' L'ANNO PROSSIMO"

Il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, si esprime cosi' sulla serie A italiana: "E' un campionato incredibilmente brutto per una concomitanza di situazioni: calciopoli, violenza, la mancanza in partenza della Juventus e le penalizzazioni per Milan e Fiorentina. Spero di dimenticarlo in fretta e anche il nostro terzo posto vale meno perche' il campionato vero ci sara' l'anno prossimo". Poi una battuta sul momento non troppo positivo dei rosanero: "Ho fortissimi dubbi che il Palermo regga perche' le ultime domeniche dicono che siamo in caduta libera. Io non posso farci niente, c'e' un allenatore e ci pensi lui. Non sta pesando solo l'infortunio di Amauri: per diventare importanti ci vuole un percorso di errori ed esperienza, come ha fatto la Fiorentina negli ultimi anni".

Amen....

martedì, febbraio 13, 2007

UNA BELLA STORIELLA

Trovata in j1897.com

Ieri al tribunale di Roma è accaduto questo. Le parole di questa storia sono di un mio amico juventino doc come me, che lavora come trascrittore, ed è stato testimone in prima persona di questo schifo!!

"Signori e signore, vi debbo raccontare una bella storiella....
Oggi ero a Roma, in Tribunale, a fare il mio solito lavoro. Mi tocca una udienza Collegiale, di solito le più rognose e le più lunghe.
Ma sono un ragazzo fortunato... capito infatti in un collegio tranquillo, composto di sei processi, l'ultimo dei quali, affrontato verso mezzodì, recitava così: Santoro Amedeo + 5. Gli altri 5 erano tali Landi Paolo, Rigone Luca, De Vita Giovanni, Contini Roberta e Campo Giuseppe. E voi vi chiederete chi sono costoro... Con calma, ci arriviamo per gradi... Premetto che c'erano 20 avvocati in aula, cosa strana, tra i quali scorgo quel "grandissimo" del Foro romano che risponde al nome di Carlo Taormina, quell'omonimo di un grosso campione bianconero, Antonio Conte, e tanti altri, tutti di un certo lignaggio... Procuratore è l'illustrissimo Dottor Luca Palamara, sicuramente molti di voi ricorderanno il suo nome.... Le parti civili costituite erano, nell'ordine, l'AS Roma Calcio, la S.S.Calcio Napoli, la Società Polisportiva Ars et Labor di Ferrara, la curatela fallimentare del Cosenza Calcio, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e un'associazione di consumatori di Milano. Ora è palese, m'è toccato un processo riguardante il calcio.... chissà cosa sarà? Roma parte civile.......
Comincia il processo e il primo teste chiamato a deporre è tale Rotunno, presidente all'epoca di una società costituita da tale Sensi Franco, la "Villa Pacelli S.p.A.", società collegata alla Italpetroli. Costui era andato, il giorno 28 luglio 2003, in compagnia della benemerita Signora Fioravanti, a consegnare presso la Co.Vi.Soc. (entità che controllava i bilanci delle società calcistiche professionistiche e ne permetteva la regolare iscrizione ai rispettivi campionati calcistici) una fidejussione bancaria di circa 47 milioni di euro, proprio lo scoperto che la A.S. Roma "vantava" nei confronti del fisco. Il problema era, però, che quella fidejussione era palesemente falsa, concessa da una società che era fallita in gennaio e aveva cambiato sia denominazione sociale sia sede operativa (da Civitanova Marche a Napoli, guarda caso....); Il processo va avanti e il teste ricorda (stranamente in maniera molto confusa, chissà com'è...) ciò che accadde in quel pomeriggio. C'è da ricordare che i termini di iscrizione scadevano alle ore 19 di quel giorno.... alla fine la fidejussione falsa viene consegnata verso le ore 18,45.
Finisce la testimonianza di questo gran signore, entra in aula il Dottor Pescatore, all'epoca Presidente della Co.Vi.Soc.... E qui succede il '48, Taormina che non sa che dire davanti alle domande sempre più incalzanti del PM, Conte che zagaglia, il teste che sputa contro questa benemerita società tanta, ma tanta me**a.... Ad esempio si chiede chi abbia fatto iscrivere tale società al campionato di competenza, ipotizzando che qualcuno ai vertici della FIGC, qualcuno molto in alto che l'anno prima aveva fatto fallire la Fiorentina per soli 8 milioni di debito (qui ce n'erano in ballo 47!!) abbia comunque dato parere positivo all'iscrizione, facendo orecchie da mercante di fronte a una fidejussione falsa come le banconote da 1 euro!
La cosa triste è che l'unico ad aver denunciato tale avvenimento è stato Macalli, Presidente della Serie C. Che la fidejussione fosse falsa venne fuori quando ormai alla Roma era stato dato l'ok per l'iscrizione e indietro non si poteva più tornare..
Ebbene di tutto questo schifo sapete quale è la cosa peggiore? Che ieri in aula non c'era un giornalista! Eppure la sala stampa del Tribunale è a 20 metri dall'aula d'udienza...

Carissimi, Juve in B per delle intercettazioni parziali e manipolate, gli altri, alla faccia nostra, in Serie A e in Champions League, pur non avendone i requisiti....

Un saluto, alla prossima storiella....

VIVA IL NUOVO CALCIO

13/2/2007 - 13:59
The Guardian, Kevin Buckley: "Truffa a San Siro"

ROMA - "A San Siro c'è stata una truffa. Io ero lì e i tornelli installati non sono stati usati, soltanto uno. E solo quello inquadravano, per tutti gli altri erano proibite le riprese tv, poi abbiamo capito perché. Matarrese con quella uscita poco felice ha avuto purtroppo ragione: i morti fanno parte del calcio "the show must go on". Il messaggio è che chi arriva allo stadio in massa e con tono minaccioso entra. Le misure adottate, tornelli eccetera, non avrebbero cambiato nulla nella circostanza di Catania. E anche sulle misure si vive di deroghe”.

Kevin Buckley, giornalista inglese del “The Guardian” – “Financial Times” e di “BBC Radio” è intervenuto nella trasmissione “Te La Do Io Tokio” su Radio Centro Suono Sport.

Esempio del modello inglese.
“La nostra esperienza di venti anni fa è stata orribile ed è stata causata dalla mancanza di sicurezza. Ora in Italia si sta imboccando lo stesso tunnel. Manca la serietà nell’approccio. In Inghilterra siamo lontani dalla situazione degli anni 80 ma sarebbe ingenuo dire che attualmente non ci sono problemi”

In Inghilterra i tifosi possono andare in trasferta?
“Sì, siamo un paese libero. Prima una pattuglia accompagnava i tifosi ospiti dalla stazione allo stadio. Ora i gruppi, più ridotti di numero, si muovono da soli”.

Senza le forze dell’ordine è possibile una partita di calcio senza violenza?
“Sì, è cambiata la cultura. Alcune misure sono eccessive, ma ormai il gesto violento non è più accettato dalla stessa tifoseria”.

Le squadre più violente?
“Come qui quelle di serie B, il Mllwall ad esempio. In serie A il West Ham, delle zone svantaggiate di Londra”.

Il disagio sociale c’entra allora?
“C’entra, ma in Inghilterra un ragazzo che non ha abbastanza soldi non può entrare allo stadio, perché non può acquistare il biglietto che ormai costa molto”.

I provvedimenti personali?
“Dipende anche se il tifoso è violento o ubriaco, comunque viene ammonita anche la società. Nel caso più estremo puoi essere diffidato finchè respiri, a vita”.

Quando i tifosi inglesi furono maltrattati dalla polizia in curva sud durante la partita Italia – Inghilterra i vostri media si schierarono con i tifosi.
“Si perché i tifosi furono controllati e si erano comportati bene. Poi lì entra anche un po’ di nazionalismo delle forze di polizia contro i tifosi stranieri. Furono chiusi dentro per tanto tempo e non potevano muoversi neanche per andare in bagno. Presero manganellate in faccia per niente. L’immagine della polizia italiana è pessima in Inghilterra: troppo facile ad usare il manganello senza poi prendere i veri colpevoli. Troppe cose del calcio italiano non vanno: polizia, stadi, FIGC…”.

CM.it

Che bello è diventato il calcio. Continuiamo pure così, salvo poi sollevare ondate di indignazione quando accadono cose come quelle di Catania.

ANTI-INTER

Altro sito carino, completamente (e pesantemente) contro i perdenti.

Per vederlo
clicca qui oppure sul titolo del post

WWW.KARMYDEROSA.CH

Consiglio, a chi già non lo conoscesse, la visione di questo sito, pieno zeppo di immagini sulla Juve e contro tutte le altre squadre. E' ben fatto e molto ironico.

PROSSIMAMENTE AL CINEMA

La "Per vincere uno scudetto dopo quasi vent'anni devo organizzare una farsa colossale per affossare i miei avversari film", in collaborazione con la "Mi sono autodefinito onesto e pulito, ma in realtà pedino le persone, tarocco i bilanci delle mie società e falsifico i passapori production" presenta:






IL 5 MAGGIO AL CINEMA

CALCIOPOLI O FARSOPOLI: UNA RICOSTRUZIONE QUASI DEFINITIVA

Con la collaborazione di MAGAZINE BIANCONERO

CALCIOPOLI o FARSOPOLI??? Una ricostruzione dei fatti controcorrente..........

Questa è una ricostruzione della vicenda che, anziché attingere dalla versione propinata in tutte le salse dagli organi di informazione di regime (capitanati dalla Gazzetta dello Sport), prende forma da quello che è il materiale che ha selezionato la nostra redazione.

Un materiale che non necessariamente è cartaceo ma che spesso è frutto di confidenze, sfoghi, rivelazioni riservate di personaggi vicini a dirigenti attuali e del passato; ma anche degli umori della gente, dei tifosi più veri, quelli che hanno pagato con la moneta più pesante, e cioè la loro passione.

Una continua ricerca di indizi, conferme, segnali, che ha caratterizzato a volte anche in maniera ossessionante gli ultimi mesi della vita del nostro staff.

Forse quella che abbiamo ricostruito non sarà la verità perfetta, ma gli si avvicina. E’ certamente più attendibile della menzogna perfetta con la quale hanno esiliato la Juventus in serie B. Abbiamo provato a ricostruire la vicenda perché ci siamo accorti che molti, moltissimi tifosi della Vecchia Signora, che per vari motivi non hanno potuto accedere a tali informazioni, hanno formato la loro opinione solo sulla base di un giornalismo becero ed antijuventino.


PROLOGO – C’era una volta la FIAT….. o meglio c’è la FIAT. Nel senso che attualmente la nostra gloriosa industria automobilistica sta vivendo nuovamente un periodo brillante, frutto di una decisa sterzata in termini di politica commerciale e di management.

Questa rinascita sa quasi di miracolo perché fino a pochi mesi fa la FIAT era una azienda talmente in crisi che si parlava chiaramente nella migliore delle ipotesi di vendita se non addirittura di portare i libri in tribunale.

Le Banche, spinte dal governo Berlusconi, erano state costrette a sostenere ancora una volta i conti del Lingotto con una operazione di finanziamento particolare chiamata prestito convertendo; in pratica, giunto alla scadenza nell’autunno del 2005 , questo prestito avrebbe, di fatto, consegnato la FIAT nelle mani delle banche, estromettendo gli Agnelli, capitanati da John Elkann e riducendoli a soci di minoranza.

Le stesse banche avrebbero poi provveduto a liquidare le attività rivenienti attraverso uno bello spezzatino. Nello spezzatino, si noti bene, era compresa anche la Juventus. Non direttamente, in quanto controllata da IFIL, ma coinvolta comunque, in quanto, successivamente ad una ipotetica uscita di scena degli Agnelli dalla Fiat, sarebbero stati messi a dura prova i delicati equilibri che ancora oggi uniscono i vari rami della discendenza per il controllo dell’Impero Fiat.

In vista di questa possibilità si paventa l’ipotesi che Giraudo, su preciso input di Andrea Agnelli stesse organizzando una cordata per rilevare la JUVENTUS, acquistando le quote di proprietà IFIL con la collaborazione finanziaria di alcuni sponsor industriali e di non precisati finanziatori inglesi. Ovviamente Andrea sarebbe stato il Presidente, Moggi il Direttore Generale.

Allo studio c’era un faraonico piano industriale che probabilmente avrebbe fatto della JUVENTUS la squadra numero uno al mondo per molti anni.

Questo era lo scenario. Ma ecco il colpo di scena. Gli Elkann sempre a quanto riportato dai giornali dell’epoca, riescono a neutralizzare il golpe orchestrato dalle banche attraverso una ardita operazione finanziaria, chiamata Equity swap, che di fatto consentirà loro di mantenere il controllo della FIAT. A questo punto partono i regolamenti di conti tra cui anche quello sulla Juventus.

Ma non doveva finire così. I patti non erano questi. Quando alla fine del 1993 l’Avv. Gianni Agnelli accetto l’aiuto di Mediobanca e di Cuccia per risollevare le sorti della FIAT, piombata in una delle crisi più gravi della sua storia, dovette accettare un compromesso che pochi conoscono. Per far fronte alla pesante situazione finanziaria dell’Azienda fu varato un maxi aumento di capitale e fu imposto l’ingresso nel capitale di nuovi soci “importanti” tra cui Deutsche Bank e Generali.

Ma non solo. Il vero prezzo che l’Avvocato dovette pagare fu la promessa di non lasciare la Presidenza del gruppo al fratello Umberto, e quindi di rimanere in sella insieme a Romiti. Questo passaggio di consegne era già stato stabilito all’interno della famiglia, ma il veto imposto da Cuccia, che non era mai stato in buoni rapporti con Umberto, costrinsero L’Avvocato ed il Dottore a un compromesso che prevedeva per quest’ultimo “solamente” il ponte di comando della IFIL, la società che di fatto è la cassaforte dell’Impero FIAT.

A margine di questo accordo, che segnò una “svolta epocale” nei rapporti tra i due fratelli, l’Avvocato accettò, come parziale risarcimento per Umberto, che quest’ultimo prendesse anche le redini della Juventus, che a quel tempo viveva il crepuscolo della gestione Bonipertiana. Di fatto i due fratelli stabilirono che tutte le decisioni inerenti la gestione del giocattolo di famiglia fossero prese in maniera indipendente dal Dottor Umberto.

Erano altri tempi. I due fratelli avevano una stoffa diversa dagli avventurieri della finanza moderna. Bastava la parola per definire una intesa. E cosi fu. Il primo passo del Dottore, come tutti sappiamo, fu quello di trasformare la squadra che viveva ancora nel romanticismo post-Platiniano, in una Azienda modello, dove ogni cosa fosse pianificata ed organizzata per grandi obiettivi. Arrivano così Giraudo per l’area amministrativa, Moggi per quella sportiva e Bettega alla vicepresidenza. Per 12 anni questa struttura rimane immutata e costituirà probabilmente il team di dirigenti più preparati del calcio moderno.

Nelle migliori famiglie, è risaputo, ci possono essere diversità di vedute e disaccordi. Anche Gianni e Umberto pur rispettandosi come fratellanza impone ogni tanto erano in disaccordo. Gianni era affezionato al business dell’auto. Umberto invece preferiva la diversificazione in altri settori. Morti i due patriarchi le fazioni si sarebbero schierate nel modo seguente: da un lato I fratelli Elkann, Montezemolo e i tutori Gabetti e Grande Stevens; dall’altra gli Umbertiani con a capo Allegra ,vedova di Umberto con il figlio Andrea Agnelli e ovviamente Giraudo che era uno dei manager più vicini ad Umberto.

In questo scenario verrà più volte segnalata dalle nostre fonti l’assoluta antipatia di Montezemolo per Giraudo il quale pur con tutti i suoi difetti caratteriali e il classico musone da piemontese era ed e’ un manager con i fiocchi, uno dei migliori della scuderia Agnelli. Anche Lapo Elkann più volte aveva rivolto giudizi abbastanza pepati sulla Triade, accusandoli di sorridere poco e inaugurando di fatto l’era della “SIMPATIA” che avrà poi in Cobolli Gigli il più accanito sostenitore ed interprete.

LA GENESI DI CALCIOPOLI - Sventato il golpe delle Banche, il piano di Andrea Agnelli e Giraudo va avanti lo stesso. Il titolo JUVENTUS in Borsa comincia a salire senza motivazioni. Qualcuno rastrella le azioni sul mercato. La transazione si dovrebbe, a questo punto, fare lo stesso ma con abiti ovviamente un po’ più ostili. Siamo a inizio 2006, la squadra è in testa al campionato e senza rivali.

Nel corso di un Consiglio di Amministrazione quantomeno anomalo, Moggi e Giraudo vengono confermati ma solo a parole. Giraudo presenta il suo mega piano industriale che prevede ingenti investimenti. Gabetti lo stoppa subito negando che ci saranno grossi investimenti da parte dell’azionista di riferimento. E’ il segnale che qualcosa si è rotto e che il pentolone bolle. Nessuno si immagina però cosa sta per succedere.

I due dirigenti non possono essere allontanati cosi sui due piedi per due motivi. Primo: sarebbe difficile da giustificare alla piazza e ai tifosi. Secondo: i due andrebbero altrove a remare contro e per come sono bravi e furbi sarebbe deleterio. Occorre qualcosa di traumatico in grado di eliminarli definitivamente dalla scena, senza peraltro creare rimpianti nei tifosi.

L’eliminazione dalla scena di Moggi e Giraudo però è da tempo l’obiettivo anche di qualcun altro e non a Torino. A Milano infatti i dirigenti dell’Inter sono da tempo convinti che le loro continue delusioni sportive non siano solo frutto di errori di gestione, ma anche di probabili illeciti dei dirigenti della Juventus.

Ne sono talmente convinti che arrivano addirittura a sbandierare in TV il fatto che stanno preparando un dossier circostanziato sull’argomento. Si scoprirà poi che Moratti, approfittando del rapporto privilegiato con i vertici TELECOM e PIRELLI, da sempre sponsor e munifici azionisti della squadra, ha incaricato alcuni personaggi che frequentano la sottile zona d’ombra tra la TELECOM- PIRELLI e i servizi segreti di effettuare indagini illegali sul mondo del calcio, arrivando persino a fatturare regolarmente le parcelle a queste agenzie investigative.

Ad ogni buon conto che qualcosa a Milano sapessero lo si era capito in realtà già a Marzo del 2006 quando in diretta TV Mancini “rivelo’” a Moggi che presto avrebbe dovuto rispondere a qualcun altro in un Aula di Tribunale. Altri addirittura riferiscono di dichiarazioni simili fatte nello spogliatoio della Pinetina, dove agli stralunati giocatori Mancini e Facchetti dicevano di stare tranquilli perché lo scudetto lo avrebbero vinto loro e che qualcosa stava per accadere.

In questo torbido scenario la procura di Torino aveva archiviato un filone di indagini a carico della Juventus contenente alcune intercettazioni telefoniche che vengono ritenute non significative per la giustizia ordinaria e addirittura scagionanti per quella sportiva.

Qualche nemico però, la Juventus lo aveva anche a Roma, nelle segrete stanze del potere capitolino, lo stesso potere che aveva consentito nel 1999 l’accordo tra le famose sette sorelle (Juventus,Inter,Milan,Roma,Lazio,Parma,Fiorentina) le quali, tutte con ambizioni da scudetto decisero, nel corso di una cena estiva a casa di Carraro, di costituire un cartello e di nominare il famoso doppio designatore arbitrale, nelle persone di Bergamo e Pairetto. L’accordo in questione fu favorito anche dall’approvazione della famosa legge per la contrattazione individuale dei diritti TV, ad opera del governo di centro sinistra, il quale avallò senza battere ciglio un sistema che lo stesso governo di centrosinista, otto anni dopo, sta cercando in tutti i modi di cancellare, riportando nel calcio la contrattazione collettiva. L’equilibrio che scaturì da quegli eventi, favoriti come si è visto da chi in quel momento governava Coni e Federcalcio e dai loro referenti politici e finanziari è stato mantenuto fino al maggio del 2006 quando, come si vede, una triplice convergenza di interessi (più o meno palesi) ha determinato l’uscita di scena da veri capri espiatori di Luciamo Moggi ed Antonio Giraudo, che a quel sistema si erano per così dire adeguati, ma al quale anche le altre sei sorelle costantemente si “abbeveravano”.

Il primo segnale che qualcosa stava alterando gli equilibri del 1999 fu una misteriosa interpellanza parlamentare effettuata dal senatore MALABARBA, membro del Comitato di Controllo Parlamentare sui Servizi Segreti (CO.PA.CO) in data 7 marzo 2006 atto 4-10255 seduta nr. 964 della XV legislatura.
Il senatore in questione, chiede spiegazioni in Parlamento circa l’origine di alcuni bonifici di poche migliaia di lire che vengono rintracciati sui conti di alcuni impiegati della FIGC.

L’indagine della magistratura sul mondo del calcio tuttavia aveva preso il via già da qualche mese e non solo dalla procura di Torino. Indagavano varie procure in tutta Italia. In particolare quella di Napoli imbeccata da Franco Dal Cin, vecchio dirigente dell’Udinese, il quale riferisce ai PM di una “combriccola romana” di cui farebbero parte parecchi arbitri tra cui De Santis.

Vengono disposte centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche a carico di vari personaggi tra cui Moggi e Giraudo. Le intercettazioni come noto vengono eseguite utilizzando strutture e tecnologie della Telecom. A questo punto interviene qualcuno o qualcosa.

L’attività di intercettazione probabilmente non da i frutti sperati; pur tuttavia c’è bisogno di fare un lavoretto per alcuni amici che hanno chiesto di incastrare alcune persone……. Entrano in scena due personaggi particolari, Arcangioli ed Auricchio, due vecchie conoscenze dei servizi segreti, attualmente ufficiali dei carabinieri, addetti alle intercettazioni, e già in passato accusati di aver manipolato alcune telefonate.

I due fanno un piccolo capolavoro. Confezionano due informative per la procura di Napoli dove, insieme alla trascrizione di 40 telefonate (su 100.000 intercettazioni) degli accusati, costruiscono un castello di deduzioni e teoremi che sembrano discorsi da bar sport. Difficile non immaginare nella impaginazione di quelle informative la sapiente mano di qualche giornalista sportivo oppure di qualche dirigente di squadre di calcio.

Alcune dichiarazioni di persone accusate e di altre non coinvolte nel procedimento fanno addirittura pensare che siano state filtrate solo le telefonate “adatte allo scopo da raggiungere”. Altre indiscrezioni parlano mancati incroci tra telefonate fatte e ricevute dalle singole utenze. Insomma qualcosa di anomalo sta accadendo. Parallelamente una manina fa arrivare i testi di queste intercettazioni alla Gazzetta dello Sport.

EPILOGO - Siamo ormai a MAGGIO del 2006. La JUVE vince il suo 29mo scudetto sul campo mentre sui giornali scoppia la bufera. Juve, Milan, Lazio, Fiorentina ed altre squadre minori vengono accusate di aver creato un sistema di condizionamento del sistema arbitrale mentre addirittura alcuni protagonisti tra cui Moggi e Giraudo vengono accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”.

Il prode John Elkann rilascia una dichiarazione che per noi tifosi rimbomba ancora sinistra: “Siamo vicini alla squadra e all’allenatore. Sono state fatte cose riprovevoli. Ripartiremo dai giovani”. Moggi a questo punto si dimette e con lui è costretto a dimettersi anche Giraudo insieme a tutto il CDA. E’ curioso far notare che i giornali che più di tutti si accaniscono contro la JUVENTUS e i suoi dirigenti sono proprio quelli della Scuderia RCS in cui gli Agnelli sono soci e cioè LA STAMPA , LA GAZZETTA DELLO SPORT e IL CORRIERE DELLA SERA.

E’ iniziato il processo mediatico che verrà svolto sui giornali. E’ un processo che partirà non dall’accusa ma dalla sentenza: JUVE COLPEVOLE. In verità leggendo le intercettazioni pubblicate non si evince lo straccio di una prova di eventuali illeciti. Si percepisce piuttosto un mondo sicuramente malato dove ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino spesso senza riuscirci e soprattutto una generale atmosfera di goliardie e di millanterie che fanno intravedere l’estrema confidenza che c’era tra settori della Federcalcio, dirigenti di squadre di calcio e alcuni arbitri. Ma nessun illecito.

A questo punto inizia l’estate più incredibile che si potesse immaginare. I tempi purtroppo sono strettissimi. C’è di mezzo il Mondiale. Bisogna fare presto. A capo della FIGC, ovviamente commissariata, viene chiamato un personaggio che pochi conoscono ma che gli addetti ai lavori ricordano come ex-consigliere di Amministrazione dell’Inter, Guido Rossi.

La sua chiamata a Commissario della Federcalcio avviene attraverso un atto che non verrà mai reso pubblico perchè probabilmente le modalità con cui viene eletto non gli consentirebbero alcune delle decisioni da lui prese successivamente, rendendole illegittime, come ad esempio la riduzione dei gradi di giudizio, la sostituzione dei giudici ed altre norme stabilite ad hoc per la farsa che si andava organizzando.

Il personaggio è ingombrante, presuntuoso ed odia quanto basta la Juventus per avallare fin da subito con i fatti le sentenze emesse dai giornali. Innanzitutto si circonda di suoi fedelissimi tra cui Nicoletti, già braccio destro di Moratti alla Saras. Successivamente riduce i gradi di giudizio del processo sportivo da tre a due. Di fatto sostituisce la gran parte del Collegio giudicante mettendo a capo dello stesso un vecchio giudice in pensione di nome Ruperto.

Per accelerare la farsa e renderla “credibile” manda Nicoletti a Napoli dove, facendo illecita pressione sui PM della procura, riesce a farsi consegnare le informative dei Carabinieri sulle intercettazioni, che in questa fase dovrebbero essere invece ancora materiale altamente riservato e che invece sono già, in alcuni stralci, in mano a giornali e mass-media.
Infine “istruisce” i giudici affinché venga fatta giustizia in maniera dura, esemplare e spietata.

“Dimentica” però di sostituire i giudici che pronunceranno le sentenze di secondo grado che come vedremo saranno completamente capovolte, tranne che per la Juventus. Negli stessi giorni, frattanto, Oriali e l’Inter patteggiavano vergognosamente la condanna per la vicenda dei passaporti falsi con il silenzio complice dei mass-media.

La Juventus e la sua proprietà in questa tempesta sembrano immobili. Qualcuno ipotizza che nei primi giorni dello scandalo i vertici juventini fossero stati rassicurati circa la permanenza della squadra in serie A, circostanza che, come si vedrà, sarà completamente disattesa dagli atti compiuti dal Commissario Guido Rossi. Dopo lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione la reggenza viene affidata a Carlo Sant’Albano che è l’A.D. di Ifil. La dirigenza di fatto non esiste più. In questo scenario viene nominato in qualità di legale difensore l’Avv. Cesare Zaccone.

Arrivati a questo punto però, di fatto, la fuga di notizie e l’attacco frontale effettuato dai mass-media hanno reso la situazione irrecuperabile. Tutta l’Italia calcistica, fomentata dal suddetto attacco mediatico, aveva ormai a furor di popolo condannato le persone che ad onor del vero erano ancora solamente indagati, sia per la giustizia sportiva che per quella ordinaria. La Juventus in serie B era dunque il sogno proibito di milioni di tifosi che si materializzava come per incanto. Finalmente anni ed anni di frustrazioni venivano ripagate con una gogna fino a poche settimane prima inimmaginabile.

Fonti attendibili riportano in questa fase di un patto tra Grande Stevens e Guido Rossi, durante il quale quest’ultimo viene rassicurato che la Juventus avrebbe accettato la serie B a condizione che anche le altre imputate avessero avuto la stessa pena.

Questa circostanza è avvalorata dal fatto che alcuni dei campioni erano già stati venduti prima delle sentenze sportive. Comunque sia, Guido Rossi accetta l’accordo oppure finge di accettarlo, non lo sapremo mai. Ma, come vedremo, le cose vanno diversamente da come erano state apparecchiate. Il nuovo CDA viene insediato a fine giugno e sarà capitanato da tale Giovanni Cobolli Gigli, un manager ricordato soprattutto per le sue imprese da liquidatore di altri asset di casa Agnelli. In quei giorni serviva qualcuno che mettesse la faccia come Presidente del periodo più brutto della storia della Juventus. E da informazioni assunte al riguardo pare che nessuno volesse approfittare dell’ingrato compito. Alla fine si tratterà quindi di una soluzione di estremo ripiego.

Nei prossimi anni Cobolli Gigli sarà ricordato soprattutto per le sue memorabili dichiarazioni che inducono l’interlocutore a sospettare che sappia veramente poco di calcio e che sia capitato per caso sulla scena del delitto.

Il processo invece, istruito da Francesco Saverio Borrelli ex magistrato di Mani Pulite, sarà ricordato nei secoli come una Farsa senza uguali, e si svolgerà in pochi giorni calpestando le più elementari regole di garanzia per gli imputati, a cominciare dal diritto alla difesa. Molti magistrati e giudici hanno dichiarato successivamente che si è trattato di un vero e proprio “aborto giuridico”. Il Procuratore Palazzi, imbeccato da Borrelli, chiede pene durissime per tutti, ed in particolare per la Juventus, per la quale si parla di retrocessione in C1.

Zaccone, nel corso del brevissimo e farsesco dibattimento, incalzato da Ruperto, dichiara maldestramente che la pena congrua sarebbe stata la B con penalizzazione, cosa che prontamente viene fatta mettere a verbale. La dichiarazione di Zaccone, che suscita stupore e indignazione nei tifosi è figlia diretta degli accordi Rossi-Grande Stevens ed è pronunciata proprio per cercare di rimanere ancorato al carro delle altre imputate per le quali era stata chiesta la B con penalizzazione.

La molle difesa di Zaccone verrà strumentalizzata dai giornali di regime come una ammissione di colpevolezza; e ci andranno a nozze con titoli a tutta pagina. La sentenza di primo grado è delirante nel suo dispositivo in quanto somma episodi di slealtà (art.1) facendoli diventare illeciti conclamati e reiterati (art.6) e inventando di sana pianta il termine “ illecito strutturale”. Addirittura devastante la pena comminata che consiste in una serie B con trenta punti di penalizzazione, la revoca di due scudetti ed altre sanzioni accessorie. Cobolli Gigli appare indignato. Nell’ombra probabilmente qualcuno invece è soddisfatto della piega degli eventi.

Intanto in Germania la nostra nazionale diventa Campione del Mondo in una finale con la Francia addirittura surreale. In campo ci sono otto giocatori attualmente della Juventus più cinque che vi hanno militato recentemente. In panchina e nello staff tecnico altri quattro juventini di lungo corso tra cui Marcello Lippi. Totale 17 protagonisti che hanno DNA juventino.

La Juventus di Moggi ha la sua apoteosi nella vittoria del Mondiale, quando il suo Direttore è ormai già fuori dal Calcio. Purtroppo la Juventus che Luciano Moggi aveva allestito verrà smembrata dal Liquidatore Cobolli, il quale ha l’incarico di procedere alla riduzione dei costi a prescindere dal campionato in cui si giocherà e questo perché come aveva dichiarato John Elkann si sarebbe puntato sui giovani.

Ecco quindi che ben otto giocatori vengono venduti in un crescendo rossiniano di menzogne e inganni che culminano con la cessione all’Inter di due giocatori come Ibrahimovic e Vieira.

La sentenza di secondo grado, emessa da un tribunale espressione diretta dell’ex presidente Carraro, e quindi organico al vecchio sistema, ribalta la sentenza di primo grado, attenuando notevolmente le pene di Milan, Fiorentina e Lazio, alle quali viene restituita la serie A con penalizzazione. Incredibilmente il Milan ritrova anche la partecipazione alla Champions League. La Juventus invece rimane relegata in serie B con 17 punti di penalizzazione.

Anche in questo caso leggendo il dispositivo della sentenza si apprende stranamente che “è possibile alterare la classifica senza alterare i risultati delle partite”. Cosa e’ successo? Semplicemente è accaduto che la Juventus è stata punita nuovamente dal Tribunale di secondo grado, espressione diretta di Carraro e Berlusconi, proprio per aver fin da subito effettuato la scelta collaborazionista con il nuovo sistema guidato dall’Inter e dalla Roma. Insomma come si suol dire “cornuti e mazziati”. E’ chiaro che ormai l’accordo Grande Stevens – Rossi è definitivamente saltato.

Nel frattempo gli “onesti” di Moratti grazie alla compiacenza del loro ultrà Guido Rossi si vedono assegnare uno scudetto, quello 2005-2006 che non è mai stato oggetto di indagine e che la Juventus ha vinto sul campo con il siderale distacco di 15 punti. Gli Elkann capiscono che sono stati gabbati. In giro l’umore dei tifosi e soprattutto degli azionisti di minoranza che nel frattempo si sono riuniti in diversi Comitati, è assolutamente nero e con insistenza questi ultimi premono sulla proprietà affichè reagisca a questo scempio.

John Elkann, mosso dall’orgoglio, ordina a Cobolli di fare la voce grossa nel corso della Conciliazione che non avrà ovviamente esito positivo. Infine, decide di preparare un ricorso al Tar del Lazio che definire un capolavoro giuridico è riduttivo. Preciso, circostanziato, e soprattutto nelle cifre, spietato. E’ deciso, si andrà al Tar.

Qualcuno a Roma comincia a spaventarsi e a credere che davvero i due fratellini possano andare fino in fondo. Sarebbe una circostanza senza precedenti per il calcio italiano; in caso di accoglimento del ricorso, molto probabile a giudicare dalle dichiarazioni di illustri avvocati amministrativisti, i campionati dovranno essere sospesi e i processi rifatti. Il governo ed il primo ministro in persona si muovono direttamente con Montezemolo e lo pregano di mettere freno alla situazione. Non si vuole il caos, il ritardo dei calendari, il malumore delle piazze coinvolte, la delusione della stragrande maggioranza degli italiani convinti che tutto il male sia la Juventus. Ed il primo ministro ha buon gioco nel convincerlo. Sa che lui non può mettersi contro l’establishment perché lui, e ciò che rappresenta, sono parti importanti dello stesso. Siamo a fine agosto.

A Torino si svolge un vertice tra Montezemolo, J, Elkann e Gabetti. I due anziani convincono il giovane di famiglia a deporre le armi. Questo è quello che dicono: “Sappiamo che siamo stati sottoposti ad un giudizio di piazza senza garanzie, però ormai la gente si è formata un opinione e noi non la possiamo cambiare. Pensa a cosa avrebbe fatto tuo nonno in questo caso, non si sarebbe mai mischiato ai vari Gaucci e Preziosi ma avrebbe bevuto fino in fondo l’amaro calice, in osservanza alla sua storia, alla fedeltà all’ordine costituito, a tutto ciò che la Fiat è stata ed ha rappresentato e vuole ancora rappresentare. Anche da un punto di vista economico, dopo le cessioni, la riduzione del monte ingaggi, la conferma degli sponsor, la rinuncia alla Champions League non c’è grande differenza tra i due scenari. Perciò, per le responsabilità che abbiamo e per le aziende che rappresentiamo dobbiamo ingoiare il boccone e scendere a patti con le autorità sportive”. Il giorno stesso viene istruito di conseguenza il povero Cobolli Gigli.

E’ il 31 agosto del 2006. La Juventus, la sua centenaria storia di successi e la passione dei suoi tifosi vengono calpestati senza pietà, in cambio della riduzione di qualche punto della penalizzazione in serie B, che sarà sancita nel successivo Arbitrato, e probabilmente, di un provvedimento sulla rottamazione auto nella finanziaria 2006.

Gli stessi giocatori e l’allenatore Deschamps rimangono sbigottiti dal comportamento del CDA che in un Consiglio di durata biblica, stabilisce la definitiva rinuncia al TAR. E’ un dato di fatto questo che fa giudicare altamente attendibile la circostanza che i giocatori e il tecnico erano stati rassicurati del fatto che si sarebbero percorse, purtroppo tardivamente, tutte le strade per cercare di riottenere la serie A.

Lo strappo del 31 agosto tra squadra e società è una ferita che ancora oggi nelle dichiarazioni dei giocatori si percepisce quanto sia stata dolorosa, soprattutto per quelli che avevano accettato di rimanere a Torino. A questo punto non si può più tornare indietro. La squadra è costretta a subire la gogna dei campi della serie B. I tifosi invece saranno costretti da Cobolli Gigli a subire le farneticanti dichiarazioni imposte dall’operazione SIMPATIA.

Saranno condannati a subire le ironie di chi fino a pochi mesi fa “quando incontrava i nostri giocatori sul campo se la faceva sotto” come disse Camoranesi in una recente intervista; saranno umiliati dalla lettura quotidiana dei deliranti articoli di giornalisti prezzolati e antijuventini che continuano a seminare veleni senza ricevere mai lo straccio di una querela.

E’ tutto finito? Quanti e quali capitoli potranno essere ancora scritti su questa dolorosa vicenda? La sensazione che si percepisce tra le stesse fonti che ci hanno permesso di elaborare questa ricostruzione è che ancora qualcosa bolle in pentola. Qualcuno, nel frattempo, aspetta sulla sponda del fiume.

lunedì, febbraio 12, 2007

STRANE ANALOGIE

Prosegue imperterrita la marcia trionfante dell'invincibile armata nerazzurra, che sta letteralmente dominando questo campionato, tra i più competitivi e divertenti di sempre.

Ecco due immagini di Chievo-Inter:

Nella prima, vediamo un'istantanea del primo gol di Adriano, in cui si è notata una leggerissima spinta del brasiliano sul difensore. L'arbitro, ovviamente, non ha visto nulla.



Nella seconda foto, la rete di Crespo che fissa il risultato sul 2 a 0. I giocatori del Chievo hanno protestato per un colpo di mano dell'argentino, ma da questa foto si può benissimo notare come il gol sia regolare.




Infine, un'immagine del gol annullato a Pellissier. Secondo l'arbitro (che si potrebbe togliere la maglia nerazzurra prima di scendere in campo) ha visto (???) una spinta dell'attaccante clivense su Corboba. Ecco, in una foto esclusiva, il contatto che ha scatenato le ire dei veronesi.



Ah, nessuno l'ha notato, ma con lo slittamento della giornata di campionato l'Inter ha affrontato il Chievo e non la Roma. Ovviamente, come è già capitato più di 20 volte in questa stagione, l'avversario dell'intrepida banda di intercettatori ha usufruito di due sqaulifiche preventive: D'Anna e Luciano. Sarà un caso....

venerdì, febbraio 09, 2007

giovedì, febbraio 08, 2007

NEWS DAL NUOVO STADIO DELLA JUVE

Per una volta non parlo di polemiche, ma del tanto atteso progetto che porterà alla nascita del novo stadio bianconero.

Gli ideatori del nuovo impianto bianconero svelano i segreti del progetto.
Gli architetti: « Stadio ideale per il calcio: 9 metri dalla prima fila a bordo campo»
Il più lontano dei tifosi sarà a 30 metri dal terreno, come il più vicino al Delle Alpi. E ci sarà l’effetto “muro di folla” Fassone, direttore marketing: «Studiata sull’affluenza degli ultimi anni la capienza di poco più di 40 mila posti».


TORINO. « Uno stadio per il calcio, pen­sato da appassionati di calcio per appas­sionati di calcio » . Sono le parole di un ar­chitetto, non di un cantante, ma suonano lo stesso come musica alle orecchie dei tifosi della Juventus, che sognano da tempo un nuovo impianto dove poter ve­dere la loro squadra, non intuirla da lon­tano. E le misure sono ancora più elo­quenti: « Gli occhi dello spettatore della prima fila disteranno circa nove metri dalla linea laterale o da quella di fondo. E’ il minimo per ragioni di sicurezza. Mentre il più lontano sarà a circa 30/ 31 metri dal terreno di gioco » . Per intender­si, l’attuale stadio Delle Alpi, dove la Ju­ventus e il Torino hanno giocato fino a qualche mese fa, lasciano lo spettatore più vicino a circa 30 metri dal campo e circa 60 quello più lontano.
« Fondamentale è stata l’eliminazione della pista d’atletica, ma anche l’orienta­mento delle tribune e il fatto che ci sia un solo anello avvicinano il pubblico al campo. Il progetto nasce con questa filo­sofia: uno stadio funzionale per il tifoso e per un suo sfruttamento oltre all’evento partita. La prima esigenza è puramente tecnica e per andarle incontro abbiamo sfruttato anche la nostra esperienza di tifosi e appassionati di sport. Andiamo anche noi allo stadio e sappiamo come per un tifoso sia importante sentirsi vici­no e coinvolto nella partita » , lo garantisce Eloy Suarez ( nomen est omen...) dello Studio Shesa, che insieme con l’architet­to Gino Zavanella, ha firmato il proget­to per il “ nuovo Delle Alpi”. Impianto an­cora senza nome, in attesa che un muni­fico sponsor voglia metterci il suo dietro congruo pagamento, una pratica ormai diffusissima e nota con la parolaccia di naming rights ( diritti di nome).
Non ha ancora un nome, ma ha già un fitto elenco di servizi previsti per allieta­re il tifoso e non solo lui. « Sarà una strut­tura che vivrà sette giorni su sette. E’ per questo che l’abbiamo pensata in modo flessibile: ci saranno i centri commercia­li, le palestre, i ristoranti... Si potrà pas­sare l’intera giornata della partita nello stadio, oppure andarci anche quando non si gioca » . L’idea è mutuata dai più mo­derni stadi europei: « Ci siamo ispirati al­l’Inghilterra e alla Germania, abbiamo viaggiato molto con lo staff della Juven­tus, abbiamo visto insieme gli stadi più moderni e abbiamo cercato di rubare il meglio ad ognuno di essi » . Così è nata la nuova casa bianconera, che verrà edifi­cata nel corso dei prossimi tre anni. « Non è una struttura complicata da costruire e il fatto di non dover ristrutturare il vec­chio impianto, ma farne nascere uno nuo­vo, semplifica notevolmente i lavori » .
La Juventus pensa di poterci giocare la prima partita nella stagione 2011- 2012: ovvero fra quattro stagioni, almeno così spiega Marco Fassone, direttore marke­ting della Juventus, che è molto pruden­te: « I lavori inizieranno non appena ci sarà il via libera per gli Europei del 2012 e, ovviamente, dovranno finire in tempo per la manifestazione » .
E proprio per ospitare almeno i quarti di finale di Euro2012, la capienza è stata prevista nel numero di 42.000 spettatori ( esigenza minima dettata dall’Uefa): « Ma la dimensione dello stadio l’abbiamo cal­colata sulla base dell’affluenza negli ul­timi anni. Al Delle Alpi, in media, ci sono stati 28.000 spettatori, che arrivano a 30mila considerando anche i biglietti ri­servati a sponsor e media. Si sono tocca­te le 50mila presenze solo in occasione delle sfide contro il Milan o l’Inter, oppu­re per certi big match di Champions Lea­gue. Non tutti, però: la Coppa è strana, con le inglesi e le spagnoli si fa il pieno­ne, le tedesche non esaltano i nostri tifo­si... Comunque, i 40mila posti sono con­soni agli standard attuali del club. Nel futuro vedremo, basta pensare che alcu­ni stadi inglesi, come quello di Manche­ster sono stati ampliati anche tre volte » . La nuova scatola magica della Juven­tus sarà comunque grande due volte l’O­limpico dove gioca in questo momento e sarà in assoluto lo stadio più moderno d’Italia. Anche per quanto riguarda la si­curezza: « Abbiamo ragionato molto su questo aspetto, cercando di creare un im­pianto che potesse aiutare il lavoro delle Forze dell’ordine » , spiega Suarez, che im­magina il nuovo stadio come un edificio « identificante » per la città. « Sarà sicura­mente molto riconoscibile e speriamo di­venti una struttura che possa connotare Torino » . Bianca e metallica di giorno, multicolore di notte grazie alle pareti mi­croforate e dotate di led luminosi con i quali sarà possibile riprodurre scritte, immagini e colori. Altrimenti che scatola magica sarebbe.


Non avevo dubbi che la prima società a fare un tale salto di qualità e ad adeguarsi al modello inglese fosse proprio la Juventus. Anche per questo sono sempre più...


FIERO DI ESSERE BIANCONERO



QUESTA E' L'ITALIA:

Signori e signore questa è l'Italia....

La confessione del Sottosegretario Lolli:
"Sapeste quante telefonate di politici che mi chiedono se si può fare una eccezione per riaprire lo stadio della loro città..."

"I biglietti-omaggio? Anche Matarrese ci ha chiesto di eliminarli.
Con i biglietti-omaggio certi presidenti coltivano il consenso".

C'è una politica non tifosa che ha reagito in maniera ferma, fermissima, alla tragedia di Catania, non piegandosi a quelle che il Ministro Amato ha definito "le pressioni del mondo del calcio cui resistere" e varando il durissimo pacchetto antiviolenza, ma ce n'è un'altra non altrettanto intransigente quando si parla della propria squadra del cuore. "Se ho ricevuto richieste? Non dai presidenti - confessa alla Gazzetta dello Sport il Sottosegretario allo Sport Giovanni Lolli - Mi arrivano molte telefonate di politici che mi chiedono se si può fare una eccezione per riaprire lo stadio della loro città. Non dico le mie risposte integrali, ma il succo è no. Anche a grossi personaggi".

Lolli ha risposto anche ad altre problematiche sul piatto: "Sto mantenendo le relazioni con i presidenti. È giusto ascoltare chi ha dei problemi, per respingere atteggiamenti punitivi. Quelli di chi dice ai presidenti: cacciate i soldi e non rompete le scatole. I biglietti-omaggio? Anche Matarrese ci ha chiesto di eliminarli. Con i biglietti-omaggio certi presidenti coltivano il consenso. Un tifo diventato mestiere a cui pagare il pizzo? Sì, sono fiorite delle attività economiche di tifosi. È vietato ai presidenti di intrattenere rapporti di lavoro coi tifosi. Ma il nocciolo sono i biglietti. Alcune società cedono blocchi di biglietti al tifo che li rivende. Altri disoccupati del tifo in arrivo? Penseremo a qualche ammortizzatore sociale. Tutti cattivi tifosi? Non è vero, qualche giorno fa, con la ministro Melandri, abbiamo incontrato la Rete Fare. È una organizzazione di tifosi che rifiutano il razzismo e la violenza. Per prima cosa, Carlo Balestri, a nome di Fare, ci ha detto: "È da tempo che aspettavamo che qualcuno ci chiamasse". Le persone perbene vanno ascoltate".

CLAMOROSO TROVATO PER IL WEB

Innanzitutto, voglio dire che le cose che leggerete qui di seguito le ho trovate in Internet, quindi non sono riconducibili ne a me ne a nessun altra persona che io conosca. In ogni caso, ciò che leggerete di seguito è molto interessante, ma non posseggo nessuna prova della che sia autentico e veritiero.


IL GOBBO BRIANZOLO: FU DAVVERO.....FARSOPOLI


Ascoltate il Giudice Ruperto:

Il Giudice Calabrese Ruperto, meridionalista convinto è un po all'antica, ogni tanto si toglie un sassolino dalla scarpa sui Giudici Polentoni(per lui tutti quelli a nord di Roma sono polentoni). Si diverte come un ragazzino a deridere l'avvocato Zaccone, al quale assegna innumerevoli appellativi(?), da Mandrìn a, u spadaccinu, da Arlecchino a Dartagnàn, ecc ecc. L'ultimo, in riferimento a calciopoli: l'avvocato delle cause perse. Secondo l'ottuagenario Ruperto, la proprietà avrebbe messo Zaccone in una posizione da farlo diventare lo zimbello del mondo giuridico, in quanto doveva fare finta di difendere la Juventus. Sono arciconvinto, che i padroni volevano la Juve in Serie B per poter regalare lo scudetto a Moratti: noi della corte dovevamo stare al gioco, diceva a un amico d'infanzia di Monterosso Calabro(paese a un tiro di schioppo da Filadelfia, il paese natale di Ruperto), hai mai sentito che il Giudice di un processo ha chiesto all'avvocato di un accusato di aver commesso un crimine: secondo te che pena gli debbo assegnare, e lui invece di difendere il suo assistito risponde, l'ergastolo sarebbe una pena congrua. Ma lo sai che se la juventus non voleva difendersi bastava che lui non mi rispondesse ed io avrei dovuto accettare la richiesta di Palazzi, e lo scudetto 2005-2006 restava alla juve, garantito. Mi spiego meglio Palazzi aveva chiesto di "assegnare" la Juve ad un campionato di C, questo significa che tecnicamente non sarebbe retrocessa, per cui in classifica 2005-2006 sarebbe rimasta prima, e sarebbe non iscritta nel 2006-2007 in serie A ma ad alto torneo. Poi in appello magari avrebbero ottenuto la serieB, anzi ne sono certo, Ma visto che su 2005-2006 non c'erano nemmeno sospetti di nessun genere, non ci sarebbe stato motivo di revocare lo scudetto, e men che meno assegnarlo all'Inter. Invece con la richiesta, lo spadaccino ha ottenuto: retrocessione all'ultimo posto nel campionato 2005-2006 e quindi perdita del titolo, perdita CL e serie inferiore in un colpo solo. Hanno accettato passivamente la dura condanna, per poi annuciare un ricorso al Tar che puzzava di finto lontano un miglio. Ma è qui dove casca l'asino, quelli di Torino dovevano avere un piano diabolico per dare lo scudetto all'Inter. Se avevo 20 anni di meno lo avrei scoperto, magari avrei fatto un trucco all'arlecchino polentone e melo avrebbe detto lui. Ma tu lo sai che se dartagnan non chiedeva la pena congrua non perdevano neanche la Champion League?
PS Ruperto calcisticamente ha tante simpatia. Da meridionale sentimentale, il Primo sentimento è per il Torino di Superga, viveva a roma in quel periodo di laurea; poi residente a Roma da giovane fascista(aCatanzaro in quei tempi, otto su dieci erano fascisti) simpatizza per la lazio, ma da persona ambigua in base alle circostanze simpatizza anche per la Roma, e quando il Catanzaro raggiunge la serie A, il Catanzaro su tutti. Ma lui ama dire che il calcio non gli interessa.


Allucinante...

martedì, febbraio 06, 2007

IL RECORD

Da oggi comincia la conta delle giornate consecutive in cui la Juve non usufruisce di calci di rigore.

L'ultimo risale al campionato scorso, nella 34° giornata, in occasione di Cagliari-Juve 1 a 1. Il penalty fu sbagliato da Del Piero. Era il 24 aprile 2006, quindi quasi 10 mesi fa, e l'arbitro era Ayroldi.

Ecco, il numero di giornate consecutive: La caccia al record è cominciata!!!




Eh si, non è cambiato nulla nel calcio.....

CAMPANILISMO IDENTITA' NAZIONALE

Premetto che non so di chi sia questo articolo e quale sia la fonte, ma lo trovo assolutamente straordinario. A voi...


E' verità acclarata, nel dibattitto delle scienze sociali, che l'identità nazionale italiana è fragile anche a causa dei campanilismi che sono il retaggio della secolare divisione del Paese. I settarismo campanilista ha trovato ampio ricetto nel calcio, in Italia più che in qualsiasi altro Paese. In spagna il Real, in Germania il Bayern, possono essere avversati dai tifosi avversari, ma mai con il livore che, in Italia, si registra contro la Juve. Da ni l'odio viene trasferito su un piano "metapolitico" er cui le vittorie della squadra storicamente più forte non possono che essere frutto di complotti politici.(uso delle moviole strumentale che esiste solo da noi) I giornalisti vuoi perché essi stessi ignoranti e faziosi, vuoi per interessi di cassetta sulle varie piazze (la Juve è la seconda squadra ovunque e mai la prima) alimentano la beceritudine delle contrade. Questa estate, con l'ausilio di una trama posta in opera con il contributo di importanti poteri economici, si è dato in pasto all'Italia della violenza campanilistica quello che bramava da decenni: la distruzione della Juve. Si noti che la Juve è una squadra tifata trasversalmente in tutta la penisola, senza una forte connotazione locale. La matrice torinese si è andata nel tempo esaurendo e oggi la città sabauda rappresenta una delle tante componenti del tifo bianconero, nemmeno la più viva. La riprova è che i tifosi juventini sono quelli che supportano con maggiore entusiasmo la nazionale, per naturale propensione e consuetudine a identificarsi con un simbolo "nazionale". Gli altri, in maggioranza tifano per gli azzurri solo quando le cose vanno bene o quando giocano molti calciatori della squadra del cuore. Vizio nazionale: si appropriano delle vittorie senza riconoscersi nelle sconfitte. In pratica la decapitazione della Juve è stata la vittoria dell'antiitalia, quella dei campanili rissosi, delle fazioni incapaci di vedere al di là dell'interesse della propria borgata. Insomma di chi, magari inconsapevolmente, ha ritardato l'ingresso del nostro Paese nel consesso dei grandi Stati europei. Quale miglior obiettivo della Juve che, al di là dei suoi effettivi demeriti condivisi con altre società, , rappresentava comunque un simbolo di efficienza, di scarsa propensione alla demagogia della piazza, di vittoria senza l'aiuto della politica locale con la sua azione di lobby a Roma.Colpendo la Juve, si otteneva un lavacro delle proprie responsabilità nelle sconfitte, si celebrava il carnevale della fazione incapace di distinguere i meriti al di là del tifo. Inoltre, si sapeva di colpire una tifoseria, che non essendo alimentata dalla frustrazione localistica, non avrebbe dato vita a violenze considerevoli. Oggi, senza la Juve continuano e si esasperano le violenze campaniliste (Palermo - Catania) grottesche nelle loro pretese identitarie (Santa agata,ma dai...) in un momento in cui la dimensione nazionale addirittura soffre per uno riduzione di sovranità ad opera di organismi sovranazionali come la Ue. Ma l'ideologia del campanile,anche se non ha più peso nelle dinamiche sociali e politiche reali, vine tenuta in vita artificialmente come sovrastruttura, come massa di manovra becero-militante per abbattere i nemici che i poteri effettivi, anc'hessi legati a un disegno "particolare" e non di comunità nazionale, identificano di volta in volta. La violenza nel calcio, al di là dell'orgia rfetorica di queste ore, è anche, o soprattutto, figlia dei masianielli mediatici che a Roma ancora si vestono da Rugantino, a Bologna da Balanzone e così via... Che tristezza... Per la Juve e per l'Italia.

Ovazione!!! Approvo e sottoscrivo ogni singola parola di questo articolo. Smettiamola con queste stronzate!!!

E' PIU GRAVE TELEFONARE O UCCIDERE?

La prima cosa che abbiamo imparato tutti venerdì sera dopo Catania-Palermo è che in Italia, per il calcio, è più grave telefonare che uccidere un agente di polizia. I nuovi 10 comandamenti recitano che non devi nominare il nome di Dio invano, quarto onora il padre e la madre, quinto non telefonare se non sei dell'Inter, sesto non fornicare, settimo non rubare, eccetera. La Juve in B, la Fiorentina a -17, ma il Catania in Champions League. Sia chiaro, è giusto che la Juve sia in B. Non è giusto che non ci siano anche il Milan e la Lazio, e che l'Inter continui a sfangarla. E forse adesso sarebbe giusto radiare il Catania. La seconda cosa che abbiamo imparato è che quando succedono queste disgrazie la vera pena la dobbiamo scontare noi, sorbendoci tutti questi tromboni, - complici e partecipi di un sistema nel quale puoi tranquillamente uccidere un agente di polizia che sta facendo il suo dovere solo per permettere a noi tutti di divertirci -, che si ergono a grandi moralisti, che chiedono rigore e inflessibile giustizia (tanto sanno benissimo che non ci sarà mai nessuna delle due), che fanno finta di versare due lacrimucce e che danno la colpa a tutti gli altri e a loro mai, e che naturalmente parlano dello 0,1 per cento di delinquenti, di una minoranza nel calcio. Eppure sono tutte le domeniche allo stadio, questi autentici farabutti che si spacciano per moralisti, e lo sanno benissimo che non si tratta di una minoranza, ma di un sistema.

Lo chiedo a voi se pensate che sia più grave un processo indiziario come calciopoli di quello che è successo a Catania. Se il Catania - visto che è recidivo e che esiste per legge la responsabilità oggettiva del club - non debba pagare con la radiazione. E perché mai di fronte a una tragedia come quella di venerdì la nostra televisione pubblica ci deve far sorbire le lezioni di Candido Cannavò, uno di quei soloni ormai francamente ridicoli e impresentabili, che di fronte a un morto ci viene a raccontare che il martire della serata è il presidente del Catania Pulvirenti, come se fosse l'unica vera vittima, uomo tutto d'un pezzo che ha combattuto gli ultrà. Ah sì? Allora il giornalista da studio chiede al presidente: ma lei ha ricevuto minacce, dunque... E quello: veramente no. Ha avuto qualche scontro? Veramente no. Risultato: da allora non c'è trasmissione, alla Rai o su Mediaset, dappertutto, dove non ci sia un dirigente del Catania a fare il martire e spiegare le cose come stanno, e se non lo trovano allora cercano un ultras a volto coperto che spiega lui come tutta la colpa sia dei poliziotti.

Sinceramente ho la nausea. Questo calcio non sarebbe da chiudere una domenica o due, sarebbe da chiudere sempre. La verità è che nella serie A esistono due soli presidenti che cercano di opporsi allo strapotere delle curve (blandamente, ma forse di più non possono fare) e sono Lotito e Rosella Sensi. Tutti gli altri sono complici che dovrebbero finire sul banco degli imputati, anche solo per ignavia. Almeno, dovremmo farli tacere quando succedono queste disgrazie, assieme ai loro commensali e ai loro servi con la penna e il microfono in mano. E invece stiamo a prendere lezioni. Voi cosa ne pensate? Viva Pulvirenti e Catania in serie A?

di Pierangelo Sapegno

Fonte: La Stampa

lunedì, febbraio 05, 2007

UN ALTRO ATRICOLO CHE LA VEDE COME ME

Il peggiore insulto alla memoria dell'ispettore ucciso arriva dai pelosi, ripugnanti cordogli di quei personaggi che hanno per anni allevato e coccolato la vipera del teppismo organizzato che ora si rivolta contro il calcio e oggi stigmatizzano ciò che avevano sotto il naso e sotto gli occhi. Sospendere i campionati per riprenderli poi con qualche minuto di silenzio, è fare come il tossicodipendente che sta un anno senza farsi e poi ricomincia per premiarsi di essere stato pulito. Abbiamo creato noi media, in primo luogo le tv sia quelle ufficiali che quelle spazzatura e le tragiche radio tifo, la cultura del "moviolismo", del "ce l'hanno con noi", del "soli contro tutti", del "gol del Turone", del rigore su Ronaldo, del "gomblotto", alimentando l'illusione che qualche miracolo tecnologico o quale testa importante simbolicamente mozzata potesse supplire alla ignoranza, alla violenza, alla idiozia di certi farabutti da curva e alla disonestà di maneggioni che presentano bilanci truffa anno dopo anno. Abbiamo - per favore non diciamo "hanno" come fanno i cialtroni qualunquisti indicando sempre gli altri - abbiamo ammazzato il calcio come sport professionale organizzato. L'Italia, la nostra Lega, deve essere espulsa dalla Uefa e messa in quarantena, come i portatori di tifo e di colera, e poi, se saprà dimostrare di aver fatto pulizia dei piccoli assassini e dei grandi farabutti, potrà essere riammessa al tavolo degli adulti e delle persone per bene. Da soli non ce la faremo mai, Devono buttarci fuori, espellerci, sospenderci, eliminarci d'ufficio dalle competizioni internazionali, come noi avremmo dovuto fare autonomamente a maggio anziché assegnare scudetti di carta e posizioni in classifica immaginare solo per non perdere i soldi e come si fa con chi non è degno di stare con le persone civili. Fu fatto con l'Inghilterra negli anni dell'hooliganismo e funzionò. Noi non siamo degni di stare a tavola con le persone per bene. Salvate il calcio, il più bello sport del mondo, escludete l'Italia per darci la forza di espellere le sostanze tossiche accumulate in questi anni. Vi prego, vi prego, cacciateci.

Vittorio Zucconi, Repubblica.it

IMMENSO PIERO OSTELLINO

Intervista alla grande firma del giornalismo e infuocato tifoso juventino
«Inter, tira fuori la verità»

Ostellino: «Bilanci e passaporti falsi: ma quale onestà? I nostri scudetti sono 29»
«Non ce l’ho con Cobolli e Blanc: sono solo esecutori. Vorrei invece che i proprietari rispondessero a tanti quesiti rimasti irrisolti. Il futuro?
Temo sia nebuloso»

di STEFANO LANZO

PIERO Ostellino, ex di­rettore del Corriere della Sera e grande firma del giornalismo italiano. E’ da sempre tifoso della Ju­ventus. Chissà che strano effetto vedere la Signora battagliare sui campi di serie B.

« Sono e sarò sempre un tifoso della Juve, è la mia squadra del cuore. Non mi importa la categoria. Però penso al domani e, soprat­tutto, sono preoccupato per il futuro della squadra » .

A cosa si riferisce?
« Non riesco a capire se la proprietà abbia seriamente intenzione di rilanciare le ambizioni della Juve o vo­glia lasciarla navigare a metà classifica. Oppure se voglia vendere » .

Una visione piuttosto pessimistica, la sua.

« E come potrebbe essere al­trimenti? Ci sono troppe do­mande alle quali nessuno ci ha dato una risposta » .

Ad esempio?
« Quando una società come la Juventus accetta, senza opporre resistenza, un ver­detto grave come la serie B, ci deve essere sotto qualco­sa. Per di più quando c’è un avvocato che, invece di di­fendere, cioè fare quello per cui è pagato, chiede espres­samente la serie B. Un’am­missione di colpa che mi la­scia di stucco » .
Secondo lei, perché può essere successo?
« Non è difficile formulare un’ipotesi, ribadendo però che si tratta di una mia opi­nione personale. Credo che ci si volesse liberare del far­dello rappresentato da Gi­raudo e Moggi: il rischio che la squadra finisse in mano dei manager e che, quindi, la proprietà potesse perde­re il controllo dell’azienda, era troppo forte » .
La Juventus avrebbe scientificamente scelto la serie B?

« Non lo so. Però, valutando come sono andati i fatti, il sospetto cresce. Perché nes­sun azionista ha dato spie­gazioni pubbliche? Perché nessuno ha mai fatto luce. Io non ce l’ho con i vari Co­bolli Gigli, Blanc e gli altri: sono funzionari che hanno un compito da svolgere. E’ la proprietà che dovrebbe fare chiarezza: noi tifosi at­tendiamo da troppo tempo delle risposte che non sono mai arrivate » .

Ce l’ha con gli eredi del­l’Avvocato?

« Non ce l’ho con nessuno. Dico semplicemente questo: l’unico che mi sembra vaga­mente interessato al mondo del calcio e alla Juventus mi sembra Lapo. John non mi pare che abbia la passio­ne necessaria: probabil­mente non sa nemmeno se a calcio si gioca in dieci o in undici » .

Quindi, a suo modo di ve­dere, la Juventus è stata l’unica a pagare: sta dalla parte della maggioranza dei tifosi bianconeri.

« La Juve non ha fatto tutto quello che ha fatto l’Inter, eppure loro hanno lo scu­detto sul petto. Ripeto: te­mo che la Juve abbia voluto cavalcare uno scandalo che non c’era, fare cassa con cessioni pesanti e valutare se fosse il caso di vendere » .

Ci parli un po’ dell’Inter. Cosa ne pensa delle ulti­me esternazioni di Mo­ratti e Mancini?

« L’Inter, tra passaporti e plusvalenze, è piena di scheletri nell’armadio. Tut­to è stato insabbiato da Guido Rossi. E’ uno scanda­lo anche solo pensare che il calcio, adesso, sia pulito. Soltanto una persona come Moratti può dire che hanno vinto onestamente: ma lui non fa testo. Mancini è fur­bo, il suo presidente nem­meno quello » .
Gli scudetti, allora, li sen­te suoi?
« Certamente. Come qual­siasi tifoso della Juve che si rispetti. Abbiamo vinto 29 campionati, non 27. Vinti sul campo, meritatamente. Niente spegnerà la mia passione, nemmeno tutti quelli interrogativi ai quali non riesco a darmi una ri­sposta. E non accetto falsi moralismi: mi aspetto, dalla proprietà, una presa di po­sizione decisa. E una spie­gazione » .
Cosa ne pensa dei gioca­tori che hanno accettato la retrocessione e sono ri­masti in bianconero?

« Capisco il loro stato d’ani­mo: sono degli autentici eroi. Chiunque, in questa situazione, non si sentireb­be di battersi così » .

E magari, qualcuno delle attuali bandiere potreb­be fare bene anche da di­rigente.

« Del Piero sarebbe perfetto, ma non con questa pro­prietà. Non è possibile rico­noscere la colpa come han­no fatto loro. Bisognerebbe fare loro questa domanda: secondo voi, quanti scudet­ti ha vinto la Juve? Mi pia­cerebbe sentire la risposta »


Non riesco a smettere di applaudire per queste parole!!!

RESUSCITIAMO IL CALCIO

E' triste, molto triste. Troppo. Quello che è accaduto a Catania venerdì scorso durante e dopo il derby Catania-Palermo è quanto di più triste potesse accadere. Ma, in un certo senso, era inevitabile. Magari potevano cambiare le dinamiche, la forma, ma non certo la sostanza.

Viviamo in un'epoca in tutti tutto è esasperato ed esasperante ed il calcio non fa eccezione alcuna, anzi...

Da quasi un anno a questa parte (maggio 2006) ho iniziato a scrivere in questo blog. La mia mission era si quella di dare voce al popolo juventino, troppo facilmente massacrato da mezza Italia, ma anche (e aggiungerei soprattutto), quella di far capire a chi già non lo sapesse come i media possano influenzare l'opinione pubblica e non solo in questo nostro strambo Paese.
Abbiamo assistito a ciò che ritenevo assolutamente impossibile, ovvero la caduta in serie B della società più gloriosa e titolata d'Italia, una squadra che negli ultimi anni aveva fatto piazza pulilta di trofei ed aveva massacrato le avversarie SUL CAMPO.

Si è poi scoperto (o ci hanno fatto scoprire o, meglio ancora, hanno voluto che si scoprisse) che non era la forza in campo che faceva la differenza, bensì le cene di Moggi con Bergamo e Paieretto. Come tutti sappiamo i media ci hanno leggeremente (eufemismo) marciato sopra. Senza falsa modestia avevo più volte avvertito che il clima che si stava creando era pessimo e che i giornali ed i salottini televisivi non contribiuvano certo a rasserenare e distendere gli animi. Ma si sa, quando si dimostra la più grande chiacchera da bar della storia, non possono esserci freni all'indignazione, all'entusiasmo ed alla dietrologia. E così, la più grande certezza che esisteva nel calcio svanì in una calda serata settembrina: la Juventus FC lascia per la prima volta la serie A e retrocede in serie B. Tutto giusto, tutti contenti. Però...

Però gli juventini notano subito che qualcosa di strano vi è: un processo molto frettoloso basato su nessuna prova e costituzionalmente molto dubbio, un commissario straordinario che assegna lo scudetto alla squadra della quale fu per anni consigliere d'amministrazione, salvo poi immediatamente dopo dimettersi e sedersi trionfante al timone della società più indebitata del mondo.

Però poi si scopre di Tavaroli, Buora, di intercettazioni illegali. Di passaporti patteggiati, di pulsvalenze fittizie e bilanci taroccati che hanno permesso a due società in particolare di iscriversi agli ultimi campionati. Il tutto senza grande risalto sui media, in particolare nel giornale rosa della famiglia Moratti, del quale cipiacerebbe capire i motivi che l'anno spinto a cambiare totalemnte linea editoriale, trasformandosi dal più autorevole ed imparziale gionale sportivo italiano alla barzellette che è ora.

Però, poi, muore un signore juventinio per una scazzottata con un interista. "I soliti idioti" si sente dire in giro. "Non si può fare di tutta un erba un fascio solo perchè un povero pazzo ammazza una persona". Quindi, la colpa è solo del povero pazzo, magari anche di Moggi, ma le responsabilità finiscono li.

Poi succede che ina partita di terza categoria (e sottolineo TERZA CATEGORIA), dove il calcio è (o dovrebbe essere) ancora un divertimento, una passione vera, uno svago, durante unba rissa tra ragazzi in Calabria un uomo perde la vita per le lesioni subite nella stessa baruffa. Sgomento, indignazione, stucchevoli minuti di silenzio. Poi le accuse: quelle eprsone erano dei pazzi, non si può andare avanti così, stop ai campionati, ecc...

Poi, però, arriva venerdì 2 febbraio 2007, e tutta Italia si sveglia, come se avesse subito una secchiata gelata in faccia nel bel mezzo del sonno. E allora saltano fuori i dietrologi ed i demagoghi, come nella più classica tradizione italiana. Per tutti i fatti siciliani sono l'espressione dell'inciviltà e della bestialità del paese. Punto.

Ma ne siamo proprio sicuri? Siamo davvero convinti che una persona si alzi la mattina con l'intento di sputare o pisciare addosso altre persone solo perchè tifano una squadra avversaria? Siamo davvero così sicuri che l'odio tra diverse tifoserie sia innato e non fomentato a dismisura da coloro che invece dovrebbero placare gli animi? Io non ho mai visto dei vigili del fuoco spegnere un incendio con la benzina, e voi?

Poi, però.... basta. E' davvero ora di dire basta. Le buone non sono servite, quindi si deve passare alle maniere forti. E la soluzione è solo una: IL MODELLO INGLESE applicato alla nostra repubblica delle banane.

Ecco alcuni miei personalissimi suggermienti a chi deve decidere. So benissimo che ogni provvedimento ha come controparte molti ostacoli, alcuni giuridici, altri economici, ma siamo arrivati al punto più infimo della storia del calcio italiano ed è veramente ora di risollvarsi dalla merda e far tornare tutto questo uno sport e non la schifezza a cui da anni assistiamo inermi.

1) Prima cosa è la creazione di nuove leggi votate al pugno duro ed alla tolleranza zero. Chi sbaglia deve pagare, e salato. Applicazione severa della legge Pisanu (in se non sbagliata, ma applicata malissimo) e controllo totale dello stadio da telecamere a circuto chiuso. Perquisizioni a raffica all'ingresso degli stadi: proibiti qualsiasi accessorio dalle bandiere agli striscioni alle bottigliette d'acqua agli accendini (per i fumatori all'inteno si dovrebbe far trovare dei cerini, meglio ancora se si astenessero dall'inquinare i proprio polmoni per qualche ora). Chi venisse trovato all'interno dello stadio con qualsivoglia oggetto deve essere immediatamente accompagnato all'ingresso dello Stadio ed espulso dallo stesso.

2) Certezza della pena. Chi venisse trovato a commettere atti illegali o comunque atteggiamenti violenti all'interno o nelle vicinanze dello stadio, scatterebbe a suo carico l'immediato arresto, un processo per direttissima e l'incarcerazione. Senza se e senza ma. Nelle 72 ore successive alla partita gli addetti allo stadio (incaricato ed a spese della\e società di riferimento) devono visionare TUTTE le immagini dello stadio e segamlare alle autorità qualsiasi scena violenta. Il giudice ha 72 ore per emettere l'oridne di arresto, con le stesse modalità descritte in precedenza.

3) Allo Stadio ci si comporta come in Inghilterra: gli spettatori stanno seduti composti, sia in curva che in tribuna ed i carabinieri (a spese dello società) sono tenuti a FISSARE COSTANTEMENTE le tribune e ad intervenire qualora ci siamo tafferugli o semplici screzi. Lo Stadio è un luogo di relax e di diverimento, chi fa casino dev'essere immediatamente allontanato o consegnato a chi di dovere. I copsti dei biglietti possono essere elevato come ora se le condizioni sopra esposte si verificassero.

4) La forza pubblica statale deve appostarsi all'esterno dello Stadio e non più all'interno di esso (dove, come detto, agiscono forze dell'ordine a libro paga della società) per evitare scontri in quella zona.

5) Responsabilità oggettiva totale per le squadre. Penalizzazioni in classifica o semplici multe per le società cui i propri tifosi commettono atti violenti nello stadio o nei pressi di esso.

6) Immediato divieto del tifo organizzato ed immediato sciogliemnto di tutti quelli esistenti. Allo Stadio si va per tifare, e non per fare altri interessi. Una persona,se vuole, è capace di tifare da solo o in compagnia di amici senza che qualcuno gli dica il coro da fare o la canzone da intonare. Lo so, i cori sono belli, ma è dimostrato come la maggior parte siano offensivi verso gli avversari e non di incitamento alla proprio squadra.

7) Immediata cancellazione dei salottini TV, di controcampi e processi vari. Inoltre, divieto assoluto (pena salata multa sia all'individuo che all'emittente televisiva) di qualsivoglia forma di moviola. Le uniche immagini che si possono trasmettere in TV e commentare sui giornali sono quelle degli highlights e delle "prodezze tecniche" degne di nota. Si deve estirpare con decisione il malcostume italiano di riceracare sempre e comunque la polemica. Gli arbitri sono giudici e le loro decisioni vanno rispettate, sarà il designatore ed il capo dell'AIA a giudicarli, quindi a premiarli o punirli. Questo è il punto più importante di tutti. BASTA CON QUESTE STRONZATE DELLE MOVIOLE E DELLE POLEMICHE, LA VERA CAUSA DELLA MERDA IN CUI SI TROVA IL CALCIO!!!

8) Regole e leggi ferree da parte delle giustizia spertiva: doping, bilanci gonfiati ed illeciti sportivi sono tutti da punire con penalizzazioni o retrocessioni. La recidività è da punire con la RADIAZIONE. I ritardi nei pagamenti di anche un minuto devono portare all'esclusioni di quella squadra dal campionato di competenza ed all'essegnazione ad uno inferiore.

9) Sospenzione immediata dei campionati e riassegnazione in base ai meriti sportivi, legali ed educativi. Serie A e B a 18 squadre, tre gironi di C da 18 squadre. Tutto il resto dilettantismo. Chi non ha i requisiti sportivi, economici e di bacino d'utenza non può iscriversi la campionato o essere promosso alla categoria superiore.

10) Immediata esclusione di qualsiasi forma di procura sportiva. I calciatori devono essere liberi di autogestirsi. Se un professionista viente colto a collaborare con qualche procuratore, la pena da applicare è una salatissima multa ed una sqaulifica non inferiore a 2 anni.


Iniziamo con questi provvediemnti, applicandoli con decisione ed inflessibilità. Sradichiamo dalla base la cultura del sospetto e della polemica e torniamo a disquisire dei gesti tecnici e non degli errori dell'arbitro, per far si che tutti possiamo tornare ad innamorarci di quello che era lo sport più dello del mondo.


A tal proposito, vorrei segnalare l'articolo di oggi del grande Christian Rocca. Notate qualche similitudine con le mie parole?

Barbarie dello Sport

Sarebbe meglio non dire una parola su quanto è successo a Catania – atto criminale che sarebbe potuto accadere anche in occasione di un derby di pallanuoto femminile – senonché hanno parlato tutti i Soloni del calcio, al solito indignati quanto basta salvo tornare tra quattro giorni al bar dello sport. Provate in tv a far vedere i gol e le giocate, invece delle moviole. Provate sui giornali a scrivere di tecnica e di tattica, invece di gridare ai complotti. Basterebbe demoviolizzare il cervello dei giornalisti sportivi, vedrete che contro la violenza negli stadi il più sarebbe fatto. Sono loro, quelli che raccontano il calcio con le polemiche arbitrali e con le procure, una delle cause della barbarie dello sport.

4 febbraio

Viva il calcio pulito

COSI' SPIAVO PER CONTO DELLA PIRELLI

MARCO Bernardini è il testimone chiave dell'inchiesta sui dossier illegali raccolti dalla Security Pirelli/Telecom. Dal 5 agosto dello scorso anno a oggi, è stato interrogato quattordici volte dai pubblici ministeri di Milano. Quarantanove anni, romano, per dodici anni - racconta - ha lavorato nel Sisde come collaboratore "a contratto" prima di esserne espulso e di avviare un'agenzia privata di investigazioni, filiale italiana della Global security dell'ex agente Cia Spinelli. Per i giudici milanesi le sue dichiarazioni "sono risultate puntualmente riscontrate da dati oggettivi e documentali".

Signor Bernardini, quando ha conosciuto Giuliano Tavaroli, l'ex capo della security Telecom?
"A Barcellona, nell'autunno del 2000, durante una convention della Pirelli al Hotel rey Juan Carlos. Ero incaricato della sicurezza "esterna" di Marco Tronchetti Provera. In quell'occasione, il capo della sicurezza personale del dottore, Tiziano Casali, mi presentò Giuliano. A gennaio del 2001, il legame professionale si fece più stretto e l'attività più intensa. Giuliano organizza una propria squadra antiterrorismo, dopo che allo stabilimento della Bicocca erano stati fatti trovare dei volantini di minaccia delle Brigate rosse a dirigenti della Pirelli. Io entro a far parte di quel gruppo, e da allora comincio a ricevere altri incarichi con un'attività a 360 gradi delle problematiche Telecom".

Ci può fare qualche esempio delle sue attività e delle "problematiche"?
"A quel tempo, lavoravo soprattutto all'estero. Balcani, Est Europa e Nord Africa. Dovevo valutare, per Pirelli, i rischi delle turbolenze politiche, o di possibili aggressioni criminali. All'epoca, rendevo conto a Gianpaolo Spinelli che da Washington fatturava il lavoro o alla Polis d'Istinto di Emanuele Cipriani o direttamente a Pirelli . E' in questo primo arco di tempo, primi mesi del 2001, che mi occupai di Telekom Serbjia".

Ma Pirelli non aveva ancora conquistato Telecom Italia, che interessa aveva a sapere di Telekom Serbija?
"Non lo so. Evidentemente avevano già deciso l'acquisizione perché mi chiesero di capire come erano girati i soldi nell'acquisto dell'azienda di Belgrado".

Lei, a Matrix, ha detto che sarebbe stato Marco De Benedetti a soffiare le informazioni a Repubblica per l'inchiesta Telekom Serbija...
"In realtà quella era una voce, un gossip che girava in azienda. Mi chiesero di controllarla e conclusi che si trattava, appunto, soltanto di una voce".

Quali furono gli ulteriori incarichi ricevuti in quel periodo?
"Mi chiesero di monitorare i dirigenti che la Pirelli intendeva allontanare da Telecom".

Può farci dei nomi?
"Vittorio Nola (segretario generale) e Piero Gallina (capo della Security) e persone a loro collegate. Un altro incarico, invece, mi fu affidato da Adamo Bove. Mi chiese di indagare sui dipendenti che vendevano i tabulati della società e sul traffico di e-mail strategiche che venivano trasmesse da funzionari infedeli ai concorrenti. Dopo la sua morte alcuni testimoni hanno raccontato che Bove, nel suo ufficio, a tarda ora, incontrava un uomo. Lo hanno ribattezzato "l'uomo dei misteri". Quel signore ero io. Era l'unico modo per riferirgli, senza essere visto, gli esiti delle mie indagini.
Per il resto si trattava di routine".

Per esempio?
"Una volta, in Turchia, abbiamo scoperto una fabbrica di testine contraffate per Olivetti. Allora ci siamo finti clienti e, una volta riscontrato che la truffa era vera, li abbiamo fregati noi e abbiamo fatto intervenire la finanza. Si chiamano operazioni "Sting", pungiglione. Ma altre volte dovevo valutare gli effetti in Venezuela della presa del potere di Chavez, oppure di dare conto delle manifestazioni in Egitto che si svolgevano davanti alla Pirelli. A volte, i controlli potevano riguardare più semplicemente operatori infedeli che, manipolando le tariffe sui telefoni, baravano per far ottenere bollette più leggere agli amici che, poi, li ricompensavano".

Queste erano operazioni di difesa degli interessi della società, ma ci sono state anche operazioni di "attacco" agli interessi di concorrenti o contro gli avversari economici, finanziari, politici?
"Certo, le sting operation di cui parlavo prima".

Lei vi ha partecipato?
"A qualcuna, sì".

Contro chi, per esempio?
"Io ho indagato Emilio Gnutti e Carlo De Benedetti".

Dove ha raccolto il materiale?
"Sostanzialmente mi sono affidato a miei contatti nel Sisde che mi hanno permesso di entrare in possesso di fascicoli raccolti dal Servizio sui miei obiettivi".

Come erano formati questi fascicoli, e soprattutto perché venivano raccolti?
"Preferisco non dare dettagli. Quel che posso dire è che i miei contatti al Sisde mi consegnavano informazioni e notizie non protocollate che io penso fossero a disposizione o dell'archivio centrale del Servizio o degli archivi periferici.

Chi le ordinava questo lavoro di dossieraggio?
"Giuliano Tavaroli per conto della Pirelli".

Lei ha mai chiesto a Tavaroli perché Pirelli aveva bisogno di queste informazioni e quale fosse poi il loro utilizzo?
"Sentite, non usa tra di noi fare queste domande. La sola domanda legittima è sapere quanto costa. Non si discute nemmeno di come verrà fatto il lavoro. Nessuno vuole saperlo. Conta l'esito. All'inizio della mia collaborazione, il lavoro veniva distribuito da Pirelli e Telecom alla Polis d'Istinto di Cipriani. Quando la Polis finisce sotto inchiesta e non offre più le necessarie garanzie, l'attività è stata diciamo "compartimentata" per settori. Non c'era soltanto la mia Global al lavoro, ma altre agenzie di Roma, e del Nord Italia..... La Wolf 121 di Santarelli, l'agenzia di Nicolò Rizzo la Althon di Novara, l'agenzia di Londra. Ognuno aveva un campo. Io penso che c'era chi si occupava di politici, chi della gente di spettacolo, chi delle banche, chi dei fornitori e dei dipendenti".

Altre "operations"?
"Ci sono state su Brancher (Forza Italia) e Cesa (Udc), io mi sono occupato dei fratelli Bisignani, dell'ex marito di Afef, Marco Squatriti. E di Tremonti e Bossi. Su questi ultimi, avevo il compito di trovare un contratto dal notaio, ma non venni a capo della questione. E ancora. Nel corso dell'inchiesta che mi fu commissionata su Calisto Tanzi e il crac della Parmalat, mi chiesero di indagare su Diego Della Valle. Mi rivolsi a un ufficiale dell'ufficio informazioni della Guardia di Finanza di Firenze al quale girai alcune informazioni bancarie che lui verificò. Il dossier su Della Valle mi venne pagato 10 mila euro".

Lei c'entra con le indagini illegali ai danni del vicedirettore della Corriere della Sera, Massimo Mucchetti?
"Si".

Com'è andata?
"Le cose andarono così: Fabio Ghioni (il responsabile della Information security, la sicurezza elettronica di Telecom, ndr) mi portò fuori dall'ufficio di via Victor Hugo, in un baretto. Sospettavamo che le nostre stanze potessero essere "microfonate" e mi chiese di muovermi su Massimo Mucchetti e Rosalba Casiraghi, del collegio sindacale. Il giornalista scriveva degli articoli dove si anticipavano le strategie del gruppo e non si riusciva a capire da chi ricevesse informazioni così sensibili. Ghioni mi chiese di individuare le fonti e l'indirizzo e-mail, mi assicurò che non c'erano problemi per il compenso. Credo di aver utilizzato per lo meno 20 uomini. Seguivano Mucchetti dalla mattina alla sera. Dovevo controllare le due entrate del Corsera di via Solferino e via San Marco, la sua casa di Brescia, i suoi viaggi in treno. Ricordo che affollai il suo vagone con extracomunitari che dovevano osservare se magari sul treno Mucchetti scambiasse documenti con qualcuno. Poi ingaggiai una ragazza che magari lo poteva incuriosire fino al punto da cominciare una corrispondenza via e-mail. A quel punto ci avrebbe pensato Ghioni all'intercettazione telematica. Ci siamo informati anche degli spostamenti aerei. Quando Mucchetti doveva volare, andavamo al check in e facevamo sedere Mucchetti a fianco della ragazza in modo che lei gli rubasse qualche informazione. Alla fine, credo di aver mosso intorno a Mucchetti una cinquantina di persone. Ma, lo ripeto, non avevo problemi di budget, come avvenne anche in un'altra occasione, quando attraverso le telecamere interne scoprimmo che una donna delle pulizie, di origini cubane, fotocopiava i documenti nell'ufficio di Giuliano. La seguimmo a lungo scoprendo che era pedinata anche da altre persone, probabilmente uomini delle forze dell'ordine in borghese. Utilizzavano auto italiane con targhe che risultarono sconosciute. La donna portava i documenti nella sede milanese del Coni a un uomo. Ma non abbiamo mai scoperto la sua identità. Era un vero professionista. Riusciva a depistarci. Mai in auto o in moto, usava soltanto trasporto pubblico e, in metropolitana, cambiava ripetutamente vettura, linea e direzione".

Ha spiato altri giornalisti?
"Una collaboratrice di Panorama".

Che cosa era accaduto?
"La ragazza si era presentata da Gad Lerner con il cd che, in codice, chiamavamo "Tokio". Era l'operazione che avevano fatto in Brasile su Dantas e la Chico. Di quel cd c'era una sola copia nella cassaforte di Tavaroli. Come diavolo aveva fatto la collaboratrice di Panorama ad averne un'altra? Questo era il nostro problema. Dunque, la ragazza va da Lerner e le propone il cd. Lerner va da Marco Tronchetti Provera a dire che in giro c'è quel cd e a quel punto Giuliano Tavaroli volle conoscere i movimenti e i contatti della ragazza".

Ha spiato anche i magistrati Gerardo D'Ambrosio e Gherardo Colombo?
"Mi arrivò la richiesta per fax da Pirelli di interessarmi a un Colombo e a un D'Ambrosio. Francamente non penso che si trattasse dei due magistrati. Perché una richiesta così delicata non mi sarebbe arrivata per fax. Ma comunque, della cosa non mi occupai io, ma Tega, uno dei miei, e non so dire l'esito di quel lavoro. E quanto dico a voi l'ho detto in questi giorni ai magistrati".

Che tipo di rapporto aveva la sua agenzia investigativa fondata con l'ex agente Cia, Gianpaolo Spinelli, con organi istituzionali, intelligence, forze di polizia?
"Vi posso raccontare solo un episodio. Un giorno di gennaio del 2005 Spinelli ritorna in ufficio furibondo. Mi spiega che una sua fonte istituzionale gli ha svelato che l'ufficio e tutte le auto usate in servizio erano piene di roba. Avevano messo cimici e telecamere dappertutto. Siamo andati a verificare sul computer dell'entrata degli uffici, dove risultava che effettivamente alcuni giorni prima, alle 3 di notte, c'era stato un ingresso anomalo".

Che rapporti la "struttura Telecom", e le agenzie investigative legate a quella struttura, avevano con il Sismi?
"Prima che me lo chiediate, vi dico che io Marco Mancini (ex-capo del controspionaggio) l'ho visto una sola volta e non mi è stato nemmeno presentato. Per quello che ho capito io, non c'era un rapporto diretto tra Giuliano Tavaroli e il Sismi, ma credo che questo rapporto passasse attraverso i contatti del dottor Marco Tronchetti Provera con Palazzo Chigi, dove io spesso l'ho accompagnato in qualità di responsabile della sua scorta. Guardate per esempio, il caso Pironi. Luciano Pironi è quel carabiniere dei Ros che partecipa al sequestro di Abu Omar. E' una collaborazione con la Cia che dovrebbe permettergli di entrare nel Sismi. Ma, per entrare nel Sismi, Pironi non si rivolge al suo amico di lunga data Marco Mancini, ma a Tavaroli".

E per i rapporti con il Sisde?
"Anche in questo caso, le cose sono chiare con un episodio. So per certo che Giuliano venne contattato dal Servizio che gli offrì del denaro in cambio di intercettazioni telefoniche. Giuliano rifiutò. A differenza di un altro responsabile di una società concorrente al quale, secondo quanto ci risultava, venivano passati 10 mila euro al mese per la sua collaborazione".

Un agente vicino al direttore del Sismi dice che anche Tavaroli fosse pagato dalla Cia...
"Era una voce che girava nel Sismi, ma non so se fosse vera".

Che rapporto ha avuto con Adamo Bove?
"Io penso che Bove sia diventato, in questa storia, una sorta di capro espiatorio che non si può difendere. Ora, sia Ghioni sia Caterina Plateo dicono che fosse Bove a commissionare le intercettazioni abusive. Però, vedete, io so soltanto che Bove non sopportava la Plateo e anche la Plateo non amava Bove. Non riesco a immaginarlo chiedere un'attività non del tutto lecita a una persona che gli era ostile. Anzi, sono portato ad escluderlo".

Che cosa pensa del suicidio di Bove?
"La mia opinione è che sia stato ammazzato, o indotto al suicidio. I testimoni della sua morte hanno riferito della presenza di un furgone bianco in zona. Se così fosse, la tecnica è tipica dei professionisti. Di un'auto che insegue la sua "preda". L'affianca. La costringe a fermarsi. Poi si apre il portellone del furgone. Non ci vuole molto tempo. Pochi secondi... So, comunque, che un uomo, come Bove, che soffre di vertigini non si getta da un ponte quando, armato com'è, può spararsi in testa. Era stato indicato da Giuliano come il suo successore, ma c'erano anche altri pretendenti. Lui, nella Security di Telecom, certi strumenti non li avrebbe utilizzati".

Quale è oggi la sua opinione su Giuliano Tavaroli?
"Quando sono stato in difficoltà, Giuliano mi ha dato del lavoro. Mi ha permesso di sostenermi. Anche quando è caduto in disgrazia ed è stato trasferito in Romania, mi ha portato con sé. In quel periodo, Giuliano era molto amareggiato. Mi diceva "dopo tutto quello che ho fatto, l'azienda mi ha lasciato solo... E fanno finta di non conoscermi"".

http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/c...bernardini.html

venerdì, febbraio 02, 2007

C'E' QUALCOSA CHE NON TORNA...

Spinelli, rimpianto chiamato Gea

"Loro più corretti di molti agenti"

Al termine della finestra di un mercato non particolarmente ricco, Aldo Spinelli, presidente del Livorno che ha visto la sua squadra rinforzata con gli innesti di Cesar e Fiore rimpiange la Gea. "La Gea era più corretta di molti procuratori - ha commentato - Veniva incontro alle esigenze delle società oltre degli assistiti". Ed ancora: "E' stato colpevolizzato un gruppo mentre ci sono molti agenti associati tra loro".

Rimpiange il passato, un mercato più vivo, forse addirittura più semplice. Ora si sente ostaggio dei procuratori, per il presidente del Livorno nulla sembra essere cambiato dopo Calciopoli per quanto riguarda le lobby di procuratory nel calciomercato. Anzi, Aldo Spinelli, ritiene sia stato fatto un passo indietro da questo punto di vista a tal punto da rimpiangere la dissoluzione della Gea, che, secondo il numero 1 amaranto, tutelava molto di più le società dal punto di vista economico e rendeva più facili le operazioni di mercato. "Non ho fatto molte trattative con la Gea - ha detto Spinelli - Però con me sono stati sempre corretti al cento per cento comportandosi benissimo".

Poi l'accusa contro i procuratori "slegati" che renderebbero difficili le trattative: "E' stato colpevolizzato solo un gruppo, mentre ci sono tanti altri agenti associati tra di loro...".

Fonte: TGCOM

giovedì, febbraio 01, 2007

ALLA FACCIA DI FAROPOLI E DI GUIDOROSSIEMORATTOPOLI

CLASSIFICA IFFHS

Sul tetto del mondo c'è il Barcellona. Seconda la Juventus!

L'Istituto di storia e statistica del calcio incorona gli spagnoli come miglior squadra dal 1991 a oggi. Terzo posto per il Milan

CLASSIFICA IFFHS Bonn, 31 gennaio 2007 - Barcellona, Juventus, Milan. E' questo il podio dei migliori club del mondo dal 1991 a oggi, secondo l'IFFHS (Istituto di storia e statistica del calcio), che ha calcolato tutti i risultati ottenuti nei campionati, nelle coppe nazionali ed europee delle sei confederazioni continentali e della Fifa.

Per l'IFFHS il periodo compreso tra il 1872 e il 1990 non e' stato preso in considerazioni perche' non sono valutabili in maniera oggettiva le differenze fra i vari tornei nazionali e internazionali. In base alle valutazioni degli ultimi 15 anni, quindi, i blaugrana si piazzano al primo posto della classifica davanti a Juventus e Milan.

A seguire Manchester United e Real Madrid a pari merito, quindi Bayern Monaco, Inter,Arsenal, River Plate e Ajax. All'11esimo posto il Parma, premiato per i successi ottenuti sotto la gestione dei Tanzi, 17esima la Lazio, 22esima la Roma.

Fonte: Quotidiano.net


Ecco la classifica ufficiale


1. Barcellona (Spagna) 270
2. Juventus (Italia) 235
3. Milan (Italia) 224
4. Manchester United (Inghilterra) 218
5. Real Madrid (Spagna) 218
6. Bayern Monaco (Germania) 197
7. Inter (Italia) 186
8. Arsenal (Inghilterra) 180
9. River Plate (Argentina) 155
10. Ajax (Olanda) 126
11. Parma (Italia) 123
12. Porto (Portogallo) 122
13. Boca Juniors (Argentina) 117
14. San Paolo (Brasile) 115
15. Chelsea (Inghilterra) 111
16. Liverpool (Inghilterra) 107
17. Valencia (Spagna) 99
18. Lazio (Italia) 98
19. Paris Saint Germain (Francia) 96
20. Atletico Madrid (Spagna) 83

Fonte: www.iffhs.com

Eh si... La Juve vinceva solo grazie agli arbitri. Eh si...

LETTERA DI RONIE A MASSIMO

I giornali non hanno capito niente. La lettera è di Berlusconi, ma l'ha preparata a un amico in difficoltà sentimentali

"Caro Massimo, eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo stati insieme da una vita. Tre campionati adorabili che hai preparato con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere.
Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sè, anche verso un amico che si ama nella comprensione e nell'incomprensione, verso tutti i compagni, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente. Ma la tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di amicizia, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti. Un grosso bacio, Ronaldo".


31 gennaio

E' un grande....


juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

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