Prendiamo il caso di Vittorio Feltri. Il direttore di Libero, ovvero l'unico giornale che può vantarsi di parlare in maniera libera e democratica, dando voce a tutte le campane.
In ogni testata giornalistica abbiamo assistito alla crocifissione di Moggi e della Juve, senza poterci minimanete opporci, salvo poi scoprire come tutto fosse organizzato e come molti media fosse "intrallazzati" con alcune società calcistiche.
Libero ha creato scandalo in tutta Italia per la libertà concessa a Moggi (anche se la libertà di espressione del pensiero è ancora in voga...), ma lo sconcerto che alcuni provano per questo fatto è lo stesso che abbiamo noi juventini per gli articoli che quotidianamnte appaiono sui giornali a firma di giornalisti faziosi ed in mala fede.
Ecco uno stralcio dell'articolo di Moggi:
Gli errori arbitrali - si diceva un tempo- si compensano durante la stagione. Questa mezza "verità" non è mai stata riconosciuta dall'Inter, secondo cui, gli errori erano sempre a beneficio degli altri. Forse adesso i nerazzurri si renderanno conto che le sviste arbitrali ti possono aiutare e danneggiare alla stessa maniera.>>
<<...Se questi errori vengono commessi a favore della Juve sono considerati come premeditati, se a vantaggio di altri "sono cose che possono accadere"...>>
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Poi veniamo a questa raccapricciante notizia:
Auto bruciate nella sede di Antenna3
La presenza di Luciano Moggi ad Antenna 3 sembra essere la causa del raid notturno di alcuni ultrà che nella notte scorsa, fuori dalla sede della televisione lombarda, hanno bruciato una macchina e ne hanno danneggiate altre quattro. Un gesto estremo di protesta rivendicato da sedicenti ultras dell'Inter. L'ex dirigente, che continua a scrivere di calcio per Libero, avrà una buonuscita di circa due milioni dalla Juventus.
Forse nessuno si aspettava una reazione così violenta da parte dei tifosi che assistono ogni settimana alla trasmissione 'Lunedì di rigore' condotta da Fabio Ravezzani. L'arrivo di Luciano Moggi, prima come imputato in una sorta di processo mediatico e poi come opinionista, ha scaldato gli animi in seno alla tifoserie, allibite nel vedersi di fronte il principale accusato del sistema di Calciopoli parlare di calcio, dare giudizi tecnici su tutto e tutti come se niente fosse. Nella notte tra martedì e mercoledì, alle 2.30 circa, due persone sono entrate nel parcheggio dell'emittente, dando fuoco ad una macchina e prendendone di mira altre quattro. Sul caso sta indagando la Digos, che ha a disposizione anche la registrazione a circuito chiuso della sicurezza, che era già stata allertata nei giorni scorsi in seguito alle proteste di una cinquantina di tifosi dell'Inter davanti alla sede di Antenna 3, colpevole di ospitare Moggi. Sotto accusa sono appunto alcune frange della tifoseria interista, che aveva manifestato il suo disappunto per la sua presenza, e che hanno rivendicato il gesto vandalico con una chiamata ad un cronista. L'occupazione mediatica dell'ex direttore generale della Juventus non si ferma qui: dall'inizio del campionato si occupa di una rubrica sul quotidiano Libero con tanto di risposte ai lettori. In più, da qualche settimana, lo spazio concessogli si è notevolmente allargato. Ora Moggi scrive di Inter, Milan, Nazionale e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare delle conferenze stampa e delle interviste televisive rilasciate a diversi organi d'informazione. Il Moggi pensiero, evidentemente, fa gola a molti.
Se il futuro si prospetta pieno di eventi mediatici, il passato di Lucianone, in particolare durante l'ultima stagione sportiva, è stato ancora più ricco. Che Moggi fosse il dirigente più pagato del calcio italiano lo si sapeva, ma nell'ultimo anno le cose sono andate ancora meglio. Merito del Tfr che ha maturato nei dodici anni in cui ha lavorato a Torino fino al giorno delle sue dimissioni. Così Moggi ha ricevuto due milioni e mezzo di euro: 1,447 milioni di compenso al lordo delle tasse, 4 mila euro come membro del Consiglio d'Amministrazione e 1,106 milioni di liquidazione. Più 19mila euro di benefici non monetari, tra autovetture e qualche cellulare.
Infine, un'altra piccola "chicca" raccolta nel web:
Barista di Andrano, juventino sfegatato, si rifiuta di ricaricare i cellulari Tim, azienda dei «nemici» interisti
ANDRANO - La Juventus affronta il primo campionato di B della sua storia? Uno sfegatato
tifoso bianconero non ci sta e si vendica boicottando la Telecom, fino a qualche tempo
fa presieduta da Tronchetti Provera, uno dei massimi dirigenti dell’Inter. Come? Evitando
con cura di ricaricare i telefoni «made in Tim».
Luigi Fersino, titolare del bar «Ilio», uno dei locali storici di Andrano, abilitato ad effettuare
ricariche telefoniche, proprio non ne vuole sapere di ricaricare le utenze di Telecom
Italia mobile. Per il barista, 51 anni, cuore bianconero lacerato dagli ultimi scandali,
dietro le punizioni comminate alla Juve si nasconde una regia nerazzurra. «Calciopoli
- tuona Fersino, che quando torna sull'argomento non riesce a non inalberarsi - è stato
messo in moto dall’Inter, che pure non ha la coscienza pulita, tra passaporti falsi, nessuno
scordi il caso Recoba, e intercettazioni telefoniche venute a galla nell’ultimo periodo».
Che il calcio fosse malato lo ammette anche l’esercente di Andrano, e pure che fosse necessaria una ripulita. «Non è giusto però che a pagare in modo duro - tuona Luigi Fersino, che gestisce il bar insieme alla moglie Lidia - sia stata solo la Juve, i suoi tifosi e i calciatori, scippati di due scudetti strameritati». Ed ecco riaffiorare l’idea della regia occulta, che per il baffuto barman ha le parvenze di Guido Rossi, commissario straordinario della Figc sino a poche settimane addietro, ora traghettatore della Telecom e un passato non molto lontano nei quadri dirigenti dell’Inter. «Dopo aver causato sconquassi e macelli- continua il titolare del bar di Piazza Sicilia - il buon Rossi è ritornato alla casa madre».
Una convinzione del primo momento la sua, con Fersino che si trasforma in moderno Davide che combatte contro il colosso Golia. Dunque, niente più ricariche telefoniche per titolari di scheda Tim e tifosi interisti, una sorta di rivincita e di riscatto per uno juventino dalla nascita. Del resto, Luigi Fersino ha vissuto un’estate di sofferenza. Dalla mattina alla sera sberleffi, prese in giro, scherzi di ogni tipo per quello che accadeva all’amata Juventus, «giocherete col Gallipoli, in C1, mi ripetevano molti»; e poi ancora, le sentenze, la serie B che si materializza, lo scudetto che finisce sulle maglie nerazzurre, l’Inter che compra dal bazar bianconero «con la speranza almeno quest’anno di combinare qualcosa di buono», sottolinea polemico.
E lui che soffre in silenzio, incassa tutto come un boxeur navigato e che però si rivolta contro il sistema: stop alla Tim, recesso dell’abbonamento per il bar ai canali satellitari, «io teleabbonato della prima ora, dai tempi di "Telepiù"» e le sofferenze nel vedere, rigorosamente da solo, le partite di Del Piero e compagni in serie B. Da qualche tempo, il vento è cambiato. La Juve è tornata a volare, i calciatori bianconeri sono salutati con affetto in ogni parte d’Italia; mentre l’Inter, la corazzata di Moratti, stenta a decollare.
«Tutto da copione - afferma il barista - con l’aggiunta piacevole che gli interisti, alla luce degli ultimi scandali di colore nerazzurro (vedi intercettazioni ai danni di Vieri e dell’arbitro De Santis), pagano pegno appena entrati nel bar».
Intanto, lo «sciopero delle ricariche» potrebbe concludersi a breve. «Non vorrei pagare conseguenze spropositate, sul modello Juventus - chiosa Fersino - ma vale la pena correre il rischio». Della serie, cosa non si fa per difendere un amore offeso.
Io gli farei solo un minuto di applausi per questo IDOLO!!!
COME SEMPRE INTER MERDA!!!!!!!!!!!!
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