martedì, novembre 11, 2008

ECCO IL TEOREMA DI STA CIPPA

Ripreso a Roma il processo Gea
Atteso in giornata uno degli imputati Davide Lippi. Ascoltato l'ex portiere del Brescia Emiliano Viviano

È ripreso stamani presso la 10 sezione del tribunale di Roma il processo che vede imputati tra gli altri Luciano ed Alessandro Moggi, Franco Zavaglia, Pasquale Gallo, Davide Lippi. Ha deposto Emiliano Viviano, portiere del Brescia, ex assistito del procuratore Claudio Orlandini, uno dei grandi accusatori del processo. Viviano ha negato di essere mai stato contattato da persone che non fossero il suo procuratore con offerte di trasferimenti alla Juventus e ha anche negato di aver ricevuto un invito da Innocenzo Mazzini, ex vice-presidente della Figc, di recarsi presso un albergo senza il suo procuratore per discutere di un passaggio alla Juve. Dell'invito aveva invece parlato lo stesso procuratore Orlandini.
IL CONFRONTO - È per questo che il pm Palamara ha chiesto un confronto tra Viviano e Orlandini viste le deposizioni discordanti. Oggi è atteso l'esame di uno degli imputati, Davide Lippi.

IL TESTE E L'IMPUTATO - Successivamente è stata la volta di Fabio Liverani che ha negato di aver mai subito pressioni su convocazioni in Nazionale o un eventuale passaggio alla Juventus. È toccato poi all'imputato Davide Lippi sottoporsi all'esame. Il procuratore ha chiarito i suoi rapporti con Emanuele Blasi («Siamo sempre stati amici») e di aver lavorato per fargli ottenere il rinnovo del contratto con la Juve, ma senza fare pressioni sul giocatore per lasciare la sua procura con Stefano Antonelli tanto che Blasi diede la procura alla Gea solo dopo aver ottenuto il rinnovo.

PETRICCA E CALAIO' - In aula ha deposto anche il procuratore Oberto Petricca, ex presidente dell'Assoprocuratori, che ha sostanzialmente delinerato un quadro in cui sono molti i casi di rapporti tra procuratori e dirigienti legati da parentela. Infine l'udienza si è chiusa con la deposzione di Emanuele Calaiò, attaccante del Siena, passato 4 anni fa da Beppe Bonetto a alessandro Moggi per «libera scelta, poiché Bonetto non mi prospettava offerte adeguate al mio rendimento, per cui ero insoddisfato del suo lavoro e ho scelto di passare la mia procura a Moggi senza ricevere alcuna minaccia o promessi di ingaggi».

Processo Gea: Sentiti Conte e Ancelotti

E' ripreso stamane davanti alla decima sezione penale del tribunale di Roma il processo Gea per associazione a delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con violenza e minacce con imputati Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi Franco Zavaglia, Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo. Sono stati ascoltati come testimoni Carlo Ancelotti e Antonio Conte. L'attuale allenatore del Bari, Antonio Conte, è stato interrogato sul "caso Miccoli" per il suo ruolo di capitano della Juventus di allora: "Io con Miccoli sono stato a cena una sera a casa - ha detto Conte - c'erano lui, la moglie e il suo procuratore Caleandro, mi chiesero un'opinione sul problema del rinnovo e sulla possibilità di poter gestire il giocatore insieme ad Alessandro Moggi. Io dissi la mia ma non mi interessai più di tanto. Mi chiesero di intercedere con la Juve.
Era successo anche con Trezeguet, in quel periodo aveva litigato con il suo procuratore e voleva rinnovare il contratto. Ma fu una semplice conversazione in palestra". Il pm Luca Palamara ha contestato a Conte che Miccoli ha fornito una diversa ricostruzione. "So che ne ha fornita un'altra, e gli ho risposto attraverso i giornali, dicendo anche che se Miccoli avesse avuto la testa sarebbe stato un campione... E' uno da prendere con le molle, è un pò estroso, non è quel che si dice un uomo di spogliatoio, era una persona appariscente. Alla Juve c'era un certo tipo di stile e ci tenevano. Sicuramente non era un Conte o un Pessotto, una persona quadrata. Nessuno mi ha mai chiesto di avvicinare giocatori della Juve per passare alla Gea".

Durante la deposizione Conte è stato ripreso dal presidente della corte Fiasconaro, perché ad una domanda il tecnico ha risposto in maniera piccata, infastidendo il giudice.
Carlo Ancelotti è stato invece ascoltato in merito alla vicenda Amoruso: "Era un giocatore di buon livello - ha detto il tecnico del Milan - che nel primo anno ha sicuramente giocato qualche partita perché avevamo infortunati alcuni giocatori. Poi venne ceduto al Perugia per una scelta tecnica visto che avevamo come attaccanti Del Piero, Inzaghi e avevamo preso Kovacevic. Avrebbe avuto poco spazio. Così decidemmo di mandarlo via in prestito. Ma non conosco le modalità".

E' stata infine annullata l'udienza del 13 ottobre, quindi il processo riprenderà il 14 ottobre in attesa delle rogatorie internazionali richieste dal pm per Nigmatullin e Kovalenko, il presidente della corte ha fissato per il 16 ottobre la fine dell'esame dei testi. Dopo si passerà alle conclusioni finali di accusa e difesa" .




Allenatore Bari: "Miccoli mi chiese di presentargli Moggi jr"

Sul banco dei testimoni un ex allenatore della Juventus, e uno dei più seri candidati alla panchina bianconera, per parlare degli anni passati e di alcune trattative di calciomercato gestite da Luciano Moggi. Oggi, nel processo Gea, si è registrata una udienza dedicata alle deposizioni di Carlo Ancelotti e Antonio Conte, rispettivamente mister del Milan e del Bari. I due, sentiti come testimoni, hanno riferito in merito ai casi di Nicola Amoruso e Fabrizio Miccoli.

Ancelotti, rispetto all'attaccante ora in forza al Torino e per tanti anni alla Reggina, ha spiegato: "Arrivai alla Juve nel febbraio del '99. Come attaccanti c'erano, oltre a lui, Esnayder, Del Piero, Pippo Inzaghi ed Henry. In giugno decisi, insieme con la società, di prendere Kovacevic e di mandare via Amoruso". Il prestito al Perugia del centravanti, però secondo lo stesso numero 9, non fu indolore. A marzo Amoruso riferì alla corte di essere stato minacciato da Luciano Moggi, e che se non avesse accettato la squadra umbra l'avrebbe fatto smettere di giocare.

Secondo i difensori dell'ex direttore generale della Juventus, la testimonianza di Ancelotti, riporta la vicenda Amoruso nell'alveo tecnico. "Per motivi di abbondanza nel reparto è stato mandato via Amoruso e la decisione fu presa dal tecnico". La questione Miccoli è invece stata completamente ribaltata da Antonio Conte, che per 13 anni ha indossato la maglia a strisce bianconere ed è stato capitano della 'Vecchia Signora' per 5 anni. Il fantasista ora in forza al Palermo disse di essere stato pressato da Conte affinchè cambiasse il procuratore in favore di Moggi jr. "Fu lui ad invitarmi a cena, con il suo agente - ha detto l'allenatore del Bari - Erano presenti, anche sua moglie e la mia ex fidanzata. In quell'occasione mi chiese se gli presentavo Alessandro Moggi, al fine di fargli gestire la sua procura insieme con il suo agente. Gli diedi il numero e non me ne interessai ulteriormente".

Processo Gea, Giovinco: mai ricevute pressioni per cambiare il procuratore

ROMA (14 ottobre) - Si è svolta nella mattinata una nuova udienza del processo Gea con imputati Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi Franco Zavaglia, Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo. È stato ascoltato, fra gli altri, Sebastian Giovinco, attualmente giocatore bianconero, che ha negato di aver ricevuto pressioni per cambiare procuratore.

Moggi: "Non torno più nel calcio. E mi vanto di aver ceduto Zidane per 150 mld"

"Sento dire che il calcio attuale è peggio di prima. Evidentemente non ero la mente di ogni complotto e chi comandava prima lo fa anche adesso. Personalmente non voglio più tornare a far parte di questo mondo. Non mi interessa più". Lo spiega Luciamo Mggi ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma durante il processo Gea. L'ex dirigente bianconero rivolge poi un appello: "Il calcio lo seguo come critico e come giornalista. La realtà è che per queste vicende approdate in tribunale, ho perso il lavoro e mio figlio ha passato i suoi guai con la famiglia. Tutto per colpe di testimonianze dell'accusa che abbiamo smascherato. Sono uomo di fede e accetto questo momento ma se ora la situazione nel calcio è peggiorata, invito tutti a non esagerare". Quindi ha spiegato di essersi "sfogato contro chi lo ha infangato". Nel mirino c'è, come sempre, l'ex diesse della Roma, Franco Baldini che sui casi Baiocco e Chiellini "non ha fatto altro che raccontare menzogne. Baldini è colui che chiese a un procuratore di testimoniare contro di me parlando con il maggiore Auricchio".

Poi aggiunge: "Il calcio è da tempo diventato un business e le società sportive lavorano per valorizzare il proprio settore giovanile ed evitare di pagare 50 milioni per un giocatore. Io dirigente ombra del Messina? Ma quando mai, la Juve prestava gratis dei ragazzi con tanto di premio di valorizzazione al club se loro avessero giocato almeno venti partite in serie A. Io mi vanto di aver ceduto Zidane a un prezzo, 150 miliardi di lire, che nessuna altra società ha mai guadagnato. Ho vinto scudetti, trofei in Italia e all'estero. Nella finale dei campionati del mondo c'erano in campo nove giocatori della Juve piu' l'allenatore e il fisioterapista. Nove campioni che giocavano nella Juve. E poi qualcuno dice che io ero autore dei complotti e combinavo le partite".

Prendendo spunto dalle deposizioni di un attaccante ex bianconero, Nicola Amoruso, Moggi ha colto l'occasione per definire i calciatori "persone viziate che pensano solo ai rinnovi contrattuali anche quando sono reduci da pessime stagioni. La Juve era ed è una società seria, che non poteva contare sui soldi dell'azionista, eppure abbiamo creato una squadra fortissima e garantito un buon dividendo agli azionisti anche se abbiamo alla fine ricevuto ringraziamenti non tanto simpatici. I giocatori vorrebbero dirigenti che spendono e spandono. Chi fa bene un anno pretende subito un adeguamento e il prolungamento del contratto".

Moggi ha poi escluso di aver mai favorito il figlio Alessandro, che faceva il procuratore: "Non gli ho mai rivelato in anticipo certe operazioni di mercato, come si evince dalle intercettazioni. Né ho preso dei soldi da lui. Eppure mi hanno definito socio occulto di Gea per la storia delle cravatte di Marinella che Franco Zavaglia mi chiese di prendere a un prezzo di favore. I Moggi sono passati come capri espiatori e mi sta pure bene. Ma perché, se si vuole moralizzare il calcio, non si vivisezionano gli altri parenti che fanno dirigenti e procuratori come hanno vivisezionato noi?".

MOGGI JR: MI FA MALE ESSERE DEFINITO IL FIGLIO DI LUCIANO

"Ho fatto il raccattapalle, ho provato con la carriera di calciatore, ma a venti anni ho pensato che il mestiere piu' congeniale a me e alla mia passione per il pallone fosse quello di procuratore che ho portato avanti dopo essermi laureato in legge. Sono partito dal basso, assistendo il portiere Cecere del Nola in C2 e cercando di imporre una mia autonomia personale e professionale perche' ancora oggi soffro quando qualcuno mi definisce 'il figlio di Moggi'. Sono riuscito ad affermarmi in un ambiente difficile come quello degli agenti sportivi, nonostante il mio cognome, grazie all'aiuto di Franco Zavaglia che posso considerare un secondo padre". Alessandro Moggi, imputato per associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con minaccia e violenza assieme al padre e ad altre quattro persone, e' intervenuto al processo alla Gea World con alcune dichiarazioni spontanee per ribadire la propria innocenza e respingere le accuse del pm Luca Palamara. "Se io oggi assisto l'85-90 per cento dei giocatori che avevo con me prima che esplodesse lo scandalo Gea - ha detto Moggi jr - significa che il mio metodo di lavoro e' buono. Sono stato io a rinunciare nella primavera del 2006 a quegli atleti che necessitavano di un'assistenza immediata perche' io non ci stavo con la testa e non ero in grado di seguirli. Impiego piu' del 50 per cento del mio tempo a guadagnarmi la fiducia delle societa' di calcio senza cui non potrei mai aiutare un giocatore professionalmente ed economicamente. E sono contento di dire che, passati quei mesi di difficolta', molti giocatori hanno manifestato nuovamente la fiducia nei miei confronti. Il passaparola per chi fa questo lavoro e' importante. Quanto alla Gea, questa era nata dalla volonta' di costruire un qualcosa di imprenditoriale e di aziendale. La mentalita' porta a porta non mi appartiene".

Per Alessandro Moggi, le accuse che gli ha lanciato il procuratore Caliendo in questo processo hanno una chiara spiegazione: "Lui mi ha corteggiato insistentemente affinche' diventassi presidente e il personaggio piu' rappresentativo della sua societa'. Non scatto' quel feeling e, forse, gli brucio' molto il fatto che io fondai con altri la Gea World. Mi dolgo, piuttosto, a fronte di alcuni articoli di stampa dell'epoca, di non aver mai chiarito in modo netto che questa mia societa' non aveva alcun rapporto con Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, pur conoscendo i loro figli che stavano nella Generale Athletic, tanto e' vero che nessun calciatore da noi assistito e' mai andato alla Lazio o al Parma. E non esisteva alcun legame con la Banca di Roma anche se tra i soci c'era Chiara Geronzi". Moggi si e' poi soffermato su alcuni casi oggetto di imputazione (i presunti illeciti nelle procure firmate da Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Fabio Gatti, Giorgio Chiellini, Giovanni Tedesco) per spiegare di non aver mai fatto nulla perche' il calciatore revocasse il predecente mandato e andasse con lui: "Sono sempre stati loro a scegliere me perche' insoddisfatti del lavoro svolto dal loro precedente agente. In alcuni casi, sono stati i padri dei giocatori a inseguirmi pretendendo che curassi le attivita' del loro figlio. Io non ho mai tolto niente a nessuno". Quanto al contratto di David Trezeguet, Moggi ha confermato che "l'incontro avvenne presso la sede della Juve soltanto perche' era comodo ad entrambi trovarci li'. Usammo un salottino di attesa per fare due chiacchiere. Poi non mi ha neppure dato il mandato...".

Nessun commento:



juve

juve/


NON UN EURO ALLA GAZZETTA!!!

Example