Tra Nucini, Moratti e Tavaroli qualcuno mente.
Tre personaggi, tre dichiarazioni che sembrano collimare ma non collimano sulle date dei fatti.
Un aspetto che forse è sfuggito anche a Borrelli. Un aspetto che non è stato colto da quel cultore di calciopoli che è Mensurati, il giornalista di "La Repubblica" che su calciopoli ha scritto anche un libro a quattro mani con Bortolozzi (ex-Inter, oggi al Corriere dello Sport).
Il 19 dicembre 2007 "La Repubblica" si è scatenata sull’ultima informativa dei CC e sulle intercettazioni in essa contenute, arrivando a violare la legge sulla privacy. Quel giorno Mensurati si è impegnato molto scrivendo due articoli sui verbali degli interrogatori fatti da Borrelli per la giustizia sportiva, nell’ottobre 2006, a Nucini e Moratti. Mensurati sembra affascinato dalla deposizione di Nucini, definendola "Un racconto suggestivo e avvincente", riporta quella "compatibile" di Moratti ma non nota e non fa notare al lettore che qualcosa non torna con quella che risulta essere la deposizione di Tavaroli sullo stesso fatto. Lo facciamo noi.
Occhio alle date perché sono la “chiave di volta” del mistero, della menzogna, e servono per individuare il pinocchio del caso.
Dividiamo l’analisi degli articoli in base ai personaggi coinvolti.
NUCINI
Premessa.
La storia di Nucini con Facchetti e, di riflesso, con l’Inter inizia nei primi mesi del 2001. Lo rivela, in un'intervista concessa a Mensurati (Repubblica del 11 maggio 2006), lo stesso Nucini:
"Ho aperto gli occhi il 14 gennaio 2001. Arbitravo Juventus-Bologna, a nove minuti dalla fine ho dato un rigore contro la Juventus. Mi hanno squalificato per quattro domeniche".
…..
Perché raccontò quelle cose a Facchetti? E cosa gli disse esattamente?
"Io credo che non sia corretto riferire i contenuti dei molti incontri che ebbi con Facchetti. Dico solo che non è stato un incontro casuale. Con Facchetti siamo stati in confidenza, se non amici, per anni".
Come era nato il contatto?
"Bisogna tornare alla squalifica che seguì il rigore dato al Bologna …..Dopo la squalifica venni spedito in serie B, mi spiegarono che se volevo tornare ad arbitrare in A dovevo andare a chiedere scusa a Pairetto. Io mi rassegnai e chiesi scusa. Mi mandarono ad arbitrare Inter-Udinese. Inter all'arrembaggio, io cerco di lasciare giocare ma a un certo punto Di Biagio fa un'entrata pericolosa e devo fischiare per forza. Lui si arrabbia, fa per togliersi la maglia, io gli dico "Gigi guarda che se te la togli ti devo ammonire", e lui lascia stare. Negli spogliatoi arriva il commissario e mi fa una scenata perché non ho ammonito Di Biagio, dice che in tribuna c'era Pairetto che era del suo stesso avviso. Invece poi arriva Facchetti e mi ringrazia per il mio equilibrio. Il rapporto è nato da lì".
Fissiamo il primo punto, la prima data: il rapporto Nucini-Facchetti nasce nei primi mesi del 2001 (a seguito di un "favore" concesso in campo da Nucini).
Ora passiamo ad esaminare quello che di importante c’è da estrapolare dall'articolo di Mensurati relativo al verbale con le dichiarazioni di Nucini a Borrelli.
Quell'arbitro nella stanza 404. "Prendila, è la sim card segreta"
"Era il 25 marzo del 2003. Fabiani (Mariano, braccio destro di Moggi, ndr) mi telefona e mi fissa un appuntamento, a Bergamo, di fianco all'hotel Cristallo Palace (...)". L'incontro si risolve con poche parole ("mi dice che se mi dimostro loro amico arbitrerò in serie A") e con la promessa di rivedersi. Cosa che accade di lì a poco.
Il 25 settembre alle 17.30, Fabiani lo chiama e fissa un secondo appuntamento. …..
Quando Moggi lascia la stanza, Fabiani mi consegna una scheda telefonica e mi invita a comunicare con lui solamente tramite quella". A questo punto, Nucini fa una lunga pausa. Perché di qui in avanti si parla dell'Inter e della parte meno comprensibile di tutta questa storia. "Sono ripartito da solo per tornare a casa. Ho preavvertito Facchetti che dovevo assolutamente vederlo perché ero arrivato al cuore del problema. Subito dopo aver parlato con Facchetti buttai la scheda anche se della stessa ho annotato il numero". Tra lui e l'ex presidente dell'Inter, aveva spiegato Nucini a Borrelli e D'Andrea, c'era un rapporto ormai consolidato. "Con Facchetti mi vidi nei primi giorni di ottobre, a casa sua, a Cassano D'Adda. E a Facchetti raccontai tutto. (...) Mi disse che tutto andava denunciato. Su questo concordammo anche se le nostre opinioni divergevano sulle modalità della denuncia".
Nucini pensava che uscendo allo scoperto da solo il suo racconto non sarebbe stato credibile. "Facchetti non intendeva scoprirsi, e questo non per mancanza di coraggio personale ma solo perché un suo coinvolgimento avrebbe coinvolto l'Inter in un ginepraio di polemiche che avrebbero finito per danneggiare la società (...)". Così non se ne fece niente. "Discutemmo a lungo... poi le nostre frequentazioni si diradarono fino ad interrompersi".
Tralasciamo per ora le considerazioni sulla liceità del rapporto di un arbitro in attività con un dirigente dell'Inter, sul fatto che ne frequenti la casa e tralasciamo anche l'incomprensibile scelta di gettare una "pistola fumante" come la scheda sim dopo averne, per di più, parlato con Facchetti. Fissiamo, invece, la data: Nucini afferma che era il 25 settembre 2003 quando ricevette la prima, unica scheda, che gettò.
Passiamo al secondo personaggio della storia, Moratti, ed al suo verbale con le dichiarazioni rese a Borrelli. Sempre Mensurati, sempre Repubblica.
MORATTI
Moratti: "Chiamai Tavaroli temevo una trappola"
L'altra faccia delle dichiarazioni di Nucini sono le parole di Massimo Moratti davanti a Borrelli. "Temevo che fosse una trappola. Ricordo che Facchetti mi disse che Nucini gli aveva raccontato di essere stato una volta accompagnato al cospetto di Moggi a Torino dove quest'ultimo gli aveva offerto la disponibilità di un'utenza telefonica cellulare riservata".
Considerata l'"ipotesi trappola", Moratti decise di muoversi con cautela: "Ritenni opportuno fare delle verifiche in merito e a tal fine mi rivolsi al Tavaroli (Giuliano ex carabiniere, dirigente della Telecom già indagato nelle inchieste Telecom dalla procura di Milano, ndr) che conoscevo quale persona capace che curava la sicurezza per la Pirelli. Intendo precisare che il coinvolgimento di Tavaroli fu da me ritenuto utile per tutelare Facchetti affinché questi non compisse passi falsi nel rapporto con Nucini (...). Non ho mai dato alcun mandato a Tavaroli per redigere un dossier sull'arbitro De Santis né ho mai visto alcun documento in merito. Ho appreso solo dalla lettura dei giornali dell'esistenza del dossier Ladroni e mi sento di escludere che un simile mandato possa essere stato dato da Facchetti". Insomma: a Tavaroli Moratti chiese una consulenza generica sulla vicenda Nucini. In ordine alla quale Tavaroli disse "che non c'era nulla di rilevante".
Lette queste dichiarazioni evidenziamo: Moratti dice di aver saputo che a Nucini era stata consegnata un’utenza telefonica da Moggi, teme chissà quale trappola (quale?) e si rivolge a Tavaroli.
Siccome Nucini ha affermato di aver ricevuto la scheda il 25 settembre 2003, il “reclutamento” di Tavaroli raccontato da Moratti dovrebbe essere avvenuto solo dopo questa data, quindi, alla fine del 2003.
E qui cascano gli asini: NO!
No, perché Tavaroli, secondo un articolo di Marco Liguori in esclusiva per www.indisceto.it, sembra abbia confessato di essere stato “assunto, consultato”, per le motivazioni dichiarate da Moratti (che racconta della sim data a Nucini), ben un anno prima che il FATTO avvenisse: alla fine del 2002!
TAVAROLI
Tutto Moggi in un CD
Giuliano Tavaroli ha vuotato il sacco sul sistema Moggi. L’11 ottobre scorso l’ex responsabile della security del gruppo Telecom Italia ha dichiarato a verbale, davanti ai Pubblici ministeri di Milano che indagano sui dossier illegali, nuove circostanze che fanno comprendere come già quattro anni fa i vertici dell’Inter fossero perfettamente a conoscenza della "rete" di rapporti di potere dell’ex direttore generale della Juventus. "Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti – ha raccontato Tavaroli nella sua deposizione davanti ai Pm – incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis". Tavaroli ha subito precisato che "Facchetti non fece il nome dell’arbitro che lo aveva avvicinato anche se successivamente emerse che si trattava di Nucini". L’ex capo della sicurezza Telecom ha riferito nei verbali altre dichiarazioni del defunto presidente dell’Inter. Quest’ultimo ha raccontato a Tavaroli che il "misterioso" arbitro, cioè Danilo Nucini, era stato avvicinato da De Sanctis nel corso del raduno di Sportilia. In quella occasione De Sanctis gli aveva fatto presente che vi era un modo per avanzare nella graduatoria degli arbitri e che chi aveva contatti con Facchetti arbitrava prevalentemente in serie B. Tavaroli ha proseguito nella sua esposizione davanti ai magistrati, riferendo altri dettagli che sarebbero stati dichiarati da Nucini a Facchetti. De Sanctis avrebbe spiegato allo stesso Nucini che se avesse voluto dirigere incontri in serie A, che comportavano rimborsi più consistenti, doveva seguire i suoi suggerimenti. "De Sanctis gli aveva altresì raccontato – ha sottolineato Tavaroli – di aver migliorato la sua posizione economica e di aver acquistato una bella casa a Roma e un’auto di lusso". Stando sempre alle parole dell’ex capo della security Telecom, l’arbitro bergamasco aveva confidato a Facchetti di aver accettato il consiglio di De Sanctis. E qui il racconto di Tavaroli si arricchisce di un episodio degno di una spy-story di John Le Carrè. Infatti, dopo alcuni giorni Nucini fu prelevato da un’automobile dopo aver lasciato il cellulare nella sua vettura. "Dopo un lungo giro in città fatto per disorientarlo – ha proseguito Tavaroli nel suo racconto – arrivò in un albergo di Torino dove incontrò Luciano Moggi che gli chiese la disponibilità a favorire la Juventus penalizzando le squadre avversarie nelle partite giocate prima di affrontare la Juve. L’arbitro accettò e ricevette da Moggi un cellulare sicuro e diversi numeri dove poteva essere chiamato". Tavaroli ha aggiunto altri particolari alla sua ricostruzione e riferisce che "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". L’ex presidente nerazzurro si mise d’accordo con Nucini per un nuovo incontro. E qui l’ex dirigente del colosso della telefonia arricchisce la sua versione dei fatti con altri dettagli da romanzo giallo. "Facchetti mi disse di aver registrato su un cd – ha sottolineato Tavaroli – i suoi colloqui con l’arbitro Nucini e mi chiese di fare delle verifiche su De Sanctis. Concordammo di dare l’incarico a Cipriani (anch’egli arrestato per la vicenda delle intercettazioni). Chiesi ad Adamo Bove (ex funzionario di polizia passato a Telecom e morto a suicida a Napoli) di verificare i numeri dati da Moggi all’arbitro per vedere se fossero riconducibili a personaggi del mondo del calcio. Bove confermò. Cipriani redasse un report: "Operazione ladroni"". Tavaroli ha poi raccontato di aver dato un consiglio all’ex numero uno dell’Inter. "Io proposi a Facchetti due opzioni: presentarsi in Procura o collaborare come confidente delle forze dell’ordine senza esporsi subito. Facchetti preferì la seconda opzione. Ne parlai con il maggiore Chittaro comandante del nucleo informativo dei Carabinieri di Milano. Di fatto Facchetti non diede seguito a tale sua disponibilità". Tavaroli ha concluso la sua deposizione davanti ai Pm spiegando che Facchetti presentò un esposto in Procura il cui contenuto non fu poi confermato da Nucini. Questi fatti sono ormai diventati cronaca da tempo. I magistrati hanno chiesto a Tavaroli come mai il report su "Operazione ladroni" fu pagato con 50mila euro a Cipriani. Tavaroli ha risposto che "non so se il report che mi esibite è quello con tutta l’attività".
La versione di Tavaroli, per quanto riguarda le date, sembra confermata anche da questo articolo di Gian Marco Chiocci per Il Giornale del 12 maggio 2006:
Si chiama «Op ladroni» il voluminoso rapporto riservato sulla giacchetta nera Massimo De Santis, elaborato nel 2003 da un investigatore privato finito sott’inchiesta in un procedimento penale tuttora pendente a Milano (pm Napoleone) che nulla, però, ha a che vedere col mondo del calcio.
……
Sotto il titolo «premessa/obiettivo» il documento si apre con un preambolo che spiega molte cose. Testuale: «Con il presente report Prima Parte siamo a riportare quanto emerso dall’attività di intelligence attualmente in corso (siamo nel febbraio 2003, ndr) a carico del De Santis Massimo e della di lui coniuge (...) sviluppata, giuste le motivazioni di incarico, al fine di individuare eventuali “incongruità” in particolare dal punto di vista finanziario/patrimoniale a carico del soggetto di interesse, oltre a collegamenti con Fabiani Mariano e Pavarese Luigi», quest’ultimo amico di vecchia data di «Lucianone».
Ricapitoliamo in base a quanto scritto negli articoli presi in considerazione:
1. Nucini dal 2001 ad almeno ottobre 2003 (quando andò a trovarlo a casa) intrattenne rapporti stretti con Facchetti
2. Nucini dichiara a Borrelli di aver ricevuto la scheda telefonica il 25 settembre 2003
3. Moratti dichiara a Borrelli che, in conseguenza di questo fatto raccontato da Nucini a Facchetti, si rivolse a Tavaroli per una consulenza “generica” (di che genere? ndr)
4. Tavaroli, però, dichiara di essere stato coinvolto alla fine del 2002, ovvero un anno prima della data che dichiara, di fatto, Moratti
5. Nucini afferma di aver ricevuto da Fabiani una sim card che getta mentre Tavaroli riferisce che gli era stato raccontato di un “cellulare sicuro” dato da Moggi
6. Moratti lascia intendere un rapporto breve con Tavaroli però, per quanto dice Tavaroli al pm, o la storia della sim a Nucini l’hanno raccontata nell’incontro della fine 2002, un anno prima che avvenisse (frutto di una consultazione della Maga Clara?), oppure i rapporti Tavaroli/Inter sono durati per almeno un lungo anno e l’episodio della sim Tavaroli lo ha appreso a settembre 2003, data indicata dal Nucini.
Considerazioni. Nucini dichiara che: capisce già all’inizio del 2001, inizia prima il rapporto con Facchetti e solo dopo, in un raduno a Sportilia (presumibilmente estate 2001), viene “avvicinato” da De Santis. Ma il “sistema Moggi” non si muove per contare subito sulle “prestazioni” di Nucini e lo tiene a “bagnomaria” per ben 2 anni. Lo ricontatta a marzo 2003 e poi ben 6 mesi dopo, settembre 2003, per dargli, secondo le dichiarazioni del bergamasco, una sim che Nucini getta subito anziché consegnarla a Facchetti o alla giustizia. Che leggerezza vero?
Cercavano una prova da almeno due anni, potevano contare sulla consulenza di “persone capaci” e non hanno istruito Nucini sull’uso che doveva fare di una prova così importante come una sim segreta: consegnata alle forze di polizia, quella sim avrebbe potuto rivelare anche le impronte di chi l’aveva data, giusto?
Cosa dichiara, invece, Moratti a Borrelli? Fornisce una motivazione e dei tempi in contrasto con quelle che vengono riportate come le “confessioni” di Tavaroli ai pm. Se sono vere le dichiarazioni che vengono attribuite a Tavaroli, Moratti avrebbe solennemente preso in giro Borrelli.
Perché Moratti fa credere a Borrelli che convoca Tavaroli solo dopo la consegna della scheda sim a Nucini, quindi, a fine 2003?
Perché nessuno (Borrelli, Mensurati, giornalisti "attenti" della Gazzetta) nota che essendo i dossier di Cipriani dei primi del 2003 il “coinvolgimento” di Tavaroli, ammesso da Moratti, non poteva che essere precedente (nel 2002 come sostiene Tavaroli)? Che interesse avrebbe Tavaroli a dire di essere stato convocato alla Saras nel 2002 e non nel 2003?
Che interesse aveva Cipriani a “confezionare” un dossier con i primi “report” nel 2003 se, come Moratti vuol far credere (a chi ci vuol credere), si è rivolto al Tavaroli solo dopo settembre 2003?
Ci piacerebbe che il prossimo giornalista che avrà l’opportunità di intervistare Moratti gli rivolgesse delle domande su quanto segnalato. Meno incenso e più indagine. Il compito di un “bravo giornalista” dovrebbe essere la ricerca della verità.
Infine, ricordate anche che il Moratti che ha dichiarato a Borrelli: "Non ho mai dato alcun mandato a Tavaroli per redigere un dossier sull'arbitro De Santis né ho mai visto alcun documento in merito. Ho appreso solo dalla lettura dei giornali dell'esistenza del dossier Ladroni nel 2006" è lo stesso che pochi giorni prima aveva dichiarato: "Un tizio si offrì di farlo (pedinare De Santis, ndr). Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci informazioni. Risultato: zero su tutta la linea".
“Zero su tutta la linea” è il risultato di una indagine, non una cosa che si apprende dai giornali ma da una relazione letta o, quanto meno, riportata a voce!
2 commenti:
La cosa scandalosa è che un arbitro di serie A intrattenesse rapporti con un dirigente dell'Inter e ne nessuno ne parla...
Infatti! Quando dico che il vero potere occulto e marcio del calcio sta in Via Durini a Milano...
Posta un commento