martedì, settembre 11, 2007
ROMA-JUVE ALLE 15.00!!!
I fatti: SKY ha deciso di non offrire nulla per i diritti delle partite del campionato cadetto. Una comprensibile scelta aziendale dell'emittente di Murdoch. Ma ecco che i piccoli club di B, col solito pieno di falso moralismo e probabilmente mal abituati dalla scorsa stagione, nella quale si sono copiosamente abbeverati dalla tetta bianconera, cominciano a protestare. Il buon Matarrese li segue a ruota e minaccia SKY con l'arma di anticipi e posticipi. Nulla si muove e quindi la Lega passa al contrattacco: Roma-Juve, big match della 4° giornata, si giocherà alle ore 15.00 e non di sera come era lecito attendersi. Una ripicca.
Ora dobbiamo aspettare la mossa di SKY, ma sicuramente sarà o la resa o il contrattacco. Nel caso in cui l'emittente satellitare decidesse di arrendersi e di stare al gioco della Lega, dalla 5° giornata tutto tornerebbe normale, nel caso in cui, invece, voglia rispondere a tono, potrebbe ridicutere le acquisizioni dei diritti della seie A, dato che gli accordi erano evidemtemente altri. Ma c'è una piccola considerazione, della quale probabilmente il buon Matarrese non tiene conto, ovvero che per SKY trasmttere le partite è un grossissimo guadagno, ma per la Lega e per quasi totalità delle squadre italiane i soldi della pay-TV sono FONDAMENTALI per mandare avanti la carretta!
Mi piacerebbe che i diritti vengano ridiscussi, giusto per far capire a certi soggetti, a certi tifosi e a certi presidenti quanto insignificanti siano nel panoramna calcistico. Già con la scusa dell'ugualianza (assolutamente sconcertante) sono riusciti ad ottenere la spartizione collettiva dei diritti TV, e passi questo. Ma addirittura minacciare la loro principale entrata mi sembra esagerato.
Stessa cosa per l'elezione in Lega, dove Cobolli Gigli è stato silurato a favore di Ghirardi, presidente del Parma per 11 voti contro 8. Secondo voi una votazione veramente democratica può non tenere conto del peso di ciascun voto? Faccio un esempio in modo che tutti possano capire: se in un paese ci sono 10 partiti, dei quali 8 sono coalizzati ed assieme prendono il 51% dei voti mentre i restanti 2 il 49%, è giusto che i due che in media prendono il 24,5% a testa e che quindi rappresentano un quarto della popolazione non vengano eletti? E' normale e democratico che qualora ci sia una fazione nettamamente più rappresentativa di altre, questa abbia un maggior peso, sempre entro certi limiti, si intende.
Beh, così non è stato e i voti di Milan, Juve, Inter e Roma sono stati inferiori a Torino, Reggina e Catania. Quindi ora saranno contenti i falsi moralisti e i giornalai da 4 soldi, che hanno sempre visto nelle grandi il demonio. E infatti coem prima mossa non c'è male: ricattare SKY. Una bella mossa, se l'intenzione è quella di chiudere a breve i battenti!
lunedì, settembre 10, 2007
JUVE: BILANCI, CALCIOPOLI ED IL FUTURO
PREMESSA
Dando per scontato che calciopoli per me parte dalla proprietà, gli unici punti per me oscuri sono sempre stati i problemi di bilancio....
Una parte della questione su cui si è sempre detto di tutto e di più.
......
La Juve è stata ridimensionata. (momentaneamente o no, si vedrà presto)
Gradirei avere qualche spiegazione dagli amici del forum che si occupano di cose di economia, finanza, tasse, bilanci, ecc
So che tra gli utenti ci sono molti esperti del settore.
Ci sono anche molti utenti che hanno delle conoscenze acquisite "fai da te", e che credo siano molto preparati pur non facendo queste riflessioni per professione.
Lancio questo topic perché si vocifera della vendita della proprietà....
Io ho sempre trovato molto interessanti le riflessioni e le ricostruzioni di molti utenti, anche dell'altra parte del forum, al punto che spesso non sapevo più a chi dare ragione...
persino quando i battibecchi erano serrati e durissimi.
Mi piacerebbe però che venisse affrontata la discussione privandosi della maglia di tifoso, l'appartenenza ad un gruppo o ad un altro....
Niente Moggiani e niente CobbolliSti (notare la S )
Vorrei capire bene quali danni ci sono stati e come ci si orienta nella prospettiva di una vera o solo parziale vendita....
Ho deciso quindi di postare una serie di articoli di Marco Liguori
(ho detto Marco e non Paolo )
perché mi sembra abbastanza neutrale e molto competente.
Ne metto però anche altri e se qualcuno ha del materiale da aggiungere ben venga.
Magari ci sarà qualche errore.... non lo so.
Però credo che postando questi ed altri articoli forse vi orientate meglio....
So già che comunque non ci capirò nulla e alla fine mi arrenderò.
Però ci dovevo almeno provare prima o poi...
Lancio il topic di qua, sia per evitare i battibecchi, sia perché vorrei che si ragionasse in termini calciopolistici....
Vi prego se possibile di utilizzare un linguaggio semplice e non troppo tecnico....
o comunque di aiutare con esempi ecc...
Chiedo pietà per i comuni mortali.
(tra cui me, che ho idee molto generiche sul tema, perché i diversi esami sostenuti di Economia all'università non racchiudevano questi argomenti... )
Insomma "fatemi capire..." diceva quello là. ( )
"fateCI capire" dice crazeology...
BUONA LETTURA!
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I CONTI DEL PALLONE
Juventus, intrecci e misteri
dell'aumento di capitale
Qual è il legame che unisce la Semana srl alla Banca del Piemonte? Stando al prospetto dell'aumento di capitale da 104,8 milioni di euro, la Semana opera per la manutenzione del centro sportivo di Vinovo e dello Stadio Delle Alpi. Invece, la Banca del Piemonte è uno dei tre istituti garanti
Torino, 26 maggio 2007 - Qual è il legame che unisce la Semana srl alla Banca del Piemonte? In apparenza nessuno: la prima è una società che si occupa della gestione e manutenzione di impianti sportivi, controllata al 30% dalla Juventus e al 70% dalla Ese srl, mentre l'altra è un istituto bancario posseduto da un unico socio, la Finconfienza spa. Diversi anche i loro rapporti con la società bianconera: stando al prospetto dell'aumento di capitale da 104,8 milioni di euro, pubblicato il 24 maggio scorso, la Semana opera per la manutenzione del centro sportivo di Vinovo e dello Stadio Delle Alpi. Invece, la Banca del Piemonte è uno dei tre istituti garanti, assieme a Hypovereinsbank (gruppo Unicredit) e Banca Imi (gruppo IntesaSanpaolo), dell'acquisto di azioni non eventualmente sottoscritte dai soci della Juventus. In realtà il legame tra la società a responsabilità limitata e la banca è molto forte ed evidente: esso è costituito da Nomenfid, Simonfid e Sofegi. Tutte e tre sono fiduciarie controllate dalla famiglia Grande Stevens, il cui capostipite, Franzo, è ex presidente della Juventus e uno degli uomini più in vista dell'entourage della Famiglia Agnelli: è infatti consigliere di Ifi e Ifil, le due società che a cascata controllano la Juventus. La coincidenza è singolare: esse sono presenti al termine della catena di controllo della Semana e della Banca del Piemonte. La srl è balzata alle cronache già nell'aprile del 2004, con un articolo de Il Manifesto che ne aveva evidenziato l'assetto societario poco trasparente. Poche settimane fa un ex dirigente juventino, Maurizio Capobianco, in un'intervista a La Repubblica aveva parlato della Semana riguardo a un presunto giro occulto di soldi destinati ad arbitri, dirigenti Figc e giornalisti. Ad ogni modo, le fiduciarie nascondono un segreto, probabilmente inconfessabile: esse potrebbero occultare due o più soci che da un
lato controllano una società che offre servizi alla Juventus (ed eventualmente ha operato, come spiegato da La Repubblica, attraverso fondi neri sospetti come ha dichiarato Capobianco ai pubblici ministeri torinesi Bruno Tinti e Marco Gianoglio) e dall'altro finanziano la società calcistica. Ma ciò resta soltanto un'ipotesi, come tutte le volte in cui esistono società fiduciarie, poiché non è dato sapere chi possano essere i nomi: il loro scopo, riconosciuto dalla legge, è quello di tenere celati i reali proprietari della Semana e della Banca del Piemonte. Gli azionisti misteriosi di entrambe potrebbero quindi anche non essere le stesse persone.
Lo schermo della Semana… Per capire meglio l'importante nesso e tra le due aziende, bisogna esaminare la loro catena di controllo e gli uomini in essa presenti, attraverso le ultime visure e gli elenchi soci disponibili in Camera di Commercio. L'azionariato della Semana è rimasto identico a quello della sua fondazione, avvenuta nell'agosto del 2003. Il 30% del suo capitale è mano alla Juventus, mentre il pacchetto di maggioranza è detenuto dalla Ese. Quest'ultima è controllata al 90% dalla Simonfid, mentre il restante 10% dalla Nomenfid. A sua volta, la Simonfid è controllata al 76,72% da un'altra fiduciaria, la Sofegi: tutte hanno sede in via del Carmine 10 a Torino, a pochi metri dal civico 2 dove c'è lo studio dell'avvocato Franzo Grande Stevens. La Sofegi ha tre
soci: Franzo Grande Stevens (10%) con i suoi figli Cristina (40%) e Riccardo (60%). A sua volta la Nomenfid ha come azionisti principali i due rampolli dell'"avvocato dell'Avvocato": Cristina 18% e Riccardo 52%.
…e quello della Banca del Piemonte. Tra le tre fiduciarie e la Banca del Piemonte ci sono una serie di
intrecci e gustose coincidenze. Il primo elemento, come si è detto all'inizio, è costituito dall'assetto societario dell'istituto che, stando al sito http://www.bancadelpiemonte.it/, ha sede a Torino ed è forte di 51 sportelli distribuiti tra la provincia del capoluogo di regione e quelle di Alessandria e Cuneo. Stando al più recente elenco
soci depositato in Camera di Commercio, la Banca del Piemonte è interamente controllata dalla Finconfienza spa, tramite il 77,85% in azioni ordinarie e il 19,92% in titoli privilegiati: questi ultimi, stando all'ultimo bilancio al 31 dicembre 2005 disponibile sul sito della banca, hanno fruttato all'azionista unico circa 1,5 milioni in dividendi su un totale di utili pari a 9,09 milioni. A sua volta Finconfienza è posseduta al 99,99% da Simonfid, mentre la piccola quota restante è di Nomenfid: esse, assieme a Sofegi, custodiscono gelosamente i nomi dei veri proprietari dell'istituto di credito. Ma gli intrecci tra le fiduciarie della famiglia Grande Stevens e la Banca del Piemonte non finiscono qui. Visure alla mano, il presidente di quest'ultima, Lionello Jona Celesia, è possessore del 3% di Nomenfid e ne è sindaco: incarico che ricopre anche nella Simonfid. Un altro anello di congiunzione è rappresentato da Giorgio Ferrino: anch'egli detiene il 3% di Nomenfid, è consigliere di amministrazione
di Banca del Piemonte e della sua controllata Finconfienza. Inoltre riveste l'incarico di presidente dei consiglio di amministrazione di Nomenfid, Simonfid e Sofegi.
Intrecci bancari. Nel prospetto informativo dell'aumento di capitale, la Juventus ha "avvisato" gli azionisti dei potenziali conflitti d'interesse in cui incorrono due delle banche che garantiscono le quote non sottoscritte.
Hypovereinsbank, banca tedesca del gruppo Unicredit, e Banca del Piemonte sono finanziatori del club bianconero. «Alla data del 31 marzo 2007 l'esposizione debitoria dell'emittente – si legge nel prospetto – nei confronti delle predette banche ammontava complessivamente a circa 19,3 milioni, corrispondenti a circa il 32,6% del'indebitamento finanziario complessivo lordo della società». La Juventus ha anche specificato che con il gruppo Unicredit, tramite la Locat, è stato stipulato un contratto di locazione finanziaria del centro sportivo "Juventus Center" di Vinovo: 19 milioni del totale debitorio della società bianconera sono relativi a questo accordo. Inoltre, il prospetto segnala che i consiglieri juventini Carlo Barel di Sant'Albano e Camillo Venesio "sono rispettivamente membro del consiglio di sorveglianza di IntesaSanpaolo spa e amministratore delegato e direttore di Banca del Piemonte spa». Ma c'è anche un'altra avvertenza. «Si segnala inoltre che Virgilio Marrone – prosegue il testo del prospetto – amministratore delegato di Ifi (che detiene il controllo sulla Juventus tramite la società controllata Ifil) è membro del consiglio di gestione di IntesaSanpaolo spa». Spulciando il sito della Consob (www.consob.it) si nota anche che la Compagnia di San Paolo, ossia la fondazione bancaria presieduta da Franzo Grande Stevens, detiene il 7,684% di IntesaSanpaolo, mentre l'Ifil (controllante al 60% della Juventus) detiene il 2,447% della Juventus. A sua volta IntesaSanpaolo (che possiede Banca Imi, altro garante ell'aumento di capitale) ha il 2,508% di Unicredit. Insomma, gli intrecci delle società di Casa Agnelli con gli attori dell'aumento di capitale della Juventus sono molto forti: è l'ennesima dimostrazione della forza economico-finanziaria della società bianconera, che può sempre dormire sonni tranquilli anche nei momenti più difficili. Invece la maggior parte delle società calcistiche italiane non gode di questa forza e deve arrangiarsi come può. Infine, restano al fondo due domande: è giusto, in ossequio al principio della trasparenza borsisica, varare un'operazione con
conflitti d'interesse confessati (in parte) dalla stessa Juventus? Ed è giusto che una delle banche del consorzio di garanzia non riveli i suoi reali azionisti di controllo e si mascherino dietro due fiduciarie?
di Marco Liguori
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I CONTI DELLA JUVE
Bilancio in pareggio
grazie alle cessioni eccellenti e ai soldi delle tv
La Signora, stando al prospetto informativo, alla semestrale e all'ultima trimestrale al 31 marzo scorso, ha adottato una politica di contenimento dei costi. Ciò a causa della retrocessione in Serie B dopo il processo sportivo della scorsa estate.
Tuttavia, la società è riuscita a reggere l'impatto negativo sui conti, grazie alla seguente formula magica: 40,90 milioni di euro da plusvalenze calciatori
La Juventus, stando al prospetto informativo, alla semestrale e all'ultima trimestrale al 31 marzo scorso, ha adottato una politica di contenimento dei costi. Ciò a causa della retrocessione in Serie B dopo il processo sportivo della scorsa estate. Tuttavia, la società è riuscita a reggere l'impatto negativo sui conti, grazie alla seguente formula magica: 40,90 milioni di euro da plusvalenze calciatori (incassate nel calciomercato estivo e in quello di gennaio) più 90,44 milioni di risconti passivi (stando alla semestrale), ossia anticipo di ricavi futuri concessi principalmente da Mediaset, Sky e Rai. Le prime sono componenti straordinarie, mentre le seconde sono un probabile retaggio dell'appartenenza alla galassia societaria della Famiglia Agnelli. Un vero e proprio paracadute che risolve qualsiasi tipo di problema. La dirigenza afferma che chiuderà l'esercizio con un sostanziale pareggio: nella riunione del consiglio di amministrazione del 24 settembre prossimo, in cui saranno esaminati i conti annuali, si saprà se l'obiettivo è stato centrato.
Tagli e plusvalenze
Grazie alla politica del risparmio, nei primi nove mesi i costi operativi (105 milioni) sono stati tagliati del 29,4% rispetto ai 148,7 milioni del corrispondente periodo dell'esercizio precedente. La società bianconera sottolinea nei documenti contabili che "ha attuato un incisivo piano di riduzione dei costi, in particolare quelli relativi agli stipendi e all'ammortamento dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori". Gli stipendi del personale tesserato, raffrontando il dato del 31 marzo 2007 con quello al 31 marzo 2006, è calato a 68 milioni dai precedenti 88,2. Tutto ciò ha compensato la perdita del 6,9% dei ricavi nei primi nove mesi di esercizio, che hanno risentito "degli effetti della retrocessione in serie B e della mancata partecipazione alla Uefa Champions League". Ma la voce ricavi è stata salvata da un tracollo ben più consistente, grazie a un "maquillage" consentito a partire da questo esercizio dai nuovi principi contabili Ias, validi per tutta l'Unione Europea per le società quotate in Borsa come appunto la Juventus: si tratta delle plusvalenze calciatori, pari a 40,91 milioni, un provento che per il nostro Codice Civile (superato dai nuovi principi) è da iscrivere nelle componenti straordinarie. Ovviamente, per gli Ias anche le minusvalenze devono essere inserite tra i costi. E' un "grazioso" regalo per chi riesce a incassare somme ingenti dalla campagna acquisti, esteso ovviamente anche alle altre due società calcistiche quotate a Piazza Affari, Roma e Lazio. Esso irrobustisce l'ammontare ricavi della Vecchia Signora nei primi nove mesi a 140,60 milioni: senza le plusvalenze sarebbe stato di 99,70 milioni. La differenza ricavi/costi sarebbe stata negativa per 19,59 milioni: con i nuovi principi contabili è invece risultata positiva per 17,4 milioni. Grazie alle plusvalenze, il risultato netto dei primi nove mesi è stato di 10,9 milioni contro il passivo di 9,28 milioni dello stesso periodo della scorsa stagione. La stessa Juventus "confessa" il loro carattere straordinario nel prospetto dell'aumento di capitale, operazione iniziata lunedì scorso. Una prima volta,
spiegando che "l'attività caratteristica della società consiste nella partecipazione alle competizioni calcistiche nazionali e internazionali", facendo già capire che il trading da calciatori non rientra in essa. La seconda volta, affermando che nei primi sei mesi del 2006/07 "il risultato operativo passa da un valore negativo di euro 17.217 migliaia ad uno positivo per euro 20.166 migliaia": ciò è dovuto "unicamente alle significative cessioni di calciatori della prima squadra che si sono interamente riflesse sul periodo in termini di contabilizzazione di plusvalenze (euro 38.864 migliaia)".
Evviva gli anticipi!
Nell'esercizio 2005/06, come è spiegato sempre nel prospetto, la società ha incassato proventi non ricorrenti "derivanti dalla cessione di diritti di opzione, che, nel corso del 2006, sono stati pari ad euro 31.750 migliaia, mentre, nel 2005 erano pari a euro 18.000 migliaia". Di questi, 30 milioni derivavano ai diritti di opzione ceduti a Mediaset "per prorogare, a condizioni prestabilite e per un'ulteriore stagione, i contratti stipulati in data 23 dicembre 2005". Questa ingente somma quest'anno non ci sarà, a meno di altre future intese da stipularsi entro la fine dell'esercizio al 30 giugno. Anzi, la Juventus ha espressamente ribadito in tutti i documenti contabili e nel prospetto informativo la riduzione dei diritti radiotelevisivi e proventi media (passata da 106,59 milioni al 31
marzo 2006 ai 63,94 milioni al 31 marzo 2007) "si origina per mancata partecipazione alla Uefa Champions League" e per la "rinegoziazione dei contratti con Sky Italia". La modifica del contratto con la tv satellitare ha comportato per la società di Casa Agnelli una riduzione da 94,5 milioni a 80,2 milioni per l'esercizio attuale. Inoltre, lo sponsor Tamoil ha rescisso il contratto con la Juve, con un impatto economico negativo per 8 milioni, mentre la revisione dell'intesa con Nike ha significato una perdita di 4,5 milioni per il 2006/2007 e altri 4,5 milioni nei prossimi otto anni. Ma la revisione dei contratti con gli sponsor e Sky, e la mancanza (almeno per i primi nove mesi di esercizio) della sottoscrizione di diritti di opzione da parte di Mediaset, non ha impedito alla Juve di ottenere un secondo "gentile" regalo offerto stavolta dalle aziende con cui intrattiene rapporti commerciali. La dirigenza bianconera ha infatti evidenziato a pagina 36 della semestrale che ha incassato 90,44 milioni in risconti passivi, ossia anticipi di ricavi futuri di competenza di altri esercizi già spesi per la gestione in corso, inseriti correttamente nello stato patrimoniale passivo. Tale voce nel bilancio 2005/06 aveva toccato appena i 58,50 milioni. E chi sono i "benefattori" della società torinese? I tre principali sono Mediaset e Sky, a cui si è aggiunta "mamma" Rai probabilmente in forza degli accordi sull'archivio delle immagini televisive della Juve, stipulati il 31 marzo 2006 a meno di due mesi dallo scoppio di calciopoli. Mediaset ha elargito anticipatamente ben 31,14 milioni, mentre Sky ha "puntellato" i conti bianconeri con 23,52 milioni. Segue l'ente televisivo statale con 13,97 milioni: 10,93 milioni provengono dalla Rai spa, mentre poco più di 3 milioni da Rai Trade. Il quarto "benefattore" è la Banca Popolare Italiana che ha versato 8,38 milioni nelle casse bianconere. Ma c'è una sorpresa: la Oilinvest Netherlands, ossia la società titolare del marchio Tamoil, ha elargito la rispettabile cifra di 6 milioni nonostante la risoluzione del contratto di sponsorizzazione. C'è anche la compagnia di videofonia, la H3G, che ha pagato 2,92 milioni alla società presieduta da Giovanni Cobolli Gigli. Già negli anni della gestione Moggi-Giraudo-Bettega la Juventus incassava laute somme con i risconti passivi: nel 2001/2002 ammontarono a 151 milioni, mentre furono 165,34 milioni nella stagione successiva. Di un vantaggio simile non ha goduto, come si è visto ad esempio qualche settimana fa, il Bologna che anzi è stato abbandonato dai suoi sponsor principali, ma senza ottenere un solo centesimo in anticipo. Il motivo della forza contrattuale della Juventus non è racchiuso nelle solite chiacchiere da bar, ma è spiegato nel prospetto della quotazione del dicembre 2001 e ribadito in quello dell'aumento di capitale. "La società appartiene al gruppo di società facenti capo alla società Giovanni Agnelli & C. Alla data del presente prospetto informativo, la società intrattiene rapporti contrattuali con società del gruppo che rientrano nel corso normale degli affari. Ove tuttavia la società non facesse più parte del gruppo i vantaggi connessi a tale appartenenza potrebbero venire meno con possibili ricadute sull'operatività e sui progetti di sviluppo della società, e, quindi, con possibili effetti negativi sui risultati economico-finanziari". Tradotto dal linguaggio dei prospetti borsistici, significa che la Juventus ottiene le condizioni contrattuali favorevoli solo grazie al fatto di appartenere al gruppo Agnelli. In base a ciò non sarebbe quindi un buon affare per un eventuale compratore rilevare la società, poiché non riceverebbe lo stesso trattamento costituito da clausole
vantaggiose con sponsor e televisioni. Sempre riguardo ai risconti, si impone una domanda al mondo politico, attualmente impegnato nell'approvazione definitiva della legge delega sulla ripartizione collettiva dei diritti tv: è giusto che un'azienda pubblica come la Rai (controllata dal ministero dell'Economia) versi in anticipo somme consistenti della cittadinanza a una società condannata dalla giustizia sportiva per illecito e che ha due suoi ex dirigenti, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, indagati dalla Procura della Repubblica di Torino per falso in bilancio e per emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di tali documenti? E soprattutto perché la Rai ha stipulato accordi solo con la Juventus? Esistono altre squadre che hanno scritto la storia del calcio italiano (come Inter, Milan, Lazio, Roma, Genoa, Napoli, Fiorentina, Bologna) che avrebbero diritto a ricevere un uguale trattamento.
Debiti e aumento di capitale
E a proposito di processo sportivo, stando alla semestrale la Juventus risulta debitrice per 507mila euro nei confronti dello studio Zaccone e per 226mila euro verso lo studio Grande Stevens. All'interno dei
debiti verso fornitori, pari a 10,5 milioni, si segnalano anche la cifra 237mila euro dovuta all'ex vicepresidente Roberto Bettega. Ma al suo interno vi sono anche somme dovute a sponsor: 155mila euro erano
dovute al 31 dicembre scorso al Comune di Torino che, stando al sito della Juventus (http://www.juventus.com/it/societa/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1284000) risulta essere "commercial partner". Invece la Regione Piemonte è "official supplier". La società bianconera era anche debitrice per 476mila euro, verso Epf Comunicazione, concessionaria di pubblicità del gruppo Editori per la Finanza che è media partner della Juventus ed è un gruppo editoriale che tratta per la maggior parte di aziende quotate in borsa. Invece, il quotidiano sportivo Tuttosport è legato alla società di corso Galileo Ferraris da un contratto di "commercial partner", così come anche La Stampa, quotidiano della famiglia Agnelli. L'aumento di capitale da 104,8 milioni di euro servirà a diminuire lo stato debitorio, che presenta nel rendiconto dei primi nove mesi dell'esercizio 70,49 milioni di passività non correnti, 133,50 milioni passività correnti e una posizione finanziaria netta negativa per 59,2 milioni. Quest'ultima voce è composta deriva interamente da debiti
verso le banche: 19,1 milioni sono relativi all'operazione di leasing finanziario a copertura dell'investimento nel nuovo centro sportivo di Vinovo. C'è poi la parte relativa da impiegare alla campagna acquisti:
secondo l'amministratore delegato Jean Claude Blanc, intervistato il 29 maggio scorso dal quotidiano La Repubblica, la cifra per il calciomercato ammonta a 50 milioni. Nel prospetto dell'aumento di
capitale vi è però una segnalazione importante riguardante il parametro valore della produzione/debiti finanziari aggiornato al 31 marzo scorso, che è imposto dalla Figc alle società per essere ammesse
al calciomercato. Secondo il documento, questo rapporto deve essere consegnato entro il 31 maggio: "entro tale data – si legge nel prospetto – la Figc dovrebbe provvedere alla determinazione della
misura minima di tale parametro". Ciò vuol dire che alla data di pubblicazione del prospetto, la Juventus non conosceva quale fosse il valore da rispettare. E' una grave mancanza di trasparenza verso la
società bianconera e i suoi azionisti, che non possono conoscere quanta parte dell'aumento deve essere destinata al soddisfacimento del parametro. Si può sospettare che il valore sia adeguato alle squadre
che versino in difficoltà, visto che molte di esse annaspano nei debiti. Quando deciderà la Figc di adeguare i propri regolamenti alla più ampia trasparenza, visto che tre società di serie A sono quotate a
Piazza Affari, e gli interessi degli azionisti per la legge ordinaria sono sovrani?
di Marco Liguori
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I CONTI DEL PALLONE 3
Calciopoli, la Juve presenta
querela per tutti i reati
commessi ai danni della società
E' un atto a tutela degli azionisti contro i danni derivanti da eventuale cattiva gestione che venisse riconosciuta dalle indagini dei magistrati. E' un messaggio per Moggi e Giraudo. In attesa degli sviluppi dell'inchiesta napoletana, oggi il primo fa l'opinionista; il secondo vive a Londra e lavora in una società che si occupa di affari immobiliari.
Dopo le condanne della giustizia sportiva e i ricorsi contro di esse, l'ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo e l'ex direttore generale nonché ex consigliere di amministrazione con poteri esecutivi Luciano Moggi attendono gli sviluppi dei procedimenti penali. Uno dei filoni d'inchiesta, stando al prospetto dell'aumento di capitale della società bianconera, riguarda le ipotesi accusatorie mosse dal Procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, nei confronti di Giraudo e Moggi per "falso in bilancio" ed "emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante l'uso di tali documenti". Riguardo a questo procedimento c'è un'importante novità riferita dal club bianconero: "la società ha presentato in data 17 gennaio 2007 una querela per tutti i reati commessi in danno della società che potranno emergere dalle indagini e nei confronti di chi apparirà esserne stato autore".
Sembrava che la Juventus non fosse intenzionata ad esperire le vie legali per le eventuali responsabilità dei suoi passati dirigenti: ci si attendeva che esperisse un'azione di responsabilità verso di essi dopo la condanna alla retrocessione in serie B, ma non se ne è fatto nulla. Invece, la presentazione della querela è un primo atto a tutela degli azionisti contro i danni derivanti da eventuale cattiva gestione riconosciuta dalle indagini dei magistrati.
Entrambi sono inoltre indagati dai Pubblici Ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci della Direzione distrettuale antimafia di Napoli per varie ipotesi di reato, tra cui, come si legge ancora nel prospetto dell'aumento di capitale della Juventus, "l'associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva". Moggi insieme al figlio Alessandro, in merito alle indagini sulla Gea, comparirà il 21 giugno prossimo davanti al Tribunale penale di Roma per rispondere del reato di associazione per delinquere nonché di minacce e di violenza. Ma cosa fanno adesso i due, che assieme a Roberto Bettega (anch'egli consigliere esecutivo) costituivano la "triade" della gestione della società appartenente a casa Agnelli? Stando ai rilievi svolti in Camera di Commercio, sinora Moggi non ricopre alcun incarico societario e non risulta essere socio di aziende. Si accontenta di svolgere il suo lavoro di commentatore sportivo. Invece Giraudo, "uomo azienda" fedele al defunto Umberto Agnelli, non ha perso il pallino degli affari e si è trasferito con la moglie Maria Elena Rayneri a Londra, dove avrebbe alcuni interessi immobiliari: il mattone è il suo chiodo fisso assieme al golf, come si vedrà in seguito. Infatti egli
in passato è stato consigliere della Fivi (Fiat iniziative di valorizzazione immobiliare), della Unimorando (attività immobiliari su beni propri), e della Slittovie di Salice d'Ulzio impegnata nella costruzione di impianti sportivi. E' stato anche impegnato nell'intermediazione finanziaria con la Ifil Investimenti e nelle assicurazioni con la Allsecures Assicurazioni, dov'è stato consigliere.
Secondo le visure della Camera di Commercio, l'impegno attuale più importante di Giraudo è nella Royal Park Estate, società per azioni con 1,32 milioni di euro di capitale versato costituita il 30 gennaio 2006, a poco più di tre mesi dallo scoppio di Calciopoli. Egli è socio al 60% e ne è anche l'amministratore unico, mentre Andrea Nasi è azionista al 40%. Quest'ultimo è un componente della Famiglia Agnelli: è figlio di Marinella Wolf e Giovanni Nasi a sua volta discendente di Aniceta Agnelli e Carlo Nasi. Visure alla mano, il principale oggetto sociale verte su "l'assunzione, la compravendita, la gestione di partecipazioni in altre società in qualsiasi forma costituite o costituende al solo scopo di stabile investimento e non di collocamento al pubblico". Inoltre la Royal Park Estate "potrà compiere, inoltre, tutte le operazioni mobiliari e immobiliari connesse al conseguimento dell'oggetto sociale": in questo ambito potrà effettuare "compravendita e la permuta di beni immobili e di diritti reali immobiliari" e la "stipulazione e l'accollo di mutui anche fondiari". Nel febbraio del 2006 la società ha effettuato un aumento di capitale per poter acquistare il 51,52% della Immobiliare I Roveri spa, che ha come oggetto sociale "l'acquisto, la vendita, l'affitto di terreni con impianti ed attrezzature adibite per il gioco del golf ed altra attività sportiva nonché la costruzione dei predetti impianti".
L' Immobiliare I Roveri possiede alcuni terreni a Robassomero, nella zona a nord della provincia di Torino presso il parco regionale La Mandria, affittati all'Associazione Sportiva I Roveri. Stando al supplemento ordinario numero 1 al Bollettino Ufficiale numero 21 della Regione Piemonte del 22 maggio 2003, fu espresso dalla stessa Regione un "parere su istanza di concessione in sanatoria" presentata dall'Immobiliare I Roveri "per la realizzazione di lavori abusivi nel comune di Robassomero (To), all'interno del Parco regionale La Mandria". La Regione Piemonte espresse in merito "parere favorevole" ai sensi della legge 47 del 28 febbraio 1985. Fu un provvedimento reso possibile dalla legge, "ai fini della sanatoria per la realizzazione di lavori finalizzati al mutamento di destinazione d'uso di terreni da agricolo a campi sportivi per il golf e per la costruzioni di ponticelli" nel suggestivo e tonificante polmone verde del parco regionale posto a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. L'Immobiliare I Roveri è una vera e propria "public company" con ben 474 azionisti: ogni azione vale 2mila euro. Tra essi spiccano i nomi della "dynasty" degli Agnelli: Andrea figlio del defunto Umberto Agnelli e Andrea Nasi che ne è anche presidente. Entrambi dividono per un sesto un'azione con altri quattro soci. Sono presenti anche due aziende di rilievo: la Electrolux Italia e la Tnt Global Express con un titolo a testa. E c'è anche una vecchia gloria della Juventus: Giuseppe Furino, che possiede un'azione. L'Immobiliare I Roveri ha venduto nel marzo 2005 la propria quota di 7.407 euro (pari all'8,23%) posseduta nella Investimenti Agricoli srl, che ha sede anch'essa nella Tenuta delle Mandrie a Robassomero, al nuovo azionista di riferimento, il Consorzio Lago Risera. Anche Giraudo ne era socio ed ha venduto la sua quota di 2.136 euro allo stesso Consorzio. Nella Investimenti Agricoli è presente Pavel Nedved, una delle attuali "bandiere" bianconere, che tuttora possiede una piccola quota di 712 euro (0,80%). Il calciatore ceco la detiene, elenco soci storico alla mano, almeno dal dicembre 2003.
Ma gli interessi immobiliari di Giraudo non finiscono qui. L'ex dirigente bianconero e sua moglie Maria Elena Rayneri sono i due unici soci amministratori della Fraluca società semplice, costituita dal 1968: secondo le trascrizioni delle visure camerali, l'hanno rilevata dal 2 febbraio scorso. La società che ha sede nel centro di Torino ha come oggetto "l'acquisto e la conduzione di fondi agricoli, di terreni e di fabbricati di qualsiasi genere, tipo e destinazione, nonché quote di comproprietà di fabbricati e in genere l'acquisto di immobili e valori immobiliari, la loro gestione e la loro eventuale assegnazione ai soci". I coniugi Giraudo sono più uniti che mai in un altro sodalizio: sono gli unici due soci (Antonio dal 1990, Maria Elena dal 2006) di una società dal nome che evoca paesaggi siberiani, la Erba e Steppa società semplice costituita nel 1976. Il suo oggetto è "la formazione, l'amministrazione e la gestione di un patrimonio costituito da attività immobiliari, compresa l'eventuale attribuzione in godimento ai soci dei beni sociali". La suddivisione degli utili non è però paritaria: stando alla visura camerale, "il socio Antonio Giraudo partecipa agli utili nella misura del 99%". La Rayneri si accontenta del restante 1%.
Infine, l'immobiliarista Giraudo è sbarcato anche in Liguria, nella ridente città di Savona, dove ha coniugato le sue due grandi passioni, ovvero golf e mattone. Qui risulta, stando agli elenchi camerali, essere socio con la quota di 12 azioni nella Società Golf Garlenda spa: vi è presente una nutrita serie di azionisti, quasi tutti possessori di 12, 24, o 36 titoli. L'azionista di riferimento con 180 titoli è l'Associazione Sportiva Golf Club Garlenda. Il suo oggetto sociale sono le "gestioni immobiliari e mobiliari", nonché "l'esercizio di attività sportivi affini quali campi da golf e da tennis, impianti per l'equitazione, piscine e quanto altro inerente".
di Marco Liguori
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I CONTI DEL PALLONE 4
La ristrutturazione del Delle Alpi
e la realizzazione di MondoJuve:
perché sono progetti a rischio
Il primo progetto prevede la costruzione del centro commerciale dello Stadio Delle Alpi ed è sub judice. Mondojuve, posto tra Vinovo e Nichelino, sorgerebbe su una superficie di 500mila metri quadri per un costo di oltre 100 milioni
I due progetti immobiliari della Juventus, il centro commerciale dello Stadio delle Alpi e quello di Mondojuve a Vinovo, rischiano di non essere realizzati. Il primo è sub judice nel vero senso della parola: contro di esso è stato presentato dal Comune di Venaria Reale un ricorso straordinario al Capo dello Stato, trasferito in giudizio dinanzi al Tar del Piemonte. Invece la Campi di Vinovo, controllata dalla società bianconera al 69,8%, proprietaria dei terreni su cui sorgerà Mondojuve potrebbe essere interamente ceduta all’altro suo azionista al 27,2%, la Costruzioni Generali Gilardi. In tal caso, la Vecchia Signora potrebbe perdere la maggior parte del proprio futuro patrimonio immobiliare, che costituiva una delle motivazioni per cui erano stati chiesti soldi agli investitori nel prospetto di quotazione a Piazza Affari nel dicembre del 2001. Con la convenzione stipulata nel luglio 2003 con il Comune di Torino, il Delle Alpi fu ceduto in diritto di superficie per 99 anni alla Juventus al prezzo di 25 milioni. Considerati i 54mila metri quadrati di superficie edificabile, il prezzo convenuto al metro quadrato è di 4,68 euro. Un vero “regalo” dell’amministrazione comunale.
Centri commerciali a confronto
La Juventus ha evidenziato nel prospetto dell’aumento di capitale che il Comune di Venaria «in data 11 maggio 2006 ha promosso ricorso straordinario al Capo dello Stato» contro la Regione Piemonte, il Comune di Torino, la Provincia di Torino e nei confronti della società di Casa Agnelli. Con questo ricorso amministrativo, la cittadina confinante con la periferia nord del capoluogo regionale, dov’è situato lo Stadio delle Alpi, intende «ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino».
La Juventus ha chiesto e ottenuto nel suo atto di opposizione che il ricorso fosse trasferito al Tar del Piemonte. Ma non è finita qui. Il Comune di Venaria ha promosso un secondo ricordo straordinario al Capo dello Stato, con cui «ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi». Anche questo ricorso è stato reindirizzato al Tar Piemonte.
Ma quali sono le motivazioni? Il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari, ha spiegato a Quotidiano.net che «il provvedimento della Conferenza dei servizi regionale rilasciava il parere preventivo per le successive autorizzazioni commerciali per due strutture, rispettivamente di 11.990 metri quadri e di 5000 metri quadri». Entrambe «sono collocate all’esterno delle gradinate dell’attuale stadio»: a ciò bisogna aggiungere le superfici destinate a magazzini ed altri usi. «I ricorsi sono stati innanzitutto presentati – prosegue Pollari – per la criticità di accesso a seguito dei nuovi flussi veicolari che si aggiungono e sovrappongono a quelli indotti dallo stadio».
La seconda motivazione, spiega il sindaco, riguarda il «mancato conteggio, per i calcoli del traffico generato, delle superfici delle attività di intrattenimento e svago». Inoltre, a detta del primo cittadino del Comune della cintura torinese esiste «una mancanza di previsione, negli elaborati progettuali in conferenza dei servizi, della viabilità di separazione dei comparti commerciali, che pertanto si configurano come “centro commerciale sequenziale”». In questo modo «le superfici di vendita si sommano portando il totale ad oltre 12.000 mq che è il massimo ammissibile dalla Regione per un centro commerciale in una localizzazione L2 quale è quella dello Stadio Delle Alpi».
La ciliegina sulla torta è costituita dal fatto che a pochi metri dallo stadio, oltrepassata la via Druento dove inizia il territorio del Comune di Venaria, esiste da tempo un centro commerciale Auchan. Nel ricorso al Tar è stata contestata la «errata previsione di una localizzazione L2 presso lo Stadio delle Alpi – sottolinea Pollari – in quanto a distanza inferiore a 2500 metri da altra localizzazione L2 esistente quale è l’Auchan di Venaria: all’epoca dell’individuazione da parte del comune di Torino valeva questo parametro obbligatorio da rispettare. Tra il centro commerciale esistente nel nostro territorio comunale e quello futuro che sarà posto nello stadio ci sono appena 90 metri».
La causa dinanzi al Tar ha avuto inizio il 29 settembre 2006 con una prima Camera di Consiglio sulla richiesta di sospensiva sia dei provvedimenti della conferenza dei servizi, sia di quello della variante del Comune di Torino. Dopo un primo rinvio al 23 maggio 2007, i giudici amministrativi hanno rinviato il giudizio al 7 novembre prossimo. La Juventus si è costituita contro i ricorsi «eccependo preliminarmente la tardività del ricorso – si legge nel prospetto dell’aumento di capitale – e comunque l’infondatezza dei relativi motivi di gravame».
Il sindaco di Venaria ha spiegato che si sta cercando una soluzione prima del giudicato del Tar. «Per evitare, se possibile, conflitti insanabili e strozzature – afferma Pollari – che pregiudicano la buona riuscita dell’iniziativa di arricchire lo stadio con attrattive per famiglie, è stato avviato un gruppo di lavoro che vede la presenza del Comune di Venaria, del Comune di Torino, di Juventus e di Auchan per capire se si riesce a risolvere i problemi prima che il ricorso arrivi a sentenza». In attesa dei provvedimenti di agevolazione del governo Prodi per il Delle Alpi e della sentenza del Tar per i ricorsi suddetti, la Juve disputerà anche per il 2007-2008 le gare all’Olimpico in coabitazione con il Torino, pagando un affitto di 200 milioni di euro più iva.
La telenovela Mondojuve
La società bianconera potrebbe “giocarsi” anche il progetto Mondojuve. Infatti, stando al prospetto informativo, la Vecchia Signora «in data 31 marzo 2006 ha ceduto alla Costruzioni Generali Girardi spa (titolare del 27,2% del capitale sociale della Campi di Vinovo spa, proprietaria dei terreni su cui sorgerà Mondojuve) opzioni per l’acquisto, in due tranche del 69,8% del capitale sociale della Campi di Vinovo, ancora detenuto dalla società (la Juventus n.d.r.)». La Juve parla di «processo di valorizzazione» del progetto Mondojuve: in realtà, se la Gilardi Costruzioni esercitasse l’opzione di acquisto, la Juve perderebbe la sua controllata con i terreni e il suo futuro patrimonio immobiliare. In più, stando alla trimestrale al 31 marzo 2006, «la Campi di Vinovo e la Costruzioni Generali Gilardi hanno risolto consensualmente il contratto preliminare di appalto del 30 giugno 2003 per la realizzazione di Mondo Juve».
Piccolo particolare: nel giugno del 2003, la società bianconera vendette il 27,2% della Campi di Vinovo alla Gilardi al prezzo di 37,3 milioni di euro. La somma complessiva pattuita per l’esercizio delle opzioni attuali sul restante 69,8% è analoga, pari a 37,6 milioni. In pratica, l’attuale controllata della Juventus si è svalutata di circa 57% in tre anni. Inoltre, l’amministratore delegato della Gilardi è Alessandro Gilardi, un nome che si intreccia in un’altra occasione con la Juventus: è infatti presidente e amministratore delegato della Semana, controllata al 70% dalla Ese (i cui soci sono mascherati dietro le fiduciarie Simonfid e Nomenfid) e al 30% dalla società della Famiglia Agnelli.
Mondojuve, posto tra i comuni di Vinovo e Nichelino nella zona sud della periferia di Torino, sorgerà su una superficie di 500mila metri quadri: al suo interno dovrebbe sorgere un centro commerciale e aree attrezzate per lo sport e il tempo libero. Stando al prospetto di quotazione in Borsa del dicembre 2001, il progetto era inserito (assieme al centro commerciale per il Delle Alpi) nel paragrafo «strategie e ricavi futuri» dove si legge che «la società mira ad incrementare e diversificare i propri ricavi e ad ulteriormente accrescere la propria redditività rendendola nel contempo meno sensibile all’andamento dei risultati sportivi».
Alle opzioni concesse alla Gilardi bisogna aggiungere anche l’infinita telenovela dei permessi autorizzativi. Secondo il documento per l’approdo in Borsa, i lavori per Mondojuve sarebbero dovuti iniziare alla fine del 2002. L’ex amministratore delegato Antonio Giraudo, strenuo fautore della trasformazione immobiliare juventina, ipotizzava che la costruzione sarebbe terminata tra la primavera e l’autunno del 2004. Siamo alla metà del 2007 e dei cantieri non c’è neanche l’ombra. Anzi, la Juventus avvisa nel prospetto dell’aumento di capitale che «tale progetto non ha ancora completato l’iter autorizzativo previsto dalla normativa vigente».
Ma c’è un’ulteriore importante avvertenza, che rappresenta la “confessione” delle enormi difficoltà per la costruzione di Mondojuve. «Ritardi nell’iter amministrativo ed eventuali ricorsi giudiziari – si legge nel prospetto dell’aumento di capitale – avverso i provvedimenti amministrativi potrebbero ritardare il processo di realizzazione di tale progetto, ovvero in situazioni estreme (quali l’impossibilità di conseguire le autorizzazioni amministrative necessarie), impedirne la realizzazione».
E’ vero che la realizzazione di Mondojuve sarebbe costata cara: all’incirca oltre 100 milioni. Ma è anche vero che i 62 milioni raccolti in Borsa dovevano servire anche alla sua edificazione. E adesso chi lo spiega ai piccoli azionisti (per la maggior parte tifosi) possessori del 32% quotato a Piazza Affari? In base al prezzo di riferimento di 1,921 euro di venerdì 25 maggio, ossia la seduta precedente all’inizio dell’aumento di capitale, i sottoscrittori stanno perdendo rispetto al prezzo di collocamento (pari a 3,7 euro) 1,779 euro per azione, pari a una diminuzione di valore del 48%. E pazienza se la cifra del collocamento è stata invece impiegata per la gestione della squadra bianconera: come è noto, in Borsa il rischio è sovrano.
di Marco Liguori
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Juventus, Roma e il risiko bancario
L'aggregazione fra grandi banche italiane, Intesa e Sanpaolo Imi prima, Unicredit e Capitalia poi, ha creato inattesi potenziali conflitti d'interesse nei rapporti fra le banche e il calcio italiano.
29.05.2007 11.28
Fonte: Il Sole 24 Ore
Il rapporto tra banche e calcio è sempre stato problematico. Per l'aumento di capitale della Juventus da 104,8 milioni c'è un consorzio di garanzia con Hvb del gruppo UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca del Piemonte. Cosa spinge queste banche ad assumersi il rischio di accollarsi le azioni spettanti ai soci di minoranza, per un massimo di 34 milioni? Non sono solo le commissioni. Una parziale risposta viene dal prospetto dell'operazione. Tra i «fattori di rischio» c'è il conflitto d'interessi. Sia Hvb sia Banca del Piemonte «si trovano in situazione di potenziale conflitto di interessi» in quanto, soprattutto UniCredit, sono finanziatori della Juventus, per 19,3 milioni al 31 marzo 2007, pari al 32,6% dell'indebitamente finanziario.
Il prospetto segnala poi alcuni intrecci. Camillo Venesio, consigliere Juventus, è a.d. di Banca del Piemonte. Carlo Sant'Albano, consigliere Juve e a.d. della controllante Ifil, è consigliere di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (di cui Ifil ha il 2,45%).Virgilio Marrone,a.d. Ifi, è consigliere di gestione di Intesa. Con l'acquisizione annunciata di Capitalia, UniCredit diventerà azionista al 49% di Italpetroli, che controlla l'As Roma. Chissà come la prenderanno i tifosi della Magica.
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Juventus: cede progetto "Mondo Juve" e Campi Vinovo
(Teleborsa) - Roma, 26 lug - Juventus FC comunica che Costruzioni Generali Gilardi S.p.A. (CGG), in data odierna, ha esercitato i diritti di opzione di acquisto delle azioni Campi di Vinovo S.p.A. (Campi di Vinovo) detenute da Juventus F.C. S.p.A. (Juventus) secondo quanto disposto dal contratto di opzione sottoscritto tra le parti in data 31 marzo 2006.
A seguito dell'esercizio dei diritti di opzione da parte di CGG, Juventus provvederà entro il 28 settembre 2007 a trasferire a CGG tutte le azioni Campi di Vinovo in suo possesso e pari al 69,8% del capitale sociale della Campi di Vinovo. Conseguentemente, Juventus non deterrà più alcuna azione in Campi di Vinovo.
Inoltre, e sempre in data odierna, in esecuzione delle obbligazioni assunte nel contratto di opzione sottoscritto con CGG il 31 marzo 2006, Juventus ha ceduto a Campi di Vinovo il ramo d'azienda avente ad oggetto i contratti e le attività relative alla realizzazione del parco commerciale sito nei Comuni di Vinovo e Nichelino (il Progetto "Mondo Juve"). Il corrispettivo complessivamente pattuito per la cessione del ramo d'azienda è di 25 milioni di euro. Contestualmente Juventus ha definito in 19,2 milioni la propria obbligazione contrattuale a fronte degli oneri di urbanizzazione.
Le motivazioni principali sottostanti all'operazione di cessione del ramo d'azienda, propedeutica alla cessione della partecipazione detenuta da Juventus in Campi di Vinovo a seguito dell'esercizio del diritto di opzione sopra menzionato da parte di CGG, è la razionalizzazione della struttura relativa al progetto "Mondo Juve" mediante l'accentramento in Campi di Vinovo di tutti gli elementi, i beni e i rapporti giuridici attinenti al progetto.
L'operazione, nel suo complesso, e all'esito di tutti i passaggi previsti, evidenzierà un risultato economico sull'esercizio in corso, al netto della quota di oneri di urbanizzazione a carico di Juventus, di sostanziale equilibrio. L'effetto finanziario nel suo complesso risulterà positivo per circa 23,5 milioni, ripartito in un arco temporale di sei esercizi, essendo l'ultima rata di pagamento prevista entro il 31 dicembre 2013.
UNA PICCOLA SPERANZA...
Dal fatidico 31 agosto 2006 ad oggi, in molti si sono chiesti cosa sarebbe successo se la Juventus avesse proseguito sulla strada della Giustizia Ordinaria. La nostra certezza, supportata dal parere di illustri avvocati, circa il buon esito dei ricorsi nei Tribunali Ordinari, ha avuto un primo forte sostegno da un Tribunale Belga nella giornata di ieri. L'Avvocato, fautore di questo nuovo successo, è colui che attualmente cura i nostri interessi, l'illustre Luc Misson. Noi Vi raccontiamo i fatti, ognuno di Voi ne tragga le opportune conclusioni: Lo scorso mese di giugno si è disputato lo spareggio tra i club dell'UR Namur e del Geel per consentire l'accesso alla seconda divisione (serie B) del campionato Belga. Lo scontro si è concluso con la vittoria della squadra del Geel che, tuttavia, non ha potuto iscriversi al campionato di seconda divisione poiché non gli è stata rinnovata la licenza. Secondo regolamento doveva dunque essere il club dell'UR Namur, sconfitto nello spareggio ad accedere alla serie B. L'unione Belga di calcio ha deciso di retrocedere il Geel in serie C, ma non ha comunque ammesso il Namur alla serie B. L'UR Namur ha conferito mandato all'avv. Luc Misson per adire alla Giustizia Ordinaria. Dopo il rigetto del Tribunale di prima istanza di Namur, l'avv. Misson ha proceduto a depositare ricorso presso la Corte d'Appello di Liegi, facendo altresì richiesta al Tribunale di prima istanza di Namur di sospendere la competizione in attesa del pronunciamento della Corte. Ieri, il Tribunale di prima istanza di Namur ha ordinato la sospensione dei campionati di serie B e C finche non si pronuncerà la Corte d'Appello di Liegi. Il Tribunale ha inoltre disposto una sanzione all'Unione Belga di Calcio di 75.000 euro al giorno fino alla definizione del contenzioso a beneficio del Namur. Tutto ciò è avvenuto quando si sono già disputate 3 giornate di campionato in serie B. Per evitare pesanti conseguenze economiche e legali oltre la sopravvenuta sospensione dei campionati di calcio, l'Unione Belga di calcio sta valutando di includere entrambe i club nella serie B.
martedì, settembre 04, 2007
FANTALADRI - 2° GIORNATA
E dato che per me, al contrario di come la pensano tutti i media, dall'avvento di Collina la malafede arbitrale non è diminuita, bensi' esponenzialmente aumentata, ma verso le squadre milanesi e totalemnte contro la squadra bianconera.
Per la partita dell'Inter la Caf di Fantaladri assegna alla squadra perdazzurra ben 3 punti in classifica di cui 2 per i rigori non assegnati e 1 per aver falsato totalmente sia l'andamento della stessa che il risultato finale.
Nulla da segnalare per la Roma, mentre una parolina la spenderei per il Milan. La squadra rossonera, per quanto abbiamo potuto vedere in queste prime 2 giornate, ha visto soltanto aumentare i già cospiqui errori arbitrali a prorpio favore. Non vorrei arrivare a pensare che le cene da Meani tra Galliani ed il magnifico designatore, simbolo universalmente riconosciuto di correttezza ed onestà nonchè garanzia di imparzialità, proseguano come ai bei tempi. Una domanda per il sig. Collina da Bologna (sigh...): ma che fine ha fatto il suo contratto con la Opel? E' ancora in essere?
In ogni caso, nella partita di ieri pomeriggio tra Milan e Fiorentina ho visto Gattuso picchiare per tutta la partita Adrian Mutu, senza vedersi sventolare in faccia l'ombra di un cartellino. Fosse successo a noi, si sarebbe scatenato l'inferno (pensate che alcuni hanno il coraggio di dire che la Juve a Cagliari ha rubato, quando chiunque sano di mente ammetterebbe che è esattamente il contrario). Per quasto intollerabile comportamento del direttore di gara, la Caf infligge alla squadra rossonera altri 0,5 punti in classifica. Inoltre, non mi è piaciuto affatto ciò che è successo allo scadere della partita. L'abritro aveva dato 4 minuti di recupero, ed esattamente al 94°, quando un giocatore del Milan aveva la palla a metà campo, stava portandosi il fischietto al bocca per sancire la fine delle ostilità. Ma ecco che il giocatore del Milan, lanciando in avanti il pallone, crea i presupposti per un'azione pericolosa, ed ecco che il direttore di gara, invece di fischiare, abbassa il fischietto e fa proseguire l'azione. Ne nasce una punizione dal limite che al 96° minuto (ben 2 in più di quelli che aveva concesso, e ricordiamo che solo durante un rigore l'arbitro ha l'obbligo di far calciare prima di fischiare la fine) Jankulovski calcia alto in maniera indegna.
La nuova classifica è, quindi:
Inter 3,5
Milan 1
Roma 0
MA I RIGORI SI DANNO ANCHE CONTRO L’INTER
Tre rigori contro la Juve, in una sola partita, non erano mai stati fischiati, né in serie A, né in serie B. ACagliari, invece, è accaduto e solo l’attenzione dell’assistente Cariolato ha impedito all’arbitro Tagliavento di trasformarli in altrettanti tiri dagli undici metri. Non c’era, infatti, il fallo di Chiellini ai danni di Conti (che ha addirittura avuto l’impudenza di esultare, pensando di avere beffato l’arbitro), avendo il difensore bianconero colpito nettamente, e in anticipo, la palla senza toccare il piede del centrocampista cagliaritano. Negli altri due casi, invece, gli interventi di Legrottaglie su Matri e di Zebina su Larrivey mi sono sembrati meritevoli della massima punizione. Con la seguente avvertenza: se nessuno ha espresso dubbi a proposito del primo episodio, nessuno avrebbe dovuto averne nemmeno otto giorni fa quando Grandoni trascinò a terra Iaquinta. Invece, trattandosi di un rigore assegnato a beneficio della Juve, molti commentatori rimasero perplessi, parlando di generosità arbitrale. Io, al contrario, ribadisco come fossero rigori tanto quello assegnato da Gava in Juventus-Livorno, quanto i due a vantaggio del Cagliari.
Per me il rigore deve essere concesso ogni volta che ce ne siano le condizioni e la necessità (una volta si diceva gli estremi), a prescindere da quanti, nella stessa partita, ne sono stati dati in precedenza o dopo. Non fosse così rientreremmo nell’esecrabile pratica della compensazione, ampiamente in voga prima di Collina (arbitro e designatore), con Collina e anche adesso. Se, dunque, da una parte non posso che sostenere il nuovo corso (applicare il regolamento senza guardare il colore delle maglie), mi chiedo perché, sabato sera, cioè 24 ore prima di Cagliari- Juve, una vistosissima spinta di Cordoba a Saudati, in area interista, non sia stata giudicata con la medesima severità dall’arbitro Ayroldi di Molfetta, in ogni caso apparso più sensibile al blasone nerazzurro che all’Empoli.
Si sa come vanno queste faccende e con quali elementi venga ingrossata la vox populi. Una volta, infatti, la Juve vinceva perché ad aiutarla provvedevano gli arbitri o i designatori amici di Moggi. Oggi – ad un anno di distanza dalla serie B, dalla penalizzazione e dalla sottrazione di due scudetti – gli «errori» arbitrali ci sono ancora, solo che vanno a beneficio di qualcun altro, senza che qualcuno si scandalizzi. Tuttavia è singolare constatare che due rigori contro la Juve erano già stati assegnati in tempi relativamente recenti, ovvero quando il sistema-Moggi tutto prevedeva e decideva. Accadde nel derby di Torino – 19 marzo 2000 – due volte a segno Ferrante e, ironia della sorte, ancora a Cagliari – 22 gennaio 1995 – con realizzazioni di Oliveira e Muzzi.
La Juve che, al contrario di allora, sull’isola questa volta ha trovato tre punti, mantenendo la testa della classifica insieme alla Roma, è sembrata più figlia di Capello che di Ranieri (e Ranieri sappia che non è un complimento). Per l’intero primo tempo ha silenziosamente sofferto e sinceramente avrebbe meritato lo svantaggio di fronte ad un Cagliari che apriva il gioco sulle fasce come solo certe squadre spagnole sanno fare. Il primo gol (rapace Trezeguet) l’ha premiata oltre i meriti, dopo l’1-1 e sul 2-2 l’ha salvata Buffon (ecco perché questo è un portiere che vale venti punti a campionato), poi ha risolto Chiellini (a proposito: chissà quanto offre adesso il Sunderland), ma la colpa è anche di Fortin. La Juve è cambiata con l’ingresso di Camoranesi (geniale l’assist a a Del Piero), ma comunque ha giocato poco (a centrocampo i disagi più evidenti), difeso male, attaccato a sprazzi. Eppure ha vinto. Spinta da un fuoco che le brucia dentro e che può condurla lontano.
lunedì, settembre 03, 2007
IN MEMORIA DI GAETANO
Ciao Gaetano...

CAGLIARI-JUVENTUS 2-3
Tagliavento sbaglia tutto e tutto contro la Juve. Iniziamo dal primo rigore, assolutamente inesistente, concesso dall'arbitro di Collina per una presunta trattenuta di Legrottaglie su un attaccante cagliaritano. Ricordiamo che sabato contro il Livorno per una trattenuta molto più netta ed evidente su Iaquinta si sono sentite accuse ai bianconeri e all'arbitro reo di aver concesso il rigore, ma è tutta un'altra storia se ci sono di mezzo gli juventini...
Il rigore prima concesso e poi ritirato è un autentico aborto arbitrale. E per fortuna che Chiellini va giù di melone e che il guardalinee si fa vale inducendo Tagliavento ad invertire la decisione... Infine a 10 minuti dalla fine la gemma del 3° rigore concesso ai sardi per una trattenuta molto più evidente della prima (è giusto ammettrelo), ma si tratta sempre di 3 penalty in 90 minuti... e contro la Juve!!!
Putroppo mi tocca ancora una volta darmi ragione: infatti in tempi non sospetti dissi che in questa stagione avremmo sofferto di arbitraggi scandalosi soprattutto in trasferta, ed in questa prima uscita è successo davvero di tutto. Naturalmente ai cari giornalisti va bene così, dato che il buon Tagliavento, che a mio avviso si è adattato in fretta alle nuove gerarchie del potere, ha preso un bel 6 sul Corriere dello Sport e immagino voti altrettanto falsamente lusinghieri sugli altri quotidiani di (dis)informazione sportiva.
Tagliavento.... più che indicare il vento tagliato, direi che sia cambiato. E di molto....
Per quanto concerne la partita, si è vista una Juve molto timorosa e contratta al cospetto di un frizzantissimo Cagliari. Giampaolo sta ricreando l'Ascoli che 2 anni fa stupì tutti in A (Del Grosso, Fini, Foggia, Parola...) e dispone di un Pasquale Foggia mostruoso: ha si segnato finora 3 gol solo su rigore, ma ha velocità, dribling e classe.
Per quanto riguarda i bianconeri, il primo tempo è stato letteralmente imbarazzante, in totale dalia dei rossoblù. Nella ripresa, fuori un frastornato Criscito per Legrottaglie, alcuni segnali di ripresa e 3 gol, 2 dei quali abbastanza fortuiti ai quali ha risposto con una doppietta il Sig. Tagliavento. Il solito grande cuore bianconero porta Cheillini ad incornare sotto misura ad una manciata di secondi dal termine e la Juve resta a punteggio pieno dopo 2 giornate.
I miei personalissimi voti della trasferta isolana:
Buffon 7,5
Zebina 4,5
Andrade 6,5
Criscito 5
Chiellini 7
Salihamidzic 5
Almiron 5,5
Zanetti 6
Nedved 5,5
Del Piero 6
Trezeguet 6
Legrottaglie 6
Camoranesi 7,5
Nocerino s.v.
All. Ranieri 6. Sbaglia la formazione iniziale, ma rimedia azzeccando i cambi, in particolar modo l'ingresso di Camoranesi, che cambia totalmente la partita.
Voto generale alla prestazione della Juve: 6. Bene solo 3 cose: i 3 punti, il carattere e Buffon. Non ingannino le ladrate dell'arbitro perchè il Cagliari avrebbe meritato di uscire con un punto. C'è ancora un mistero che aleggia sulla Juve di Ranieri, Tiago Mendes Cardozo: che fine ha fatto?
Tra 2 settimane si gioca in casa contro un Udinese in piena crisi, sconfitta ieri 5-0 a domicilio dal Napoli, prima di fare visita alla Roma nel primo big match del campionato. Prima la solsta per le partite della Nazionale, nelle quasi si rischia davvero di compromettersi la partecipazione all'Europeo. Rispetto alla finale di Berlino agli azzurri mancano, Materazzi, Totti e Gilardino; la Francia cercherà in ogni modo di vendicare il mondiale perso sabato a San Siro, battendoci e facendoci finire con un piede e mezzo fuori dall'Europeo.
Questi gli highlights di ieri:
venerdì, agosto 31, 2007
MISTERI DEL CAMPIONATO PRIMAVERA
Ciao. Ti segnalo questi due video, che dimostrano come Moratti non si sia limitato a rubacchiare due scudetti per la prima squadra... Vedi se puoi pubblicarli sul tuo blog.
Maggio 2007. Finale del Campionato Primavera tra Inter e Sampdoria. Al minuto 89 della partita, sullo 0-0, l'arbitro Cafari di Cassino concede ai nerazzurri
questo rigore, che Balotelli trasformerà. Ma il bello arriva tre minuti più tardi, in pieno recupero
A prestoRoberto
giovedì, agosto 30, 2007
VOTIAMO IL NOSTRO CAPITANO PER IL GOLDEN FOOT 2007
Lotta serrata per la conquista del GOLDEN FOOT 2007. A giocarsi la prima posizione sono Roberto Carlos e Del Piero, con Maldini leggermente più staccato. Il totale dei voti ricevuti finora supera quota 132.000. Le visite al sito web www.goldenfoot.com dall'inizio della votazione (15 maggio scorso) ad oggi sono state più di 500.000, oltre 2.500.000 le pagine viste. I paesi da cui provengono più visite sono Cina, Italia, Usa, Turchia, Argentina, Portogallo e Brasile nell'ordine. Gli utenti registrati hanno un età media di 28 anni e sono per più del 50% studenti.
Il candidato al GOLDEN FOOT 2007 Roberto Carlos ha gentilmente donato la sua maglia numero 3, autografata, del Fenerbahçe SK in favore della "Champions For Children", la fondazione no profit creata da Clarence Seedorf, a cui quest'anno sono destinati i fondi della tradizionale asta di maglie autografate del GOLDEN FOOT. Grazie al gentile interessamento del presidente del club turco Aziz Yildirim, Roberto Carlos ha voluto così contribuire alla raccolta fondi per la Fondazione del suo ex compagno di squadra al Real Madrid, Seedorf appunto, con cui ha vinto anche la Champions League nel 1998.
Il GOLDEN FOOT è un premio internazionale alla carriera riservato ai giocatori di almeno 29 anni che si siano distinti per risultati sportivi, di squadra e individuali, fair-play, personalità, fama e apprezzamento del pubblico e degli addetti ai lavori. Il vincitore viene scelto tra una rosa di dieci candidati, scelti dalla giuria del premio e formata dai rappresentati dei Media Partner del Golden Foot, dagli appassionati di tutto il mondo che vorranno indicare la loro preferenza sul sito ufficiale www.goldenfoot.com. La particolarità del premio è che il vincitore andrà a mettere le impronte dei piedi nella "The Champions Promenade", la "Walk of Fame" del calcio mondiale situata sul lungomare del Principato di Monaco. Il Golden Foot è giunto nel 2006 alla sua quarta edizione, nel 2003 il primo vincitore è stato Roberto Baggio, nel 2004 Pavel Nedved, 2005 Andriy Shevchenko e nel 2006 Ronaldo. I promotori dell'evento sono la World Champions Club e l'Ufficio del Turismo del Principato di Monaco. Il premio Golden Foot 2007 è quest'anno realizzato da Ciaudano Gioiellieri.
SE NON ESISTESSE BISOGNEREBBE INVENTARLA...
Ieri ne ha presi 5 dal Barcellona, che fanno allegramente seguito ai 6 presi nell'andata della finale di Coppa Italia dalla Roma la scorsa stagione.
Queste sono le immagini del match (non sbavate troppo...)
Sapete? Gli interisti stanno tornando ad essermi simpatici... Generalmente stanno antipatici solo i superiori ed i vincenti, e questo non è il caso dell'Inter.
Due appunti tecnici sulla partita: Chivu è inguardabile e Adriano non è più un calciatore. Nel Barca ho visto due giocatori favolosi: Giovanni Dos Santos e Toure. Mi duole dirlo, ma sono gli azulgrana la squadra migliore del mondo... Quest'anno hanno sistemato alcune lacune (terzino sinistro, centrale di difesa e mediano) e vinceranno tutto. Alla faccia dei soliti piangina merdazzurri!
MOGGI, DIO ED IL SOLITO MODO DI FARE GIORNALISMO SPORCO IN ITALIA
Renato Farina per “Libero”
Aldo Grasso è il critico televisivo del Corriere della Sera. Giudica gli spettacoli. Dice se sono belli o brutti. Ieri ha inaugurato una nuova attività: entra nei cuori delle persone che vanno a messa, che si fanno pellegrini nei santuari, e dà il voto. Evviva il Corriere, non dà più un punteggio solo alle rovesciate o ai colpi di testa, lascia questa pratica volgare alla Gazzetta dello Sport, adesso sale vicino al trono di Dio e dà i voti come fosse la Madonna. Tra un po' li darà anche alla Vergine Maria: Aldo Grasso, per ora, umilmente ne fa le veci. Fantastico. Dev'essere l'esito della riforma dell'insegnamento accademico. Un lavoro che un tempo spettava a Dio adesso è invece appannaggio di un docente universitario. Infatti Grasso è professore, insegna ai ragazzi il linguaggio dei mass media. Siccome l'ateneo è intitolato al Sacro Cuore di Gesù - è la Cattolica - questo deve avergli conferito una certa parentela con l'Altissimo e la patente di arbitro internazionale dei peccatori.
DAL VERBALE AL ROSARIO
Una volta il Corriere era famoso per procurarsi prima degli altri i verbali della Procura di Milano, adesso si fa dare gli interrogatori addirittura da più in alto. È accaduto che Luciano Moggi, ben noto ai lettori di Libero, e anche nel vasto mondo, si sia recato a Lourdes, alla grotta di Massabielle, dove la "Immacolata Concezione" è apparsa a Bernadette Soubirous. Grasso, informato della vicenda, pretende di leggere il cuore di un uomo, lo giudica nei suoi moti intimi come se possedesse le chiavi della coscienza. Moggi era stato intercettato mentre telefonava ad arbitri e calciatori, ma non si aspettava di essere indagato anche nelle sue comunicazioni spirituali. Chissà che apparecchio usano questi Grandi Inquisitori delle anime, moralisti capaci di fare le pulci al signor Moggi mentre se ne sta in ginocchio. Di lui si può dir tutto. Ridicolizzarne il senso religioso.
Con molto senso della prudenza cristiana pubblicarono in passato, con magnificato stupore, le meditazioni bibliche del loro banchiere editore. Tanto per fare un nome: le stupende esercitazioni profetiche di Giovanni Bazoli che spiegava a Dio la Bibbia. Tutti zitti. Figuriamoci. Leggiamo Grasso: immagina Moggi «penitente davanti alla statua della Madonna nell'atto di chiedere una grazia. Quale grazia? Quella di vedere restituiti alla Juventus gli scudetti tolti?». Saranno cazzi suoi o no? Che spirito di patata. Uno riduce l'animo della gente alle misure dello spettacolino di cui è tenutario. Un attimo prima era stato capace di criticare Lucignolo di Italia 1 perché mostra le chiappe delle spogliarelliste dicendo che è indegno. Ma tu, poco caro Aldo Grasso, che smutandi le anime e in più ti atteggi a moralista e a custode della privacy, in quale abisso dovresti sprofondarti?
Il critico del Corriere non si ferma lì, e si trasforma in Arcangelo che sguaina la spada infuocata per proteggere l'Eden dall'Infedele: «Il solo miracolo che chiediamo a Moggi è di non montarsi la testa e voler ficcare il naso in un settore che francamente appare superiore alle sue forze: le regole del Paradiso non sono quelle del calciomercato». A questo punto vorremmo sapere: quali sono le regole del Paradiso? Chiediamo al Corriere di fornire il vademecum del perfetto pellegrino. Quali cose, secondo Aldo Grasso, vanno domandate a Dio e quali alla Madonna, per fare una marcia figura e prendersi un bel 9 sul pagellino delle loro cronache sacramentali. Inoltre esigiamo brevi appunti sulle modalità per accedere al Paradiso, da dove i meravigliosi giudici di Via Solferino ci guardano con sussiegosa severità.
MIRACOLI POSSIBILI
Intanto, uno così bravo come te, Grasso, a fare l'esame del Dna alle budella mistiche di Moggi, perché prima magari non correggi gli errori sesquipedali del tuo autorevolissimo quotidiano? Il Corriere della Sera licenzierebbe, e giustamente, qualunque cronista che scrivesse di calcio e confondesse un rigore con un corner. Ma quando si scrive di Madonna e Chiesa, tutto fa brodo. Così accanto a Grasso, troviamo una cronaca molto accurata. Virginia Piccolillo scrive che «nella cittadina dei Pirenei la Madonna - secondo la Chiesa - apparve a tre pastorelli». Quella è Fatima, signorina, che peraltro non sta sui Pirenei ma in Portogallo. Tanto è uguale: pur di sputtanare chi sta antipatico e di rendere ridicolo l'atto più personale e intimo del mondo come quello di pregare, va bene l'incoltura professionale di questi maestrini dalla penna storta. Consigliamo un viaggio a Lourdes sia a Grasso sia alla vasta truppa del Corsera: che la Vergine rimedi alla vostra ignoranza. Un miracolo complesso, ma possibile.
Luciano Moggi per “Libero”
Il perfettino della televisione, che giudica tutti dal suo alto cadreghino posizionato come fosse Giove sull'Olimpo, mi chiama in causa per un fatto assolutamente privato, colorandolo con scenari da fiction televisive, che forse gli sono connaturati nel suo Dna di critico impiccione, ma che violano e violentano pesantemente la privacy cui ciascuno di noi ha diritto. Ma figuriamoci se il principe dei critici, quale lui ritiene di essere, e il "Corrierone" che lo ospita, pensano a salvaguardare quel bene che tutti dovrebbero invece garantire.
Su una mia partecipazione ad un pellegrinaggio a Lourdes, da me fatta in chiave assolutamente personale, ma senza minimamente nasconderla (e perché avrei dovuto?), divulgata da un cronista che mi aveva incrociato, il Grasso tenta una costruzione sull'ironico e quasi sullo sberleffo, al solo scopo di provare a screditarmi, confondendo paragoni improponibili (il cattivo maestro che sarebbe diventato guida spirituale) e mixando a suo piacimento il sacro e il profano.
PARAGONI SBAGLIATI
Noto che l'illustre critico conosce poco di me, e che nulla ha fatto per documentarsi. Forse ne sa di più su Crudelia. Se l'avesse fatto, se avesse cercato di me oltre la vecchia vetrina del calcio, avrebbe saputo che il sottoscritto ha avuto da sempre rispetto, rapporti e frequentazioni religiose, in tutti i luoghi dove il sacro è rispettato e non quasi deriso come fa Grasso nel suo intervento. Ciascuno di noi ha un suo rapporto personale con la fede e la religione. Io l'ho sempre avuto, anche quando, per tanti anni, di tempo ne avevo poco per i miei impegni di lavoro. Sulla fede non si scherza, ha tuonato il grande critico in tono imperativo, a me rivolto. Ma è a lui, invece, che dico di non scherzare con questi concetti, che forse non gli sono familiari, visto che li pone a confronto con «la buona fede degli arbitri e del calcio nel suo insieme» (ma cosa c'entrano? E il "Corrierone" consente raffronti così mal posti?).
Ma poichè il re della critica televisiva vuole tanto interessarsi a me gli propongo di mandare un osservatore a vedere la cordialità, il piacere, anche la festa con cui vengo accolto dovunque, le foto, le firme, le dediche, e non voglio dire di più. Si è tentato da tante parti di distruggermi quasi fisicamente ma io sono ancora qui a condurre la mia battaglia. E l'affetto che vedo e sento in giro nei miei riguardi mi fa comprendere che la gente ha capito e che quei tentativi di cancellarmi hanno prodotto un risultato esattamente opposto a quello che critici precostituiti e anche interessati cercavano di ottenere.
A Grasso dovrei anche ricordare che io ho subìto una sanzione dalla giustizia sportiva, che non mi poteva essere data perché mi ero dimesso dall'ordinamento e dunque non ero più giudicabile. Questa elementare verità che allora in tempo di Calciopoli, ovvero di Forcopoli, non mi fu riconosciuta, mi è stata attestata ora dallo stesso prof. Sandulli, estensore delle due decisioni contraddittorie. A me sembra, però, che su quelle vicende il Grasso qualcosa ha capito, al di là dell'ufficialità, e lo scopro quando fa riferimento ai «personaggi che grazie alla mia decapitazione sono riusciti a farla franca per l'ennesima volta». Quei personaggi, caro Grasso, sono quelli che il potere l'avevano e ce l'hanno ancora.
PAROLA DI PLATONE
All'illustre critico, sul quale il mio giudizio resta comunque assai severo, debbo ora ricordare che ebbe già modo anni fa di occuparsi di me, e mal gliene incolse. Reagii con una querela e con una cospicua richiesta di risarcimento danni. La pratica andò avanti e il principe dei critici si preoccupò. Bussò a molte porte anche di giornalisti per indurmi a ritirare la querela. Alla fine mi feci convincere. Io sono un uomo buono e quell'impetrazione a tante porte mi sembrava quasi una richiesta di "grazia". Io la concessi. Pensavo di non incontrarlo più sulla mia strada. Mi sbagliavo. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Platone disse cinque secoli prima di Cristo: «Se nasce un uomo giusto finirà sul patibolo». Io ci sono finito... Grasso non ci finirà mai.
Fonte: http://www.dagospia.com/
Per onor di cronaca, ricordiamo che Grasso è un granata sfegatato, ed in quanto burino odia Moggi, la Juve e gli juventini. Queste cose è bene tenerle sempre ben presenti. Mi direte che la regola fondamentale di un giornalista è l'imparzialità... Vero, ma NON IN ITALIA!!! Il problema grave è che questo non vale solo per futili motivi quali il calcio, ma anche per cose ben più serie.
Come ripeto da sempre, i giornalisti hanno in mano il "vero potere", creano la notizia invece che raccontarla e possono disporre "della vita e della morte" di una persona (avete capito il senso..).
Detto questo, proseguiamo con il mio j'accuse odierno con questo chiaro esempio di manipolazione giornalistica alle povere menti della popolazione. Si tratta dell'ormai celeberrima Sampdoria-Juventus del 2004, in un analisi fatta da Mario Incadenza sul modo di fare giornalismo da parte di certi giornalAI.
Vi posto anche l'intero articolo, dato che lo trovo molto interessante:
Sampdoria-Juventus del 22 settembre 2004: Tecniche di calunnia giornalistica
di Mario Incandenza
Grazie a un brillante spunto dell'utente amorejuve di juveforum, da lui proposto anche su j1897, vi presentiamo un piccolo grande esempio di tecnica della calunnia giornalistica applicata alla Juventus ai tempi di Farsopoli.
Sampdoria - Juve del 22-9-04 era finita sotto la lente della procura di Torino che aveva analizzato, tra le altre, l'intercettazione di una telefonata avvenuta il giorno successivo tra il designatore Pairetto e l'arbitro di quella partita, Dondarini. Il 19 luglio 2005 il procuratore Maddalena, nel dispositivo di archiviazione dell'indagine sulla Juve, esprimeva questa valutazione:
"E, dal dialogo, emerge in modo nitido che DONDARINI ha concesso il rigore alla Juventus in buona fede, convinto cioè che il rigore c'era, e non per volutamente alterare il risultato a favore della Juventus".
Ma l'anno dopo, a inizio maggio, come tutti sappiamo, comincia la campagna di stampa contro la Juve moggiana. In attesa di un secondo filone di intercettazioni che si preannuncia più sostanzioso in arrivo da Napoli, vengono pubblicati "stralci" delle intercettazioni torinesi, tra cui la Pairetto-Dondarini.
Il 5 maggio se ne occupa Repubblica, con un pezzo a firma di nientemeno che di Marco Travaglio, dall'inequivocabile titolo "Tutti agli ordini di Moggi".
Un aspetto curioso della faccenda: lo stesso giorno in cui esce l'articolo di Travaglio, Repubblica pubblica sul suo stesso sito web l'intero dispositivo di archiviazione della procura di Torino. In pratica, si può dire che la testata ha pubblicato insieme un articolo e la sua smentita, dal momento che, poco avanti al brano sopraccitato su Samp-Juve, il procuratore Maddalena si spinge ad affermare: "sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode, ma da esse non solo non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì piuttosto elementi di prova di segno contrario".
Non solo, sempre tramite la lettura del documento della procura torinese, abbiamo la possibilità di leggere l'intercettazione tra Pairetto e Dondarini nella sua versione integrale, versione che smaschera la natura subdola dell'operazione di Travaglio.
Infatti, nel suo pezzo, che comprende anche stralci di altre intercettazioni, così il giornalista descrive la partita e riduce la telefonata:
L'ARBITRO CON 50 OCCHI
[…]
La Juve vince 3-0, a mani basse. Il primo gol è su rigore, generosamente concesso dal Donda fra le proteste. All'ultimo minuto il guardalinee segnala un rigore anche per la Samp: fallo in area su Pagano. Il Donda indica il dischetto, ma poi, quando Flachi sta per calciare, cambia idea e trasforma il penalty in corner. Finisce in rissa. L'indomani il malcapitato telefona a Pairetto: "Bella battaglia, hai visto? Questi della Samp erano fuori di testa, se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano, non so come finiva la partita... Ho dovuto dare un rigore (alla Juve), che era di un netto, Gigi... Emerson mi guarda subito come a dire "oh, ma questo è rigore", e io tranquillamente fischio e indico il rigore, solo che sai lì nessuno ha capito niente... il pubblico... Poi per fortuna mi dicono che c'è l'inquadratura dietro la porta che fa vedere che è nettissimo... Non puoi dare un rigore perché è una grossa squadra?". Quanto al rigore dato e poi tolto alla Samp, è tutta colpa del guardalinee: "Mi ha detto: "Donda, scusami, ho fatto una gran cazzata, non dare il rigore, è solo angolo". Allora, sul 3-0, gli ho detto: "Ma ormai diamo il rigore". Ma lui fa: "No, assolutamente non darlo, perché facciamo una figura di me**a". Alla fine l'episodio non è stato bello, ma è meglio non averlo dato... Alla fine credo di averla portata via limitando i danni...".
Questa riduzione è subdola perché seleziona accuratamente solo determinate frasi in modo che messe in fila diano l'impressione di una intenzione "accondiscendente" da parte dell'arbitro. Ad esempio, leggendo questa versione, si ha l'impressione che sia Emerson a ordinare il rigore all'arbitro. Ma basta andare a leggere la versione completa fornitaci dalla procura di TO, e chissà perché si ha un'impressione ben diversa:
D: e non basta poi cosa succede che Emerson non si butta Emerson cerca di andare via allora praticamente il difensore che lo trattiene cade e cadendo se lo trascina giù abbracciandolo di nuovo cioè non lo ha nemmeno mollato mentre cade ed infatti lo tira giù praticamente facendo andare Emerson all'indietro Emerson mi guarda subito come per dire "oh ma questo è rigore" io tranquillamente fischio e indico il rigore. Solo che sai li non ha capito niente quasi nessuno sul momento soprattutto il pubblico quindi la tensione è stata quella ovviamente di polemizzare con l'intervento ma è un rigore cioè per fortuna che mi hanno detto che c'è l'inquadratura di dietro la porta che fa vedere che è nettissimo.
Il 9 maggio è la volta del Corriere, che così spezzetta la telefonata:
23/09/2004 (conversazione tra Pairetto e Dondarini il giorno dopo la partita finita 3-0 per la Juve con un rigore contestato)
Dondarini: "Eh, bella battaglia hai visto?"
Pairetto: "Minchia"
Dondarini: "Ma questi della Sampdoria erano da fuori di testa (...) Guarda ti giuro se non c'erano i giocatori della Juve che mi aiutavano io non so come finiva (...). Poi sai ho dovuto dare quel rigore lì, guarda che è di un netto Gigi"
Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...)
Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"
Qui la riduzione è addirittura banditesca. Praticamente abbiamo l'accostamento scriteriato di 5 frasi, di cui le prime 3 ("minchia" compreso) pronunciate all'inizio della conversazione, mentre la quarta e la quinta, e cioè queste:
Pairetto: "Sì, ma ci credo perché poi dalla vostra posizione" (...) Dondarini: "Certo, ma io ti dico, io ho cercato... di far sì, insomma, che la partita andasse a quella fine"
sono estratte a capocchia dal resto della lunga conversazione.
Queste due frasi, in realtà, nella trascrizione integrale appartengono a momenti ben diversi della conversazione.
Appare palese la malafede nella scelta di infilare l'ultima frase di Dondarini, quel "ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine", in un dialogo incentrato sul rigore alla Juve, creando così la fasulla impressione di un'intenzione fraudolenta da parte dell'arbitro.
In realtà questa frase è stata estrapolata da un altro passaggio, in cui Pairetto e Dondarini parlano delle difficoltà dei direttori di gara quando s'incontrano una piccola squadra e una grande, in cui si crea un clima fatto di continue ed esasperate recriminazioni da parte della piccola.
D: si ho dovuto, ho cercato di non infierire perché questi erano... cerca di... non erano sereni dall'inizio per cui...
P: si si ma vanno sempre in campo mai sereni contro le grandi squadre si sentono sempre vittima di tutto guarda sono incredibili
D: si veramente ma è una cosa vergognosa quella a questo punto cosa fai? Non puoi dare rigore perché è una grossa squadra ...(si accavallano voci)
P: ma vedrai anche in futuro quando avrai modo di farne ancora vedrai sarà sempre cosi ti devi già preparare psicologicamente
D: si si ma io me lo aspettavo poi eh perché ci mancherebbe
P: ma poi tu hai visto domenica hai espulso due sacrosanti no?
D: mamma mia
P: sacrosanti no?si piangevano addosso e dicevano che era stato fatto perché la partita dopo era contro una grande squadra no?
D: no no infatti infatti
P: ma tu pensa due due espulsioni di Airoldi ma non chiare strasolari
D: certo, ma io ti dico io ho cercato di... di far si insomma che la partita andasse a quella fine
P: poi combinazione non conterà un c**** ma quella alla fine quell'episodio
Il dialogo è tutt'altro che lineare, pare chiaro che qui si parlava del clima teso fomentato dal vittimismo dei doriani e della condotta dell'arbitro a riguardo, improntata sulla moderazione nei provvedimenti disciplinari da prendere, per rasserenare gli animi.
Ovviamente, sia Corriere che Repubblica si guardano bene dal citare correttamente i passaggi che testimoniano dell'assoluta buonafede dei due interlocutori. Come questo, in cui Dondarini parla del rigore non concesso alla Samp:
D: io ho fischiato... Ambrosino
P: ha indicato rigore?
D: lui mi ha dato rigore ed io ho fischiato rigore dopo di che mi ha richiamato mi ha detto "Donda scusami ho fatto una grande cazzata non dare rigore perché facciamo una troiata mai vista"
P: era calcio d'angolo infatti
D: e infatti fa "guarda che ha preso la palla scusami istintivamente ti ho indicato rigore ma guarda è angolo" allora sul 3 a 0 gli ho detto "Marcello ma oramai diamo rigore" fa "no no guarda assolutamente non darlo perché non è rigore facciamo una figura di me**a" a quel punto l'ho visto talmente convinto.
Qui Dondarini dice chiaramente che sarebbe stato disposto ad assegnare alla Sampdoria un rigore che in realtà non c'era pur di non sconfessare il suo assistente, e che ha cambiato idea solo su sollecitazione di questi che temeva di venire sconfessato dalla moviola.
In definitiva, leggendo la trascrizione completa non è difficile capire, come ha fatto Maddalena, che arbitro e designatore, rispetto a quella partita, hanno operato in perfetta buonafede.
Anzi, a essere pignoli, vi si ravvisano due casi in cui l'arbitro ha semmai ammesso di aver avuto un atteggiamento di favore per i doriani.
E cioè:
1) Non sanzionando fino in fondo il comportamento facinoroso dei padroni di casa per non surriscaldare ulteriormente gli animi.
2) Per la sua disponibilità a concedere loro un rigore inesistente (benché ormai influente).
Come spesso accade quando si approfondiscono i fatti di Farsopoli, la realtà si dimostra l'opposto di quella che i media ci hanno raccontato.
Come sempre, ripetiamo in coro: VIVA L'ITALIA!!!!!
PARMA-JUVENTUS 1-3
Forse è troppo presto per dirlo, ma questa Juve vince e, udite udite, ha un gioco. Era anni che dalle parti di Torino non si vedeva giocare decentemente al calcio (non parliamo poi della sponda granata...), ma questo sembra avvenire oggi grazie a Claudio Ranieri ed una serie di calciatori giovani e vogliosi di mettersi in mostra.
Ieri sera si è vista una Juve così così per un tempo, che poi ha meritato il successo nella ripresa. Ottimo Chiellini, sempre più prezioso per questa squadra, fa clamore l'esclusione di Boumsong a favore di Legrottaglie. Il francese, a questo punto, è l'ultimo dei difensori e non mi soprenderebbe si decidesse a cambiare aria accettando le offerte delle comunque buone squadre che lo cercano, Lione su tutte.
Questi i miei personali voti e, di seguito, i gol del match di ieri (ovviamente in francese, dato che NESSUNA TV ITALIANA SI E? DEGNATA DI TRASMETTERE LA DIRETTA!!!).
Buffon 6,5
Zebina 5
Andrade 6
Legrottaglie 6,5
Chiellini 7
Nocerino 5,5
Almiron 6,5
Tiango 5,5
Salihamidzic 6,5
Trezeguet 6
Iaquinta 6
Boumsong 6
Molinaro 7
Palladino (s.v.)
All. Ranieri 7
Voto generale alla prestazione della Juve: 6,5. Contro non c'era il Barcellona, ma vincere aiuta a vincere e fa morale. Primo tempo così così, ripresa caparbia e passaggio del turno meritato (prossimo avversario l'Empoli). Ottimo Ranieri, che cambia la partita con le sostituzioni. Da rivedere Zebina, Tiago e Nocerino.
mercoledì, agosto 29, 2007
PARMA-JUVE DI COPPA ITALIA
La formazione emiliana, come quella juventina, sono entrate nella competizione da questo turno, evitando quindi i primi 2. Il Parma viene dal pareggio casalingo col Catania (in cui abbiamo assistito divertiti ed un pò perplessi al calcio nel culo rifilato dall'allenatore etneo Baldini a quello parmense Di Carlo, che è costato all'ex tecnico di Palermo ed Empoli una squalifica fino al 30 settembre p.v.) e cercherà in tutti i modi di infastidire la corazzata bianconera, che dal canto suo non può trascurare la Coppa Nazionale.
Ranieri per la trasferta in terra emiliana non ha risparmiato sorprese, alcune persino clamorose, lasciando a casa Del Piero e Nedved, oltre agli squalificati Camoranesi e Zanetti. Questa è la lista dei convocati:
1 Buffon, 3 Chiellini, 4 Almiron, 5 Zebina, 7 Salihamidzic, 9 Iaquinta, 12 Belardi, 14 Andrade, 17 Trezeguet, 18 Boumsong, 20 Palladino, 22 Vanstrattan, 23 Nocerino, 28 Molinaro, 30 Tiago, 33 Legrottaglie, 35 Esposito, 36 Castiglia, 37 Duravia.
Probabile, quindi, che Ranieri mandi in cmapo la miglior formazione possibile, quindi:
Buffon
Zebina
Andrade
Boumsong
Chiellini
Nocerino
Almiron
Tiago
Salihamidzic
Iaquinta
Trezeguet
Con ogni probabilità, quindi, potremo ammirare l'esordio da titolare in una partita ufficiale di Tiago, l'acquisto più caro del mercato ed il giocatore che finora ha meno convinto.
Come dicevo in precedenza, è assolutamente fondamentale non snobbare questa coppa, dato che oltre al campionato è l'unica competizione che disputeremo in questa stagione. Arrivare a vincerla significherebbe aggiudicarsela per la 10° volta (l'ultima volta nel 1995 proprio contro i ducali, a cui hanno fatto seguito 3 finali perse), avere la certezza di disputare ALMENO la Coppa Uefa nella prossima stagione e poter disputare anche la Supercoppa Italiana.
Passare il turno oggi per incontrare negli ottavi l'Empoli e nei quarti, con ogni probabilità, l'Inter. Per visualizzare il tabellone completo della Coppa Italia clicca qui (come al solito serve Acrobat Reader)
Apparentemente, secondo quanto riferito dai giornalisti di Telenova, la partita di domani è stata acquistata dalla TV del circuito Sanpaolo. Per chi ha il satellite questa televisione è accessibile free to air su Telenova (frequenza: hotbird 13° 10971 H 27500 3/4); per chi ha Sky, il canale è il 892 e in chiaro (grazie a Rokital per l'informazione). In altre regioni la partita dovrebbe essere trasmessa nel rispettivo canale dove vanno in onda gli sproloqui di Enzo Gambaro e Franco Rossi (se non avete mai sentito parlare i due soggetti in questione, né Visnadi né la parola Novastadio, allora temo che la vostra regione non trasmetterà nulla)...
Ripeto: la partita verrà trasmessa al 99,9% in TV e in Lombardia. Non dico al 100% perché non c'è nessuna comunicazione ufficiale su Internet in alcun sito. Quindi fa fede ciò che ho sentito di sfuggita io e ciò che ha riferito Rokital in data odierna; per quanto riguarda le altre regioni, dovrebbe andare in onda nelle tv del circuito Sanpaolo/Telenova, non ho alcuna conferma a parte il fatto che queste tv si connettono con la redazione sportiva di telenova (Telesubalpina per il Piemonte).
Il mio pronostico è molto incerto. Direi una vittoria risicata della Juve (1 a 0) con gol di Iaquinta.

martedì, agosto 28, 2007
ANTONIO NON CE L'HA FATTA
Alla sua famiglia ed alla squadra andalusa vanno le più sincere condoglianze da parte dello staff di AntiinformazioneJuve.
La UEFA ha deciso di sospendere la gara tra Aek Atene e Siviglia valevole per il ritorno del 3° turno preliminare di Champions League, in programma questa sera e potrebbe rinviare anche la Supercoppa Europea di venerdì 31, nella quale la squadra spagnola sarà avversaria del Milan.
In un momento non certo positivo per il calcio mondiale, in cui organismi, società e televisioni sanno guardare solo al proprio interesse a scapito dei più elementari valori umani, come il rispetto del dolore altrui, la decisione di rimandare la partita di questa sera è sicuramente un bel segnale.
Addio Antonio, la tua incredibile storia resterà a lungo nelle nostre menti.

ANTIINFORMAZIONEJUVE.COM CAMBIA LOOK
Michelangelo, come potete ben notare, è davvero molto bravo e col suo lavoro sta migliorando giorno dopo giorno il sito e le mail di complimenti che mi giugono giornalmente lo testimoniano.
Colgo quindi l'occasione per ringraziarlo pubblicamente ed accoglierlo formalmente nello staff di Antiinformazionejuve.com
CALCIOPOLI O FARSOPOLI? DA JU29RO.COM
Questa è una ricostruzione della vicenda che, anziché attingere dalla versione propinata in tutte le salse dagli organi di informazione di regime (capitanati dalla Gazzetta dello Sport), prende forma da quello che è il materiale che ho selezionato insieme ad appassionati amici negli ultimi mesi. Un materiale che non necessariamente è cartaceo ma che spesso è frutto di confidenze, sfoghi, rivelazioni riservate di personaggi vicini a dirigenti attuali e del passato; ma anche degli umori della gente, dei tifosi più veri, quelli che hanno pagato con la moneta più pesante, e cioè la loro passione.
Una continua ricerca di indizi, conferme, segnali, che ha caratterizzato a volte anche in maniera ossessionante gli ultimi mesi della vita del nostro staff.
Forse quella che abbiamo ricostruito non sarà la verità perfetta, ma gli si avvicina. E’ certamente più attendibile della menzogna con la quale hanno esiliato la Juventus in serie B. Abbiamo provato a ricostruire la vicenda perché ci siamo accorti che molti, moltissimi tifosi della Vecchia Signora, che per vari motivi non hanno potuto accedere a tali informazioni, hanno formato la loro opinione solo sulla base di un giornalismo becero ed antijuventino.
PROLOGO
C’era una volta la FIAT….. o meglio c’è la FIAT. Nel senso che attualmente la nostra gloriosa industria automobilistica sta vivendo nuovamente un periodo brillante, frutto di una decisa sterzata in termini di politica commerciale e di management.
Questa rinascita sa quasi di miracolo perché fino a pochi mesi fa la FIAT era una azienda talmente in crisi che si parlava chiaramente nella migliore delle ipotesi di vendita se non addirittura di portare i libri in tribunale.
Le Banche, spinte dal governo Berlusconi, erano state costrette a sostenere ancora una volta i conti del Lingotto con una operazione di finanziamento particolare chiamata prestito convertendo; in pratica, giunto alla scadenza nell’autunno del 2005 , questo prestito avrebbe, di fatto, consegnato la FIAT nelle mani delle banche, estromettendo gli Agnelli, capitanati da John Elkann e riducendoli a soci di minoranza.
Le stesse banche avrebbero poi provveduto a liquidare le attività rivenienti attraverso un bello spezzatino. Nello spezzatino, si noti bene, era compresa anche la Juventus. Non direttamente, in quanto controllata da IFIL, ma coinvolta comunque, in quanto, successivamente ad una ipotetica uscita di scena degli Agnelli dalla Fiat, sarebbero stati messi a dura prova i delicati equilibri che ancora oggi uniscono i vari rami della discendenza per il controllo dell’Impero Fiat.
In vista di questa possibilità si paventava l’ipotesi che Giraudo, su preciso input di Andrea Agnelli stesse organizzando una cordata per rilevare la Juventus, acquistando le quote di proprietà IFIL con la collaborazione di alcuni importanti partner sia sportivi che finanziari. Ovviamente Andrea sarebbe stato il Presidente, Moggi il Direttore Generale.
Allo studio c’era un faraonico piano industriale che probabilmente avrebbe fatto della Juventus la squadra numero uno al mondo per molti anni.
Lo stesso scenario viene ampiamente descritto da Antonio Giraudo in una illuminante intervista concessa a Repubblica il primo aprile 2006, circa un mese prima dello scoppio di Calciopoli, e che riportiamo qui di seguito per far capire fino in fondo il progetto che aveva in mente quest’uomo per la Juventus.
TORINO - Giraudo parla, e intanto scrive. E mentre scrive disegna. Traccia mappe, sviluppa diagrammi, incrocia segni e parole su un grande bloc-notes quadrettato. Più che altro cerchia e sottolinea. Il futuro, forse.
Dottor Giraudo, lei resterà davvero alla Juventus?
«È il mio sogno. Vogliamo farla diventare il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale e sportivo che non ha eguali nel calcio. Solo in Formula uno esiste qualcosa di simile, alla Ferrari».
Il suo contratto scadrà il 30 ottobre: a parole, la famiglia Agnelli l'ha già confermata. Però i matrimoni si fanno in due.
«Vorrei chiarire una cosa importante. In questi mesi si è scritto, letto e detto di tutto, per esempio che vorrei fare dei mestieri diversi. È chiaro che quando esistono scadenze contrattuali, dall'esterno c'è sempre chi può offrire grandi opportunità, è una legge di mercato. Ma il mio sogno è restare ancora molti anni alla Juventus, sulla base dei ragionamenti iniziati dodici anni fa con l'avvocato Agnelli e col dottor Umberto»
Cosa prevedevano quei ragionamenti?
«Che la Juventus diventasse la prima società-azienda del mondo. Cominciammo a parlarne durante le vacanze di Natale del 1993. Dall'Avvocato e dal dottor Umberto traspariva sempre una grande passione per il calcio e per la Juventus, di cui erano tifosissimi»
Ritiene che i vari passaggi siano stati compiuti?
«Due su tre. Ora manca l'ultimo, il più importante, su cui vorrei continuare a lavorare»
Parliamo dei primi due
«All'inizio cominciammo con l'intervento su costi e conti, di pari passo con l'obiettivo sportivo. Poi ci siamo mossi per consolidare la societàJuventus, attraverso operazioni che ci hanno portato alla quotazione in Borsa e allo stadio di proprietà oltre alla realizzazione di un centro sportivo d’avanguardia che inaugureremo presto. I lavori per lo stadio-gioiello cominceranno alla fine del campionato. Queste sono iniziative che resteranno, in grado di produrre anche ricavi diversi da quelli tipici delle squadre di calcio»
Arriviamo alla terza fase: quella, pare di capire, dalla quale dipende anche la sua permanenza alla Juventus
«Bisogna prepararla velocemente. Io lo chiamo il “modello Ferrari”, perché è quello cui ci ispiriamo. Ovvero una grande industria che produce utili per una parte sportiva di assoluta eccellenza. La stessa cosa dovrebbe accadere alla Juventus. Era, lo ripeto, il pensiero di Giovanni e Umberto Agnelli»
La Juventus, oggi, rispetto a quel modello cos’è?
«Esiste solo la seconda parte, quella sportiva. Manca la prima, industriale. Cioè la componente che porterebbe ricavi aggiuntivi attraverso investimenti mirati»
Se abbiamo capito bene, una Juventus che agisce e produce anche fuori dal calcio?
«Una Juventus che possa operare in settori come l'intrattenimento, oppure l'alberghiero mediante l'acquisto di una catena di hotel. O magari nel campo immobiliare, o in quello dei media attraverso un gruppo editoriale. Qualcosa di simile al gruppo "L'Espresso", visto che ne sto parlando con "la Repubblica". Perché no?»
Cosa chiede l'amministratore delegato agli azionisti?
«Chiedo di investire risorse importanti per creare una società più forte, strutturalmente solida a livello patrimoniale ed economico»
Dopo l'ultimo Consiglio d'amministrazione, il dottor Gabetti che è presidente dell'Ifil, cioè la finanziaria della famiglia Agnelli che controlla la Juventus, ha annunciato che il piano industriale sarà ambizioso ma non faraonico. Non le pare già una risposta parzialmente negativa alle sue richieste?
«Penso che la portata del piano e degli investimenti sia conseguente al risultato che si vuole ottenere. Non chiediamo soldi per coprire perdite o per acquistare qualche altro giocatore, ma per creare un modello formidabile che nel calcio non esiste, e che ci permetterebbe di colmare il gap attuale tra una società come la nostra e altre grandi realtà europee, come ad esempio il Chelsea e il Real Madrid»
Quali le ricadute dal punto di vista sportivo?
«Vogliamo creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale»
Ritiene che questo sarebbe sufficiente per essere i più competitivi al mondo, e com'è ovvio in Italia?
«No, penso che non basterebbe. Perché quando si è risolto il problema patrimoniale ed economico, occorre acquisire più peso politico a livello di media. Per la Juventus, oggi non è così. Alcuni tra i nostri avversari dispongono di emittenti televisive e gruppi editoriali, e questo conta molto»
Crede che i proprietari di questi gruppi editoriali diano indicazioni precise ai loro dipendenti per favorire le loro squadre?
«Non penso che si arrivi a tanto. Ma non escludo che alcuni servi sciocchi si spingano oltre, più realisti del re. Può succedere, anzi succede»
Dottor Giraudo, e se fossero altri dirigenti a concludere il suo progetto, o comunque a godere i frutti del lavoro già svolto?
«L'interesse della Juventus e dei suoi tifosi viene prima di tutto. Certo, il nostro sogno non può che essere quello di vedere realizzate le cose che abbiamo progettato, e gestirle in prima persona. Mi spiacerebbe molto non proseguire la terza fase del programma»
Crede che i giovani della famiglia Agnelli abbiano la stessa passione dell'Avvocato e del dottor Umberto? Convinceranno la famiglia a investire nuove risorse nella Juventus?
«Me lo auguro, anzi ne sono sicuro. Spero che ci sia in loro lo stesso amore. La presenza fisica dell'ingegner John Elkann e di Andrea Agnelli all'ultimo Consiglio di amministrazione è stata significativa, così come quella del dottor Gabetti. Allo stesso modo è da interpretare la cooptazione in Consiglio del dottor Sant'Albano, nuovo amministratore delegato Ifil: un segnale importante»
Ma il tifo dei giovani Agnelli?
«Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto»
Quando e come preparerete questo famoso progetto industriale?
«Dovremo vederci a scadenza almeno settimanale. Sottolineo che si tratta di un piano da far nascere insieme, Ifil e management bianconero, condiviso dalla famiglia Agnelli, per identificare le tipologie di investimenti da condividere»
La proprietà della Juventus non mette in dubbio che lei, Moggi e Bettega possiate restare al comando. Ottimismo eccessivo?
«La fiducia fa molto piacere. Voglio esprimere gratitudine per le tante opportunità che mi sono state offerte in questi anni, il resto lo vedremo»
Davvero Silvio Berlusconi le ha offerto un incarico importante?
«Con il dottor Berlusconi ho da sempre ottimi rapporti, e lui non ha mai mancato di mostrare apprezzamenti verso il nostro lavoro. Fu estremamente sportivo quando ci prestò Abbiati. Anche se lui ha sempre pensato che avrei continuato a lavorare per la Juventus, ha voluto incontrarmi e dirmi, in sostanza: “La stimo, sono sicuro che resterà a Torino ma qualora cambiassero le condizioni, sappia che noi possiamo far nascere insieme delle opportunità”»
E lei cos'ha risposto?
«Beh, in questi casi si ringrazia e si vede quel che succede»
Esiste la concreta possibilità che lei si occupi dei nuovi stadi per l'Europeo 2012?
«Il mio sogno è continuare a lavorare a tempo pieno per la Juventus»
Lo stadio rifatto porterà finalmente i torinesi alla partita?
«Senz'altro sì. Non mi sento di incolpare i tifosi per le gradinate semivuote: oltre metà del pubblico arriva da fuori, per lo più dalla Lombardia, e la Torino-Milano è impraticabile; le nuove norme per la sicurezza hanno creato restrizioni che possono scoraggiare; molte gare della Juve si disputano in notturna, ed è un sacrificio se la mattina dopo si va a lavorare. Inoltre, le statistiche dimostrano che gli italiani spendono il 5,5% in meno per spettacoli e divertimenti. Noi abbiamo cercato di premiare gli abbonati: mi spiace che si sia tanto parlato delle curve a 50 euro contro Inter e Milan, e pochissimo degli abbonamenti a un euro per le donne e i bambini»
C'è il rischio che la Juve perda Capello?
«Non esiste. Il progetto è che rimanga con noi fino al 2009
Campionato quasi vinto, Coppa quasi persa
«Al tempo. A Londra abbiamo creato i presupposti per una grande impresa a Torino. Voglio elogiare questo gruppo, probabilmente il migliore dei nostri dodici anni: grandi campioni e ragazzi di carattere. Hanno fatto non bene ma benissimo, sono in testa da settanta partite, questo spiega chi è il più forte»
La Coppa, invece, continua a essere una sofferenza: perché?
«Si tratta di un torneo dove i rischi sono maggiori. L'anno scorso ha vinto il Liverpool, quest'anno va forte l'Arsenal che in campionato ha 28 punti in meno del Chelsea già eliminato»
A quanto ammontano i mancati ricavi per chi esce nei quarti?
«Se vinci la Coppa, incassi circa 15 milioni di euro che diventano 10 per il secondo posto. La semifinale vale circa 5 milioni di euro»
Nel prossimo mercato venderete qualche pezzo pregiato?
«Non esistono esigenze di bilancio in tal senso. Ogni scelta servirà solo a rafforzare la Juventus. La proprietà ci ha dato indicazione di muoverci come se il progetto industriale esistesse già, ed è pronto un primo intervento finanziario. Le mosse iniziali sono state gli ingaggi di Marchionni e Cristiano Zanetti»
Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere
«Per altri dodici anni, come ha detto il dottor Gabetti. La Triade e Capello per la Juve più forte del mondo. Speriamo»
Cosa chiedete al nuovo governo?
«La priorità sono gli stadi, oggi totalmente inadeguati. Servono mutui agevolati per le ristrutturazioni, non necessariamente private, com'è accaduto in Inghilterra, in Portogallo per gli Europei 2004 e in Germania per i mondiali 2006. L'Europeo 2012. È l'occasione giusta per creare tanti posti di lavoro, una grande opera di economia diretta e indiretta»
Uno juventino di ieri, Michel Platini, se l'è presa con il G 14 di cui fate parte sulla questione degli indennizzi per i nazionali. Ha qualcosa da rispondere?
«Intanto, oggi la convocazione in nazionale conviene solo al giocatore e non al club. In caso di infortuni, le assicurazioni non coprono il pagamento degli stipendi, tuttavia non bisogna fare muro contro muro, non bisogna essere troppo rigidi. Da parte dei club serve forse più intelligenza, ma all'amico Michel suggerisco di essere meno demagogico e meno populista»
Questo era lo scenario. Ma ecco il colpo di scena. Gli Elkann sempre a quanto riportato dai giornali dell’epoca, riescono a neutralizzare il golpe orchestrato dalle banche attraverso una ardita operazione finanziaria, chiamata Equity swap, che di fatto consentirà loro di mantenere il controllo della FIAT. A questo punto partono i regolamenti di conti tra cui anche quello sulla Juventus.
Ma non doveva finire così. I patti non erano questi. Quando alla fine del 1993 l’avv.Gianni Agnelli accettò l’aiuto di Mediobanca e di Cuccia per risollevare le sorti della FIAT, piombata in una delle crisi più gravi della sua storia, dovette accettare un compromesso che pochi conoscono. Per far fronte alla pesante situazione finanziaria dell’Azienda fu varato un maxi aumento di capitale e fu imposto l’ingresso nel capitale di nuovi soci “importanti” tra cui Deutsche Bank e Generali. Ma non solo. Il vero prezzo che l’Avvocato dovette pagare fu la promessa di non lasciare la Presidenza del gruppo al fratello Umberto, e quindi di rimanere in sella insieme a Romiti. Questo passaggio di consegne era già stato stabilito all’interno della famiglia, ma il veto imposto da Cuccia, che non era mai stato in buoni rapporti con Umberto, costrinsero L’Avvocato ed il Dottore a un compromesso che prevedeva per quest’ultimo “solamente” il ponte di comando della IFIL, la società che di fatto è la cassaforte dell’Impero FIAT.
A margine di questo accordo, che segnò una “svolta epocale” nei rapporti tra i due fratelli, l’Avvocato accettò, come parziale risarcimento per Umberto, che quest’ultimo prendesse anche le redini della Juventus, che a quel tempo viveva il crepuscolo della gestione bonipertiana. Di fatto i due fratelli stabilirono che tutte le decisioni inerenti la gestione del giocattolo di famiglia fossero prese in maniera indipendente dal dottor Umberto.
Erano altri tempi. I due fratelli avevano una stoffa diversa dagli avventurieri della finanza moderna. Bastava la parola per definire un’intesa. E così fu. Il primo passo del Dottore, come tutti sappiamo, fu quello di trasformare la squadra che viveva ancora nel romanticismo post-Platiniano, in una Azienda modello, dove ogni cosa fosse pianificata ed organizzata per grandi obiettivi. Arrivano così Giraudo per l’area amministrativa, Moggi per quella sportiva e Bettega alla vicepresidenza. Per 12 anni questa struttura rimane immutata e costituisce probabilmente il team di dirigenti più preparati del calcio moderno.
Nelle migliori famiglie, è risaputo, ci possono essere però diversità di vedute e disaccordi. Anche Gianni e Umberto pur rispettandosi, come fratellanza impone, ogni tanto erano in disaccordo. Gianni era affezionato al business dell’auto, Umberto invece preferiva la diversificazione in altri settori. Morti i due patriarchi le fazioni si sarebbero schierate nel modo seguente: da un lato i fratelli Elkann, Montezemolo e i tutori Gabetti e Grande Stevens; dall’altra gli Umbertiani con a capo Allegra ,vedova di Umberto con il figlio Andrea Agnelli e ovviamente Giraudo che era uno dei manager più vicini ad Umberto.
In questo scenario verrà più volte segnalata dalle nostre fonti l’assoluta antipatia di Montezemolo per Giraudo il quale, pur con tutti i suoi difetti caratteriali e il classico musone da piemontese, era ed è un manager con i fiocchi, uno dei migliori della scuderia Agnelli. Anche Lapo Elkann più volte aveva rivolto giudizi abbastanza pepati sulla Triade, accusandola di sorridere poco e inaugurando di fatto l’era della “simpatia” che avrà poi in Cobolli Gigli il più accanito sostenitore ed interprete.
LA GENESI DI CALCIOPOLI
Nonostante lo sventato golpe delle Banche, il piano di Andrea Agnelli e Giraudo va avanti lo stesso. Il titolo Juventus in Borsa comincia a salire senza motivazioni. Qualcuno rastrella le azioni sul mercato. La transazione, in gergo finanziario definita Management Buyout, si dovrebbe a questo punto fare lo stesso ma con abiti ovviamente un po’ più ostili. Essa consiste in un passaggio delle quote di controllo dagli azionisti di maggioranza ai manager stessi dell’azienda. Ovviamente sulla base di un corrispettivo economico tale da invogliare i vecchi azionisti a cedere le proprie quote. Siamo a inizio 2006, la squadra è in testa al campionato e senza rivali.
Nel corso di un Consiglio di Amministrazione quantomeno anomalo, Moggi e Giraudo vengono confermati, ma solo a parole. Giraudo presenta il suo mega piano industriale che prevede ingenti investimenti e di cui si parla nell’intervista sopra esposta. Gabetti lo stoppa subito negando che ci saranno grossi investimenti da parte dell’azionista di riferimento. È il segnale che qualcosa si è rotto e che il pentolone bolle. Nessuno si immagina però cosa sta per succedere.
I due dirigenti non possono essere allontanati così facilmente per due motivi. Primo: sarebbe difficile da giustificare alla piazza e ai tifosi. Secondo: i due andrebbero altrove a remare contro e per come sono bravi e furbi sarebbe deleterio. Occorre qualcosa di traumatico in grado di eliminarli definitivamente dalla scena, senza peraltro creare rimpianti nei tifosi e allo stesso tempo giustificare la ridefinizione del famoso patto tra Gianni ed Umberto per la gestione della Juventus, che, come ricordiamo, era di pertinenza degli Umbertiani..
L’eliminazione dalla scena di Moggi e Giraudo però è da tempo l’obiettivo anche di qualcun altro e non a Torino. A Milano infatti i dirigenti dell’Inter sono da tempo convinti che le loro continue delusioni sportive non siano solo frutto di errori di gestione, ma anche di probabili illeciti dei dirigenti della Juventus.
Ne sono talmente convinti che arrivano addirittura a sbandierare in tv il fatto che stanno preparando un dossier circostanziato sull’argomento. Si scoprirà poi che Moratti, approfittando del rapporto privilegiato con i vertici Telecom e Pirelli, da sempre sponsor e munifici azionisti della squadra, ha incaricato alcuni personaggi che frequentano la sottile zona d’ombra tra le due aziende e i servizi segreti di effettuare indagini illegali sul mondo del calcio, arrivando persino a fatturare regolarmente le parcelle a queste agenzie investigative.
Ad ogni buon conto che qualcosa a Milano sapessero lo si era capito in realtà già a Marzo del 2006 quando in diretta tv Mancini “rivelò” a Moggi che presto avrebbe dovuto rispondere a qualcun altro in un aula di Tribunale. Alcuni addirittura riferiscono di dichiarazioni simili fatte nello spogliatoio della Pinetina, dove agli stralunati giocatori il tecnico e Facchetti avrebbero detto di stare tranquilli perché lo scudetto lo avrebbero vinto loro e che qualcosa stava per accadere.
In questo torbido scenario la Procura di Torino, nell’ambito del fantomatico processo per abuso di farmaci aveva commissionato e successivamente archiviato una serie di intercettazioni telefoniche a carico dei dirigenti della Juventus che contenevano alcune conversazioni con personaggi della Federcalcio che vennero ritenute non significative per la giustizia ordinaria e addirittura scagionanti per quella sportiva.
Qualche nemico però, la Juventus lo aveva anche a Roma, nelle segrete stanze del potere capitolino, lo stesso potere che aveva consentito nel 1999 l’accordo tra le famose sette sorelle (Juventus, Inter, Milan, Roma, Lazio, Parma, Fiorentina) le quali, tutte con ambizioni da scudetto decisero, nel corso di una cena estiva a casa di Carraro, di costituire un cartello e di nominare il famoso doppio designatore arbitrale, nelle persone di Bergamo e Pairetto. L’accordo in questione fu favorito anche dall’approvazione della famosa legge per la contrattazione individuale dei diritti televisivi, ad opera del governo di centrosinistra, il quale avallò senza battere ciglio un sistema che lo stesso governo, otto anni dopo, sta cercando in tutti i modi di cancellare, riportando nel calcio la contrattazione collettiva. L’equilibrio che scaturì da quegli eventi, favoriti da chi in quel momento governava Coni e Federcalcio e dai loro referenti politici e finanziari, è stato mantenuto fino al maggio del 2006 quando, come si vede, una triplice convergenza di interessi (Famiglia Elkann/Montezemolo – Inter/Moratti – Settori politicizzati della FIGC) ha determinato l’uscita di scena da veri capri espiatori di Luciano Moggi ed Antonio Giraudo, che a quel sistema si erano per così dire adeguati, ma al quale anche le altre sei sorelle costantemente si “abbeveravano”.
Il primo segnale che qualcosa stava alterando gli equilibri raggiunti nel 1999 fu una misteriosa interpellanza parlamentare effettuata dal senatore Gigi Malabarba, membro del Comitato di Controllo Parlamentare sui Servizi Segreti (Co.Pa.Co) in data 7 marzo 2006 atto 4-10255 seduta nr. 964 della XV Legislatura. Il senatore in questione chiede spiegazioni in Parlamento circa l’origine di alcuni bonifici di poche migliaia di euro che vengono rintracciati sui conti di alcuni impiegati della FIGC.
L’indagine della Magistratura sul mondo del calcio tuttavia aveva preso il via già da qualche mese e non solo dalla Procura di Torino, ma da varie Procure in tutta Italia. In particolare quella di Napoli imbeccata da Franco Dal Cin, vecchio dirigente dell’Udinese, il quale aveva raccontato ai pm dell’esistenza di una combriccola romana della quale avrebbero fatto parte parecchi arbitri, tra cui Massimo De Santis.
In seguito a queste indagini e a queste (presunte) rivelazioni vengono disposte centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche a carico di vari personaggi del mondo del calcio, tra cui Moggi e Giraudo. Le intercettazioni, come noto, vengono eseguite utilizzando strutture e tecnologie della Telecom. A questo punto interviene qualcuno o qualcosa.
L’attività di intercettazione probabilmente non dà i frutti sperati; pur tuttavia c’è l’esigenza di portare a termine un “lavoretto” per alcuni amici che hanno chiesto di incastrare alcune persone……. Entrano in scena due personaggi particolari, Giovanni Arcangioli ed Attilio Auricchio, due vecchie conoscenze dei servizi segreti, attualmente ufficiali dei Carabinieri addetti alle intercettazioni, ma già in passato accusati di aver manipolato alcune telefonate.
I due fanno un piccolo capolavoro. Confezionano due informative per la procura di Napoli dove, insieme alla trascrizione di 40 telefonate (su 100.000 intercettazioni) degli accusati, costruiscono un castello di deduzioni e teoremi che sembrano discorsi da bar sport. Difficile non immaginare nella impaginazione di quelle informative la sapiente mano di qualche giornalista sportivo o di qualche dirigente di squadra di calcio.
Alcune dichiarazioni di persone accusate e di altre non coinvolte nel procedimento fanno addirittura pensare che siano state filtrate solo le telefonate “adatte allo scopo da raggiungere”. Altre indiscrezioni parlano di mancati incroci tra telefonate fatte e ricevute dalle singole utenze. Insomma qualcosa di anomalo sta accadendo. Parallelamente una manina fa arrivare i testi di queste intercettazioni alla Gazzetta dello Sport.
EPILOGO
Siamo ormai a maggio del 2006. La Juve vince il suo ventinovesimo scudetto sul campo mentre sui giornali scoppia la bufera. Juventus, Milan, Lazio, Fiorentina ed altre squadre minori vengono accusate di aver creato un sistema di condizionamento del sistema arbitrale mentre addirittura alcuni protagonisti, specialmente Moggi e Giraudo, vengono accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”.
I magistrati si fidano ciecamente di quanto trascritto dai carabinieri di Roma nelle loro informative ed emettono pesanti accuse. Più tardi gli stessi magistrati, leggendo con attenzione la documentazione si accorgono probabilmente di essere stati strumentalizzati per un disegno ben preciso. Si accorgono che quelle informative cosi come sono state confezionate sono assolutamente insufficienti per sostenere le accuse che avevano già colpevolmente emesso nei confronti delle persone coinvolte. Saranno costretti a chiudersi nel più stretto riserbo ed avviare un processo interminabile di riascolto di tutte le telefonate intercettate che, si scoprirà in seguito, contengono molte sorprese.
Ma torniamo alla fine del campionato, maggio 2006. Il prode John Elkann rilascia una dichiarazione che per noi tifosi rimbomba ancora sinistra: «Siamo vicini alla squadra e all’allenatore. Sono state fatte cose riprovevoli. Ripartiremo dai giovani». Moggi a questo punto si dimette e con lui è costretto a fare lo stesso anche Giraudo, insieme a tutto il cda. È curioso far notare che i giornali che più di tutti si accaniscono contro la Juventus e i suoi dirigenti sono proprio quelli della scuderia Rcs in cui gli Agnelli sono soci, ovvero La Gazzetta dello Sport e Il Corriere della Sera e, ovviamente, La Stampa di cui sono addirittura proprietari.
In questo modo inizia il processo mediatico, svolto in maggior parte sui giornali. Un processo che parte non dall’accusa ma dalla sentenza: Juve colpevole. In verità, leggendo le intercettazioni pubblicate non si ricava la benché minima prova di eventuali illeciti. Si percepisce piuttosto un mondo sicuramente malato dove ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, spesso senza riuscirci, e soprattutto una generale atmosfera di goliardie e millanterie che lascia trasparire un’inopportuna confidenza tra settori della Federcalcio, dirigenti di squadre di calcio e alcuni arbitri. Ma nessun illecito.
È il via all’estate più incredibile che si potesse immaginare. I tempi purtroppo sono strettissimi: c’è di mezzo il Mondiale e bisogna fare presto. A capo della Figc, ovviamente commissariata, viene chiamato un personaggio che pochi conoscono ma che gli addetti ai lavori ricordano come ex-consigliere di Amministrazione dell’Inter, Guido Rossi.
La sua chiamata a Commissario straordinario della Federcalcio avviene attraverso un atto che non verrà mai reso pubblico poiché le modalità con cui viene eletto probabilmente non gli consentirebbero alcune delle decisioni da lui prese successivamente, rendendole illegittime, come ad esempio la riduzione dei gradi di giudizio, la sostituzione dei giudici ed altre norme stabilite ad hoc per la farsa che si va organizzando.
Il personaggio è ingombrante, presuntuoso ed odia quanto basta la Juventus per avallare fin da subito le sentenze emesse dai giornali. Innanzitutto si circonda di suoi fedelissimi collaboratori tra cui Nicoletti, già braccio destro di Moratti alla Saras e, successivamente, riduce i gradi di giudizio del processo sportivo da tre a due. Di fatto sostituisce la gran parte del Collegio giudicante mettendo a capo dello stesso un vecchio giudice in pensione di nome Ruperto. Infine “istruisce” i giudici affinché venga fatta giustizia in maniera dura, esemplare e spietata
“Dimentica” però di sostituire i giudici che pronunceranno le sentenze di secondo grado che come vedremo saranno completamente capovolte, tranne che per la Juventus. In realtà non si dimentica affatto ma gli viene impedito dal primo rigurgito di quel sistema che stava cercando di spazzare via. Negli stessi giorni, frattanto, Oriali e l’Inter patteggiavano vergognosamente la condanna penale per la vicenda dei passaporti falsi, accompagnati dal silenzio complice dei mass-media.
In questa tempesta, la Juventus e la sua proprietà sembrano immobili. Qualcuno ipotizza che nei primi giorni dello scandalo i vertici juventini siano stati rassicurati circa la permanenza della squadra in serie A, circostanza che, come si vedrà, sarà completamente disattesa dagli atti compiuti dal Commissario Guido Rossi. Dopo lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione la reggenza viene affidata a Carlo Sant’Albano, amministratore delegato di Ifil. La dirigenza di fatto non esiste più. In questo scenario viene nominato, in qualità di legale difensore. l’avv. Cesare Zaccone.
Arrivati a questo punto, però, la fuga di notizie e l’attacco frontale effettuato dai mass-media hanno reso la situazione di fatto irrecuperabile. Tutta l’Italia calcistica, fomentata dal suddetto attacco mediatico, ha ormai a furor di popolo condannato le persone che, ad onor del vero, erano ancora solamente indagate, sia per la giustizia sportiva che per quella ordinaria. La Juventus in serie B, il sogno proibito di milioni di tifosi, si materializzava come per incanto. Finalmente anni ed anni di frustrazioni venivano ripagate con una gogna fino a poche settimane prima inimmaginabile.
Fonti attendibili riportano in questa fase di un patto tra Grande Stevens e Guido Rossi, durante il quale quest’ultimo viene rassicurato sul fatto che la Juventus avrebbe accettato la serie B, a condizione che anche le altre imputate avessero avuto la stessa pena.
Questa circostanza è avvalorata dal fatto che alcuni dei campioni in forza ai bianconeri erano già stati venduti prima delle sentenze sportive. Comunque sia, Guido Rossi accetta l’accordo (o finge di accettarlo?). Ma, come vedremo, le cose vanno diversamente da come erano state apparecchiate. A fine giugno viene insediato il nuovo Cda, capitanato da tale Giovanni Cobolli Gigli, un manager ricordato soprattutto per le sue imprese da liquidatore di altri asset di casa Agnelli. In quei giorni serviva qualcuno che mettesse la faccia come Presidente del periodo più brutto della storia della Juventus. E, da informazioni assunte al riguardo, pare che nessuno abbia voluto gravarsi dell’ingrato compito, costringendo la proprietà ad accontentarsi di una soluzione di estremo ripiego. Nei prossimi anni Cobolli Gigli sarà ricordato soprattutto per le sue memorabili dichiarazioni che inducono l’interlocutore a sospettare che sappia veramente poco di calcio e che sia capitato per caso sulla scena del delitto.
Invece il processo, istruito da Francesco Saverio Borrelli, ex magistrato di Mani Pulite, sarà ricordato nei secoli come una farsa senza eguali, grazie al suo surreale e brevissimo svolgimento dove si è riuscito a calpestare le più elementari regole di garanzia per gli imputati, a cominciare dal diritto alla difesa.
Per accelerare la farsa e renderla “credibile” Guido Rossi manda Borrelli a Napoli dove, previa una telefonata di Nicoletti con cui viene fatta illecita pressione sui Pm della procura, riesce a farsi consegnare le informative dei Carabinieri, che in questa fase dovrebbero essere materiale altamente riservato ma che invece appaiono in stralci su giornali e mass-media. Molti magistrati e giudici avranno successivamente modo di dichiarare che si è trattato di un vero e proprio “aborto giuridico”. Il Procuratore federale Palazzi, imbeccato da Borrelli, chiede pene durissime per tutti, ed in particolare per la Juventus, per la quale si parla di retrocessione in C1.
Zaccone, nel corso del brevissimo e farsesco dibattimento, incalzato da Ruperto, dichiara maldestramente che la pena congrua consisterebbe nella B con penalizzazione, cosa che prontamente viene fatta mettere a verbale. La dichiarazione di Zaccone, che suscita stupore e indignazione nei tifosi, figlia diretta degli accordi Rossi-Grande Stevens e viene pronunciata proprio per cercare di rimanere ancorato al carro delle altre imputate per le quali era stata chiesta la B con penalizzazione.
La molle difesa di Zaccone viene strumentalizzata dai giornali di regime che, con titoli a tutta pagina,, la fanno passare per un’ ammissione di colpevolezza. La sentenza di primo grado che giunge di lì a poco è delirante nelle motivazioni, riuscendo a trasformare in illeciti conclamati e reiterati (art.6) una somma di episodi di slealtà (art.1) e inventando di sana pianta il reato di “illecito strutturale”. Addirittura devastante la pena comminata che consiste in una serie B con trenta punti di penalizzazione, la revoca di due scudetti ed altre sanzioni accessorie. Cobolli Gigli appare indignato. Nell’ombra probabilmente qualcuno invece è soddisfatto della piega presa dagli eventi.
Intanto, in Germania la nostra nazionale diventa Campione del Mondo in una finale con la Francia addirittura surreale. In campo ci sono otto giocatori che militano nella Juventus più altri cinque che vi hanno militato recentemente. In panchina e nello staff tecnico figurano altri quattro juventini di lungo corso tra cui Marcello Lippi. In totale 17 protagonisti dal Dna juventino.
La Juventus di Moggi trova così la sua apoteosi nella vittoria del Mondiale, con uno dei principali artefici del successo ormai fuori dal Calcio. In breve tempo la fortissima Juventus allestita da Luciano Moggi viene rapidamente smembrata dal liquidatore Cobolli, il quale ha l’incarico di procedere alla riduzione dei costi a prescindere dal campionato in cui si giocherà, assecondando i desiderio di John Elkann di puntare sui giovani.
Ecco quindi che ben otto giocatori vengono venduti in un crescendo rossiniano di menzogne e inganni culminati con la cessione all’Inter di due giocatori del valore di Ibrahimovic e Vieira.
La sentenza di secondo grado, emessa da un tribunale espressione diretta dell’ex presidente Carraro, e quindi organico al vecchio sistema, ribalta la sentenza di primo istanza, attenuando notevolmente le pene di Milan, Fiorentina e Lazio, alle quali viene restituita la serie A con penalizzazione. Incredibilmente i rossoneri ritrovano anche la partecipazione alla Champions League. La Juventus, invece, rimane relegata in serie B con 17 punti di penalizzazione.
Leggendo il delirante dispositivo di sentenza si apprende stranamente che “è concettualmente ammissibile l’ottenimento di un vantaggio in classifica pur prescindendo dall’alterazione di una singola gara”. Che cosa e’ successo? Semplicemente è accaduto che la Juventus è stata punita nuovamente dal Tribunale di secondo grado, espressione diretta di Carraro e Berlusconi, proprio per aver fin da subito effettuato la scelta collaborazionista con il nuovo sistema guidato dall’Inter e dalla Roma. Insomma, come si suol dire “cornuti e mazziati”. È chiaro ormai che l’accordo Grande Stevens – Rossi è definitivamente saltato.
Nel frattempo gli “onesti” di Moratti, grazie alla compiacenza dell’ultrà Guido Rossi, si vedono assegnare uno scudetto, quello 2005-2006, che non è mai stato oggetto di indagine e che la Juventus ha vinto sul campo con il siderale distacco di 15 punti. Gli Elkann capiscono di essere stati raggirati. In giro l’umore dei tifosi e soprattutto degli azionisti di minoranza, riunitisi nel frattempo in diversi Comitati, è assolutamente nero e con insistenza questi ultimi premono sulla proprietà affinché reagisca a questo scempio.
John Elkann, mosso dall’orgoglio, ordina a Cobolli di fare la voce grossa nel corso della Conciliazione al Coni, non ottenendo ovviamente esito positivo. Successivamente, decide di preparare un ricorso al Tar del Lazio che, carte alla mano, definire un “capolavoro giuridico” è riduttivo. Preciso, circostanziato, e soprattutto nelle cifre, spietato. Tutto sembra deciso, si va al Tar.
Qualcuno a Roma comincia a spaventarsi e a credere che davvero i due fratellini possano andare fino in fondo. Sarebbe una circostanza senza precedenti per il calcio italiano: in caso di accoglimento del ricorso, molto probabile a giudicare dalle dichiarazioni di illustri avvocati amministrativisti, i campionati devono essere sospesi e i processi rifatti. Il governo ed il primo ministro in persona si muovono direttamente con Montezemolo e lo pregano di mettere un freno alla situazione. Non si vuole il caos, il ritardo dei calendari, il malumore delle piazze coinvolte, la delusione della stragrande maggioranza degli italiani convinti che tutto il male sia la Juventus. Ed il primo ministro ha buon gioco nel convincerlo. Sa che lui non può mettersi contro l’establishment perché lui, e ciò che rappresenta, sono parti importanti dello stesso.
Siamo a fine agosto. A Torino si svolge un vertice tra Montezemolo, J, Elkann e Gabetti. I due anziani convincono il giovane di famiglia a deporre le armi. Questo ciò che gli viene detto: “Sappiamo che siamo stati sottoposti ad un giudizio di piazza senza garanzie, però ormai la gente si è formata un opinione e noi non la possiamo cambiare. Pensa a cosa avrebbe fatto tuo nonno in questo caso, non si sarebbe mai mischiato coni vari Gaucci e Preziosi ma avrebbe bevuto fino in fondo l’amaro calice, in osservanza alla sua storia, alla fedeltà all’ordine costituito e a tutto ciò che la Fiat è stata, ha rappresentato e vuole ancora rappresentare. Anche da un punto di vista economico, dopo le cessioni, la riduzione del monte ingaggi, la conferma degli sponsor, la rinuncia alla Champions League non c’è grande differenza tra i due scenari. Perciò, per le responsabilità che abbiamo e per le aziende che rappresentiamo dobbiamo ingoiare il boccone e scendere a patti con le autorità sportive”. Il giorno stesso viene istruito di conseguenza il povero Cobolli Gigli.
È il 31 agosto 2006. La Juventus, la sua centenaria storia di successi e la passione dei suoi tifosi vengono calpestati senza pietà, in cambio della riduzione di qualche punto di penalizzazione in serie B (sancito nel successivo Arbitrato) e, probabilmente, di un provvedimento sulla rottamazione auto nella Finanziaria 2006.
Gli stessi giocatori e l’allenatore Deschamps rimangono sbigottiti dal comportamento del Cda che, in un Consiglio dalla durata biblica, stabilisce la definitiva rinuncia al Tar. È un dato di fatto, questo, che fa ritenere attendibile la circostanza che i giocatori e il tecnico fossero stati rassicurati sul fatto che sarebbero state percorse, purtroppo tardivamente, tutte le strade per cercare di riottenere la serie A.
Lo strappo del 31 agosto tra squadra e società è una ferita che ancora oggi nelle dichiarazioni dei giocatori si percepisce quanto sia stata dolorosa, soprattutto per quelli che avevano accettato di rimanere a Torino. A questo punto non è più possibile tornare indietro. La squadra è costretta a subire la gogna dei campi della serie B e i tifosi invece sono costretti a subire le farneticanti dichiarazioni di Cobolli Gigli sulla sica della cosiddetta operazione simpatia.
È tutto finito? Quanti e quali capitoli potranno essere ancora scritti su questa dolorosa vicenda? La sensazione che si percepisce tra le stesse fonti che ci hanno permesso di elaborare questa ricostruzione è che qualcosa bolle ancora in pentola. Qualcuno, nel frattempo, aspetta sulla sponda del fiume…
FONTE WWW.JU29RO.COM
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