mercoledì, gennaio 31, 2007

MAURIZIO PISTOCCHI: SE LO CONOSCI LO EVITI...

di Dominique Antognoni

30/1/2007

Ragazzi, facciamo una premessa. Scrivere di una persona che é piccola (nel senso dei comportamenti, non certo di statura) e cattiva è una cosa da denuncia? Se pensate di sì, allora ci comportiamo da veri giornalisti italiani e nascondiamo sotto il tappetino tutto. Se invece si possono raccontare fatti inediti, pur facendo irritare gli oggetti dell'articolo, allora noi siamo sempre qui. E adesso, i fatti: niente che possa cambiare la storia dell'umanità, intendiamoci, ma le solite storie del nostro inutile e spesso ridicolo ambiente. Ieri sera siamo andati alla decima edizione degli Oscar: abiti da sera, donne da paura con scollature che così non pensavamo nemmeno esistessero. Piccolo dettaglio: siamo entrati con un invito e non ci siamo accreditati, perché nelle passate edizioni c’era sempre la gnocca della situazione che ci diceva sorridendo (la pagavano per questo, non è che le fossimo simpatici): “Gentile Signor Antognoni, lei qui non é gradito, il Dottor (siamo un paese di dottori, come tutti sanno) Maurizio Pistocchi non la vuole qui, ha detto che così impara a scrivere male di lui e della sua manifestazione”. Mancava dicesse “E adesso togliti dai coglioni, pussa via”, ma con le belle maniere il concetto espresso era quello. Niente di nuovo, essere criticati non piace a nessuno. Certo, molti di voi esultano a vedere come un giornalista venga spesso insultato e respinto dai protagonisti dello sport: ben ti sta, probabilmente pensate, con quello che scrivete questo vi meritate. Anche se fra Michael Jordan (o al limite Borriello) e Pistocchi c'è una leggera differenza, non fosse altro che perché Pistocchi sarebbe un giornalista (non stiamo scherzando). Comunque spesso la pensiamo anche noi come i lettori, a furia di leggere giornali senza notizie ma con una montagna di pezzi dettati dalle società stesse (domenica a San Siro ne abbiamo sentita una ancora più forte: nessun quotidiano può avere interviste esclusive perché in caso contrario il vecchio sciur, cattivo come la peste, colui che segue da più tempo la squadra per un noto quotidiano non sportivo, diventa livoroso e si lamenta addirittura con l’amministratore delegato). Beh, torniamo a ieri sera. Uno va là, entra, si abbuffa (si va per questo, d’altronde), e poi dice 'Dai, salutiamo qualche collega'. Indovinate con chi non abbiamo potuto scambiare due parole: scommettiamo che non ce la farete mai. Ebbene, l’unica testata non presente (per scrupolo abbiamo controllato sul foglietto delle hostess, facendo i finti galanti pur di sbirciare) era...Mediaset! Ovvero i colleghi, gli amici, i compagni delle tante battaglie e dei tanti successi di Maurizio Pistocchi. E come se voi organizzaste una megafesta nel giardino della villa al mare (a parte noi, chi non ce l’ha?) e chiamaste tutti tranne coloro che frequentate da una vita, dalla mattina alla sera, per lavoro. Possibile che nessuno di loro sia vostro amico? Forse se ti chiami Pistocchi è possibile, ma in questo caso stiamo scherzando: ci deve essere qualcosa sotto, magari un complotto (i servizi deviati, la massoneria, l'Opus Dei, Al Qaeda, i Templari?) contro questo giovane e dinamico organizzatore di eventi. Beneficiato dall'ottimo lavoro di Sportitalia, con giornalisti che facevano domande anche pungenti, ma senz'altro penalizzato dalla bolsezza dell'Assocalciatori, che se lo ascoltasse si ritroverebbe con un premio più importante del Fifa World Player e del Pallone d'Oro messi insieme. Comunque se non inviti la tivù più importante del paese vuol dire che sotto sotto c’é senz'altro qualcosa. Visto che erano presenti inviati di Radio Svetlana, Tele Ginger più altro centinaio di miracolati, ovvero gente che dieci anni addietro avrebbe portato le borse e oggi si spaccia per giornalista (la paga, in molti casi, é di conseguenza), ci parrebbe strano e anche controproducente non aver invitato Mediaset, che oltretutto ha due tg sportivi al giorno. Ma c'è un'altra corrente di pensiero, con una teoria ancora più sconvolgente: Mediaset sarebbe stata sì invitata, ma non ha mandato nessuno. Magari la verità sta nel mezzo, chissà. In definitiva se lo conosci lo eviti. Ci riferiamo all'Oscar del calcio...

Dominique Antognoni

martedì, gennaio 30, 2007

PREDICA BENE E RAZZOLA MALE

Calcio: Gazzoni Frascara indagato per crac ex finanziaria Bologna

BOLOGNA - L'ex presidente ed ex proprietario del Bologna Calcio, Giuseppe Gazzoni Frascara, e' stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Bologna insieme al suo ex socio Mario Bandiera per bancarotta fraudolenta per distrazione nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della Victoria 2000, la societa' finanziaria cui faceva capo il club rossoblu' fino alla cessione alla nuova proprieta' nel settembre del 2005. Il crac finanziario era stato sancito il 30 marzo 2006 dal Tribunale fallimentare di Bologna, coperto dai debiti per oltre 20 milioni di euro.

Eh si, nel calcio il più pulito ha la rogna! Il brutto è sentire certi soggetti sparlare di moralità quando sono i primi a non poterselo permettere. E questa notizia lo conferma!

MA COME? GLI ONESTISSIMI RUBAVANO???

TORINO. Chi ama il calcio e le grandi sto­rie che soltanto il calcio può raccontare, non può non conoscere Brian Glanville, il più grande scrittore di pallone che l’Inghilter­ra abbia mai avuto. Sul times Times scrisse: l’Inter del primo Moratti, Angelo papà di Massimo, era sì grande. Ma rubava.
Abbiamo di­mostrato che l’Inter corrompeva gli arbitri. E Angelo Moratti non poteva non sapere».
Ci racconti la storia di quel periodo.
«Nel 1973 ricevetti un colpo di telefono da un collega, Charlie Coutts. Un comunista scozzese che ebbe legami con Radio Buda­pest. Sapeva tutto di Deszo Solti, questo ungherese che muoveva i fili dell’Uefa. Lui e Italo Allodi, negli anni ’60 segretario del-l­’Inter, erano dietro a tutte le manovre spor­che.
Lei si riferisce in particolare ad alcu­ni casi. E dice di avere le prove.

«Nel 1964, nella gara con il Borussia Dort­mund, Solti, mosso da Allodi, corruppe l’ar­bitro: fu scandaloso, Suarez da espulsione, ci furono degli episodi palesemente a favo­re dei nerazzurri. E lo stesso accadde nel ’65, nella semifinale con il Liverpool: gli in­glesi vinsero in casa per 3-1, al ritorno l’In­ter si impose per 3-0. I primi due gol furo­no molto, molto dubbi. E, nel 1973, Coutts confermò i miei sospetti. Solti era corrot­to ».

Perché nel 1966 non funzionò allo stes­so modo?

«L’arbitro Vadas era uno di carattere e non si piegò. Infatti lo eliminarono dalla circo­lazione, non diresse più partite a livello in­ternazionale. Inter-Real, l’ungherese Gyorgy Vadas fu designato per la sfida: Sol­ti, convinto di poterlo manovrare a suo pia­cimento, fece i conti senza l’oste. Come dite voi.
Invece...
«E invece, come mi disse Peter Borenich, Vadas si rifiutò e, di conseguenza, Honti, il segretario della federazione ungherese dei tempi, lo mise ai margini. Era Allodi a muo­vere i fili. E lo stesso accadde anni dopo

Che idea si è fatto delle ultime vicen­de che hanno stravolto il mondo del pallone? In una parola, Calciopoli.

«Non parlo di cose che non so. Io conosco la realtà degli anni ’60 e ’70, adesso non sa­prei. Dico solo che è giusto che la Juve ab­bia pagato, ma non può essere stata l’uni­ca ».
Lo scrittore inglese: «L’Inter corrompeva gli arbitri negli Anni 60. E per Calciopoli ha pagato solo la Juventus»

Fonte: Tuttosport

Scoperta l'acqua calda... Chissa come mai nessuno apre qualche inqhiesta o prende provvedimenti???

Ah, dimenticavo, loro sono onesti...

Verdelli, Cannavò, Ziliani.... Che fate? Dormite??? Fatemi capire....

lunedì, gennaio 29, 2007

MORATTI COME DARIO ARGENTO

BILANCI & PLUSVALENZE

Inter, un 2006 da "profondo rosso "
Prende il via oggi con l'esame dei conti dell'Inter prima in classifica, un'inchiesta di Quotidiano.net sui conti delle società di calcio di serie A e B. Un lungo viaggio fra 'imbellettamenti' contabili, sprechi di danaro, debiti a profusione



Milano, 29 gennaio 2007 - L'Inter ha concluso l'ultima stagione con un profondo rosso di gruppo pari a 181,4 milioni di euro. Per la prima volta, la società nerazzurra ha stilato il bilancio consolidato al 30 giugno 2006, comprendente oltre ai conti della capogruppo Fc Internazionale spa, anche quelli delle controllate al 100% Inter Futura e Inter Brand.

Come si legge nel documento disponibile in Camera di commercio, ciò è una "fotografia" finalizzata "a fornire una adeguata informativa sull'andamento economico e patrimoniale del gruppo". Nel consolidamento sono state eliminate tutte le transazioni con le controllate, come la cessione dei marchi dall'Inter a Inter Brand, che ha fruttato alla prima una plusvalenza di 158 milioni, ed è stato stornato il loro ammortamento (7,9 milioni).

Con queste operazioni, il risultato finale della capogruppo èin passivo di "soli" 31,1 milioni rispetto ai 118,7 del 2004/05. Il consolidato presenta una serie di dati molto pesanti: il patrimonio netto era negativo per 122,8 milioni (contro +27,4 milioni di Inter spa), l'indebitamento bancario era di oltre 209 milioni (89,1 milioni in Inter spa). La maggior parte dell'indebitamento complessivo del gruppo è riposta in Inter spa, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del +54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004/05.

Preoccupante lo squilibrio debiti-crediti pari a oltre 434 milioni , contro la disponibilità liquida di soli 35 milioni. L'indebitamento bancario di Inter spa è diminuito del 34,15% a causa della cessione dei marchi alla Inter Brand, avvenuta il 29 dicembre 2005 "per un corrispettivo di 158 milioni". Contestualmente "è stata redatta la relativa scrittura di licenza d'uso dei marchi del valore complessivo di 160 milioni" di durata decennale.

Ma ci sono due problemi gravi. "La vendita dei marchi dall'Inter alla controllata Inter Brand – spiega l'avvocato Domenico Latino, specializzato in diritto civile e sportivo – configura l'ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla, anche se irrilevante essendo maturata all'interno del gruppo". In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra alla sinistra.

"Inoltre, l'Inter al termine del contratto di licenza d'uso – prosegue Latino – perderà il marchio. La società avrà tre alternative per evitarlo: può incorporare la Inter Brand, rinnovare l'accordo o riacquistare il marchio". Secondo il documento contabile, l'operazione "ha consentito di ottenere da un primario istituto di credito un finanziamento a medio-lungo termine per 120 milioni".

L'Inter rivela in seguito la banca, specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il "pegno, a favore di Banca Antonveneta sul 100% delle quote sociali di Inter Brand". C'è però da evidenziare che l'azionista di riferimento e presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche consigliere esecutivo di Interbanca, banca d'affari di AbnAmro Antonveneta. Al riguardo potrebbe esserci un conflitto d'interesse per Moratti, che riveste il contemporaneo ruolo di banchiere e cliente.

La società di revisione Kpmg ha rilevato che "sull'Irap accantonata non è stata compresa l'imposta relativa alla plusvalenza di 158 milioni". L'Inter, avvalendosi di un parere della Lega Calcio, ha ritenuto di non dover anche assoggettare all'Irap i 7,5 milioni di plusvalenze da cessione calciatori, nonostante una risoluzione contraria dell'Agenzia delle Entrate del 2001.

I debiti tributari, ammontati a 19,7 milioni, sono aumentati del 13,3%.Le plusvalenze sono state inserite nei ricavi, mentre nei costi sono state incluse le minusvalenze (848 mila euro), contravvenendo in via di principio al Codice Civile. I giocatori sono un bene: la loro vendita rientra nei proventi straordinari e non ordinari. Infine, l'Inter ha accantonato 111,8 milioni per l'ammortamento per svalutazione calciatori fatta con il "salvacalcio" al 30 giugno 2003: dovrà pagare l'ultima rata per lo stesso importo il 30 giugno prossimo.

Stando al verbale di assemblea che ha approvato il bilancio al 30 giugno scorso, l'Inter è controllata da un patto di sindacato. In esso il socio di maggioranza al 95% è Internazionale Holding (che ha rilevato di recente il pacchetto da Inter Capital, che è stata fusa per incorporazione in Inter spa) controllata da Massimo Moratti: l'altro socio è la panamense Minmet Financing Company della famiglia Giulini. In Internazionale Holding è presente un mistero nerazzurro, riguardante la società lussemburghese Hellas Sport International che ne possiede l'1,74%: il suo rappresentante legale è Jean Hoffmann.

Secondo il Journal Officiel del Granducato l'azionista di maggioranza della Hellas Sport è la Ihf-International holding & financial company con sede a Tortola, nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche. Chi ci sia dietro quest'ultima società non è possibile saperlo, protetto dietro il muro di gomma della località caraibica.

L'operazione di cessione dei marchi nerazzurri ha anche un altro risvolto. Nel paragrafo "rapporti con parti correlate" si legge che "la società ha iscritto nei costi per servizi un importo pari a 200mila euro relativo ad una consulenza fornita da un componente del consiglio di amministrazione di Inter Brand".

L'Inter non specifica su quale oggetto sia stata fornita la consulenza e il nominativo del membro del cda della sua controllata. Misure della Camera di commercio alla mano, nel consiglio di Inter Brand siedono il presidente Angelomario Moratti, figlio di Massimo e vicepresidente dell'Inter, Accursio Scorza, consigliere della società milanese, e Jantra Giulini, membro della omonima famiglia presente nel patto di sindacato: uno di questi tre è il beneficiario della consistente cifra di 200mila euro.

L'importo è pari al 6,70% della voce "consulenze esterne", pari a complessivi 2,98 milioni. Tra i costi della produzione dell'Inter spa, si segnala un incremento del 20% delle spese per servizi (da 39,2 a 47 milioni). In esse, si segnala il boom di quelle amministrative, passate da 9,1 a 12 milioni. Nonostante i due esercizi in rosso in cui è stato in carica, risultano in rialzo anche i compensi per l'ex amministratore delegato e direttore generale Mauro Gambaro da 450mila a 650mila euro.

In lieve calo (-1,84%) risulta il costo complessivo del personale , passato dai 144,35 milioni del 2004/05 ai 141,69 dell'ultimo esercizio. Le spese per tesserati sono calate dai 135,59 a 131,59 milioni, mentre quelle per gli altri dipendenti sono in aumento da 8,96 milioni a 10,10 milioni. Scomponendo i compensi ai tesserati si nota un robusto aumento per gli allenatori (da 6,11 a 10,42 milioni), mentre per i giocatori è in calo (da 118,45 a 105,85). Questi ultimi si sono ripagati con i premi rendimento (da 9,11 a 14,01 milioni).

Uno dei punti di forza della società nerazzurra, i "risconti passivi" (anticipo di ricavi futuri) è risultato in calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il "decremento delle anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti relativi a diritti televisivi".

L'Inter vi ha sopperito in parte con l'aumento del 15% dei ricavi del conto economico, grazie soprattutto alla crescita della voce "sponsorizzazione proventi vari e altri ricavi" (da 140,26 a 174,98 milioni). In quest'ultima sono presenti per la prima volta i "diritti di prelazione e prima negoziazione" per 21 milioni stipulati con Rti per la stagione televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del gruppo Mediaset di sedersi per prima al tavolo delle trattative, per un tempo congruo, per stipulare il nuovo contratto della trasmissione criptata sul digitale terrestre. Per lo stesso motivo Mediaset aveva versato 20 milioni alla Juventus nel giugno 2004.

Fonte: Quotidiano.net

giovedì, gennaio 25, 2007

PRONTA LA VASELLA PER INTER E MILAN...

Clamorosa anticipazione de L'espresso: maxi plusvalenze taroccate, si ipotizza il reato di false comunicazioni sociali.

Il deferimento per il caso Brunelli era solo un "gustoso" antipasto. Perché quella che sta per abbattersi su Inter e Milan, in merito all'inchiesta della Procura di Milano sui bilanci truccati dei club, è una gigantesca bufera.
Da quanto risulta al settimanale L'espresso, l'inchiesta condotta dalla Procura di Milano avrebbe portato alla luce gravi irregolarità nei bilanci delle due squadre milanesi, con l'aggravante per i nerazzurri dell'iscrizione irregolare al campionato 2004/2005.Il caso più eclatante riguarda Hernan Crespo. Secondo il bilancio chiuso a giugno 2002, il centravanti argentino valeva 38 milioni di euro. A febbraio del 2003, la perizia contabile redatta in osservanza del decreto spalmaperdite dava un taglio netto di oltre 33 milioni: Crespo a quel punto vale 4,45 milioni. Passano quattro mesi e la sua valutazione muta radicalmente: viene ceduto in Inghilterra, al Chelsea, che per averlo sborsa 24 milioni, somma iscritta nei conti interisti del 2004, con relativa maxiplusvalenza.

Il problema è che quei valori sono finiti anche sui bilanci dell'Inter. E il codice civile prescrive che le poste dello stato patrimoniale, così come del conto economico, devono dare una rappresentazione veritiera e corretta della situazione della società e del suo risultato economico.

Come può considerarsi veritiera e corretta la valutazione di un calciatore come Crespo che cala di quasi il 90 per cento in pochi mesi per poi risalire di lì a poco del 500 per cento? False comunicazioni sociali, questa l'ipotesi di reato formulata dai pm di Milano. L'inchiesta riguarda i bilanci al 30 giugno del 2003 e del 2004 per la squadra nerazzurra.

Stesso discorso per il Milan che però, dal 2003, chiude i conti al 31 dicembre. Va detto che in quel periodo le due società si sono date una mano a vicenda, scambiandosi un manipolo di presunte giovani promesse. Operazioni a dir poco fortunate, che hanno fruttato profitti per milioni di euro a entrambe. Adesso la Procura vuol capire se erano in qualche modo giustificabili, sempre alla luce del codice civile, le stratosferiche valutazioni attribuite a giocatori semi sconosciuti.

Ma l'inchiesta ruota anche attorno ad alcune transazioni incrociate concluse dalle due milanesi con altre squadre come Chievo, Sampdoria e Parma. Gli affari sospetti sono stati ricostruiti e analizzati dal consulente tecnico della procura Luigi Magistro, un colonnello della Finanza da anni dirigente all'Agenzia delle entrate. Le plusvalenze registrate nei bilanci 2003 di Inter e Milan "risultano ancorate a valori palesemente irrealistici", queste le conclusioni della perizia, che L'espresso ha potuto consultare. In sostanza, le due squadre hanno gonfiato i proventi da calcio mercato. E senza queste manovre le perdite di bilancio sarebbero state ancora più elevate. Ad esempio, nel 2003 il Milan sarebbe andato in rosso per circa 46 milioni, contro i 25,6 che compaiono nei conti ufficiali. L'Inter invece, sempre nell'esercizio al 30 giugno 2003, ha limitato i danni a un deficit di 15 milioni circa grazie a plusvalenze anomale per 22,3 milioni. I reati ipotizzati dalla Procura si sarebbero estesi anche ai bilanci dell'anno successivo, influenzati anch'essi dalle irregolarità contabili del 2003.

Per l'Inter, oltre alla grana penale, c'è un rischio in più. Il lifting ai conti, infatti, sarebbe servito anche ad aggirare i parametri della Federcalcio per l'iscrizione al campionato 2004-05, quello dello scudetto non assegnato per lo scandalo Moggiopoli. La "mancata evidenziazione" delle perdite supplementari, recita la perizia, ha indotto "l'organismo di vigilanza (la Covisoc) a richiedere ripianamenti finanziari inferiori a quelli effettivamente necessari". Insomma, secondo i magistrati, Moratti si è iscritto con lo sconto. Ora tocca al capo dell'Ufficio Indagini, Francesco Saverio Borrelli, valutare se la ricostruzione dei suoi ex colleghi ha fondamento anche per la giustizia sportiva.

E' intanto notizia di oggi che Galliani e Moratti non si sono presentati in Procura nonostante avessero ricevuto un invito a comparire nell'ambito dell'inchiesta condotta dal pm Carlo Nocerino

Fonte: Sportnews

E speriamo che ora non si insabbi tutto. Noi abbiamo pagato senza prove di illeciti, loro come minimo devono avere lo stesso trattamento. Vediamo adesso se la tanto decantata giustizia e severità verrà chiesta a gran voce come è stato per Farsopoli...

Io sono sempre in riva al fiume nell'attesa che passi qualche bel cadavere....

UN UOMO, UN DIO: CHRISTIAN ROCCA!!!

Il nuovo calcio che piace alla Pravda rosa

Ora ci sono i dati ufficiali a dimostrare il danno che le procure e i bar dello sport colorati di rosa hanno fatto al calcio italiano. Rispetto all'anno scorso – l'anno del bellissimo campionato falsato dalla sentenza della Federcalcio di Guido Rossi preannunciata sulle colonne della Pravda rosa – gli abbonamenti negli stadi di Serie A sono diminuiti del 17.5%, gli spettatori paganti allo stadio sono diminuiti del 10% e sono calati anche i valori dei contratti Pay tv. I dati provengono da Mediaset, che a causa di questo disastro ora vuole pagare di meno i diritti e ha chiesto i danni alla Federcalcio (ma li dovrebbe chiedere anche a Paolo Liguori, però). A questi numeri vanno aggiunti la fuga all'estero di grandi calciatori, non rimpiazzati, il calo degli ascolti in televisione e la risoluzione dei contratti per la trasmissione delle partite italiane in Inghilterra e in Spagna (per mancanza di interesse). Tutto questo, fate attenzione, nell'anno del trionfo mondiale, quando cioè ci sarebbe dovuto essere un boom del settore calcio, grande entusiasmo, passione eccetera. Questi cali, dunque, valgono il doppio, se non il triplo. Anzi pesano ancora di più, perché questo non è soltanto l'anno del trionfo mondiale, ma in teoria anche quello in cui finalmente i campionati avrebbero dovuto essere avvincenti, puliti e non decisi da Moggi. Gli stadi vuoti e gli ascolti bassi dimostrano che a questa barzelletta hanno creduto solo i giornalisti sportivi. Chi paga per vedere il calcio preferisce quello precedente, quello in cui i campionati si vincevano sul campo, non a tavolino né a Tavaroli. Manca solo un dato a completare la fotografia del disastro: quante copie ha perso la Gazzetta dello Sport?

24 gennaio

mercoledì, gennaio 24, 2007

EDITORIALE DI PADOVAN DEL 24\1\2007

INTER, TOTTI, ODDO CALCIOPOLI CONTINUA

GIANCARLO PADOVAN
Siamo in piena Calciopoli, ma c’è chi finge di non saperlo. Forse aspetta i tabulati e/o i te­sti di qualche intercettazione telefonica, magari i riscontri di indaffaratissime Procure. Forse qualcuno spera di non ritrovarseli mai tra le ma­ni altrimenti sarebbe costretto a occuparsene. Fatto sta che nel frattempo si sono completa­mente defilati i giornalisti duri e puri che im­pazzavano nella calda primavera del 2006. Quei Torquemada che sezionavano le partite incrimi­nate della Juve (stagione 2004-2005, lo dico per chi ancora ritiene legittimo il furto dello scudet­to 2005-2006), ravvisando compromettenti pres­sioni su arbitri, dirigenti, giudici sportivi. Cosa dire allora di questi giorni normalizzati dalla maggioranza silenziosa in cui pochissimi, a par­te
Tuttosport naturalmente, annotano il manca­to ricorso alla prova televisiva per l’intervento di Ibrahimovic su Donadel e la squalifica soltanto per un turno di Francesco Totti per una reazio­ne completa e totale che ne avrebbe richiesti au­tomaticamente due? Siamo in piena Calciopoli, lo dicono i fatti, cui non seguono gli atti. Né quelli del procuratore fe­derale Palazzi, il magistrato che nella torrida estate scorsa avrebbe voluto fare a pezzi la Juve, e però smentì Borrelli sul Milan, favorendo l’im­mondo pastrocchio delle sentenze differenziate. Borrelli, tanto per chiarire, avrebbe voluto in se­rie B anche i rossoneri, oltre a Fiorentina e Lazio, ma poi abbiamo visto chi ha pagato, quanto e per quali motivi. Nel giro di una settimana, Palazzi dovrebbe far sapere al mondo del calcio la rispo­sta alla relazione (di Borrelli) che giace sul suo ta­volo dall’agosto scorso a proposito del doping amministrativo con annesso, pesantissimo, coin­volgimento dell’Inter. E’ stato proprio Borrelli a svelare il ritardo, ma a nessuno è venuto in men­te di chiedere a Palazzi il perché di quel ritardo. Peccato che meno di un anno fa si sparasse a pal­le incatenate perché il dossier archiviato dalla Procura torinese sulle telefonate era rimasto set­te mesi nei cassetti della Federcalcio senza che nessuno se ne curasse. Dove sarebbe, di grazia, la differenza rispetto ad ora?
La differenza, ovviamente, c’è. E, molto sempli­cemente, riconduce alla storia millenaria del po­tere e delle sue rappresentazioni: ad un nucleo di controllo se ne è sostituito un altro con le stesse modalità di percezione, di protezione, di vantag­gio, di opposizione, solo con direzioni differenti e nuovi beneficiari. Le polemiche di questi giorni tra Inter e Fiorentina ne sono la diretta testimo­nianza perché uguali sono le accuse, uguale il mo­do di respingerle, uguale perfino il lessico e le mo­tivazioni.
Siamo in piena Calciopoli e, purtroppo, non ba­sta nemmeno indicarlo con tanto di particolari e coincidenze. Lunedì mattina, per esempio, il
Corriere dello Sport - Stadio è stato illuminante e coraggioso nel denunciare lo scempio di La­zio- Milan, scontro che avrebbe dovuto indica­re la pretendente al quarto posto per la Cham­pions, finito invece con un imbarazzante pa­reggio suggellato da una cena per definire il passaggio di Oddo in rossonero. Eventualità co­micamente negata, nel tiepido dopopartita, dal­l’amministratore delegato Galliani e puntual­mente realizzatasi ieri. Il problema è che, Cal­ciopoli o no, nessuno riesce più a scandalizzar­si. Aparte gli juventini che, dal giorno della ca­tarsi, guardano al resto del calcio per vedere cosa sia e come agisca quello strano machiavel­lo chiamato giustizia sportiva.

Fonte: Tuttosport

CHRISTIAN ROCCA IL 9 MAGGIO 2006

Vi propongo questo articolo del mitico Cristian, datato 9 maggio 2006,a pochi giorni dall'inizio della bufera Farsopoli, perchè mi sembra che già avesse capito tutto...tanti ora stan dicendo questo.

L'incredibile caso Moggi

IL FOGLIO, 9 maggio 2006

Siamo un paese fatto così. Da una settimana gli italiani hanno la prova mediatica che la Juventus compra gli arbitri. Ma questa “prova” arriva da una richiesta di archiviazione che, al contrario e senza alcun dubbio, prova come la Juventus non abbia comprato gli arbitri. Buffo, no? La richiesta di archiviazione non è stata scritta da un magistrato del porto delle nebbie né da un amichetto del quartierino né da un ipergarantista, ma da quel Marcello Maddalena che in un libro-intervista a Marco Travaglio disse che “quello immediatamente successivo all’arresto è un ‘momento magico’…” (pagina 27, righe 24 e 25).
Le intercettazioni che in questi giorni abbiamo letto sui giornali sono allegate al documento depositato da Maddalena che chiede al Tribunale di chiudere la pratica perché si tratta di una “indagine indubbiamente destinata a durare per anni e a riempire in eterno le pagine dei giornali e le trasmissione radiotelevisive ma per il cui avvio, lo si ripete, non è rimasto, allo stato (dopo tutti gli accertamenti che sono stati effettuati), neppure uno straccio di ‘notizia’ che lo consenta”. Avete letto bene, anche se in tv e sui giornali non viene ricordato: il magistrato ha scritto che dopo tutti gli accertamenti non esiste “neppure uno straccio di notizia” che consenta di continuare l’indagine. In un paese normale ci sarebbero state le scuse pubbliche alla Juventus e soltanto, ripeto: soltanto, un severo giudizio etico e disciplinare nei confronti del designatore degli arbitri e del direttore di una società sportiva colti a intrattenere rapporti troppo stretti. Le inchieste di Roma e Napoli riguardano altro, a quanto se ne sa: la gestione di calciatori, non di arbitri.
Dai processi si può uscire soltanto in due modi, o da innocenti o da colpevoli. Moggi, Giraudo e il designatore degli arbitri ne sono usciti da innocenti, sia in punta di diritto sia in punta di fatto. Per la precisione, nel processo non ci sono nemmeno entrati perché la stessa procura della Repubblica che ha ipotizzato nei loro confronti prima il reato di associazione a delinquere, poi di corruzione e infine di frode sportiva – e per questo li ha iscritti nel registro degli indagati – ha deciso che gli elementi raccolti, vale a dire le telefonate che abbiamo letto sui giornali, non solo non erano sufficienti a sostenere l’ipotesi accusatoria in un processo, ma non bastavano nemmeno a far continuare le indagini né per il reato di associazione, né per il reato di corruzione né per il reato di frode sportiva. Addirittura, ha scritto il pm Maddalena, “in ordine a eventuali designazioni di arbitri finalizzate a favorire la Juventus, dalla oggettiva analisi della documentazione non solo non si trae conferma alla iniziale ipotesi investigativa, ma al contrario si traggono elementi probatori di segno opposto, indicativi della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni arbitrali pilotate da parte del Pairetto”. Di nuovo, ci sarebbe da chiedere scusa alla Juventus. Invece, con la stessa foga dei bei tempi di Mani Pulite, si usano intercettazioni giudicate dai magistrati “elementi probatori di segno opposto” e “indicativi della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni arbitrali pilotate” per condannare in diretta televisiva e sui soliti giornali mozzorecchi chi nelle aule giudiziarie è risultato senza alcun dubbio innocente. Al carnevale giustizialista partecipa il solito Marco Travaglio, per l’occasione riesumato da Repubblica, il vice Torquemada della Gazzetta dello Sport e un paio di ridicoli deputati che, in quanto interisti o romanisti, si sono presi una licenza dalla loro presunta fede garantista nei confronti di Craxi e Berlusconi.
Ripeto: fatto salvo il tono delle telefonate, il linguaggio da bar dello sport e la millanteria dei protagonisti l’unica cosa che emerge dalle intercettazioni è l’inelegante intimità di rapporti tra uno dei due designatori e Moggi. La richiesta di avere taluni arbitri alle partite amichevoli, che peraltro dalle intercettazioni risulta avvenire dopo la designazione, è consentita ed è legittima visto che le amichevoli sono partite organizzate dalle società e non dalla federazione (parole sempre del pm). Quanto alla partita di Champions League, dalle intercettazioni viene fuori che Moggi avrebbe preferito un arbitro diverso da quello poi effettivamente designato. E il magistrato spiega che in generale “pare alquanto limitata la possibilità di Pairetto di pilotare le designazioni arbitrali”, mentre nel caso specifico “emerge come per tale partita la designazione dell’arbitro non sia stata affatto pilotata dal Pairetto”.
Un’altra intercettazione riguarda una Maserati sollecitata da Moggi a casa Agnelli. A leggere i giornali e ascoltare la tv sembra che Moggi abbia regalato una macchina costosa a Pairetto. Ecco che cosa scrive Maddalena: “L’ipotesi accusatoria… non ha trovato alcun riscontro, non potendosi ritenere tale il presunto intervento da parte di Moggi per anticipare la consegna di una autovettura Maserati destinata a conoscenti di Pairetto (autovettura regolarmente pagata dagli acquirenti)”. Leggete qui: “L’interessamento richiesto a Moggi non riguarda la consegna a titolo gratuito dell’auto e nemmeno la concessione di sconti, bensì il fatto che i tempi ordinari di consegna dell’auto sono molto lunghi, circa un anno di attesa”.
Le parole del pm Maddalena, di nuovo, sono definitive: “In tutta l’imponente massa delle conversazioni intercettate emerge in verità un atteggiamento integrante una sorta di ‘presunzione’ o ‘complesso di superiorità’ che potrebbe suonare così: ‘noi siamo i più bravi, i più forti, i più belli, i più tutto: ergo, non abbiamo bisogno di arbitri compiacenti o di favori, ma solo di arbitri bravi, onesti e corretti, che arbitrino secondo le regole… E così vinceremo’. Ed in effetti tutte le osservazioni, i commenti, le indicazioni (per le partite amichevoli), i suggerimenti riguardanti gli arbitri sembrano porsi sempre nell’ottica della ricerca dell’arbitro migliore per le partite della Juve, dell’arbitro cioè che meglio garantisca il regolare andamento ed il regolare esito della competizione sportiva”.
Le intercettazioni si sono protratte fino a comprendere le prime quattro giornate di campionato. Scrive il pm: “Per tre di queste partite non sono state registrate conversazioni utili tra gli indagati, nel senso che gli arbitraggi di tali gare non sono stati oggetto di particolari commenti e valutazioni”. Si è parlato, invece, di Samp-Juve, finita 0-3. E qui c’è una delle più incredibili mistificazioni giornalistiche degli ultimi anni. I giornali legano a quella partita una telefonata a Pairetto da parte dell’arbitro Dondarini (quella dei “cinquanta occhi che guardano”). La richiesta di archiviazione invece dice chiaramente ed esplicitamente l’opposto: i due non parlavano di Juventus, ma dell’inserimento di Dondarini nella lista degli arbitri internazionali nelle liste Uefa. L’arbitro sarebbe stato sotto i riflettori dell’Uefa, non di Moggi. Leggete che cosa ha scritto il magistrato: “E quindi si tratta di conversazione assolutamente… innocua (anche nell’ottica della peggior cultura del sospetto) perché di Samp-Juve non si parla proprio e, men che meno, si parla o si accenna a un arbitraggio di favore per la Juventus”.
Infine, ha scritto il procuratore Maddalena: “Ferme restando tutte le perplessità che suscita l’eccessiva contiguità tra il designatore arbitrale Pairetto ed i dirigenti della Juventus, rimane la considerazione – obbiettiva – che di quattro partite di campionato giocate ad intercettazioni in corso, e quindi possibili oggetti di frode sportiva, su tre non si sono registrati commenti di alcun genere idonei a supportare l’ipotesi di reato, e su una – appunto Sampdoria-Juventus – sono state invece registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode, ma da esse non solo non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì piuttosto elementi di prova di segno contrario”. Né associazione a delinquere, né corruzione né frode sportiva, “piuttosto elementi di prova di segno contrario”. Moggi sarà impresentabile, ma se al Quirinale ci fosse uno come D’Alema, uno che la gogna delle intercettazioni sa che cosa sia, tutto ciò, diciamo, non accadrebbe.

Christian Rocca

Commenti?

MESSAGGIO DA UN INTERISTA

Questo è un commento postato da un Interista (volutamente con la I maiuscola) postato su j1897.com:

Forse avevate ragione voi....

ciao a tutti, sono interista, sono uno di quelli che per anni come tanti ha sempre pensato che la juve vincesse perchè rubava eccetera eccetera

da quest'estate come tutti voi sapete la musica è cambiata.............difatti l'inter da perdente derisa da tutti è diventata lo squadrone imbattibile.........in pratica sta vestendo i panni che vestiva l'anno scorso la juve............

ed io,siccome vedo tutte le partite della mia squadra ,mi esalto ma soprattutto mi incazzo perchè adesso tentano in ogni modo di delegittimare le nostre vittorie.........

si stanno inventando di tutto.........dalle ammonizioni preventive ai gol fantasma ai bilanci alle intercettazioni.............e allora d'improvviso mi sono sentito un po juventino come voi..................

ho capito che per forza di cose quelli che vincono sono odiati da tutti e ci si inventa di tutto per porre fine ai loro successi e alle loro gioie............l'invidia è una brutta cosa...........

adesso io non so se la juve è stata retrocessa giustamente o ingiustamente.............non so se l'inter ha commesso crimini o no per cui essere colpevole..............

dico solo che oggi anche se sono interista mi sento un po anche juventino...........perchè ho capito quello che provavate voi a vincere sempre e a dessere insultati per cose che forse non sono mai esisitite............

dire queste cose un poi mi costa.............ma io antepongo alla faziosità della mia squadra il piacere di vedere un calcio che non c'è piu...............

sono da sempre interista e lo sarò per sempre.............ma da oggi forse ho capito che interisti e juventini non sono poi cosi diversi...........adesso ci cantano anche come la juve voi siete come la juve..............

forse non avevate tutti i torti.........forse siete stati fatti fuori perchè vincevate troppo...........questo non lo so..............di sicuro so che non è questione di inter o di juve,so solo che questo calcio mi fa skifo

la cosa piu squallida che mi ha colpito nel breve è la squalifica di totti di 1 sola giornata

nedved 5 zebina 3 vieira 3

totti 1


sono queste le cose che mi fanno incazzare..........per carità,poi son contento che totti ci sia a san siro cosi non diranno che rubiamo etc etc......ma è chiaro che in questo calcio di me**a vince chi ha piu potere

ciao a tutti spero che abbiate apprezzato le mie parole


Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro... Chi vince è antipatico e soprattutto noi italiani abbiamo la cultura del sospetto e del complotto. Complimenti a questo tifoso, il primo vero interista sportivo che io abbia mai visto...

lunedì, gennaio 22, 2007

IL SOGNO....

Stampa inglese: "Gerrard vicinissimo alla Juve"
La societa' bianconera metterebbe sul piatto 45 milioni di euro.

Dal sogno alla realtà. Il passo non è poi così breve, ma le indiscrezioni di mercato pro­venienti dall’Inghilterra assicu­rano che l’impossibile potrebbe tradursi presto in fattibile. Se­condo il famigerato domenicale londinese News of the World, la Juventus starebbe infatti per presentare un’offerta di 45 mi­lioni di euro al Liverpool per ac­caparrarsi Steven Gerrard. Il capitano dei Reds sarebbe dun­que il grande colpo con cui il club bianconero intende ripresentar­si al cospetto della serie A nella prossima stagione. Un nome sensazionale, un campione di primissimo piano in grado non soltanto di rinforzare la squadra di Didier Deschamps, ma di in­fiammare i tifosi dopo l’umilia­zione della retrocessione in se­rie B e le tante partente dell’e­state scorsa.

Il fedelissimo Gerrard ha spesso fatto capire non direbbe di no se il tradimento al Liver­pool si dovesse consumare con una società straniera. E la Ju­ventus, per blasone, storia e pro­spettive, corrisponderebbe alle sue aspettative. Insomma, non è del tutto impensabile che il «grande colpo», quello promesso da Secco, possa essere proprio l’inglese. Un’operazione costo­sissima, ma progettabile con qualche contropartita tecnica: non è, per esempio, un segreto che al Liverpool piaccia da mo­rire David Trezeguet, sulla cui permanenza i bianconeri non sperano più di tanto. Insomma, con il francese si potrebbe lima­re le pretese degli inglesi. E tut­to diventerebbe un po’ più reali­stico, un po’ meno bufala.

Sarebbe davvero un sogno se ciò avvenisse.... Un centrocampo con Camo (o Marchionni), Emerson, Gerrard e Nedved sarebbe il più forte al mondo. Ma le priorità sono sicuramente altre, come la difera (Grygera, Metzelder, Barzagli e Criscito) e l'attacco (Saviola e Klose o Huntelaar)

Mah, speriamo bene...

I CONSIGLI DI FERRARA A TRONCHETTI

Sopra le righe/ Ferrara "consiglia" all'amico Tronchetti di dire tutta la verità? A Milano si preparano offensive senza precedenti...
Lunedí 22.01.2007 12:28

Giuliano Ferrara
Perché il buon Giulianone Ferrara "consiglia" caldamente a Tronchetti Provera di dire tutta la verità? Raccontano i soliti bene informati "perché gli vuole salvare la vita, da buon amico e da buon amico del Cavaliere (e lo stesso Tronchetti è amico del Berlusca)".
"Tutti sanno che Ferrara è anche buon amico di Paolo Mieli e se 2 + 2 fa ancora 4 il consiglio di Ferrara è il seguente: caro Tronchetti, esci di scena tu con le tue gambe, ora che puoi ancora farlo...".

Eh già, perché c'è chi giura che da Milano si stiano per scatenare offensive senza precedenti...

Clicca qui per vedere l'articolo

Bisogna dire che Giuliano Ferrara è amico di Tronchetti, nonchè suo dipendente (La 7). Il suo consiglio sembra quello di dire la verità prima che se ne possa pentire.

Ho sentito da molti l'accostamento di Trochetti con Gardini.

Vedremo...

RIFLESSIONI IN LIBERTA'




Credo che il limite dell'osceno sia stato superato ieri, domenica 20 gennaio 2007.

L'Inter, come tutti sappiamo, ha praticamente ammazzato questo campionato farlocco. Va detto che la squadra perdazzurra è fortissima, ha un organico di primissima qualità anche in virtù degli acquisti, tramite estorsioni, di Ibrahimovic e Vieira (che quando vestivano la maglia bianconera erano uno un cretino isterico e l'altro un macellaio, quando in realtà sono solo due campioni) e stanno dominando questa serie A barzelletta anche in virtù della mancanza di avversari decenti.

La Juve è in B, ma non si può certo pensare di raffrontare le due formazioni così come sono qualora i torinesi fossero rimasti in A. Intanto, se così fosse (giustamente) stato, gli indossatori non avrebbero i due campioni che l'anno scorso era in bianconero e la stessa squadra campione d'Italia non avrebbe perso dei fuoriclasse del calibro di Emerson, Cannavaro, Mutu, Zambrotta, Thuram.

Poi c'è il Milan. E' vero che l'Inter in questo momento ha 30 punti in più dei cugini quando la penalizzazione era solo di 8, ma bisogna tenere conto dei riflessi psicologici che l'handicap ha portato, oltre alla tensione accumulata in estate per la difficile situazione e al poco riposo che hanno avuto i camlciatori milanisti dopo il mondiale )la finale è stata giocata da pochissimi interisti, contro i molti milanisti ed i tantissimi juventini, giusto per ribadire quali erano davvero i rapporti di forza).

Infine la Roma e la Fiorentina. La prima era senza penalizzazione, ma ha un'organico tutto sommato limitato, non nei titolari, bensì nelle riserve, che a lungo andare costeranno punti prezionsi alla squadra capitolina. La Fiorentina ha avuto una grandissima penalizzazione (15 punti), ma un organico secondo solo alle due milaesi.

Si capisce benissimo, quindi, come questo sia il campionato più falsato che sia mai esistito in Italia. Gli indossatori non lo ritengono tale? Contenti loro....

Passiamo alla Juve, che si è sollevata prontamente dal periodo di crisi in cui era caduta, e si è issata in cima alla classifica con 2 punti di vantaggio sul Napoli e 3 sul Genoa, ma se togliessimo la penalizzazione i punti di vantaggio sui partenopei salirebbero a 11. Si capisce quindi, come sia un campionato assoluatemnte dominato dai bianconeri, e, oggettivamente, non poteva essere diversamente, con buona pace di napoletanti, genoani e bolognesi.

Queste prime 20 giornate hanno evidenizato il dominio della Juve, che ha già giocato in trasferta contro tutte le principali avversarie (Bologna, Rimini, Piacenza, Napoli, Genova, Albinoleffe e Mantova) perdendone solo 1. Nel girone di ritorno Deschamps dovrebbe recuperare tutti i giocatori infortunati, dovrebbe avere a disposizione un nuovo difensore (Grygera oppure Natali) e avrà le partite più importanti in casa. Infatti, le trasferte più insidiose saranno Cesena e Bari, non certo campi impossibili.

Fa piacere sentire molte persone dire che forse non era tutta colpa di Moggi e della Juve, e qui torno sul discorso iniziale.

Ieri gli errori arbitrali sono stati tanti e tutti gravi, alcuni pure inspiegabili. Gli arbitri hanno avuto l'auricolare per essere in collegamento con i guardalinee ed il 4° uomo, ma la situazione non è migliorata, anzi è molto peggiorata.

Vediamo i principali errori arbitrali, che persistono nonostante Moggi e la "cupola" siano spariti dal mondo del calcio, nella rubrica "FANTALADRI"






L'INTER è l'assoluta protagonista di giornata. Almeno 6 sono gli episodi in cui i nerazzurri si sono "distinti" nella 20° giornata. Vediamoli.



Innanzitutto, partiamo dagli episodi gravi. Il gol di Ibrahimovic era da annullare, in quanto la palla non aveva oltrepassato la linea. Il gol di Adriano è irregolare non tanto per il fallo di Liverani che sembra esserci, ma perchè è viziato da un fuorigioco NETTISSIMO di Maicon, che disturba Frey permettendo al brasiliano di siglare il vantaggio interista. Reazione di Ibrahimovic non vista: epulsione netta non comminata allo svedese. Speriamo nella prova TV: 3 giornate e correre! Fallo di reazione di Materazzi non visto: espulsione netta. Non spero nella prova TV perchè quest'anno Materazzi è sacro...



Ora passiamo agli episodi lievi: dubbio sul primo gol dei perdenti, in quanto a metà campo Donadel subisce un fallo da Stankovic. Può non starci il fallo, quindi il gol dell' 1 a 1 può essere regolare. Fallo in area di rigore di Materazzi su Jorgensen. Netto. Era fuori area? Allora ci doveva stare punizione. L'arbitro ha, ovviamente,. fatto proseguire.



La Caf commina all'Inter la cifra record di 4,5 punti in classifica. Il primato si consolida sempre di più...!



La ROMA paga il fatto di essere l'unica pseudoavversaria degli indossatori. Il rigore per il Livorno è mooooooooooooooooooolto dubbio. Sono abbastanza sicuro che non ci fosse. Episodio dell'espulsione di Totti: Galante sferra una gomitata (sembra involontaria) al capitano della Roma che, già abbastanza nervoso, ha una reazione più plateale che violenta, colpendo l'ex interista con una spinta. L'arbitro, inflessibile, espelle Totti, che salterà sicuramente la partita scudetto (???) con gli indossatori. Infatti, l'espulsione diretta di un capitano porta ad almeno 2 giornate di squalifica (che, vedrete, faranno il paio con due giornate ad Ibrahimovic per far sembrare regolare il campionato).



La Caf no commina nessun punto ai giallorossi.



In Lazio-MILAN, partita mai giocata, c'è solo da segnalare un episodio contro i rossoneri: una bruttissima entrata di Behrami (più da denuncia che da espulsione) su Gilardino, che deve ritenersi miracolato se ha portato a casa sana e salva la caviglia. I milanesi, probabilmente, pagano il fatto di non far parte della nuova cupola.



La FIORENTINA è stata la grande vittima della giornata. Potessi gli toglierei qualche punto in classifica per la quantità di errori contro che ha avuto nel match contro gli intercettatori, ma non si può.



La nuova classifica, quindi, è la seguente:



INTERCETTATORI, PEDENTI, INDOSSATORI punti 17,5
ROMA punti 8
MILAN punti 4,5
FIORENTINA punti 3



Come vedete è un dominio assoluto.



Per completezza di cronaca, devo segnalare anche l'aumento delle sqaulifiche preventive pro Inter (già detto dal grande Rocca): nella prossima giornata (Sampdoria-Inter) mancherà Accardi, mentre in quella successiva Totti (e magari qualcu'altro, dato che c'è ancora un partita...).




Come potete benissimo vedere, cari interisti, mi sto divertendo ad annotare qualsiasi episodio a voi favorevole, come vuoi vi siete divertiti a farlo per anni. "Qualcuno" ha montato la sua tesi accusatoria su queste cose, noi siamo in B anche per queste constatazioni, quindi ora non dovete prendervela se qualcuno vi rinfaccia tutto.



Quest'anno siete forti, batterete record su record, ma sono tutti fasulli. Rallegratevi di questa gioia effimera perchè la JUVE tornerà a bastonarvi. Vincete pure tutte le partite di quest'anno... tanto tutti lo sappiamo come questo sia soltanto il precampionato....




MEGLIO UNA VITA IN B CHE UN GIORNO DA INTERISTA

GRANDE BEPPE GRILLO!!!!!!!!!

20 Gennaio 2007

L'ORA DEGLI SPIONI


Ho deciso di querelare chi ha costruito un dossier su di me. Di agire contro i vermi che hanno spiato me e gli italiani negli ultimi anni. La querela è stata depositata l’8 gennaio 2007 presso il tribunale di Milano a seguito delle rivelazioni denunciate da Repubblica sul fascicolo B.Grillo.
Di Telecom Italia, dei suoi spioni e dei suoi mandanti non se ne può più. Un servizio di Report della Gabanelli ha fatto vedere un livello di manutenzione da terzo mondo. L’Adsl arriva dove arriva, se arriva, quando ormai è un servizio indispensabile. Buora, l’ex capo di Tavaroli, l’uomo del tronchetto, è ancora lì. Nonsentenonvedenonparla.
ROSSIIIIIIIIIIIIIIIII! GUIDOOOOOOOOOROSSIIIII! Dove sei? Sei tornato a fare il consigliere dell’Inter? E del dossier B.Grillo sei venuto a sapere qualcosa?
Dai titoli della Repubblica di oggi: 'Spionaggio, nelle carte Telecom spunta il nome di Tronchetti Provera'. 'Tre amici e adesso il capo'. Dalle ordinanze dei giudici si legge che le logiche che muovono gli spioni Telecom sembrano “beneficiare non già l’azienda, come tale, ma colui che in un dato momento, ne è il proprietario di controllo”. Il tronchetto ha reagito minacciando le vie legali. Contro chi? Contro i giudici? Lo psiconano aveva più classe. Al tronchetto preferisco Riina. Lui non va nelle università e ai convegni a spiegare etica ai ragazzi. Venivano spiati i giornalisti, quei pochi che facevano informazione economica come Massimo Mucchetti del Corriere della Sera. Spiavano il Garante della concorrenza. Spiavano l’amministratore delegato di RCS/Corriere della Sera Vittorio Colao. Prontamente silurato dal tronchetto nel luglio del 2006.
Il direttore lumacone del Corriere Paolo Mieli lascia ogni tanto qualche articolo di bava. Ma si guarda bene dall’affrontare il problema. Il Comitato di redazione del Corriere della Sera esprime finalmente preoccupazione. Quel Corriere di cui Tronchetti è uno dei maggiori azionisti. E la esprime così: ”Il Cdr esprime una forte inquietudine, come ha già fatto in passato, di fronte ai particolari che evidenziano la fragilità che ha caratterizzato il sistema informatico della Rcs”. Il problema è evidentemente tecnico.
Il Governo non può più lavarsene le mani e lasciare Buora alla guida della Telecom. A meno che... A meno che... Ci siano dei dossier anche su qualche ministro. O sul presidente del Consiglio.

Per leggere l'articolo dal blog di Beppe Grillo clicca qui

GIGI UNO DI NOI

In attesa di tornare a difendere la porta bianconera, Gigi Buffon si gode la fuga della sua squadra e esprime tutto il suo orgoglio bianconero: "La B ci ha guadagnato con la Juventus, mentre noi abbiamo scontato la retrocessione a livello economico - ha detto - Ma quando torneremo in A avremo la dignità di guardare in faccia la gente, per altri non sarà così". Sul futuro del portiere, Secco ha ammesso: "E' incedibile".Parla con l'orgoglio di chi ha subito un oltraggio, la gioia della vittoria del Mondiale è arrivata soltanto a parziale refrigerio per una stagione all'inferno di una serie B calda, caldissima. Gigi Buffon è un fiume in piena quando parla della Juventus, di come la società è stata punita ed ora stia scontando la sua pena che non è solo calcistica ma anche e soprattutto economica dato l'ingente danno patrimoniale che la vicenda di Calciopoli ha causato alla società. Un danno che potrebbe, ma probabilmente non sarà così, mettere in discussione il futuro della società dal punto di vista della competitività ai massimi livelli, ma Buffon, che non parla di mercato, sembra avere ormai un legame a filo doppio con la società di Corso Galileo Ferraris.

"Sul mio futuro non voglio dire ancora niente - ha ammesso il portiere bianconero - Prima pensiamo a tornare in serie A, poi ai discorsi dei singoli". Una serie A della quale Buffon si è sentito defraudato e che ora è pronto a riconquistare con la dignità di chi per colpe altrui ha dovuto scontare un anno lontano dal grande calcio. "Quando torneremo in serie A, avremo la dignità di guardare la gente in faccia, non so se altri potranno fare lo stesso". Un Buffon pieno di orgoglio bianconero, un orgoglio che si potrebbe anche tramutare in permaneza alla Juve per costruire insieme alla società un nuovo ciclo vincente. D'altronde le parole di ds Alessio Secco sul portiere non lasciano dubbi: "E' incedibile".

Fonte: Tgcom

Quest'uomo è un idolo. SOno sempre più convinto che resterà con noi anche l'anno prossimo... Cobolli e Secco permettendo...

IL GRANDE ROCCA COLPISCE ANCORA

Nel torneo aziendale al quale una squadra non si sarebbe potuta iscrivere, ma che vanta ai primi posti squadroni come Empoli e Catania, oggi è stato ammonito il fondamentale diffidato Accardi della Samp, squadra che domenica incontrerà gli indossatori. Nel frattempo è stato espulso, quindi avrà almeno due giornate di squalifica, Francesco Totti della Roma, squadra che tra due settimane incontrerà gli indossatori. Siamo già a 20 squalificati preventivi in 21 giornate, record mondiale, mentre tutti e tre i gol degli Immacolati destano grandi dubbi. "Così non va", titolerebbe Verdelli se solo Ibra fosse rimasto alla Juve. Per non dire del rigore contro la Roma, l'unica mezza avversaria di Ibra e Viera.

Solo un ubriaco, un indossatore di scudetti altrui, Paolo Liguori o un lettore della Pravda rosa può pensare che questi episodi siano parte di un unico e coordinato disegno criminoso. Se li faccio notare è perché sei mesi fa queste stupidaggini sono state al centro della grande bufala mediatica che ha falsificato la Serie A.

21 gennaio

TROVATE LE DIFFERENZE

E' incredibile quello che avviene nella stampa italiana, ma soprattutto alla Gazzetta dello Sport.

Ricordate il titolone dopo Bologna-Juve di dicembre? La prima pagina della carta igienica rosa recitava più o meno così: "JUVE, NON COSI'", come a sottolinare che la vittoria contro i rossoblù non era stata limpidissima, per via del gol fantasma di Zalayeta grazie al quale i bianconeri hanno vinto.

Ieri a San Siro si è verificato un episodio simile: colpo di testa di Ibrahimovic, miracolo di Fray e tap-in dello stesso attaccante perdente con palla respinta sulla linea dal portiere francese.

Ora, non voglio entrare nel merito del gol non gol in quanto l'episodio è simile a quello di Bologna, con l'unica differenza che ieri e oggi il risalto dato a questo episodio è stato minimo, mentre allora se ne parlò per settimane.

Vediamo, però, le prime pagine dei 2 quitidiani sportivi italiani (gli unici 2 che riconosco tali....)



Ora vediamo il titolo della Gazzetta (della quale, per pudore, non pubblicherò la prima pagina).

INTERMINATOR!!!

Neanche un'accenno al gol fantasma, solo sperticati elogi agli onesti.
Continuate così....


venerdì, gennaio 19, 2007

IL RUGGITO DI MOGGI!!!

Moggi di nuovo padrone dei media: "La vera Cupola? I 17 squalificati quest'anno prima delle gare contro l'Inter..."

L'ex Dg della Juventus è un fiume in piena nel trasformare la sua autodifesa in attacco ai superstiti del sistema: "Io non ho rubato nemmeno una caramella".


Ecco le verità di Luciano Moggi, ribadite in un'intervista a NapoliMagazine: "La Costituzione sancisce la presunzione di innocenza, prima della presunzione di colpevolezza. Se uno è colpevole deve fare il mea culpa, ma se non lo è come la mettiamo con tutto quello che è stato detto e scritto? Io ho fiducia nella magistratura ordinaria. Sono pienamente cosciente di quello che ho fatto e non sto qui a ripetere quello che hanno fatto gli altri. Io non ho rubato nemmeno una caramella. Mi sono limitato a fare delle telefonate. Non ho mai parlato con arbitri o assistenti, mentre ci sono società che lo hanno fatto e ci sono le tracce. In una telefonata su una griglia arbitrale faccio il nome di 5 arbitri, che erano gli internazionali più in forma e più bravi del momento. Non ho detto il nome di un arbitro solo, ma di 5. Tra questi avevo escluso De Santis; questo può farvi capire la mia insoddisfazione ad avere un arbitro del genere.

Questo mio discorso che facevano tutti, come ha detto Bergamo a più riprese, è stato intercettato ed ha avuto successo sia in radio che in tv. Le telefonate intercettate sono servite per l'audience e non per altro. Non mi sono mai sognato di dire che volevo un determinato arbitro; avevo fatto soltanto una cernita degli arbitri più importanti ed in seguito c'era il sorteggio. E al sorteggio c'era anche un giornalista che estraeva le palline, per cui era possibile soltanto ipotizzare le designazioni ma non conoscerle a priori. Il mio delitto è questo, mi sembra che sia poco. L'ipotizzato doping amministrativo di Inter e Milan? Non ho avuto il tempo di documentarmi, però una cosa l'ho sempre saputa: non so cosa significa dire di essere onesti. Nella vita, fino a prova contraria, tutti siamo onesti. Non so se ci sono le prove. Un commento però lo posso fare: stando a quanto dicono i giornali, forse è stato assegnato uno scudetto ad una squadra che non poteva partecipare alla corsa per il primo posto. Questa è una cosa carina e simpatica; in questo caso si parla di etica.

Il preside dell'Università di Agropoli ha detto che io sono stato il caprio espiatorio. In effetti tutti sono stati assolti e quindi con chi facevo i trucchi? Forse li facevo sognando. Addirittura a Carraro è rimasta soltanto una multa di 80.000 euro che adesso gli verrà permutata in premio per la sua perseveranza. E' difficile dire se siano stati utilizzati due pesi e due misure. L'Inter? Preferisco non entrare nel merito della questione, così come preferisco non sbilanciarmi sull'operato dell'ex commissario Guido Rossi. Posso dire però che Guido Rossi è venuto, ha fatto quello che doveva fare e poi è ritornato a casa. L'ha portato Nicoletti che lavora alla Saras; tutti insieme sono riusciti a fare qualcosa di bello per il calcio italiano. Mi auguro che il nostro calcio possa trarne dei vantaggi.

Non critico le scelte fatte, ma critico il modo irrazionale di portare avanti le cose. Ritengo che l'Inter non meritava lo scudetto, essendo arrivata terza con un grande distacco. Tutti questi meriti non ci sono e l'etica tanto cercata sta sparendo. Anche Pancalli e Baldassarre hanno detto che non avrebbero assegnato lo scudetto all'Inter. Anche il fiorentino De Biase, che si occupò del caso scommesse nel 1980, ha detto che questo processo è stato un aborto giuridico. Il prof. Serio, che in un primo momento si era dimesso, ha poi affermato che il processo è andato avanti sull'onda emotiva portata avanti dai media e, in modo particolare, da un piccolo giornale o da qualcuno. Credo che ancora tantissime cose dovranno venire fuori.

Non credo che nè Abete e nè Matarrese possiamo definirli nuovi. Io presidente della Figc? Per adesso è presto. All'inizio di tutta questa vicenda ero angosciato, poichè ho vissuto dei momenti che non auguro a nessuno. Credo che, con il passare del tempo, tutti abbiano capito come è andata avanti questa faccenda. Non è possibile far pesare l'intera vicenda su pochi personaggi, scelti come capri espiatori: mi riferisco al sottoscritto e a Giraudo. Ho deciso di resistere, poichè hanno coinvolto la mia famiglia ed in particolare mio figlio. Queste cose non si fanno. Io starò zitto soltanto quando mi diranno che sono colpevole; siccome non mi sento colpevole, vado avanti per la mia strada. Accetto anche chi fa dell'ironia nei miei confronti. Il mandante di calciopoli? E' una domanda di cui si conosce la risposta; basta leggere le deposizioni di Tavaroli ed in particolar modo quella dell'8 ottobre 2006 che spiega come andavano le cose a partire dal febbraio 2003, quando fu aperto il fasciolo "Ladroni".

Non è detto che io debba rientrare nel calcio e da questo mondo ci esco quando lo decido io, e non quando lo decidono altri come è stato fatto impropriamente fino ad ora. I processi sommari, finiti prima di nascere, non mi piacciono. Tutti abbiamo visto come è andata con Sandulli: addirittura un giudice si era dimesso dalla commissione poichè non era d'accordo con le sentenze. Risolto questo problema, tutti avranno molta più fiducia nel calcio poichè la cupola non siamo io e Giraudo. La vera cupola è composta da quelli che hanno assolto tutti quanti. L'arbitraggio di Juventus-Cesena? Se c'ero io, vi immaginate cosa avrebbero detto? Avrebbero detto che avevo comprato l'arbitro.

Se diamo un'occhiata agli squalificati, ci accorgiamo che la Fiorentina giocherà con l'Inter senza Ujfalusi e Mutu e che il Torino ha affrontato i nerazzurri senza Comotto e Barone, mentre il Palermo non aveva Simplicio. Finora sono 17 i giocatori importanti squalificati prima delle gare dell'Inter, mentre l'anno scorso con la Juve erano una decina. Poichè si parla dell'Inter è tutto un caso. La vera cupola è composta da chi manda avanti questo artifizio. Nei processi veri devono essere ammessi i testimoni e gli avvocati difensori; questi ultimi devono avere più tempo poichè in 10 minuti possono raccontare solo una barzelletta. Hanno voluto togliermi di mezzo poichè davo fastidio; vincere troppo non fa piacere agli altri. Io credo di aver dato fastidio a tutti, poichè il mio lavoro ha dato dei risultati".

CHIESTA LA SOPENSIONE IMMEDIATA DELLO SCUDETTO AI PERDENTI

DIFFIDA AD ADEMPIERE

L’Associazione L’Ego di Napoli, in persona del Presidente p.t. Avv. Raffaele Di Monda, con sede in Napoli alla Via Seggio del Popolo n. 22, p.iva 04984171217, rappresentata e difesa, giusta procura a margine del presente atto, dall'Avv. Raffaele Di Monda, con studio in Napoli alla Via Seggio del Popolo n. 22;

PREMESSA

1) l’associazione istante notificava alla FIGC ed all’Internazionale Football Club S.p.A., rispettivamente in data 23/11/2006 e 04/12/2006, ricorso al TAR Lazio – Roma avente ad oggetto la richiesta di annullamento del provvedimento di assegnazione dello scudetto 2005-06 all’Inter, previa sospensione dell'esecuzione;

2) il giudizio veniva assegnato alla Sezione 3T (Presidente Corsaro, Consigliere Fantini, Consigliere Dell’Utri), che fissava l’udienza in camera di consiglio il giorno 11/01/2007;

3) alla suddetta udienza il difensore de L’Ego di Napoli, avv. Raffaele Di Monda, dichiarava di rinunciare all’istanza di sospensiva e chiedeva fissarsi l’udienza di discussione nel merito;

4) in data 17/01/2007 alcuni organi di stampa pubblicavano la notizia che anche il Presidente dell’Inter Massimo Moratti (oltre all’amministratore delegato e vicepresidente del Milan Adriano Galliani) sarebbe indagato, insieme agli altri amministratori della società Rinaldo Ghelfi e Mauro Gambaro, dalla Procura di Milano per falso nel bilancio della sua squadra. Le plusvalenze fittizie avrebbero permesso ai nerazzurri di iscriversi al campionato 2004-2005, pur non rientrando nei parametri. Il Presidente Moratti è stato iscritto nel registro con l’accusa di falso in bilancio, dopo che il 15 dicembre 2006 è stata depositata la consulenza tecnica disposta dai pm Carlo Nocerino e Francesco Greco per valutare le eventuali irregolarità nella stesura dei bilanci delle società milanesi.
Alla chiusura delle indagini ne deriverebbe, in caso di rinvio a giudizio, che anche l’Inter, senza il trucco contabile delle plusvalenze, realizzate “gonfiando” il valore dei calciatori che si scambiavano il Milan e l’Inter, non avrebbe potuto regolarmente iscriversi al campionato 2004-2005.

Alla luce delle su esposte considerazioni, l’associazione L’Ego di Napoli, in persona del Presidente p.t.,

CHIEDE

alla FIGC di prendere finalmente in considerazione il parere reso dalla Commissione dei saggi Aigner Coccia e Pardolesi il 24/07/2006, in particolare l’art. 20, finora disatteso, e, per un dovere etico-morale, sospendere in via cautelare il provvedimento di assegnazione del titolo di Campione d’Italia 2005-06. Ordinando, conseguentemente, all’Inter di staccare dalle maglie della squadra il pezzo di stoffa raffigurante lo scudetto.

Tale misura si rende necessaria alla luce dei nuovi presupposti venuti in essere dopo l’11/01/2007, data dell’udienza dinanzi al TAR, in considerazione della gravità dei reati su cui si indaga, che, se accertati, sconvolgerebbero il sistema sportivo.

Appare, pertanto, giusto il ricorso, da parte degli organi preposti, al principio dell’equità, che non consente di applicare pesi e misure diversi per fattispecie analoghe.

Napoli, 18 gennaio 2007

Avv. Raffaele Di Monda


Evvai!!!!

giovedì, gennaio 18, 2007

EDITORIALE DI PADOVAN DEL 18\01\2007

La notizia che all'Inter e Massimo Moratti - dopo il Milan e Adriano Galliani - sono indagati per falso in bilancio, chiude il cerchio giudiziario ed etico apertosi a Maggio dello scorso anno a carico della società nerazzurra. Silenziato dal fragore di Calciopoli, minimizzato o, peggio, oscurato dai mezzi di comunicazione, colpevolmente omesso dagli organi di giustizia sportiva, il poderoso dossier-Inter si compone adesso di tre capitoli cruciali. Uno: il patteggiamento con cui è passato in giudicato tutta una serie di reati (dalla ricettazione al falso), imputabili al dirigente Gabriele Oriali e al giocatore Alvaro recoba per il passaporto da comunitario dell'uruguaiano. Due: il coinvolgimento di Massimo Moratti nell'affare Telecom e, per quanto è dato sapere - in forza dell'ammissione dello stesso presidente - nell'esercizio di controllo dell'ex arbitro De Santis. Tre: il doping amministrativo che la Procura di Milano ipotizza a carico del club nerazzurro e senza la cui pratica l'Inter non sarebbe nemmeno riuscita a rientrare nei parametri per l'iscrizione al campionato 2004-2005. E' lampante quanto l'accusa di falso in bilancio e il ricorso a plusvalenze fittizie rappresenti di gran lunga il fatto equivocabilmente più grave. Innanzitutto perchè pone l'Inter di Moratti sul piano di molti club che hanno commesso irregolarità contabili per ottenere benefici sul piano tecnico e al di fuori dal piano regolamentare. In secondo luogo perchè toglie al club nerazzurro, quell'aureola indebitamente costituitasi con la farsesca assegnazione dello "scudetto degli onesti", di cui una parte degli Interisti sembra andare fiera. Tanto più che l'artifizio per aggirare i vincoli dell'iscrizione potrebbe riguardare - secondo - la stagione 2005-2006, ovvro quella "premiata" con il tricolore sottratto alla Juve. La nostra onestà impone di assumere lo stesso atteggiamento che, pur in solitudine, abbiamo tenuto durante Calciopoli. Ovvero la presunzione di innocenza e il diritto alla difesa per chicchessia. Siamo sempre stati contro i processi sommari e le forche. Ma anche contro una giustizia, sportiva o ordinaria, che da un occhio non vede e da un orecchio non intende ascoltare.

Giancarlo Padovan

ANCORA SUGLI ONESTI

Bilanci falsi, si indaga su Moratti

Plusvalenze fittizie per i «buchi». La società: possiamo contrapporre buoni argomenti tecnici.

MILANO — Divisi nella fortuna calcistica (uno arranca ametà classifica, l’altro inanella record in testa) ma uniti nella disavventura giudiziaria: non soltanto il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani,ma anche il presidente dell’Inter, Massimo Moratti, sono indagati dalla Procura di Milano per l’ipotesi di falso nei bilanci delle loro squadre, negli anni in cui nel mondo del calcio era diffusa pratica contabile ripianare i debiti e abbellire i conti attraverso scambi di giocatori a prezzi «gonfiati». Plusvalenze fittizie per coprire «buchi» veri.
Con un neo in più, però, per i nerazzurri di Moratti (firmatario del bilancio 2003), dell’attuale vicepresidente e amministratore delegato 1999-2003, Rinaldo Ghelfi, e dell’ex amministratore delegato Mauro Gambaro: e cioè il fatto che, secondo i calcoli della GdF e della Procura, senza il «doping amministrativo» dei bilanci nerazzurri, l’Inter non sarebbe riuscita a rientrare nei parametri previsti e perciò non avrebbe potuto iscriversi al campionato di calcio della stagione 2004-05, conclusa al terzo posto.
Se la difesa del Milan ha già più volte argomentato la regolarità dei bilanci rossoneri, ora lo staff dell’Inter, pur ribadendo rispetto e assoluta fiducia nell’operato della magistratura, conta nel prosieguo dell’inchiesta di poter ugualmente far valere buoni argomenti da contrapporre a quelli dell’accusa, in un procedimento che si giocherà molto su valutazioni tecniche. Ma intanto anche le due società, intese come persone giuridiche, vengono indagate dal pm Carlo Nocerino in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri dirigenti nell’interesse aziendale: una prospettiva foriera di maxisanzioni pecuniarie nel caso di modelli organizzativi carenti o assenti, e comunque forse più insidiosa (perché quasi senza prescrizione) persino del versante personale penale, dove invece l’ipotesi contestata a Moratti e Galliani è assai probabile si infranga nei brevi termini di prescrizione contemplati dalle norme sul falso in bilancio.
Lo sviluppo milanese, che giunge dopo una richiesta di proroga delle indagini, è uno dei tanti filoni originati in tutta Italia dall’inchiesta-madre della Procura di Roma (nutritasi anche della denuncia pubblica dell’ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara) sul fenomeno delle operazioni «incrociate» per fare il maquillage ai bilanci delle squadre, tramite l’inserimento in contabilità delle plusvalenze apparentemente generate dalla cessione di giocatori ipervalutati: scambi di «campioni di carta», in teoria contesi a suon di milioni dai maggiori club di serie A e B, ma nella realtà spesso poi mandati a giocare nelle serie minori, quasi sempre come «prestito gratuito» a dispetto delle loro teoriche valutazioni da novelli Maradona. Del resto, il meccanismo conveniva a tutti: mentre le plusvalenze (cioè la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto) venivano iscritte per intero nel conto economico, producendo così un beneficio immediato per il bilancio in chiusura, il costo dei calciatori comprati veniva ammortato in più esercizi secondo la durata del contratto.
La Procura di Roma ha già chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Roma, Franco Sensi, e dell’ex patron della Lazio, SergioCragnotti, dopo aver invece spedito nel resto d’Italia gli atti relativi ad altre squadre. Nel dicembre scorso la magistratura di Genova ha proceduto a carico di 10 dirigenti tra i quali Galliani, il presidente della Sampdoria, Garrone, e il patron del Genoa, Preziosi. E Torino indaga su 41 contratti di calciatori venduti o acquistati dalla Juventus nell’era dell’ex amministratore delegato Antonio Giraudo e di Luciano Moggi.
Ora sono gli inquirenti, coordinati dal pm Francesco Greco, che, dopo aver acquisito il primo aprile 2005 documenti nelle sedi dei due club, contestano cosmesi di bilancio aMilan e Inter. Doppiamente «derby», perché le due società, oltre a ritrovarsi entrambe nei pasticci, per un verso lo sono anche per condotte comuni: l’indagine scandaglia, infatti, anche i rapporti privilegiati (dal punto di vista contabile) tra squadre proverbialmente rivali. Così privilegiati che, a fine campionato 2002-2003, Milan e Inter si sarebbero scambiati otto giocatori senza che essi indossassero mai né la maglia nerazzurra né la casacca rossonera.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella fonte: corriere della sera 17-01-2007

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Milan e Inter, plusvalenze nel mirino

MIlano, 17 gennaio 2007 - Una nuova bufera giudiziaria rischia di travolgere nelle prossime settimane Milan e Inter: anche la procura milanese è giunta alle conclusioni delle indagini sulle contabilità truccate dei club calcistici.
In particolar modo, nel mirino del p.m. Carlo Nocerino sono finite le famigerate plusvalenze. Da circa due anni, analizzando con attenzione alcune mosse di mercato, anche il magistrato milanese ha scoperto trucchetti finanziari al limite dei regolamenti.Il materiale raccolto ricostruisce dunque affari onerosissimi siglati attraverso la compravendita di giocatori spesso sconosciuti per ripianare i bilanci e il livello di indebitamento dei club nei confronti del fisco.

Cifre da brividi alla fine del2005, stando a quanto emerge dalle procure di Milano e Roma: 160 milioni di euro per quel che riguarda il Milan, 117 per l' Inter, 220 per la Roma, solo per citare i casi più eclatanti. Il passaggio contemporaneo di Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma in maglia interista generò una plusvalenza fittizia totale di 11,961 milioni di euro.

In cambio arrivarono a prezzi a dir poco esorbitanti (13,95 milioni) i ragazzi Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Ma per il Milan certe operazioni erano (e forse sono) quasi un' abitudine: basti ricordare cosa è successo con il Parma. Marco Donadel, Davide Favar e Mirco Stefani, scambiati con Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari hanno garantito 7,892 milioni di plusvalenza.
di Giulio Mola

http://qn.quotidiano.net/art/2007/01/17/5456936
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(MILANO) - Allarme in casa Inter. Lo lancia il senatore di Forza Italia, Maria Burani Procaccini secondo la quale la società neroazzurra richierebbe la B per l'accusa si falso in bilancio: "Se si provera' che l'Inter ha falsificato i bilanci, non si potra' che spedirla in serie B. Non si potranno usare due pesi e due misure, atteso che se venissero provate le accuse circostanziate dalla Procura della Repubblica la stessa Inter non si sarebbe potuta iscrivere al campionato di calcio di serie A del 2004-2005. Adesso -conclude Burani Procaccini- ci aspettiamo inflessibilita' totale".

da calciomercato.it
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IN QUESTO ISTANTE ORE 19.30 CIRCA
Il TG3 Lombardia ha parlato di perquisizioni della Guardia di Finanza alla Saras (la società petrolifera dei Moratti) : la denuncia al momento è contro ignoti... il reato ipotizzato : agiottaggio.

SPECIALE SUL BILANCIO SFONDATO DELL'INTER

Come già detto, in questo particolare aspetto della vita della società di Via Durini, era intervenuta la COVISOC, ma all'epoca c'era un certo ROSSI GUIDO che da buon angioletto...

DA IL SOLE24ORE
Fonte: Informazione online 10/01/2007

All'Inter il primato del deficit: 181,5 milioni

Con un passivo di 181,5 milioni di euro nell'ultima stagione, l'Fc Internazionale stabilisce il primato delle perdite tra le società di calcio italiane. Il risultato emerge dal bilancio consolidato al 30 giugno 2006, predisposto per la prima volta dalla squadra presieduta da Massimo Moratti, ma non divulgato.
Finora era noto il bilancio civilistico dell'Inter, approvato dai soci il 6 novembre. Questo documento dichiara una perdita netta di 31,14 milioni, un deficit contenuto rispetto alle consuetudini del club nerazzurro, reduce da una perdita di 118,7 milioni nel 2004/2005. Il precedente record negativo era del Parma Ac di Calisto Tanzi nel 2002/2003, finito in amministrazione straordinaria con 167,3 milioni di passivo.
Con l'analisi dei conti dell'Inter si apre un'inchiesta del «Sole 24 Ore» sui bilanci delle società di calcio. Conti sempre traballanti, nonostante vengano partoriti nuovi artifici contabili. Dopo la legge salvacalcio, varata nel 2003 e bocciata dall'Ue, le squadre più "intraprendenti" hanno escogitato la rivalutazione e cessione del marchio. Ma si tratta di operazioni in famiglia: la cessione a se stessi.
Questo ha consentito di mettere una toppa (di carta) ai buchi della gestione nei bilanci civilistici, nei quali formalmente vengono ammesse plusvalenze anche se realizzate in famiglia e quindi, in realtà, fasulle.
Anche la Covisoc, la commissione della Figc che vigila sui conti delle squadre, dopo aver tentato l'affondo del rigore l'estate scorsa è stata tollerante sui conti taroccati.
L'Inter ha dichiarato una plusvalenza di 158 milioni a fine 2005 "vendendo" il marchio alla controllata Inter Brand Srl. Nel bilancio civilistico questo guadagno è stato utilizzato per ridurre le perdite. I revisori della Kpmg però hanno storto il naso, con richiami o eccezioni su questa e altre voci del bilancio di Moratti. Tra l'altro — rileva Kpmg — su questa plusvalenza non è stata accantonata l'Irap, che sarebbe di 6,7 milioni e aumenterebbe la perdita finale. Nell'ultimo bilancio l'Inter ha stanziato 111,8 milioni di ammortamenti per assorbire il 35% della svalutazione calciatori fatta con la legge salvacalcio ( per 319,4 milioni totali). Dovrà assorbire i residui 111,8 milioni con il bilancio corrente, al 30 giugno 2007.
Il 9 giugno 2006 l'Inter ha ottenuto da Banca Antonveneta un finanziamento di 120 milioni, dando in pegno il marchio. L'Inter si è impegnata a rispettare parametri economici e finanziari, Moratti si è impegnato «a supportare economicamente e finanziariamente in caso di necessità la società e su tale presupposto è stato redatto il bilancio consolidato», si legge nel documento.
Nel consolidato, che dà una rappresentazione dei conti più realistica, è stata eliminata la plusvalenza di 158 milioni perché infragruppo ed è stato stornato l'ammortamento di 7,9 milioni sui marchi. Questo ha fatto emergere la perdita di 181,5 milioni,anziché di 31 milioni come nel civilistico.
Il costo del personale è di 141,95 milioni, su un valore della produzione di 210,45 milioni, escluse le plusvalenze da calciomercato, pari a 7,5 milioni. Altro indice di fragilità è il patrimonio netto consolidato: a fine giugno era negativo per 122,8 milioni, contro debiti verso banche per 209 milioni (e 35 milioni di liquidità).
Moratti ha appena varato un rafforzamento patrimoniale e un riassetto, attraverso la fusione tra Fc Inter e Inter Capital Srl, la nuova società azionista di controllo del club, costituita il 4 luglio 2006 e posseduta da Internazionale Holding. Con la fusione, approvata ieri dai soci, il club riceverà liquidità per 70milioni, assicurata da un aumento di capitale di Inter Capital per metà già versato da Moratti, il quale aumenta dall'89 al 92% la sua quota nella squadra di calcio.

ULTIME NEWS
Inter: Grassani, c'e' prescrizione


Legale su falso in bilancio, dirigenti invece rischiano
(ANSA) - ROMA, 17 GEN - "Per come la vedo io ci sarebbe la prescrizione".
Cosi' l'avvocato Grassani sull'inchiesta per falso in bilancio da parte dell'Inter.
Il legale, esperto di diritto sportivo, sottolinea che "la cosa puo' essere controversa, pero' la documentazione per quell'anno va presentata nella stagione 2003-04, pertanto l'ipotetico reato sarebbe prescritto". Diverso il discorso per le persone fisiche: la prescrizione scatta dopo 4 anni, e i tempi per eventuali sanzioni sportive ci sarebbero tutti.


DICHIARAZIONE DI VICTOR UCKMAR

(ANSA) - ROMA, 17 gen - ''Sta avvenendo quello che paventavo
sarebbe avvenuto. Dico solo che c'e' un codice penale e
fallimentare, perche' i signori del calcio devono essere
trattati diversamente da un imprenditore delle scarpe? Vanno
puniti''. Victor Uckmar, professore di scienza delle finanze e
presidente della Covisoc fino al 2001, non si sorprende
dell'indagine sui bilanci falsi che ha coinvolto l'Inter e
Massino Moratti. ''Trucchi, sarebbe meglio dire trucconi - dice
il fiscalista - erano all'ordine del giorno. Comportamenti
illeciti a piu' livelli: degli amministratori, del governo del
calcio che ha sempre mostrato un certo lassismo e anche del
governo nazionale''. (ANSA).

IL DOSSIER DEL DR. ZOIDBERG SULLE PLUSVALENZE

Sulla scorta delle ultime notizie che danno il Morattone impelagato nel fosco mare del falso in bilancio, al vostro dossierista Zoidberg è venuta d'improvviso l'urgenza di chiarire alcuni concetti chiave della questione, troppo spesso trascurati.
Negli articoli di giornale si parla spesso di bilancio e di plusvalenze ma non tutti sanno con precisione cosa quei due termini significhino. Con il dossier che leggerete mi sono proposto di spiegare, in un linguaggio il più possibile chiaro, cosa siano queste benedette plusvalenze. Nel caso del calcio, in realtà, è più opportuno parlare di "plusvalenze fittizie incrociate" e il documento che segue va a spiegare proprio il perché di questa curiosa terminologia.
Alla trattazione vera e propria ho fatto precedere una breve introduzione volta ad illustrare (seppur in modo semplicistico) cosa sia un bilancio e quali siano le sue principali voci di lettura. Chi fosse già avvezzo a trattare tali materie salti subito al secondo paragrafo.
Il dossier riporta anche casi di "vita vissuta", ovvero molti dei maneggi contabili messi in atto dalle squadre italiane (in particolare Roma, Inter, Milan e Lazio, in ordine volutamente sparso) per ovviare ai loro problemi di bilancio. Per completezza si dovrebbe parlare anche della famigerata Legge Salvacalcio (diretta conseguenza del fallimento del sistema delle plusvalenze) ma, per ragioni di spazio, rimandiamo la trattazione in una futura occasione.
Mi rendo conto della difficoltà di tali argomenti, mi rendo conto anche della lunghezza del documento, ma credo che una lettura calma e approfondita possa risultare utile per comprendere la profondità del baratro in cui il nostro calcio è caduto negli ultimi anni. Spero di avervi fatto cosa gradita


BILANCI E PLUSVALENZE NEL CALCIO

di Emilio Cambiaghi

INTRODUZIONE: CHE COS’E’ UN BILANCIO? CHE COS’E’ UNA PLUSVALENZA?

Il bilancio è un documento che sintetizza l’attività di un’impresa e che viene presentato periodicamente alla fine di ogni anno (esercizio). Nel caso delle società di calcio, il bilancio si chiude al 30 giugno, al termine della stagione sportiva
Il bilancio è composto di tre parti distinte: Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota Integrativa. Lo Stato Patrimoniale può essere definito come la fotografia della situazione del patrimonio di una società (cioè dei beni materiali o immateriali e del denaro liquido o investito) e consta di due voci: il passivo, ovvero “dove si prendono i soldi” (patrimonio proprio, debiti con le banche, varie forme di finanziamento) e l’attivo, ovvero “dove vengono impiegati i soldi” (acquisto di beni, di calciatori, denaro in cassa, crediti).
Il conto economico invece è il film di quello che è accaduto nel corso dell’esercizio. Al suo interno si trovano infatti le voci di ricavo (sponsor, diritti tv, biglietti e abbonamenti, ecc…) e di spesa (ingaggio calciatori, servizi, quota di ammortamento, ecc…). Tale conto, che riassume quindi i movimenti in entrata e in uscita di un’azienda, è composto dalle voci attenenti alla gestione ordinaria (che si riferisce all’attività principale dell’azienda: una libreria vende libri, un panettiere il pane, un club di calcio organizza e disputa partite) e da quelle della gestione straordinaria, ovvero quell’insieme di operazioni che non fanno parte dell’attività principale (ad esempio la vendita di immobili in possesso). Nel caso del calcio, ad esempio, la cessione di un giocatore. La Nota Integrativa serve a spiegare i criteri di redazione del bilancio e a illustrare e a motivare nel dettaglio i dati presentati.
Nello Stato Patrimoniale è obbligatorio indicare l’ammontare del capitale sociale, ovvero del denaro versato all’atto della costituzione societaria e che serve come risorsa a disposizione esclusiva dei soci per l’esercizio dell’attività economica. Se alla fine di un esercizio il conto economico fa registrare una perdita, questa deve essere ripianata attingendo appunto al capitale. Se la perdita è superiore a un terzo del capitale sociale è necessario procedere a una ricapitalizzazione, ovvero all’inserimento nel capitale di denaro fresco. Questo può provenire da riserve che la società ha accumulato oppure da finanziamenti da parte dei soci. Quando non è possibile ricapitalizzare immediatamente è possibile avvalersi di una fidejussione, ovvero di una sorta di “promessa di versamento”. La fidejussione (o fideiussione) è il contratto tramite il quale un soggetto terzo si obbliga verso un creditore a garantire l’adempimento del debitore. Per esempio, una persona deve dei soldi ad un’altra ma, essendo impossibilitata a versarli subito, si rivolge ad un terzo il quale garantisce che il pagamento avverrà. Colui che rilascia la fidejussione (normalmente banche, istituti di credito e compagnie assicurative) richiede, a sua volta, delle garanzie nei confronti di colui al quale la rilascia (per esempio beni personali quali immobili). Nel caso delle società di calcio, le fidejussioni possono essere utilizzate, in sede di iscrizione ai campionati, in luogo del versamento reale. Le fidejussioni però devono, prima o poi, essere “onorate”, ovvero saldate. Normalmente la Federcalcio accorda 3-6 mesi di tempo per adempiere anche se, come si vedrà, tale limite è stato più volte oltrepassato senza conseguenze.
Per comprendere appieno quanto verrà detto nel corso del capitolo, è importante a questo punto soffermarsi su tre importantissimi concetti: l’ammortamento, le immobilizzazioni immateriali e la plusvalenza. La parola ammortamento deriva dal latino mors (morte) e quindi il suo significato primario è quello di “estinzione”. E così è in realtà: si tratta infatti del processo attraverso il quale si ripartisce su un certo numero di esercizi un costo a utilità ripetuta (cioè che viene utilizzato per più anni). Non è corretto infatti iscrivere ad un solo esercizio di bilancio il costo di una cosa che verrà utilizzata per più anni. L’onere sopportato si ripartisce in parti uguali per quanti sono gli anni di vita utile di un bene. Nel caso dei calciatori, gli anni di contratto.
Ad esempio, se la società X compra Tizio per 10 milioni di euro accordandogli un contratto quinquennale, ogni anno per cinque anni X iscriverà a bilancio una “spesa” di 2 milioni. Se le parti, con il contratto ancora in corso, concordano il prolungamento dello stesso, la quota rimanente e non ancora ammortizzata deve essere ripartita secondo la durata del nuovo contratto. Al contrario dei costi, le entrate vengono contabilizzate in un'unica soluzione: se la società X vende Caio per 10 milioni, tale importo viene iscritto interamente nel bilancio dell’esercizio in cui viene effettuata la cessione.
I calciatori, dal punto di vista contabile, non sono trattati come “beni materiali” ma “immateriali”: una società infatti non acquista fisicamente un attaccante o un terzino ma ne acquisisce lo sfruttamento dei “diritti pluriennali alle prestazioni”. Queste vengono inserite nello stato patrimoniale, alla voce immobilizzazioni immateriali. “Immobilizzazione” perché si tratta di costi destinati a durare o di beni che non si possono trasformare in breve tempo in liquidi, “immateriali” perché appunto si tratta di “diritti alle prestazioni” e non di beni fisici.
Legato ai due concetti precedenti c’è quello di plusvalenza. Si dice plusvalenza una differenza positiva tra due valori economici riferiti ad uno stesso bene. Una plusvalenza si realizza quando viene venduto un bene ad un valore superiore a quello iscritto nell’attivo patrimoniale. Se si cede il bene ad un valore inferiore si ottiene invece una minusvalenza. Nel nostro esempio, Tizio, dopo un anno di utilizzo ha un valore di bilancio di 8 milioni (10 milioni dell’acquisto meno i 2 del primo anno di ammortamento). Se viene venduto per 15, si realizza una plusvalenza di 7. Viceversa, se viene ceduto per 5, si realizza una minusvalenza di 3 milioni. Le plusvalenze e le minusvalenze da cessione vengono iscritte alla voce “proventi e oneri straordinari”. Viste le premesse è facile comprendere come le plusvalenze possano essere manovrate al fine di ottenere vantaggi dal punto di vista economico. Non è un caso che in 5 anni, dal 1997 al 2002, le plusvalenze di cui hanno beneficiato le società di calcio siano aumentate del 740%, trasformandosi da semplice operazione economica a “marchingegno contabile per evitare la bancarotta”
I bilanci delle società di calcio, prima della presentazione finale, vengono affidati ad alcuni enti di certificazione e revisione (la Deloitte & Touche, la Grant Thornton, per esempio) i quali sono chiamati ad esprimere un parere di validità e di correttezza. Il tutto viene poi inviato alla [b[Covisoc[/b] (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio), l’organo di controllo federale che ha il compito di verificare l’idoneità per l’iscrizione al campionato. I parametri che una società deve rispettare (che verranno analizzati più avanti) sono stabiliti dalla Figc attraverso le Norme Organizzative Interne Federali, comunemente conosciute con l’acronimo Noif. Nel 2003 è stata introdotta la Coavisoc (Commissione d’Appello di Vigilanza sulle Società di Calcio), una sorta di ente di secondo grado al quale le società che non hanno ottenuto l’assenso della Covisoc possono rivolgersi per i ricorsi. Tale organismo è stato però soppresso alla fine del 2006.
Dal punto di vista tributario, i club di calcio sono soggetti al pagamento dell’Ire (l’ex Irpef), la tassa relativa al reddito delle persone fisiche, e dell’Irap, l’imposta di reddito sulle attività produttive che si calcola in ragione del 4,25% sul fatturato ante imposta. A queste due tasse si aggiungono ovviamente l’Iva e i contributi previdenziali: l’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) e l’Enpals (Ente Nazionale Previdenza e Assistenza per Lavoratori dello Spettacolo), l’equivalente dell’Inps per chi lavora nel settore dello spettacolo, categoria in cui sono compresi i calciatori.

IL MECCANISMO DELLE PLUSVALENZE FITTIZIE

Le plusvalenze nel calcio, così come in ogni altro ambito contabile, sono sempre esistite. Ma è solo in tempi recenti e grazie soprattutto all’ingegno di Sergio Cragnotti, che sono state elevate a “sistema”, al punto da diventare l’unica ancora di salvezza del calcio in crisi.
In questi ultimi anni le società di calcio hanno fatto registrare a bilancio consistenti aumenti nei ricavi (soprattutto grazie agli sponsor e ai diritti televisivi), sfortunatamente però tale incremento è stato accompagnato da una corrispondente lievitazione delle valore dei calciatori e degli ingaggi loro corrisposti. Se a queste voci di spesa si aggiungono i normali costi di gestione e le elevatissime quote di ammortamento si arriva ad una situazione in cui le perdite superano abbondantemente i ricavi stessi. E i conti in rosso determinano una sola conseguenza: il loro ripianamento, ovvero un versamento di denaro fresco che riporti il bilancio in parità.
Ovviamente non tutti i proprietari delle società di calcio si sentono, o sono in grado, di sborsare annualmente milioni di euro per coprire le perdite. In altri tempi, quando i passivi si limitavano a pochi miliardi di lire, molti benestanti presidenti (pensiamo agli anni ’80 con gli Agnelli, i Pontello, i Pellegrini) erano ben disposti a scucire qualche soldo per mantenere il loro giocattolo sportivo. Oggi, invece, i bilanci fanno segnare perdite mostruose e nessuno, anche il più ricco del pianeta, tratta a cuor leggero di cifre composte da sei numeri. Figuriamoci chi i soldi non li ha.
Come fare allora per sistemare i bilanci ed essere in regola con i parametri richiesti per l’iscrizione al campionato? Semplice, adottando il sistema delle plusvalenze.
La logica impone che se si desidera ottenere una plusvalenza redditizia è necessario cedere un calciatore importante, con un’elevata quotazione di mercato. Ma è altrettanto ovvio che se in rosa viene a mancare un pezzo pregiato, è necessario rimpiazzarlo con qualcun altro, a meno di non rassegnarsi a perdere in competitività. Un circolo vizioso, quindi.
Fino ai primi anni Novanta il calcio funzionava proprio così. Chi aveva i soldi (le grandi) li investiva in calciatori, chi non li aveva (le piccole) si arrangiava cercando di rivendere giovani talenti cresciuti in casa. Ma tutto è cambiato con l’aggiunta dell’aggettivo “fittizia” alla parola plusvalenza. Perché “fittizia”? Un esempio può venire in aiuto: la mia società di calcio sta per chiudere il bilancio con una perdita di 20 milioni di euro e io non ho nessuna intenzione di versare quei soldi (probabilmente non li ho nemmeno), né tantomeno intendo privarmi dei miei calciatori migliori. Ricorro così alla plusvalenza fittizia: prendo un giocatore della mia primavera (o un rincalzo che non rientra nei progetti futuri) e lo cedo ad un’altra società, non per il suo reale valore (supponiamo 1 milione) ma per un valore arbitrariamente “gonfiato” (poniamo 20 milioni). Per fare un paragone, sarebbe come vendere una pizza per 200 euro. In questo modo, il mio bilancio va a posto: quando un giocatore viene venduto, il guadagno derivante dalla sua cessione si iscrive, tutto ed una volta sola, nel bilancio in cui l’operazione è stata realizzata. Quindi, se vendo Tizio a 20 milioni, quei 20 milioni entrano direttamente nel mio bilancio, sistemandolo.
Ma c’è un problema: la squadra che ha comprato il mio calciatore deve affrontare un esborso di 20 milioni. E oltretutto per un calciatore sconosciuto. Come fa, quella squadra, a sistemarsi a sua volta? Semplice, la società in questione mi gira un suo calciatore, altrettanto anonimo, per la stessa cifra. Quindi, io ottengo 20 milioni e ripiano i miei conti, l’altra società ne ottiene sempre 20 ed è a posto con i suoi. Ecco realizzarsi una plusvalenza “fittizia incrociata”.
Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: i 20 milioni di “rosso” iniziali vengono ripianati con la cessione “gonfiata” di un calciatore ma, se poi ne acquisto un altro per lo stesso valore, il mio bilancio torna in perdita? La risposta è “no”. E qui sta la chiave di volta sulla quale si regge tutto il sistema: al contrario dei guadagni, i costi sostenuti non incidono direttamente sull’esercizio in corso, ma vengono ammortizzati, ovvero ripartiti, in più esercizi. Il costo dei calciatori, nello specifico, viene ammortizzato per un periodo pari alla durata del contratto stipulato. Nel nostro esempio, se concedo cinque anni di contratto al nuovo acquisto, ogni anno per cinque anni, iscriverò 4 milioni di costo (20:5=4).
Quindi, se cedendo un mio calciatore realizzo 20, acquistandone un altro perdo solo 4, almeno in relazione alla stagione in corso. In questo modo, per chiudere il bilancio ed essere in regola devo sborsare di tasca mia solo quei 4 milioni. In alternativa posso cercare di ottenere una fidejussione che mi garantisca il pagamento futuro di quella somma (vedremo più avanti anche il sistema delle fidejussioni).
Il metodo delle plusvalenze “fittizie incrociate” è però un arma a doppio taglio. Se vi si ricorre una sola volta non crea problemi, se invece diventa un’abitudine i rischi sono moltissimi. Vediamo perché.
Supponiamo che ogni anno i miei bilanci siano in rosso e che non abbia fondi per ripianarlo (è il caso della quasi totalità delle società di calcio). Ricorro quindi al sistema che abbiamo appena visto e, di volta in volta, aggiusto i miei conti. Ma cosa succede con gli ammortamenti? Se ogni anno realizzo plusvalenze fittizie incrociate la conseguenza è che la quota ammortamenti cresce esponenzialmente. Facciamo un altro esempio: se il primo anno compro Tizio per 20 milioni, il secondo Caio per 30 e il terzo Sempronio per 40, accordando a tutti 5 anni di contratto, ho un piano ammortamenti così composto: il primo anno 4 milioni di Tizio, il secondo anno 4 milioni di Tizio più i 6 di Caio, il terzo anno i 4 milioni di Tizio, i 6 di Caio e gli 8 di Sempronio (quindi, in totale, 18 milioni di costi a bilancio) e così via fino all’esaurimento degli ammortamenti. Di questo passo, aggiungendo giocatori con quotazioni sballate, il costo degli ammortamenti cresce esponenzialmente rendendo sempre più difficile pareggiare i conti.
E’ questo il nocciolo della questione, l’incipit del crollo del sistema calcio. Le società calcistiche del nostro campionato (ad eccezione della Juventus e di poche altre) per ovviare alle perdite di bilancio, non hanno intrapreso un programma di contenimento dei costi, ma hanno fatto ricorso al sistema delle plusvalenze, gravandosi ogni anno di aggiuntive quote di ammortamento. Per citare un caso concreto, nel 2002 l’Inter nel ha realizzato 102 di milioni di plusvalenze (con quali giocatori lo vedremo dopo) ma ha iscritto a bilancio ammortamenti per 108 milioni. E questo di fronte a un ricavo d’esercizio di 125 milioni! Quindi, i ricavi di 125 milioni sono serviti appena per coprire la spropositata quota di ammortamenti generatasi nei pochi anni in cui si è fatto ricorso al sistema che abbiamo appena analizzato.
Come l’Inter anche molte altre società italiane si sono trovate con esposizioni debitorie enormi dovute all’uso scriteriato di questo meccanismo. Basti pensare che, nel 1998, le plusvalenze da cessione costituivano il 31% dei ricavi complessivi, per salire al 71% solo un anno più tardi. Una situazione che avrebbe portato al collasso completo del nostro calcio se non fosse intervenuto, nel 2003, il famigerato “Decreto Salvacalcio”. Scendiamo ora nel dettaglio, andando ad esaminare con quali e quanti giocatori è stato condotto il sistema delle plusvalenze fittizie incrociate. La prima che la storia del nostro calcio ricordi risale all’estate del 1998, protagonisti dello scambio Lazio e Milan: per 10 miliardi di lire i biancocelesti cedono lo sconosciuto Alessandro Iannuzzi ai rossoneri, i quali ricambiano con il carneade Federico Crovari. Cifre incredibili se si considera che “in quella stessa campagna trasferimenti il Milan realizzò plusvalenze di due soli miliardi dando al Venezia il portiere Massimo Taibi, di un miliardo vendendo, sempre al Venezia, il centravanti Filippo Maniero e di un altro miliardo per la cessione al Verona del centrocampista Christian Brocchi […] E la Lazio? Dette al Bologna il celeberrimo Beppe Signori con una plusvalenza di poco più di quattro miliardi!” (Liguori, Napolitano, Il Pallone nel burrone, Ed.Riuniti). Inutile dire che né Iannuzzi, né Crovari hanno mai trovato posto nella formazione titolare delle rispettive squadre.

VOLERSI BENE TRA CUGINI

Grandi protagoniste del “sistema” sono state Inter e Milan che, dimentiche delle loro rivalità, hanno dato il via ad un incredibile valzer di giocatori tra via Turati e via Durini:

Nomi piuttosto noti ai tifosi hanno tranquillamente cambiato casacca: Francesco Coco, Andrea Pirlo, Clarence Seedorf, Andrés Guglielminpietro, Dario Simic, Cyril Domoraud, Christian Brocchi. Tutti questi trasferimenti sono stati conditi da abbondanti plusvalenze per le due società meneghine. Ad esempio, la cessione di Coco, effettuata a 29 milioni di euro (in pratica poco più di 56 miliardi di vecchie lire), ha garantito al Milan una plusvalenza di 28,8 milioni. Contemporaneamente, la società rossonera ha acquisito Clarence Seedorf alla stessa cifra fittiziamente incassata per Coco, e cioè 29 milioni. Questo scambio, è bene ricordarlo, è avvenuto nell’estate del 2002, quando tutti gli operatori parlavano di mercato bloccato e di prezzi in discesa.[…] Ma se si può almeno far finta di credere a Galliani quando si riferisce alle mogli e alle fidanzate di questi giocatori di primo piano, dunque ricchi e famosi (gli autori si riferiscono ad un’incredibile frase di Galliani, interrogato riguardo a questo strano giro di calciatori tra nerazzurri e rossoneri: “Ci scambiamo i giocatori con l’Inter perché le loro mogli e fidanzate sono ormai abituate a vivere a Milano e non saprebbero più farne a meno”, nda) ciò diventa naturalmente impossibile quando si leggano i nomi di perfetti carneadi che hanno arricchito i bilanci di Milan e Inter, con le plusvalenze derivanti dalle loro cessioni. Si parla del portiere Paolo Ginestra, della punta Matteo Bogani, dei centrocampisti Davide Cordone e Mauro Bonura, dei difensori Andra Polizzano e Fabio Di Sauro. Uno scambio all’anno, tra Di Sauro e Cordone nel 1999-2000, tra Polizzano e Bonura nel 2000-2001 e tra Bogani e Ginestra nel 2001-2002, ha fruttato ogni volta una plusvalenza reciproca variabile tra i sette e i dieci miliardi di vecchie lire. Asserire che i prezzi fossero quelli di mercato farebbe vincere il primo premio al Salone dell’umorismo di Bordighera, e giustificare gli scambi con motivazioni tecniche o tattiche farebbe vincere ancora il primo premio, ma stavolta ex aequo (ibidem)

Altro caso famoso è quello del difensore danese Thomas Helveg che i rossoneri acquistarono dall’Udinese nell’estate del 1998. Helveg fu ceduto all’Inter nel 2001 per 6,2 milioni di euro ma non varcò mai la soglia di Appiano Gentile. Il danese infatti fu ri-prestato ai rossoneri per mille euro a stagione fino al 2003, anno in cui passò finalmente all’Inter. La stessa Inter, che dal 1997/98 al 2004/05 ha ottenuto ben 400 milioni di euro in plusvalenze, è riuscita a cedere, nel 2001, Macellari al Bologna per 12 milioni di euro!
Questi vorticosi scambi sull’asse rossonerazzurro non si sono arrestati nemmeno dopo le promesse di morigeratezza (riduzione degli stipendi, pagamento regolare delle tasse, rinuncia al sistema delle plusvalenze) dei presidenti in cambio dell’ottenimento della Legge Salvacalcio. Nell’estate del 2003, a soli quattro mesi dalla sua introduzione, Milan e Inter sono infatti tornati a praticare il loro sport preferito, dopo il calcio:

Il 24 giugno, ovvero a sei giorni dalla chiusura dell’esercizio, nella conferenza stampa seguita a una delle tante assemblee dei presidenti delle società di A e B, richiesto di un commento sulla questione delle plusvalenze incrociate e fittizie, riguardanti soprattutto Milan e Inter, [Galliani] rispose serafico: “La Lega non può sindacare l’operato dei singoli, perché vi sono società per azioni”. E aggiunse laconico: “Se Milan e Inter vogliono scambiarsi i giocatori, non posso farci niente”. Peccato! C’è dunque da ritenere che il numero uno della Lega, Adriano Galliani, non abbia nemmeno fatto una semplice tiratina di orecchie all’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani. O magari ci ha provato, ma la linea telefonica era sempre occupata! Quei sei giorni che mancavano alla chiusura dell’esercizio furono così utilizzati da Milan e Inter per un megascambio di quartetti: i rossoneri hanno ceduto ai nerazzurri Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma. In cambio, i nerazzurri hanno dato ai rossoneri Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Prezzo complessivo pattuito: 13,95 milioni di euro. Plusvalenza per il Milan: 11,961 milioni. Plusvalenza per l’Inter: 13,941 milioni. (ibidem)

La Beneamata ha avuto modo di distinguersi anche per un altro paio di episodi storici. Il primo riguarda la Gianmarco Frezza, centrocampista nato a Roma nel 1975, acquista dalla Fidelis Andria nel 1998 per un miliardo e duecento milioni. Dopo una serie di prestiti, viene ceduto alla Roma per l’esorbitante cifra di 8 miliardi e 800 milioni, la quale ricambia consegnando ai nerazzurri Alessandro Frau per 8 miliardi e 500 milioni di lire. I giallorossi prestano Frezza al Palermo e un anno dopo lo vendono al Torino per 15 miliardi di lire, intascando un’altra plusvalenza.
Il secondo caso è un capolavoro della dirigenza interista e si riferisce alla cessione di Hernan Crespo al Chelsea: l’attaccante argentino, acquistato nel 2002 dal Parma per 38 milioni di euro, viene ceduto agli inglesi l’anno successivo per “soli” 24 milioni. Apparentemente una minusvalenza (il calciatore, dopo un anno di ammortamento, “valeva” 28,5) se non fosse che, due mesi prima della cessione, l’Inter è riuscita a svalutare il calciatore di 20 milioni grazie alla Legge Salvacalcio. In questo modo ha ottenuto una bella plusvalenza di 15,5 milioni! Stesso discorso con Cannavaro, che passa alla Juve nel 2004. Dapprima svalutato a circa 400mila euro, poi venduto a 10!
Altre perle con l’indirizzo di via Durini sono la doppia cessione nello stesso anno di Matteo Ferrari (nel 2001/02 fu dapprima venduto al Parma con plusvalenza di 8,5 milioni euro, riacquistato in comproprietà dall’Inter, infine rivenduto ancora al Parma con un’altra plusvalenza di 1,5 milioni) e la doppia comproprietà di Mohamed Kallon: nella stagione 1999/2000 la prima comproprietà con la Reggina frutta una plusvalenza di 1,4 milioni di euro, la seconda con il Vicenza 11,5.
Per quanto riguarda il Milan, invece, altri proficui affari vanno in porto nel 2003 grazie alla collaborazione del Parma: il Milan cede Marco Donadel, Davide Favaro e Mirco Stefani in cambio di Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari, per complessivi ricavi di 7,892 milioni. Non è un caso che, nel bilancio chiuso il 30 giugno 2003, il Milan abbia iscritto ben 28 milioni e 900 mila euro di plusvalenze fittizie

INSOSPETTABILI INTESE

Altra società “forte” del sistema è stata la Roma che, in quanto a plusvalenze, non si è fatta proprio mancare niente:

Nell’estate 2001 stabilì un canale privilegiato con il Parma che dette origine a un flusso consistente da e verso la città ducale; dalla capitale partirono i difensori Sergej Gurenko e Amedeo Mangone con l’attaccante Paolo Poggi; da Parma scesero a Roma il difensore Saliou Lassissi e i centrocampisti Raffaele Longo e Diego Fuser. La plusvalenza dei giallorossi sfiorò i cinquanta miliardi di vecchie lire, e al Parma andò persino meglio: la società guidata dalla famiglia Tanzi incamerò una plusvalenza di poco superiore ai cinquantuno miliardi.

Ma è solo l’inizio. L’anno successivo i sofferenti bilanci giallorossi registrano un inaspettato attivo di 790.000 euro, ma solo grazie all’enorme cifra di 95,3 milioni, garantita dalle plusvalenze per la cessione di ben 20 calciatori delle giovanili: Marco Amelia, Cesare Bovo, Franco Brienza, Simone Casavola, Daniele Cennicola, Daniele De Vezze, Giuseppe Di Masi, Simone Farina, Alberto Fontana, Gianmarco Frezza, Armando Guastella, Daniele Martinetti, Giordano Meloni, Matteo Napoli, Simone Paoletti, Manuel Parla, Marco Quadrini, Cristian Ranalli, Fabio Tinazzi, Alfredo Vitolo.

E quali società, in piena crisi di liquidità del sistema, sono riuscite a contribuire con i loro acquisti alla maxi-plusvalenza romanista? Giganti come il Manchester United o il Real Madrid o il Barcellona?[…] Macchè: gli acquirenti hanno il nome di Ancona, Cagliari, Cittadella, Cesena, Cosenza, Lecce, Livorno, Messina, Napoli, Palermo, Piacenza, Reggiana, Salernitana e Torino. Un ruolo di benefattori che non si addice loro. Infatti contemporaneamente alle vendite realizzate, la Roma si impegnò con le stesse società all’acquisto di altrettanti sconosciuti agli stessi prezzi appena incassati. (ibidem)

La Roma si è distinta anche per Musacco 2,5 milioni di euro, e Panarelli, 10 milioni di euro. Senza dimenticare l’attaccante Quadrini venduto al Napoli per 3,7 milioni di euro dietro corrispondente cifra per il passaggio in giallorosso dello sconosciuto Malafronte.
Curioso come dietro gli affari di Milan, Inter e Roma ci sia quasi sempre stato il Parma dei Tanzi, quel Parma indicato come modello da seguire e salutato come unica “isola felice” del calcio italiano. Non stupisce quindi scoprire che gli emiliani hanno fatto volentieri affari anche con la Lazio. Dal 1998 al 2003 biancazzurri e gialloblù hanno “mosso” oltre 200 milioni di euro, in maggior parte costituiti dai 70 milioni incassati nel 1999 dal Parma per il passaggio dell’argentino Veron alla corte di Cragnotti. La storia si ripete l’anno successivo con la cessione ai biancazzurri di Crespo per 110 miliardi, dietro le contropartite di Almeyda (45 miliardi) e Sergio Conceiçao (35 miliardi). Ce n’è per tutti, insomma.


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